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Autore: Celtica    25/01/2017    19 recensioni
Un uomo e una donna si incontrano sotto la pioggia, in una città deserta.
Non si sono mai visti, eppure si conoscono...
Il corpo si è fatto di pietra. Pietra incandescente che brucia solo a guardarla. Adesso, lo sa, potrebbe anche morire.
Era convinto di essere solo, ma c’era lei. C’era sempre stata lei.
In quella città, su quella strada, sotto la pioggia battente. Una fucilata dritta al petto che lo ha riportato in vita.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Gocce di Pioggia su di Noi

Torno a scrivere di loro dopo tanto, troppo tempo.
E lo farò ancora.


n

 

G

occe di pioggia sui capelli.
André resta a guardarli al riparo di un ombrello, mentre lei non ha niente. Niente.
Cammina poco più avanti a lui, sulla strada che attraversa la città deserta.
Ci sono solo loro.
Le luci sono spente, i marciapiedi vuoti, le auto abbandonate… e lui prova l’impulso irresistibile di raggiungerla e spingerla contro di sé.
Potrebbe farlo, proteggerla dalla furia del tempo, stringerla tra le braccia come fosse l’ultima donna che vede e che vedrà per il resto dei suoi giorni.
Ma resta in disparte, a studiare i suoi movimenti lenti – disperati–come se credesse di essere sola al mondo.

Non lo sei.

Vorrebbe gridarlo, raggiungerla e lasciar cadere l’ombrello. Prenderle il viso tra le mani e guardarla fino a stare male.
Perché sono soli. Perché non c’è più nessuno. Perché c’è lei.
André teme il rifiuto, come se lo avesse già vissuto, come se l’avesse già incontrata.
È rimasto solo così a lungo… che sentire la sua voce potrebbe ucciderlo. Colpirlo dritto al petto come una fucilata.
Ha la vista appannata, come se la stesse studiando oltre un vetro bagnato.
Forse sta piangendo; non lo sa. Non gli importa.

La segue sull’asfalto, osserva l’incedere pesante, come se fosse stanca di camminare. Di essere lì. Di essere viva.
Non resiste. Non più. Non ora.
André comincia a correre, vola verso di lei, l’eco dei suoi passi nascosto dalla pioggia. È vicino, le è quasi addosso. È con lei.
Si volta, e il suo viso appare spaventato, sorpreso, conosciuto. Sì, conosciuto, perché l’ha già visto, perché l’ha già incontrata.

Quando?

André non lo ricorda, non è sicuro che sia importante, non adesso che l’ha finalmente raggiunta.
Si sofferma sulle sue labbra bagnate e dischiuse, come se celassero una musica suadente.
Ascoltarla potrebbe aiutarlo a ricordare?
Sta per chiederle il nome, mentre solleva l’ombrello per coprire entrambi, ma un istante prima che lo faccia, lo sente risuonare nella mente.

«Oscar» sussurra, riscoprendo la propria voce dopo tanto tempo.
È roca, come se la ruggine si fosse infiltrata oltre la sua gola. Lei sgrana gli occhi, poi li socchiude; che sia la sua unica risposta?

«Come lo sai?»

Era convinto che il suo cuore avrebbe ceduto, tanto che, per un istante, ha immaginato un fucile puntato contro il petto, e ne ha visto persino l’esplosione…
«Non lo so» confessa, perché è l’unica verità che conosce. «Quando ti ho vista…»
Ma lei solleva un dito – all’altezza delle labbra – per interromperlo. 

«Siamo soli.»

In realtà non sa nemmeno questo. Ma Andrè china la testa, quel tanto che basta a raggiungere la sua mano, a sentire il tocco delle sue dita sul viso.
«Non lo so» ripete, respirando sul suo palmo.
Il corpo si è fatto di pietra. Pietra incandescente che brucia solo a guardarla. Adesso, lo sa, potrebbe anche morire.

Era convinto di essere solo, ma c’era lei. C’era sempre stata lei.
In quella città, su quella strada, sotto la pioggia battente. Una fucilata dritta al petto che lo ha riportato in vita.

Vorrebbe allungare una mano e toccarla, assicurarsi che sia reale, che lo sia davvero.
Ma André ha paura.
Ha paura di vederla svanire, ha paura di perderla, di non sentire più la sua voce, di tornare a essere solo.

«Non lo so.»

È la terza volta che lo dice, senza che Oscar abbia chiesto niente. Ha bisogno di parlare, di parlarle, ma non sa cosa dire. Si avvicina ancora, tanto da farle abbassare la mano all’altezza del petto.
Lì dove è esplosa la fucilata.

Lei non indietreggia, non fugge da lui, resta a guardarlo.
Un altro passo, e piano, come se temesse di vederla svanire, posa le dita sul fianco, facendole scorrere fino alla schiena.
La sente tremare, il respiro profondo, lento, caldo. Tanto che André non aspetta oltre, chinandosi sul suo viso.
Guancia a guancia, un soffio sulla pelle, come se stessero danzando sotto la pioggia.

«Non so se siamo soli, Oscar» sussurra contro di lei, avvertendo la cute bagnata. Scosta i capelli fradici e si avvicina al suo orecchio. Fiato bollente contro acqua gelata.

«Ma vorrei che lo fossimo.»

Ora, solo ora, è l’unica verità che conta. Unica verità di un mondo che li sta abbandonando.
Lei si lascia stringere. Niente, nessuno, potrebbe vederli, potrebbe sentirli. Niente, nessuno, potrebbe fermarli.
Un uomo e una donna su una strada vuota, in una città deserta. Re e Regina del mondo.

Non conta altro.

Quando posa il capo contro il suo petto – lì, dove è stato colpito, dove la sua voce è penetrata in profondità, dove ha rischiato di ucciderlo… – André passa l’ombrello da una mano all’altra, dietro la schiena di lei. Respira, e ogni respiro è accompagnato da un fremito.

«Anch’io, André» Anche lei sa il suo nome? «Anch’io…»

Piove. Tutto il resto non conta.

 n

Note dell’autrice:

Torno un po’ titubante in questo bellissimo fandom. Ho avuto un momento di incertezza, tanto da mettere la long “Catene” in pausa. Ma sta tornando. Grazie a Katia, grazie al gruppo meraviglioso messo su da Ornella, dove l’ispirazione è dettata da immagini sempre nuove e sempre più belle, ho deciso di riprendere quella storia tra le mani e di non lasciarmi bloccare da sciocche paure.
Quindi grazie, a chi legge, a chi mi conosce già o mi ha appena conosciuto. A chi incontrerò nei commenti, nelle seguite o preferite, e a chi vorrà dare uno sguardo a Catene.
Io vi aspetto, come sempre.
Celtica

   
 
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