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Autore: Inveterate Dreamer    26/01/2017    3 recensioni
Ottava classificata al contest: "Scrivetemi d'amore e sentimenti affini" indetto da S.Elric_ sul forum di EFP
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"In qualunque scuola del mondo, magica e non, ogni anno San Valentino dà sempre occasione agli studenti di spettegolare più del solito e anche a Hogwarts non si fa eccezione. Quell’anno, tuttavia, ci fu un vero e proprio scandalo. D’altronde, se era abbastanza raro vedere un Tassorosso e una Serpeverde uscire insieme, mai a memoria di mago una Black era andata ad Hogsmeade con un Nato Babbano e soprattutto non il quattordici di febbraio.
Ma andiamo con ordine"
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Tutto quello che serve per far scoccare la scintilla sono un pomeriggio piovoso e un vaso di orchidee, ma servirà più coraggio di quanto avessero sospettato per impedire agli altri di soffocarli
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Come fu che Ted Tonks e Andromeda Black uscirono dall’ombra e rischiarono molto per ciò che più conta
 
 
In qualunque scuola del mondo, magica e non, ogni anno San Valentino dà sempre occasione agli studenti di spettegolare più del solito e anche a Hogwarts non si fa eccezione. Quell’anno, tuttavia, ci fu un vero e proprio scandalo. D’altronde, se era abbastanza raro vedere un Tassorosso e una Serpeverde uscire insieme, mai a memoria di mago una Black era andata ad Hogsmeade con un Nato Babbano e soprattutto non il quattordici di febbraio.
Ma andiamo con ordine.
 
***
 
Tutto era cominciato nel sesto anno a Hogwarts per Andromeda Black.
Per la verità all’inizio le cose non sembravano destinate a cambiare, o almeno così parve fino a novembre, quando ci fu l’incidente.
Era un sabato piovigginoso e ad Andromeda non andava per niente di scendere a Hogsmeade come da programma. Tutti i suoi compagni, a quanto pareva, non si erano fatti così tanti problemi, perché la scuola era completamente deserta, a parte per gli studenti di prima e seconda, rintanati al calduccio nei dormitori o al massimo in biblioteca a studiare. La giovane strega girovagava distratta nei corridoi, senza assolutamente niente da fare, essendo gli esami ancora lontani, e troppo annoiata per seguire l’esempio degli altri. Prima salì in Guferia, ma se ne andò in fretta: anche gli uccelli erano irrequieti per via del tempo e non voleva finire per prendersi qualche beccata da una civetta arrabbiata. Per un breve istante considerò la Torre di Astronomia, ma cambiò presto idea, non le andava di salire altri scalini. Nonostante la pioggerellina sempre più fitta fosse il motivo per cui non era voluta uscire prima, decise di andare a fare una breve passeggiata fino al Lago Nero, sperando che nel frattempo le venisse qualche idea migliore per passare il pomeriggio. L’unico risultato che ottenne fu di bagnarsi fino all’osso, ma almeno ora aveva una destinazione: il camino della sua Sala Comune. Per arrivare all’agognata meta scelse di passare dalle Serre, sperando di evitare almeno un po’ il fango del prato.
I vetri della Serra Uno erano appannati e fu principalmente per quello che non si accorse del ragazzo con la sciarpa nera e gialla che si stava affaccendando intorno a un paio di piante; e lui di lei. Quando la porta si aprì improvvisamente nessuno dei due riuscì a evitare lo scontro, che portò loro due a fare un improvviso e spiacevole incontro ravvicinato col terreno e il vaso che il giovane mago aveva in mano a un volo che si concluse – prevedibilmente – a testa in giù sul cranio di Andromeda.
Rimasero a fissarsi un istante, troppo sorpresi per curarsi della pioggia e dell’Orchidea Cangiante che la Serpeverde si era improvvisamente ritrovata tra gli occhi.
«Mer– lino, perdonami, non ti avevo proprio visto!» si affrettò a scusarsi il ragazzo, togliendole cautamente la pianta dalla testa, attento sia a non rovinare ulteriormente il fiore che a non sporcare ancora di più la povera ragazza.
«Fa lo stesso, la colpa è anche mia» ribatté questa.
«No no, avrei dovuto fare più attenzione» insistette lui, che in qualche modo era riuscito a portare a termine entrambe le operazioni con successo «È solo che non mi aspettavo che ci fosse qualcuno fuori con questo tempo così noioso e l’uscita a Hogsmeade».
«In effetti sarei dovuta andare anche io, ma stamattina non ne avevo proprio voglia» spiegò Andromeda, togliendosi il terriccio dai capelli «In sala comune da sola coi più piccoli però mi annoiavo, così ho cominciato ad andare un po’ di qua e un po’ di là...»
«Capisco...» il Tassorosso annuì «Ah, ma sono davvero maleducato, non mi sono ancora presentato. Ted Tonks» le porse la mano con un bel sorriso per aiutarla ad alzarsi.
La Serpeverde accettò l’aiuto offertole.
«Andromeda Black» disse con una certa esitazione. Non voleva che i modi gentili del ragazzo cambiassero a causa del suo cognome. Tuttavia, dopo un attimo di incertezza, il sorriso di Ted tornò più largo che mai.
«Naturalmente. Avrei dovuto riconoscere la strega più carina del nostro anno» disse cercando di apparire galante, ma arrossendo leggermente. Andromeda sorrise ricevendo il complimento che le veniva spesso rivolto. Dopotutto, era davvero bella, con i capelli lucenti che le incorniciavano il viso dal fascino tipico della sua famiglia e gli occhi grandi e dolci.
Ted raccolse il vaso e cominciò a dirigersi verso il castello, offrendole in qualche modo il braccio, che lei accettò di buon grado.
«Mi permetta di scortarla, madamigella Black» disse lui con esagerata cavalleria «Mai vorrei che qualche pericolo la minacciasse a causa della mia negligenza».
«L’unico pericolo qui è di trovarsi ancora quel fiore in testa, messere» rispose la madamigella in questione, seguendolo per i corridoi «Cosa ci facevate nella Serra, se è lecito sapere?» continuò con lo stesso tono, ma con la voce venata di sincera curiosità.
«La Sprite mi ha chiesto di badare ai suoi fiori per oggi» rispose Ted, lasciando perdere la solennità «credo che abbia un appuntamento o qualcosa del genere giù ai Tre Manici di Scopa e queste piante sono molto delicate, hanno bisogno di cure giornaliere. Anche io non avevo molta voglia di andare, così ho accettato, ma stavo proprio pensando che mi sarei annoiato a morte per il resto del pomeriggio».
Ormai erano arrivati in un’ala dei sotterranei che Andromeda riconobbe vagamente per la via che conduceva alle cucine. Ted si fermò davanti ad una pila di botti.
«Aspetta qui un secondo che metto giù l’Orchidea, poi se ti va possiamo andare insieme in cucina a prendere un tè o qualcosa di simile» propose, cominciando a battere a ritmo di Tre Grifoni e un Ippogrifo su di una botte, che si aprì, rivelando l’ingresso alla Sala Comune dei Tassorosso. Andromeda non dovette aspettare a lungo. Presto la botte si aprì di nuovo e Ted uscì.
«A posto. Ho lasciato la pianta a un primino che ci sa abbastanza fare, magari lo conosci. Amos Diggory ti dice niente?».
Andromeda annuì, ricordando vagamente lo Smistamento a settembre, poi starnutì vigorosamente.
«Sarà meglio muoversi, prima che ti venga una polmonite» disse Ted «Vieni»
Entrarono nelle cucine attraverso un quadro, in un passaggio segreto che Andromeda, malgrado si fosse messa in testa durante il terzo anno di scoprirli tutti a causa di una scommessa con il cuginetto Sirius, non aveva la minima idea esistesse. Furono subito accerchiati da un gruppo di Elfi Domestici, che si affrettarono a chiedere in cosa potessero essere utili. Il Tassorosso la condusse verso il grande camino alla parete opposta, mentre gentilmente chiedeva agli Elfi se potevano portare loro un tè caldo e dei biscotti.
Uscirono due ore dopo, poco prima che il castello cominciasse a ripopolarsi. In quel lasso di tempo Andromeda scoprì con inaspettato piacere che Ted Tonks, rivelatosi un Nato Babbano, era uno dei ragazzi più gentili e simpatici che si potessero incontrare. Ovviamente si era già resa conto che di tutte le stupidaggini che la sua famiglia andava blaterando a proposito della cosiddetta “purezza di sangue” non c’era una virgola che corrispondesse al vero, ma mai ne aveva visto la conferma come in quel pomeriggio. Era sicura di aver incontrato pochi maghi come Ted.
 
Da quel giorno in avanti si erano visti sempre più di frequente, ma di nascosto, per via delle sorelle di lei, in particolare Bellatrix, che era un anno più grande e che di certo non avrebbe approvato quegli incontri. Pian piano, giorno dopo giorno, dall’amicizia erano passati a qualcosa di più.
A Natale fu Ted a farle il regalo più gradito. Le fece una proposta decisamente plateale – il che era stato molto apprezzato, dato l’istinto teatrale che scorreva nei Black insieme al sangue – inginocchiato nel corridoio vuoto del quarto piano con un’orchidea candida in mano, e lei non aveva perso tempo a rispondere.
Nonostante la felicità, però, trovavano sempre più difficile mantenere segreta quella relazione. Non volevano continuare ad appostarsi negli angoli più bui del castello, aspettandosi dopo le lezioni come due ladri per rubarsi un paio baci, come se fossero loro ad essere nel torto. Non volevano più nascondersi nell’ombra.
Fu Andromeda a decidersi.
«Se vogliamo rivelarci, dobbiamo farlo bene. Dev’essere qualcosa di assolutamente spettacolare» propose, mentre la sua parte Serpeverde prendeva il sopravvento «Bella e Cissy devono restarci secche dall’imbarazzo, voglio assolutamente che tutta la scuola venga a saperlo»
«In questo caso... Dromeda, vorresti venire ad Hogsmeade con me, per San Valentino?»
«Certo che voglio venire, Ted!» esclamò la strega, buttandogli le braccia al collo «Sei un genio!»
 
***
 
La buona notizia fu che il piano riguardante la scuola funzionò alla grande. Quella cattiva che la parte a proposito della maggiore delle Black andò un po’ meno come previsto.
Andromeda rabbrividì di rabbia e orrore, ricordando.
 
***
 
«SPORCA TRADITRICE!» urlava sua sorella «Come hai osato uscire con quel Tassorosso dalle vene luride?! Ti sei rincitrullita del tutto? Hai una vaga idea del disonore che stai gettando su tutta la nostra famiglia? Tu non rivedrai più quel Sanguemarcio! Stupeficium!»
«Protego!» aveva gridato lei e l’Incantesimo Scudo aveva parato Ted, che non era stato abbastanza veloce,  dal colpo principale, anche se la forza era stata tale da fargli comunque perdere l’equilibrio «Sei impazzita, Bella? NON OSARE TOCCARLO MAI PIÙ! Né tu né papà potete decidere della mia vita, io esco con lui quanto mi pare e piace e non sarete certo voi a impedirmelo!»
«Cagna insolente! Come osi rivolgerti così a me?» l’odio nella voce della maggiore delle Black era evidente.
«Lasciala in pace!» Ted si era ripreso dal colpo e non aveva esitato ad accorrere in aiuto di Andromeda, la quale – per la cronaca – se la stava comunque cavando egregiamente da sola «Dromeda è più che in grado di fare da sola le sue scelte, al contrario di te, a quanto pare»
 
La frecciatina riguardo il fidanzamento combinato di Bellatrix e Rabastan Lestrange, il perfetto e odioso Purosangue che i genitori avevano scelto per lei, non era stata per niente apprezzata e solo il pronto intervento dei pochi professori presenti aveva impedito che succedesse qualcosa di davvero grave.
 
***
 
Appena tornati al castello furono mandati subito in infermeria, perché Ted aveva preso un colpo abbastanza forte quando era scivolato e Madama Chips voleva essere sicura che fosse tutto a posto. Il ragazzo stava bene, fortunatamente, ma Andromeda era scossa: niente avrebbe potuto prepararla all’odio violento che Bellatrix le aveva riversato addosso. Non aveva mai pensato che la sorella potesse diventare così... orribile.
 
Ted aspettò finché l’infermiera non uscì, poi l’abbracciò forte. La strega si irrigidì per un istante al contatto e il ragazzo se ne accorse.
«Cosa c’è, Dromeda?» chiese «Sto bene, non vedi? Non è successo niente»
«Non dire assurdità. Certo che è successo qualcosa, come puoi dire che non è successo niente? Quella cagna» Ted sussultò sentendo la rabbia nella voce di Andromeda «Come si è permessa? Come ha osato? So che dà retta ai nostri genitori quando parlano di tutte quelle sciocchezze, ma non avrei mai creduto... E tu come fai a essere così tranquillo?» chiese, quasi disperata «Non sei arrabbiato con lei? Con me?»
«Per quale Tosca di motivo dovrei essere arrabbiato con te?» chiese il ragazzo incredulo.
«Tanto per cominciare l’idea è stata mia...»
«Ma io ho accettato»
«...E poi è perché ti sei messo con me che se la sono presa con te. Se fosse stato chiunque altro non ti sarebbe successo nulla!» l’ultima frase fu un urlo. Era furibonda: con Bellatrix per il suo odio e il suo insensato pregiudizio, con sé stessa per essere la causa prima di tutto quel pasticcio e con Ted, che restava troppo calmo.
«Sai benissimo anche tu che prima o poi sarebbe successo comunque qualcosa del genere. Forse non con Bellatrix, ma un sacco di altri ragazzi della tua Casa, e non solo, la pensano come lei. Era solo questione di tempo prima che qualcuno mi insultasse, anche se non mi fossi mai avvicinato a te» il ragazzo scrollò le spalle, come se la cosa non lo turbasse minimamente «Preferisco di gran lunga che sia per qualcosa che ne vale la pena. Non darti colpe, Dromeda, non ne hai»
«Sì, invece!»
«No. La colpa è di tua sorella. E, in ogni caso, non mi sono fatto niente. Se è degli insulti che ti preoccupi, sappi che non me la prendo per così poco. Mi dà molto più fastidio che abbia offeso te, se proprio lo vuoi sapere»
«Ti ha quasi schiantato, Ted!» gridò Andromeda «È questo che mi preoccupa. Questa volta non ti sei fatto niente, ma la prossima? Cosa succederà quando ti colpirà alle spalle e ti farà davvero male e sarà tutta colpa mia?»
Ted non seppe cosa rispondere. Nell’attimo di silenzio che seguì i respiri affannosi della Serpeverde rimbombarono.
«Cosa vuoi fare, allora?» chiese dolcemente il Tassorosso «Quale credi che sia la mossa migliore? Ti seguirò in qualunque prossima pazzia, solo non... ti prego di non... non lasciarmi»
Il timore e l’esitazione nella sua voce erano evidenti, ma del tutto infondati.
«Certo che non ho la minima intenzione di lasciarti, non essere sciocco» ribatté infatti la ragazza, ritrovando tutto il suo spirito «Primo: sei la persona migliore che io abbia mai incontrato dopo mio cugino e secondo: sarebbe come dargliela vinta, cosa che non ho assolutamente intenzione di fare»
Ted guardò affascinato quegli occhi, prima lucidi di lacrime mal trattenute, diventare improvvisamente splendenti di determinazione. Se qualcuno gli avesse mai chiesto qualcosa (e prevedeva un bel po’ di domande nel suo immediato futuro), di certo avrebbe detto che era per cose come quelle che amava Andromeda Black. Per la sua bellezza, certo, ma non solo.
Per la sua voglia di lottare, di essere libera, indipendente, felice.
Per il modo in cui sorrideva quando i loro occhi si incontravano.
Per l’espressione che aveva avuto quando si era retta in sua difesa contro la sorella.
Per la sua arguzia e la noia che provava verso gli stereotipi delle Case. (“I Serpeverde sono ambiziosi, intelligenti e determinati a raggiungere uno scopo, e allora? Chi ha deciso che questo scopo debba essere per forza malvagio? Magari voglio solo diventare la più brava cuoca o la più brava Medimaga o la migliore sferruzzatrice di maglioni del mondo magico. Non verrai mica a dirmi che adesso i maglioni sono il male?”
“Da quando la lealtà è una prerogativa dei deboli? La tua Casa dovrebbe alzare la testa di più, Ted, non è giusto che veniate sempre presi in giro da tutti solo perché non volete entrare sempre in competizione con tutti gli altri. In realtà è meraviglioso. Da te sono sempre tutti così poco stressanti”).
Per tutto ciò che la rendeva unica, speciale e assolutamente perfetta ai suoi occhi.
«Cosa facciamo, quindi? Se non vuoi tornare nella clandestinità, che avrebbe lo stesso effetto, qual è la nostra prossima manovra?»
«Ignoriamoli. Andiamo avanti come se nulla fosse. Facciamo vedere loro che non ci fermeranno mai con così poco. Solo...» la voce tornò leggermente tremante per un attimo «Guardati le spalle, ok?»
«Te lo prometto»
 
Ted fu dimesso dall’infermeria la sera stessa e se ne tornò nella sua Sala Comune, circondato dai compagni che lo tempestavano di domande, a rodersi per la preoccupazione che ad Andromeda potesse succedere qualcosa. Lei, d’altro canto, si trattenne il più possibile in Sala Grande e nei corridoi, finendo per entrare praticamente allo scoccare del coprifuoco, ma lo fece a testa alta. Sapeva perfettamente che se avesse mostrato la minima traccia di paura sarebbe stata schiacciata.
«Ma guarda un po’ tu se non è la nostra sorellina traditrice» Bellatrix e Narcissa erano sole in Sala Comune. A quanto pareva, questa volta non erano intenzionate a fare una scenata davanti a tutte.
«Non ho la minima intenzione di tornare sull’argomento, Bella. Lascia in pace me e Ted una buona volta. Buonanotte»
Si girò e si diresse verso la camera del suo anno. Bellatrix la raggiunse in un lampo e la spinse contro il muro.
«Vuoi davvero giocare questo gioco, Andromeda? Molto bene. Sai cosa io non ho intenzione di ripetere? Molla immediatamente quel rifiuto umano, o spedirò una lettera a casa e mamma e papà non saranno per niente contenti di riceverla. Se fai la brava Purosangue e prometti di non rivederlo mai più nessuno si farà male»
Il viso di sua sorella era a pochi centimetri dal suo e la parete cominciava a diventare dolorosa contro la sua testa. Narcissa guardava la scena, immobile, indecisa sul da farsi.
«Cosa pensavi di ottenere con la tua piccola sceneggiata, eh Andromeda?» riprese Bellatrix «Davanti a tutta la scuola... Salazar, ti comporti proprio come una bambina. Che cosa mai ci potrai trovare di accettabile in un Sanguesporco?»
Andromeda si era di stare calma. Si era detta che la situazione era già abbastanza critica senza alcun bisogno di aggiungere benzina sul fuoco. Si era detta che, sì, Lumacorno più che una ramanzina le aveva fatto un discorso di incoraggiamento, ma un altro scontro la sera stessa del primo non sarebbe comunque rimasto senza punizione, questa volta anche per lei. Si disse che tutti quei ragionevoli motivi potevano andarsene al diavolo.
«Lasciaci. In. Pace.» sibilò scrollandosi la maggiore di dosso «Cosa credi ti dia il diritto di comportarti così? Cosa credi ti dia il diritto di giudicare una persona ancora prima di conoscerla, solo per i suoi parenti?» L’immagine di quel primo incontro e del sorriso di Ted che esitava solo per un istante prima di riaprirsi più largo che mai le invase la mente. E quello stupido aveva anche pensato bene di scusarsi, più tardi «Cosa credi ti dia il diritto di giudicare Ted? Gli hai mai parlato? Hai avuto una lunga conversazione in cui ti ha dimostrato di essere una persona sgradevole, stupida, di meno valore di chiunque altro? No. Certo che no. Hai solo saputo che è Nato Babbano e tutte quelle idiozie che vai ripetendo pensi giustifichino il tuo comportamento, mentre, in realtà, l’unica cosa che ha di diverso da te è il fatto di essere dieci volte meglio»
La Sala Comune di Serpeverde divenne improvvisamente così silenziosa che, ascoltando attentamente, si sarebbero potuti sentire i pesci boccheggiare dall’altra parte del vetro.
Narcissa sembrava aver deciso che a nessuna delle altre due servisse alcun tipo di aiuto e si era limitata a ritirarsi verso le poltrone davanti al fuoco, pronta a intervenire quanto a retrocedere verso le camere.
Bellatrix, dal canto suo, era diventata di una sfumatura notevole di rosso. Per un solo istante sembrò voler dire qualcosa, ma gli insulti che le si accavallavano nella mente cercarono di uscire tutti insieme, lasciandola di fatto immersa in un silenzio oltraggiato oltre ogni dire.
Andromeda fu la prima a riscuotersi. Senza aggiungere altro si voltò ed entrò nel suo dormitorio, ignorando tutti gli improvvisi rumorini che gli studenti più curiosi stavano facendo nel tentativo di ritornare inosservati nelle proprie camere.
Quella settimana non ci furono altri incidenti.
 
***
«Credo che abbiano deciso di ignorarmi completamente» confidò Andromeda a Ted qualche giorno più tardi «Nessuno osa rivolgermi la parola. È diventato molto più tranquillo studiare, sai?»
«Mi dispiace. Non dev’essere per niente facile»
Seduti fianco a fianco in cima alla Torre di Astronomia, con le man che si sfioravano appena, era semplice fare finta che non esistesse nient’altro che quell’istante.
«No, è solo che... non mi sarei mai aspettata una reazione così violenta da parte di Bellatrix. Sì, insomma, sapevo che non sarebbe stato facile, ma speravo che almeno provasse a capire. Per non parlare di Narcissa. La credevo più intelligente»
Le stelle scintillavano, riflettendosi sul lago. Da lassù non sembravano poi così lontane.
«Mi dispiace» ripeté Ted «È a causa mia che ora la tua famiglia ti odia»
La Strillettera era arrivata quella mattina e, anche se non del tutto inaspettata, aveva fatto male. Il Tassorosso aveva l’impressione che Andromeda nell’ultima settimana si fosse richiusa sempre di più, nonostante i suoi tentativi di non mollare.
«Ne abbiamo già parlato. Ne vale la pena, Ted. Tu ne vali la pena»
Ma, a dispetto di quel che diceva, stava accuratamente evitando di guardarlo negli occhi o di toccarlo. Aveva persino ritratto la mano, e quello decisamente non era un buon segno. Visto che tanto l’atmosfera era già rovinata e che probabilmente era l’occasione migliore per farlo, Ted decise di andare fino in fondo e risolvere quella faccenda una volta per tutte.
«Avanti, vuota il sacco. Dimmi cosa c’è che non va, e non provare a rispondere “niente”, perché sappiamo entrambi che sarebbe una bugia bella e buona»
Andromeda restò in silenzio per quella che sembrò un’eternità. Quando Ted ormai quasi non ci sperava più, la sua voce si fece largo nella notte. Era diversa da qualunque altra che Ted le avesse mai sentito fare, così esitante e timorosa da non sembrare neanche la sua.
«Tu ne vali la pena, e questo è fuori discussione, ma... Io che diritto ho di chiederti di rischiare la vita – perché presto o tardi ci sarà la tua vita in gioco, e lo sai anche tu, non negarlo – solo per... per me? A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io, ma non trovo più il coraggio di chiedertele. Non ho più il diritto di chiedertele, perché stai rischiando troppo, Ted, e io so di non valerne la pena»
Neanche i versi delle civette osarono interrompere il silenzio che seguì. Quella parte della mente di Andromeda che non era impegnata ad andare in panico – perché era sicura che ora l’unica cosa buona della sua vita se ne sarebbe andata e, sì, l’amore sarà anche sacrificio, però accidenti lei amava Ted e nonostante tutto non voleva davvero perderlo – notò che ultimamente il silenzio totale scendeva sempre più spesso. Forse erano delle premonizioni, pensò, lei sarebbe morta presto e tutto si sarebbe automaticamente risolto così.
Impegnata com’era in queste fondamentali riflessioni di carattere filosofico, non si accorse che Ted cercava di baciarla finché non fu troppo tardi per scansarlo.
«Non osare pensare queste sciocchezze neanche per un istante» si staccò dopo un minuto buono per sussurrarle rassicurazioni inutili, visto il bacio, ma pur sempre molto apprezzate «Ti amo, Andromeda. Mi hai sentito? Ti amo. Non lasciare che i loro insulti ti entrino sotto la pelle. Tu vali mille volte di più di tutti quanti loro messi assieme»
A quelle parole, lo stress accumolatosi su Andromeda durante quella lunga settimana sembrò svanire come se avesse  pronunciato un Incantesimo di Sparizione. Tutto il dolore che provava per il rifiuto netto della famiglia, la paura per sé e per Ted e la rabbia per l’ingiustizia della situazione trovarono finalmente sfogo nelle lacrime che riversò sulla veste di Ted.
«Va meglio adesso?» chiese lui dopo qualche minuto.
Andromeda annuì.
«Bene. Che non ti senta mai più dire delle cavolate simili, è chiaro? Tu vali e varrai sempre la pena»
«Ted... Ti amo anche io»
Il sorriso che fece il Tassorosso avrebbe fatto impallidire il sole.
«Questa è probabilmente la notizia migliore da sei anni a questa parte. Adesso però sbrighiamoci, c’è la McGranitt di turno questa sera nei corridoi, e io vorrei evitare di finire spellato vivo, se non ti dispiace»
Ridacchiando si diressero verso i sotterranei, le mani strettamente intrecciate e il futuro pieno di sogni.
 
Erano così distratti che non notarono proprio il gatto dagli strani segni intorno agli occhi appostato nell’ombra della porta della Torre. E la McGranitt avrà anche avuto la fama di essere la più severa tra gli insegnanti e loro saranno anche stati due studenti fuori dai letti a un orario decisamente inappropriato, ma Minerva aveva anche un cuore che quella notte si era allargato di almeno tre taglie, così decise che per una volta si poteva anche fare un’eccezione. Chi l’avrebbe mai saputo, dopotutto, a parte lei e la sua coscienza? E se quest’ultima non faceva obiezioni, non sarebbe stata certo lei a opporsi.


 

Note: Questa è ufficialmente la storia più lunga che io abbia mai scritto. Wow.
Sono dolorosamente consapevole che si vede perfettamente quando ho staccato un giorno e ricominciato a scrivere in altro  e che si può intuire i miei diversi stati d'animo durante la stesura di questa storia, ma non ci posso fare niente. 
La frase in grassetto è la citazione-pacchetto e proviene da "Piazza Grande" di Lucio Dalla, mentre i prompt erano: Orchidea, Ombra e Odio, che in qualche modo ci sono stati tutti e tre.

Piccolo appunto: non ho trovato da nessuna parte di che Casa fosse Ted, ma il mio headcanon personale è che sia un Tassorosso. Andromeda è canonicamente Serpeverde come tutti i Black che non siano Sirius e personalmente ce la vedo benissimo. Non ci sono molte informazioni su questi due, spero di non averli resi OOC, ma non ho davvero quasi nessuna fonte su cui basarmi.

Nel caso non si sia capito, amo Andromeda.

Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere! :D










 
  
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