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Autore: Vic 394    27/01/2017    4 recensioni
Friends with benefits!AU
- Le poche cose che li avvicinavano erano quel genere di cose che facevano troppo male perché uno dei due volesse parlarne. Erano l’esatto opposto di quello che chiunque avrebbe pensato parlando di persone “fatte l’uno per l’altra”. Lo sapeva Jyn, lo sapeva Cassian. I loro corpi non lo sapevano e continuavano a cercarsi incessantemente, disperatamente.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cassian Andor, Jyn Erso
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La luce che filtra dalle tende accarezza la schiena nuda di Cassian.
Jyn lo osserva e, per quanto ci provi, non riesce a ricordare l’ultima volta che si è svegliata prima di lui. Cassian è sempre stato un tipo mattiniero, e Jyn sospetta che ci siano notti in cui non dorme affatto. A volte è troppo agitato, troppo vigile e le sue occhiaie troppo evidenti per sostenere il contrario.
Per questo Jyn è sorpresa non solo di vederlo dormire, ma addirittura di sentirlo russare piano.
Cercando di fare meno rumore possibile, si sporge leggermente su di lui, fino a vederne il viso. È tranquillo, rilassato, perso nel mondo dei sogni dopo chissà quanto tempo. Sembra più giovane di qualche anno. Svegliarlo ora sarebbe crudele.
Jyn reprime un moto di tenerezza, con uno sforzo maggiore di quanto sperasse.
Patti chiari, amicizia lunga.
Conosce le regole. Diamine, le ha stabilite lei stessa. I sentimenti sono fuori discussione. Non c’è spazio per la tenerezza.
A distrarla è il brontolio del suo stomaco. È la spinta necessaria ad alzarsi e decidere come organizzare la mattinata. Si veste in fretta e lascia la stanza.
 
Conosce la cucina di Cassian bene quanto la propria. È semplice, come il resto dell’appartamento, con appena il necessario per sopravvivere e nulla di più. Cassian è un tipo pratico, che non ama circondarsi di oggetti inutili solo per il solo gusto di occupare spazio.
Jyn supera con sicurezza il frigorifero e apre la credenza in cui sa che troverà tè e quei biscotti alla cannella che le piacciono tanto… Solo che i biscotti non ci sono. Un broncio si fa strada sul volto della ragazza, mentre lo stomaco le brontola una seconda volta.
Potrebbe tornarsene a casa e mangiare velocemente qualcosa prima di andare al lavoro, ma nella sua mente si fa strada la visione di Cassian addormentato, con una vulnerabilità che non gli avrebbe attribuito. Per qualche ragione, Jyn non se la sente di andarsene così, non quando è abituata ad alzarsi la mattina e trovarlo immancabilmente in cucina, seduto sul tavolo a sorseggiare latte freddo.
È sempre serio quando lei va via, la scruta come fosse la prima volta che si vedono. Tutto il contrario di come la tratta tra le lenzuola. Jyn gli riserva la stessa cortesia, ma spesso deve trattenersi dal ridere; la serietà di Cassian stona con i suoi baffi sporchi di latte.
C’è una pasticceria dietro l’angolo che non è niente male come opzione. Jyn afferra le chiavi dell’appartamento, prende la borsa dall’attaccapanni e fa per prendere anche la giacca. All’ultimo secondo, quasi senza pensarci, infila il giaccone blu di Cassian. Racconta a se stessa che le terrà più caldo e si chiude la porta alle spalle.
 
Ormai è quasi un anno che va avanti così. Una decina di mesi almeno, non che Jyn tenga il conto.
Si erano conosciuti seduti al bancone di una bettola poco frequentata. Jyn non ricordava chi dei due avesse attaccato bottone o chi avesse offerto il primo drink. La mattina dopo si era svegliata sola nel proprio letto disordinato, con il calore dello sconosciuto che ancora persisteva sul suo corpo nudo.
Non pensava che lo avrebbe rivisto. Eppure, un paio di settimane dopo, lui era lì. Stesso bar, stesso sgabello, stesso sguardo perso nel vuoto dopo un whisky di troppo.
Nessuno dei due l’aveva programmato. Era successo un’altra volta, poi due, poi tre, poi dieci; sempre più spesso erano finiti l’uno nel letto dell’altra.
La terza mattina Jyn aveva stabilito delle regole, chiare e semplici. Si trattava solo di sesso, niente di più e niente di meno. Telefonate e messaggi solo per accordarsi sul dove e quando. Niente auguri di buon compleanno, niente regali di Natale, nessuna gelosia, nessun obbligo di nessun genere.
«I sentimenti restano fuori dalla porta.» aveva precisato. A quel punto, lui aveva sollevato un sopracciglio e soffocato un sorriso, come se non avesse mai sentito nulla di più ridicolo in vita sua.
«Non credevo ci fosse bisogno di specificarlo.» aveva replicato. E poi, con tono piatto «Non sei esattamente il mio tipo.»
In un certo senso, aveva ragione: se lasciati incustoditi per più di mezz’ora, con i vestiti addosso, i due sarebbero stati capaci di ammazzarsi a vicenda. Non avevano quasi nulla in comune, almeno in apparenza. Le poche cose che li avvicinavano erano quel genere di cose che facevano troppo male perché uno dei due volesse parlarne. Erano l’esatto opposto di quello che chiunque avrebbe pensato parlando di persone “fatte l’uno per l’altra”. Lo sapeva Jyn, lo sapeva Cassian. I loro corpi non lo sapevano e continuavano a cercarsi incessantemente, disperatamente.
 
A quest’ora del mattino non c’è quasi nessuno per strada, ma a Jyn va bene così. Non le è mai piaciuto stare in mezzo a tanta gente. Ama passeggiare in questi momenti di calma, la mattina presto e la sera tardi, quando può scivolare come un’ombra tra le vie cittadine, sola con i suoi pensieri.
Eccetto qualche rumore sparso qua e là, la città dorme ancora, immersa nel silenzio.

Cassian è un tipo silenzioso. Non gli piace parlare di sé e Jyn ha il dubbio fondato che non gli piaccia parlare e basta. Però è un buon ascoltatore. Jyn sa che potrebbe raccontargli la storia della sua vita e lui penderebbe dalle sue labbra, sapendo esattamente come e quando intervenire. Probabilmente sarebbe una chiacchierata interessante. È un peccato che neanche a lei piaccia parlare.
Ogni tanto però ci sono delle eccezioni. Capita che Cassian le racconti delle storie. A volte succede quando sono rannicchiati sotto le coperte, oppure quando Jyn si sveglia in un letto gelido che non è il suo e trova il giovane in salotto, con un bicchiere di whisky in mano, che fissa la tv accesa senza guardarla. Lei gli si siede accanto in silenzio e aspetta. E Cassian, a voce bassa, inizia a parlarle.
Le racconta com’è essere un capitano dell’aviazione militare. Le descrive i posti che visita, accenna alle persone interessanti che gli capita di incontrare. Jyn sa che l’intenzione non è quella di intrattenerla, bensì di togliersi un peso dal petto. Sa anche che lui non le dice tutto. Non le parla mai delle sue missioni in sé per sé, non riesce. Ma non ne ha bisogno; a lei basta osservarlo per capire che non si è trattato esattamente di vacanze ai tropici.
Una notte in particolare, quel maledetto quattro luglio, era stata particolarmente dura. Nessuno dei due aveva famiglia, così avevano deciso di “festeggiare” alla loro maniera. Quella volta, quando il frastuono dei fuochi d’artificio aveva iniziato a inquinare la notte limpida, Jyn lo aveva visto impallidire e contrarre la mascella in modo che sembrava quasi doloroso, mentre le mani afferravano spasmodiche i cuscini del divano. Lei era scattata: aveva subito sintonizzato la radio sulla stazione di musica classica e aveva alzato il volume, in modo che i violini coprissero in qualche modo gli spari che echeggiavano nella testa di Cassian. Poi si era seduta vicino a lui con calma, avvicinandosi piano centimetro dopo centimetro, come ci si avvicinerebbe a un animale ferito. Aveva preso una mano tremante tra le sue e, per la prima volta, era stata lei a raccontargli delle storie. Erano ricordi felici: la sua infanzia in campagna, nella fattoria dei suoi genitori, quando non aveva alcun pensiero al mondo. Aveva continuato a parlare senza sosta finché la gola non aveva iniziato a farle male ed era andata avanti imperterrita, realizzando che forse Cassian l’aveva chiamata proprio per questo, per non rimanere solo quando fosse successo l’inevitabile. Si era sentita al contempo lusingata e intimidita dalle implicazioni del tutto, ma aveva lasciato perdere nel momento in cui lui si era mostrato abbastanza calmo e presente a se stesso da suggerire di andare finalmente in camera. Era troppo sollevata per pensarci.
 
In pasticceria fa molto più caldo di quanto pensasse. Jyn quasi si pente di aver preso “in prestito” quel giaccone tanto pesante. Combattendo l’improvvisa afa, compra un paio di cornetti, saluta ed esce, impaziente di ripercorrere i propri passi fino all’appartamento di Cassian. Ora che ci pensa, non l’ha reso partecipe dei piani per la mattinata; in ogni caso lui potrebbe già essersi svegliato, rendendo superflua questa fretta. Potrebbe essersi stiracchiato in quel modo che le ricorda tanto un gatto, essere uscito dalla sua stanza e aver notato l’assenza del suo giubbotto preferito e delle chiavi. Istintivamente, Jyn affretta il passo, combattendo la fredda aria mattutina che le pizzica le guance.
 
Nonostante quei loro momenti di profonda vicinanza, spesso Cassian la tratta con freddezza. Jyn non avrebbe problemi, se non fosse che sembra lui stia recitando una parte, sforzandosi il più possibile di spingerla lontano, mentre in realtà vorrebbe solo stringerla a sé. Le si rivolge con un distacco che sembra essergli stato imposto.
Tu stessa gliel’hai imposto si ricorda, e si ripete che è meglio così. Parole che le risultano sempre più vuote.
Quando sono insieme, con solo la luce della luna a illuminare la stanza, Cassian la guarda con un’intensità che le fa venire i brividi, la eccita e spaventa in egual modo. È un amante generoso, che non ha mai fretta, sempre attento a ogni minima esigenza della sua partner. Sa sempre dove e come baciarla, toccarla, accarezzarla per farla inarcare contro di lui. La fa sua e le sussurra quanto ama tutto questo, averla sotto di sé, per sé, mentre loro corpi si fondono in uno. In quegli attimi, Jyn è alla sua totale mercé, la mente annebbiata. Si permette di cedere il controllo a qualcun altro e lui si mostra degno della sua fiducia.
Ma appena sorto il sole la trasformazione è netta. Come sotto l’effetto di un incantesimo (a Jyn capita di pensare che si tratti più di una maledizione), Cassian si tramuta in un perfetto soldato ed esegue gli ordini ricevuti, mettendo tra sé e Jyn una distanza che pare insuperabile. Sempre più spesso, lei vorrebbe che non fosse così.
 
Una folata di vento gelido la investe non appena svolta l’angolo. Rabbrividendo, Jyn infila nella tasca della giacca la mano libera dalla colazione. La sensazione di tepore è immediata e per un attimo Jyn non si accorge del pezzo di carta, liscio al tatto, che le sue dita intirizzite stanno sfiorando.
Quando il vento si placa, Jyn vuota la tasca con cautela. Quello che vede ha il duplice effetto di sorprenderla e congelarla sul posto.
Si tratta di una sua fotografia, scattata a sua insaputa. Jyn la studia per qualche attimo: la sua figura, lievemente sfocata, è poggiata al lavello della cucina di Cassian. Regge in mano una tazza fumante e con espressione serena guarda fuori dalla finestra, scruta un mondo lontano. A coprirla, oltre ai jeans, una maglia beige visibilmente troppo grande per lei.
Si ricorda di quella mattina. Era la prima volta che indossava qualcosa di Cassian; aveva il suo profumo, un leggero misto di colonia e dopobarba. Portare qualcosa di suo le aveva dato per un momento, per la prima volta dopo anni, un senso di appartenenza a cui aveva voluto aggrapparsi con tutte le sue forze.
Ma non credeva che Cassian l’avesse vista così. Era certa che fosse sotto la doccia mentre lei beveva il suo tè, e quando lo aveva incrociato Jyn aveva di nuovo indosso il top scuro con cui era uscita la sera prima.
Mentre riprende a camminare, Jyn si morde furiosamente il labbro. La prima emozione che la coglie è il terrore. È tentata di girare i tacchi e andarsene il più lontano possibile. Da quella fotografia, da quell’appartamento, da Cassian.
Niente sentimenti, aveva detto. Niente legami. E non fa nulla se lei stessa si trova troppo stretta in quella gabbia autoimposta, questa è una chiara violazione delle regole. Per un secondo si sente tradita.
Cassian non dovrebbe avere una sua foto rubata nella tasca del giubbotto. L’idea che in effetti tale giubbotto non dovrebbe trovarsi addosso a lei in questo momento non la sfiora neanche per un istante. Tutto questo è ridicolo.
Se fosse capitato qualche tempo prima, Jyn si sarebbe infuriata. Ma ora si rende conto che probabilmente sarebbe un’esagerazione. In fondo, si frequentano da mesi. Certo, non in modo convenzionale, ma è parecchio tempo, soprattutto per lei. E se non riesce a controllare neppure i propri sentimenti, non ha nessun diritto di pretendere che Cassian faccia lo stesso.
Arrivata davanti alla porta, Jyn getta un’ultima occhiata all’immagine, prima di infilarsela in tasca. Quel senso di appartenenza a qualcosa – a qualcuno – torna a bussare alla sua mente.
Forse non è poi così arrabbiata. In realtà non ha neanche molta voglia di continuare a scappare.
 
Per quanto altamente improbabile, c’è la possibilità che Cassian sia ancora addormentato. Jyn apre la porta facendo meno rumore possibile, ma subito si rende conto che il giovane è sveglio e in piena attività.
 
La chitarra di Cassian è uno dei pochi effetti personali in tutto l’appartamento. Jyn è pronta a giurare di non avervi mai visto sopra neanche un granello di polvere. Lo strumento è sempre lucido e splendente, poggiato in un angolo del salotto, ma per Jyn è sempre stato silenzioso. Non ha mai chiesto a Cassian di suonare qualcosa (anche se in cuor suo sa che lui l’accontenterebbe senza pensarci) e lui non si è mai proposto di farlo.
 
Jyn percorre l’ingresso con passo felpato fino all’entrata del salotto, da cui proviene la musica.
Cassian le dà quasi completamente le spalle. È seduto sul pavimento a gambe incrociate, con la chitarra in grembo. La luce calda del mattino gli fa da riflettore mentre strimpella una melodia dolce e canticchia qualcosa in spagnolo, a voce troppo bassa perché Jyn possa afferrare più di qualche parola.
Lei è stregata. Non crede di aver mai visto qualcosa di così bello come Cassian in questo momento, animato da una passione che raramente ha mai lasciato trapelare dalla sua maschera dura e mortalmente seria.
Con un sorriso che suo malgrado ha riempito i suoi lineamenti, Jyn si rende conto che prima o poi dovrà rendergli nota la sua presenza, prima che il suo stomaco decida di brontolare di nuovo. Probabilmente ci sarà un attimo di imbarazzo, ma sapranno riprendersi. Mangeranno insieme con calma, Cassian appollaiato sul tavolo e Jyn su una sedia lì accanto. Eterno gentiluomo, per quanto distaccato, lui le offrirà un passaggio per andare al lavoro e Jyn, che ha sempre rifiutato con decisione, stavolta potrebbe accettare. Da lì si vedrà. Inutile affrettare quello che hanno cercato di frenare per tanto tempo.
Prima di tutto questo, prima di essere scoperta, Jyn estrae con prudenza il cellulare dalla tasca dei jeans. Si accerta che sia impostato in modalità silenziosa e apre la fotocamera.
Cassian sta suonando con trasporto, ignaro per una volta del mondo circostante.

Click.







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Angolo Vic
Questo è uno di quei casi in cui la storia si è scritta da sola. Perché giuro che non credevo sarebbe uscita una cosa del genere. L'idea era "Jyn scopre che Cassian tiene una sua foto". Dire che mi sono fatta prendere la mano è un eufemismo. Intanto non ho mai capito se in Star Wars si usino o meno fotografie - credo siano più ologrammi -, quindi mi sono spostata... in una galassia che conosco(?) e da lì sono andata avanti senza avere la minima idea di cosa stessi facendo. Ho scritto fino alle tre del mattino e il giorno dopo non ricordavo quasi nulla (e ho fatto schifo alla pratica di guida perché stavo dormendo), ma come bozza non mi è dispiaciuta e ho cercato di rendere il tutto presentabile. Non so se ci sono riuscita ma non sta a me giudicare. Forse avrei voluto la possibilità di inserire gli innumerevoli headcanon che ho per quest'AU (a tal proposito, prima che me ne dimentichi: la canzone che Cassian canta alla fine è Te amo y más. Diego Luna l'ha cantata quando ha doppiato Il Libro della Vita), ma sono davvero troppi.
Dunque, non volevo scrivere altro di troppo drammatico perché penso che Jyn e Cassian abbiano bisogno di un attimo di respiro, anche se ho regalato a Cassian un bel disturbo post-traumatico da stress e Jyn è chiusa a riccio verso il mondo. Piccoli passi, Vic, piccoli passi. C'è da dire che è il mio lavoro più allegro dopo mesi.
Lo dedico a CodaViola, che come sempre ha il privilegio dell'anteprima (sono contenta di averti fatto piacere un po' di più sti due babe) e sarò stracontenta di leggere il vostro parere, che sia positivo o meno.
A presto!!


Vic

 
   
 
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