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Autore: Menade Danzante    27/01/2017    2 recensioni
[ Spoiler 4x01 ]
Dal testo: "Eppure, ti accorgi soltanto ora, seduto sulla tua poltrona in salotto, con la sola luce artificiale del lampione a rendere l'ambiente meno oscuro, che quell'avviso è stato inutile. Non serve la signora Hudson per ricordarti il tuo peccato mortale. Non serve un promemoria umano che ti tenga d'occhio e misuri il significato delle tue parole, soppesandole e incastonandole nei ranghi della decenza. La verità è che il tuo intero Palazzo Mentale risuona di quel nome, si scuote e trema al ricordo di una donna anziana troppo intelligente per il suo lavoro che cerca di sorprenderti per un'ultima volta.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Norbury






Norbury.

Hai chiesto alla signora Hudson di ripetere questa parola nel caso ti fossi mostrato di nuovo arrogante, presuntuoso, pieno di te. Hai ricevuto un assenso pacato, ignorante, e solo in quel momento hai capito quanto la tua padrona di casa ti voglia bene e ti consideri come suo figlio. Hai pensato che solo ad un figlio una donna avrebbe accettato di ripetere una parola senza il minimo senso per renderlo più umile, un compromesso che una madre potrebbe fare perché non importa quanto il proprio figlio sia irrazionale: egli è sangue del suo sangue, e questo basta.

Hai apprezzato il gesto, decisamente. Ti sei sentito sollevato quando non ha chiesto ulteriori spiegazioni: con il nodo in gola per il solo fatto di aver espresso quella richiesta, difficilmente avresti potuto chiarire dubbi nella mente di chicchessia, soprattutto di chi non è sveglio come te, di chi non era lì a guardare, impotente, una scena di follia.

Eppure, ti accorgi soltanto ora, seduto sulla tua poltrona in salotto, con la sola luce artificiale del lampione a rendere l'ambiente meno oscuro, che quell'avviso è stato inutile. Non serve la signora Hudson per ricordarti il tuo peccato mortale. Non serve un promemoria umano che ti tenga d'occhio e misuri il significato delle tue parole, soppesandole e incastonandole nei ranghi della decenza. La verità è che il tuo intero Palazzo Mentale risuona di quel nome, si scuote e trema al ricordo di una donna anziana troppo intelligente per il suo lavoro che cerca di sorprenderti per un'ultima volta.

Non hai bisogno di nessuno che ti faccia tornare alla mente il modo in cui l'hai distrutta, in cui l'hai ferita nell'orgoglio, in cui le hai servito su un piatto d'argento la sua uscita ad effetto, il suo canto del cigno. Riesci ancora a mettere insieme tutte le parole che le hai rovesciato addosso con cattiveria, con la stessa presunzione di sempre. Ma qualcosa è andato diversamente dal solito: la segretaria non è rimasta zitta e vergognosa al suo posto di colpevole assassina che ha terminato la sua corsa.

Norbury.

Il nome a cui hai dato il valore di un ammonimento, ennesimo punto debole, rimbomba nelle tue orecchie al ritmo del sangue che ti scorre nelle vene. Lo senti quando sei sdraiato sul letto e cerchi di prendere sonno, come John vorrebbe che facessi regolarmente. Lo senti quando, con il computer appollaiato sulle gambe, provi a trovare un caso da risolvere. Lo senti ogni volta in cui infili l'ago della siringa in un buco sempre diverso del tuo braccio.

Sono passati pochi giorni da quando hai visto il video di Mary, da quando hai implicitamente promesso di riscrivere la tua condotta nei confronti dell'umanità, ma già sei convinto di dover convivere con questo cognome che accompagna le tue giornate, una voce che riempie tutte le tue stanze virtuali e non ti lascia sopravvivere.

La cosa peggiore è che questa eco non giunge quasi mai sola. C'è John Watson con lei. C'è l'odio di un uomo che traspare dai suoi occhi e dal suo timbro. C'è il soldato ferito, tradito nella lealtà, che non crede a quanto accaduto, che non riesce a perdonarti e tu nemmeno lo vuoi. Tu non credi che John possa assolverti mai – nemmeno nell'intimità della tua mente l'ha fatto. Tu sei convinto che, al suo posto, con il suo bagaglio di emozioni e sentimenti, non ti perdoneresti. Non lo biasimi, non ne hai la sfrontatezza: ti limiti a distruggere te stesso con questa consapevolezza malsana e prepotente, la certezza sconvolgente di non aver mantenuto una promessa, di non esser stato un cacciatore di draghi come l'Inghilterra ti dipinge.

Norbury.

La tua vita è crollata insieme al tuo voto. Non sei più in grado di tenere una tazzina in mano senza farla tremare, rovesciandone il contenuto a terra, sul tappeto, in cucina. Hai rinunciato a rasarti, conscio di non voler rischiare di tagliarti la gola per un tremito delle dita. Hai dimenticato di prendere un po' d'aria, di passeggiare, di uscire per le vie di quella Londra che tanto ami, l'unica che ti abbia mai compreso fino in fondo, l'unica che non ti abbia mai giudicato. Senza John non sei più nulla, lo riconosci con disprezzo ogni giorno di più. Ma non hai semplicemente perso il tuo personale pubblico pronto ad applaudire di fronte alle tue mirabolanti deduzioni. John è sempre stato molto più di questo, un qualcosa che al momento non vuoi definire perché sai che farà troppo male per te consolidare questa conoscenza. Scegli di vivere in una nebulosità autoindotta da una parte e il dolore intenso e persistente dall'altra.

Non hai avuto il coraggio di gettare via il palloncino-John. Non lo hai fatto concluso il caso dei busti, né hai intenzione di farlo ora che il vero dottor Watson non c'è, e non ci sarà per un bel po' di tempo. La sua poltrona è sempre lì, eppure sai che nella mente di John non c'è neanche il fantasma dell'idea di trasferirsi di nuovo da te ora che Mary se ne è andata. In cuor tuo speri che questo possa accadere un giorno, e lasci tutto così com'è. La postazione di John è l'unica che non sia stata toccata dalla furia eccitata dei tuoi stimolanti.

Quasi ti vergogni di te stesso, di nuovo: Mary ti ha chiesto di andare all'Inferno per salvare la persona che entrambi amate, ma tu non riesci ad abbandonarti completamente alle fiamme: quella poltrona, quel palloncino arancione e i migliori ricordi custoditi nella tua mente brillante sono la tua àncora in Paradiso, il tuo spiraglio di luce in una vastità nera come la pece.

Norbury.

Il tuo cuore batte, Sherlock. Non lo hai creduto possibile per tanti anni della tua vita, ma il tuo muscolo cardiaco funziona alla perfezione, e, al limite dell'irrazionalità, non vuoi che smetta di farti male, di logorarti dall'interno, di farti rivivere il gelo nella carne provato un venerdì sera all'acquario. Vorresti che continuasse a battere per sempre, anche nella disperazione: vorrebbe dire che John è vivo, esiste ancora, non al tuo fianco, lontano da te, ma vive.

Vuoi salvare l'uomo migliore che tu abbia mai incontrato solo per dirglielo, solo per fargli poggiare la sua mano contro il tuo petto in modo che anche lui possa scoprire il tuo cuore come hai fatto tu, all'improvviso, senza pensarci, senza dedurlo.

Vuoi qualcosa che non si può realizzare, non adesso, e forse mai. È nella tua testa il campanello d'allarme che suona e scandisce delle lettere chiare e scivolose, rammentandoti ancora una volta che, se hai perso tutta la tua felicità e quella altrui è stata rovinata, la colpa è stata solo tua.

Mentre ti inietti un'altra dose di cocaina nelle vene, insieme al rantolo beato della dipendenza appagata, dalla tua bocca esce un sussurro che sa di sconfitta, perdita e scoramento tutti insieme. Un sussurro che copre anche il triplice passo di una giovane donna con un bastone da passeggio che sale le scale del 221b di Baker Street.


«Norbury»






Angolo dell'autrice: Salve!
Come si può evincere dalla storia, non ho ancora metabolizzato la quarta stagione. Intendiamoci, l'ho adorata, ma quello che devo ancora riuscire a conciliare con me stessa
il grande quantitativo di emozioni che mi ha dato. Mi ha dato la possibilità di crogiolarmi nel mio amato angst più di ogni altra stagione di Sherlock BBC, e questo è il risultato. Alla fine di TST (4x01) ho immaginato questo spaccato dei pensieri di Sherlock, ma non sono riuscita a buttar giù nulla fino ad oggi. Forse mi sto riprendendo lentamente – molto lentamente!
Ringrazio con tanto affetto tutti coloro che leggeranno, che vorranno lasciarmi un parere e che semplicemente apriranno la FF per errore!
Alla prossima,

Menade Danzante

   
 
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