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Autore: Parsifal    27/01/2017    1 recensioni
Questa è la storia di Alessandro ed Efestione così come loro me l’hanno raccontata. Sono venuti nei miei pensieri, ne hanno preso possesso e hanno dettato quello che è stata la loro storia dal loro punta di vista. La “storia” dentro la Storia. Mi ha emozionata scriverla, mi hanno emozionato i loro ricordi, la loro struggente emotività .Ogni cosa. Spero che piaccia anche a voi così come è piaciuta a me. \\ Non avevo paura. Così come non ne avevo in vita se morire voleva dire permettere a lui di vivere non ne avevo li, davanti a lui, nell'oscurità più totale.\\
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4° capitolo.
 
* Scrivere quello che è accaduto non è così difficile come sembra.
Può sembrare crudele ricordare il momento della propria morte ma, alla fine, stando qui, ho imparato che l'unica cosa crudele risiede nella nostra volontà di fare del male.
Innata nell'uomo.
E' anacronistico che l'uomo debba vergognarsi di fare il bene, di essere definito “buono”, mentre invece opera il male con una facilità sconcertante.
Sei buono e te ne vergogni.
Sei cattivo e te ne vanti.
Ricordare la mia morte non è più brutto del ricordare tutte le persone che ho ucciso.
O che ho ferito.
Anche se dico a me stesso che ero in guerra e che tutto quello che accadeva era normale per noi, la verità è che abbiamo tolto la vita ad altri esseri umani che avevano il nostro stesso diritto di vivere.
Ed il fatto, innegabile, che loro avrebbero altrimenti ucciso noi, non toglie nulla al male compiuto.
E alla nostra responsabilità.
In tutto questo, ricordare l'attimo in cui sono morto diventa, semplicemente, un passaggio obbligatorio.
Per poter andare oltre.
Per lasciare, a chi legge, qualcosa di importante su cui pensare.
E dal quale imparare.
Il nostro passato non deve diventare un ostacolo per il nostro presente.
Affinché diventi “eterno”, il presente deve poter guardare nel passato dritto  negli occhi, senza abbassare i suoi.
Senza averne paura.
E senza rinnegarlo.
Nel bene e nel male quello ero io, Efestione.
Fino all'ultimo mio respiro.

** Non c'ero quando aveva più bisogno di me.
Hanno agito sapendo che io non potevo fare nulla per fermarli.
Ma... è davvero andata così?
Alla fine conta davvero il vero motivo per cui è morto?
Veleno? Tifo? Qualche altra malattia?
Non avrei certo sofferto di meno nel saperlo.
Il mio dolore non sarebbe stato meno intenso e la mia impotenza sarebbe esplosa lo stesso nella rabbia più grande che mai terra avesse visto.
Come poi accadde.
Ricordarlo mi riporta a quei momenti e sento, nel mio profondo, le stesse emozioni violente.
L'annientamento.
L'oscurità che aveva avvolto la mia anima, riducendola in cenere.
La pazzia che mi guardava dritto negli occhi, l'unica che aveva il coraggio di abbracciarmi.
E' tutto qui, intatto.
Quello che mi consente di rivivere ogni cosa  di nuovo non è vuoto masochismo ma la sua vicinanza.
La certezza che non è finito tutto su quel letto freddo.
Tra quelle braccia gelide che non mi avrebbero più abbracciato.
E allora ogni cosa acquista UN suo senso.
Tutto quanto.
Il dolore, la pazzia, l'oscurità.
Il vuoto.
La mia stessa morte.
Tutto quanto.
Perché l'ho ritrovato.
Ho ritrovato, intatto, tutto ciò che credevo di aver perso.
Per sempre.
E adesso non ci sarà più nessuno che potrà fermarci.
Mai più.
Grazie dolce luce che ci hai richiamato.
Grazie al tuo coraggio, alla tua umiltà e alla tua forza.
Continua a splendere così anche per chi non sa, non capisce.
Ed è nell’oscurità.
-FINE-
   
 
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