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Autore: Vanya Imyarek    28/01/2017    20 recensioni
Italia, 2016 d.C: in una piccola cittadina di provincia, la sedicenne Corinna Saltieri scompare senza lasciare alcuna traccia di sé. Nello stesso giorno, si ritrova uno strano campo energetico nella città, che causa guasti e disguidi di lieve entità prima di sparire del tutto.
Tahuantinsuyu, 1594 f.A: dopo millenni di accordo e devozione, gli dei negano all'umanità la capacità di usare la loro magia, rifiutando di far sentire di nuovo la propria voce ai loro fedeli e sacerdoti. L'Impero deve riorganizzarsi da capo, imparando a usare il proprio ingegno sulla natura invece di richiedere la facoltà di esserne assecondati. Gli unici a saperne davvero il motivo sono la giovanissima coppia imperiale, un sacerdote straniero, e un albero.
Tahuantinsuyu, 1896 f.A: una giovane nobildonna, dopo aver infranto un'importante tabù in un'impeto di rabbia, scopre casualmente un manoscritto di cui tutti ignoravano l'esistenza, e si troverà alla ricerca di una storia un tempo fatta dimenticare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Tahuantinsuyu'
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     RITROVAMENTO  DELLA  STORIA

 

 

 

Convenevoli, convenevoli … dai, quanto ne restava di tempo in cui chiacchierare … Choqo non ne poteva più, voleva solo lasciare quella villa infernale e tornarsene a casa sua … bei pensieri in prospettiva di un matrimonio!

Non era colpa sua. Il suo primo colloquio con il fidanzato era andato male, peggio che si potesse senza rompere gli accordi matrimoniali. Quello sguardo schifoso, che la soppesava come se fosse stata un oggetto, parlando … non con lei, con suo padre! Perché diamine lo definivano ‘primo colloquio’, se lui si era rivolto a lei a malapena per salutarla, e poi aveva conversato tutto il tempo con suo padre, discutendo le qualità della ragazza davanti a lui come se stesse stimando il valore di mercato di un mekilo?

 Complimenti, signore, avete una bella figlia. Figura abbastanza piena … occhi non proprio perfetti, ma buoni capelli … Diciassette anni? Sembra molto matura per la sua età. Si esercita con la spada, avete detto? Che scuola segue? Hatueiana, addirittura … non sono così sorpreso che abbiate voluto sposarla a me. Potrei parlare anche con il suo istruttore, per avere una nozione precisa del suo livello e dei progressi che può raggiungere? Con onestà … non perché dubiti di voi, ma l’istruttore potrebbe essere tentato di voler fare bella figura davanti ai suoi superiori, e le capacità della ragazza saranno vitali per i bambini. Mi organizzerete voi un colloquio? Perfetto! Oh, è paziente, e sa sopportare le lunghe attese? Molto? Perfetto, la compro!

 L’ultima frase veramente stava solo nella testa di Choqo, ma dato il tono generale della conversazione non si sarebbe sorpresa di sentirla davvero. Ma quando la smettevano i genitori di parlare, salutarsi, augurarsi le migliori fortune a loro e a tutte le rispettive famiglie, cugini di terzo grado e animali da compagnia compresi … faceva freddo e stava iniziando a piovigginare, e visto che erano nel bel mezzo della stagione della Rinascita fino a cinque minuti prima faceva caldo e lei non aveva il mantello, non vedeva l’ora di salire sulla carrozza, al bel tepore della coda del mekilo. Dai, dai … sì!

I genitori si inchinavano reciprocamente. La madre di Choqo lanciò un’occhiataccia alla ragazza, e lei si affrettò a inchinarsi a propria volta, sorridendo il meno forzatamente che poteva alla sua futura famiglia. Un anziano schiavo scortò lei e i genitori al cancello, dove il loro mekilo, e la portantina, li aspettavano. Salirono la scaletta che li portava sul dorso dell’animale e si infilarono nella portantina, e Choqo si aggiudicò immediatamente il sedile più vicino alla coda fiammeggiante dell’animale, praticamente crollandovi sopra. Sua madre la fulminò sullo sguardo, e Choqo si affrettò a riassettarsi il vestito.

 Aveva dovuto indossare uno dei più belli che aveva per deliziare il deficiente, un abito di lana finissima, tinto di verdino chiaro, a motivi floreali, con i bordi dello spacco laterale elegantemente arricciati e spilla e cintura in oro. Anche i suoi sandali erano intessuti con filo d’oro, così come i sottilissimi guanti che le avvolgevano il braccio in un piccolo capolavoro di sartoria tempestato di pietre qillori e che erano completamente inutili a proteggerla dal freddo.

Gli orecchini, poi! Sua madre le aveva fatto indossare il paio appartenuto alla sua celebre antenata, l’Imperatrice Corinna. Secondo la ragazza erano in bilico sulla linea che separava splendore da pacchianeria, ma la fattura era eccellente, con sottilissime linee sulla superfice a fare in modo che, quando erano colpiti dal sole, sembrassero fatti di piccoli fulmini in forma circolare. Ogni tanto facevano la loro comparsa sulle raffigurazioni ufficiali dell’Imperatrice, e pareva che fossero quelli che aveva indossato alla sua incoronazione. Almeno, sua madre continuava a ripeterlo.

 Non la sorprendeva che glieli avesse imposti per quel giorno: sembrava aver fatto di tutto per sottolineare la sua ascendenza. Le aveva perfino acconciato i capelli nella famosa acconciatura tradizionalmente associata con Corinna! Il che significava che Choqo, oltre a dover incontrare qualcuno che la vedeva come un bell’oggetto e contemplare la prospettiva di viverci insieme, doveva farlo anche travestita da un’antenata morta da secoli e che le stava pure piuttosto antipatica.

 Ma attenzione, apparentemente la madre riteneva che potessero parlare liberamente.

 “Continuo a pensare che avremmo potuto combinare con molto meglio” Choqo concordava, ma probabilmente non nel modo in cui sua madre avrebbe voluto. “Choqo discende da Simay e Corinna, dopotutto. Non è una nobiltà comune …”

 “A dire il vero, lo è” rispose secco il padre. “Simay e Corinna sono vissuti trecento anni fa, e hanno avuto quattro figli, che a loro volta hanno avuto un’infinità di discendenti. Tra le casate nobiliari, ormai è più comune un discendente degli Imperatori della Vita che qualcuno di schiatta più antica – tra guerre civili per il trono e rovina delle famiglie, ne sono rimasti pochissimi”

“Sì” la sua stessa madre ora la guardava come un oggetto che avevano appena venduto all’asta per un ottimo prezzo. “Ma è comunque una nobiltà importante. E Atahuani Huancoi è solo un generale, per quanto in vista”

“Una sua cugina è già imparentata con nobili più vicini ai reali di noi. E poi, era il meglio che potevamo trovare in accordo con i talenti di Choqo”

“Benedetta ragazza, non poteva dedicarsi alla pittura parietale invece che al duello con spada?” sospirò drammaticamente sua madre.

Per la prima volta in vita sua, Choqo si sentì inclinata a condividere le critiche di sua madre riguardo alla sua passione: se avesse amato la cucina o la pittura o il collezionismo di oggetti antichi, magari le sarebbe capitato un fidanzato meno idiota?

“Nostra figlia è quello che è, e dobbiamo agire rispettandola” dichiarò suo padre, guardando con benevolenza la figlia in questione, la quale si trattenne a forza dall’alzare gli occhi al cielo.

Certo, teoricamente le era andato tutto molto bene. Aveva letto dei romanzi storici, storie in cui le giovani donne erano sposate completamente a caso, secondo ciò che conveniva ai genitori e non a quello che più si accordava col loro carattere e i loro talenti; ma ormai la società era cambiata, e se quegli ipocriti dei Sacerdoti della Vita non erano riusciti ad abolire il matrimonio combinato, avevano almeno spostato la regola a tenere in considerazione le capacità e le attitudini della ragazza. Il popolo Soqar aveva obbedito, se non altro perché si era reso conto che c’era uno scopo pratico oltre al far teoricamente andare più d’accordo i due coniugi.

 Nel uso caso particolare, per esempio, lei che aveva sempre avuto fin da bambina una passione per la battaglia e la spada, e cui i genitori avevano permesso di addestrarsi adeguatamente, era stata promessa in sposa a un importante generale. Era scontato che lei non sarebbe andata in guerra, sarebbe rimasta a casa a badare all’economia domestica e ad accudire i figli; ma i figli di un generale dovevano essere a loro volta addestrati all’uso delle armi, e se il padre era assente, era meglio che il compito ricadesse sulla madre, che conosceva bene i bambini e il modo migliore di trattare con loro, che non su qualche maestro sconosciuto. E poi avrebbero risparmiato sui costi del maestro, appunto. Un sistema molto più prfittevole del matrimonio combinato tradizionale, per tutte le parti coinvolte.

 Choqo se ne rendeva perfettamente conto, ma ciò non donava al suo promesso alcuna scintilla d’intelligenza, purtroppo.

La madre ostentava ancora un’espressione indispettita.

 “Ne abbiamo già parlato” sospirò il padre. “Non possiamo imporre ai figli le loro passioni”

Potevano imporre i fidanzati, in cambio, e mostrando un pessimo gusto.

“Potevamo tentare di più con l’arte” borbottò la madre, prima di lanciare l’ennesima occhiataccia alla figlia. “O maniere un po’ più decenti”

“Su, su” sospirò il padre, che sembrava scocciato quanto Choqo dell’attitudine di quella benedetta donna. “Huancoi starà via di casa la maggior parte del tempo, e passerà questa maggior parte in un campo militare pieno dei peggiori buzzurri. Al suo ritorno, qualunque comportamento Choqo potrà tenere, gli sembrerà la più sofisticata etichetta”

Poveretto, non aveva idea della vera ragione dei commenti di sua moglie. Choqo, quella mattina, non era partita affatto contenta di tutto quello che stava per succedere. Visitare un generale più vecchio di lei di vent’ anni, con la prospettiva di doverselo sposare e passare la vita a curargli la casa e ad accudire i suoi figli, per di più farlo bardata da Corinna perché sua madre temeva che altrimenti si sarebbero dimenticati la sua ascendenza … era stato pane per la vena ribelle che tanto aveva fatto impazzire i suoi genitori nei suoi diciassette anni di vita.

 Aveva così impartito nuovi ordini alla schiava che le acconciava i capelli: non voleva le due sobrie trecce che partendo dai lati della testa si congiungevano in una sola sulla nuca, voleva una pettinatura costituita da tante piccole treccine. Le donne Soqar non la portavano mai, e lei di tutte le persone era probabilmente la meno indicata a farlo: era con quelle trecce che veniva sempre raffigurata Llyra l’Infame, ultima Imperatrice prima del Silenzio, spodestata, guarda caso, da Simay e Corinna, con la conveniente asserzione che avesse avvelenato il marito. E proprio in quel lasso di tempo si era scoperto che il giovane Simay, fino a quel momento un emerito nessuno, era figlio illegittimo dell’Imperatore, portando via il trono ai figli legittimi di Llyra per semplici ragioni di età.

A Choqo aveva sempre fatto una pena profonda quel personaggio. A sua madre no. Lei era un grande adoratrice di un lignaggio che nemmeno era il suo, e come tutti i bravi Soqar, venerava Simay e Corinna e odiava Llyra con passione. Una delle schiave aveva avuto la brillante idea di denunciarle il cambio di stile di Choqo, lei aveva fatto irruzione nella stanza, e probabilmente avrebbe strappato i capelli alla ragazza se non avesse temuto di fare brutta figura con il fidanzato.

Si era limitata a strillare come una honcoa sgozzata e ordinare alla schiava di fare la pettinatura originaria, e la spaventatissima parrucchiera aveva obbedito alla padrona più anziana. E Choqo aveva sopportato la malcelata rabbia della madre per tutto il giorno.

La ragazza trattenne uno sbuffo e guardò fuori dalla finestra. Si stavano riavvicinando ai quartieri nobiliari, le strade era un viavai di parenti più o meno alla lontana e un Sacerdote della Vita probabilmente diretto verso il palazzo imperiale. Il religioso scansò i balzi del mekilo, sollevò la testa per vedere Choqo che lo guardava, sorrise e la salutò.

La ragazza lo fulminò con lo sguardo. Maledetto lui e il suo ordine di ermafroditi del cavolo! Stavano sempre lì a predicare l’amore della vita, l’amore di qualunque cosa capitasse nel destino di ognuno … comodo, popolo, state zitti e non lamentatevi delle vostre disgrazie!

Oh, ma la gente doveva vivere dando libero sfogo ai propri desideri. Certo, se infrangevano la legge erano puniti lo stesso, ma se credevano davvero in quello che avevano fatto, se era stato in accordo ai desideri del loro cuore, sarebbero stati in galera contenti! Figuriamoci.

Si poteva essere così schifosamente ipocriti? L’unico davvero libero di fare quello che voleva era l’Imperatore, e forse, il loro Sommo Sacerdote. Massa di stronzi odiosi! Sempre lì a dichiarare di amare tutti, e intanto non facevano niente per risolvere davvero i problemi della gente! Certo, avevano delle specie di consulenze in cui chi aveva problemi con la vita poteva parlare con loro e cercare di farsi aiutare a venirne a capo, ma la soluzione proposta era sempre quella di amare la vita.

Choqo aveva smesso di crederci verso i tredici anni, quando aveva iniziato a maturare sul serio. Che c’era di così bello nella vita? Venivi spinto fuori da tua madre, respiravi, mangiavi, dormivi, eri infilato in una rete di obblighi sociali pima ancora di imparare a pensare -la maggior parte imposta dai sacerdoti in questione – in un modo o nell’altro passavi la tanto venerata vita a qualche altro disgraziato, e morivi.

Che c’era di bello? Era triste, vuoto, faceva schifo! Poteva chiamarsi vita, o il termine più appropriato era ‘stare in gabbia a soffocare pian piano’? Quei maledetti sacerdoti invitavano ad amarla anche così, in gabbia e senza un significato, in tutti i tipi di sofferenza, a prescindere da quello che chi era più forte di te decideva di impartirti … anzi, amarla davvero alla follia! Non poter concepire niente di più meraviglioso! Fanculo a tutti loro – a quel paese l’eleganza, la situazione lo richiedeva.

Choqo odiava stare lì con le mani in mano. Aveva una voglia pazza di fare qualcosa, una qualunque cosa, per insultarli, anche se non fosse servita a niente, anche se loro non l’avessero mai saputa. Almeno si sarebbe levata questa soddisfazione, prima che la intrappolassero nella casa del deficiente.

 Il cimitero! Poteva entrare nella cripta degli antenati sotto casa sua! Quei sacerdoti tanto predicavano la libertà, e poi sparavano regole a destra e manca. Una di queste era non entrare nei cimiteri. La vita era la cosa più importante, e alla morte non andava dedicato nemmeno un pensiero. Quindi niente culto dei morti o simili.

 A parte il fatto che sua madre lo faceva lo stesso, questo portava in pratica all’esclusione sociale di chiunque avesse la disgrazia di fare il becchino, anche se in teoria erano protetti da speciali amuleti. Solo le creature più basse del mondo potevano venire a contatto con la morte giorno dopo giorno, diceva la gente. E bene! Adesso lei, una nobile di discendenza imperiale, fanciulla in età da marito e pienamente consapevole delle sue azioni, sarebbe entrata in un cimitero. Non l’avrebbe mai saputo nessuno, ma che importava? Era Choqo a volere la soddisfazione. Non vedeva l’ora che il mekilo arrivasse a casa, così da poter subito mettere in atto il suo proposito.

Non fu così, ovviamente: arrivarono presto, ma prima dovettero salutare tutti i vari parenti con cui condividevano il palazzo, rassicurarli che era andavo tutto bene (che Choqo non aveva fatto disastri) e poi rassettarsi, togliere i gioielli e indossare un abito più comodo per la vita quotidiana. Tre dannate ore.

E in tutto questo, la ragazza non aveva minimamente dimenticato il suo proposito. Anzi, si era rinforzato con l’attesa. Ora finalmente poteva agire, probabilmente i genitori volevano fare il sonnellino e i parenti ritenevano di averle già prestato abbastanza attenzione per quel giorno. Mandò via le sue schiave, dicendo di voler riposare a sua volta – quelle filarono via immediatamente, era bello sapere che apprezzavano tanto la sua compagnia – e si mise in azione.

 Choqo non si era sforzata di muoversi di soppiatto da quando aveva dieci anni, quando una delle sue scorribande in cucina era stata sorpresa dal cuoco e suo padre, allertato, le aveva mollato due ceffoni. Ovviamente i suoi riflessi si erano arrugginiti; presto trovò che le conveniva muoversi normalmente, dando l’impressione di star semplicemente scendendo in giardino, e poi prendere la via del cimitero quando nessuno fosse stato in vista.

Non c’era un guardiano, erano stati aboliti da decenni, da quando i maledetti sacerdoti ermafroditi avevano deciso che la gente era abbastanza schifata dalla morte da evitarli di suo. Be’, si sbagliavano.

Il cancello era chiuso, certo; ma il muretto che circondava l’ingresso era basso, e Choqo aveva ricavato buoni riflessi acrobatici dal suo addestramento.

 L’atterraggio sulle pietre all’interno del recinto le diede un brivido di entusiasmo. Era la prima volta che contravveniva a un ordine così importante. Ehi, era quella che stavano vendendo come un animale da trasporto, no? Aveva il diritto di prendersi qualche soddisfazione.

Si affrettò a raggiungere le scale e a scendere. Era un cunicolo stretto, e dovette appoggiarsi alle pareti ai lati con entrambe le mani, perché gli scalini erano incredibilmente scivolosi. Ma certo, la manutenzione non la faceva mai nessuno. I morti e i loro oggetti potevano marcire.

 Brontolando un’imprecazione sentita da uno stalliere a proposito di una scoreggia di mekilo in faccia ai Sacerdoti, riuscì a procedere fino alla fine. Un lungo corridoio di pietra, con piccole casette, ciascuna sormontata da un nome e contenente una cassa con sopra la statua del defunto, sempre in pietra. Choqo avanzò, con gli occhi sgranati. Era così, allora, un cimitero?

 La prima tomba che le balzò agli occhi fu quella di un prozio, morto solo l’anno prima; pietra liscissima, statua incredibilmente accurata e visibile. Le altre tombe erano messe molto peggio: l’aria umida del sotterraneo non aveva fatto granché bene alla conservazione di nomi e statue.

Choqo avanzò lungo il corridoio, sbirciando ogni tanto nelle vie laterali, ma senza osare avventurarvisi: quelle tombe erano tantissime e più o meno tutte uguali, avrebbe finito per perdersi. Si limitò a camminare, osservando i luoghi dell’eterno riposo di avi di cui nemmeno conosceva l’esistenza, gente che invece ce l’aveva fatta nei libri di Storia e quindi era degna di menzione, chiedendosi come ognuna di queste persone si fosse fatta avanti nella tanto decantata vita, se qualcuna delle donne non si fosse mai sentita come lei all’incontrare il suo promesso – più probabile che qualche uomo della sua famiglia si fosse comportato da stronzo, le donne erano seppellite nella casa della famiglia del marito … visualizzò la propria tomba nel cimitero privato di Atahuani e rabbrividì – finché non raggiunse le ultime due.

Fianco a fiano, a loro spettava la palma delle più malconce, dovevano essere lì da più tempo di tutte le altre … il che poteva significare solo una cosa.

Un brivido di eccitazione le corse lungo la schiena, e non seppe proprio spiegarselo … erano solo i cadaveri di due persone che non le erano mai piaciute più di tanto! I nomi erano rovinati, non si capiva quale dei due era chi; Choqo entrò nella prima, e si ritrovò faccia a faccia con una molto malridotta versione in pietra dell’Imperatrice Corinna.

E così, quell’antenata che sua madre adorava tanto era infilata in quella cassa di pietra. Choqo non capiva bene perché dovesse sentirsi in modo diverso rispetto a tutte le altre persone che aveva riconosciuto arrivando lì, e non sapeva nemmeno definire bene i suoi sentimenti. Forse, realizzò all’improvviso, era perché aveva improvvisamente visto Simay e Corinna come due persone reali.

Per i Soqar, quei due Imperatori erano una leggenda, le due persone che gli dei avevano scelto per guidarli quando avevano lasciato il mondo. Erano quelli che avevano aiutato a far strada alla Devozione alla Vita, fornendo assistenza e protezione al suo primo Sacerdote, Malitzin. In tutto questo, erano quasi diventati figure religiose anch’essi, protagonisti di libri di Storia, commemorazioni e leggende. Non due persone, che una volta avevano respirato, pensato, agito, provato emozioni, visto il mondo con i loro occhi. Come doveva essere stato ‘essere loro’?

Certo, la ragazza li trovava ancora antipatici, con tutto che avevano spodestato Llyra e i suoi figli e per la luce messianica di cui avevano ricoperto il loro regno e l’operato di Malitzin; ma era la prima volta che si sentiva curiosa verso il loro punto di vista. Chissà, forse ci sarebbe voluto più contatto con le case dei morti per pensare davvero alla loro vita, in barba a quello che dicevano i sacerdoti?

E quello cos’era? In tutte queste riflessioni, il suo sguardo aveva vagato per tutta la statua, e si era imbattuto in una piccola cassa minore, come una specie di cofanetto in pietra, presso i suoi piedi. Sulle altre tombe non c’era.

Choqo si avvicinò, chiedendosi perché l’avessero messo e cosa ci fosse dentro, quando si accorse che il coperchio era rimuovibile. Lo tolse di mezzo senza pensarci due volte.

Una ventata di aria secca le investì il volto, facendole socchiudere gli occhi, e quando riuscì ad aprirli di nuovo, si ritrovò davanti un libro. Cos’era e chi l’aveva messo lì – la stessa Corinna, forse? Era un diario? Possibile che pensasse quelle cose dei due sovrani per la prima volta in vita sua, e almeno per una le arrivasse la risposta?

Aprì subito il libro.

 Carissimo lettore, non ho idea se tu sia un mio discendente, uno schiavo, o un ladro di tombe, e la cosa non importa nemmeno più di tanto: se hai potuto aprire questo libro, significa che dai ben poca considerazione a quei malefici ermafroditi.

 Choqo sgranò gli occhi. Ma Corinna era stata l’Imperatrice che aveva introdotto la Devozione alla Vita, consegnando a Malitzin un’influenza e un potere incredibile, fino a che tutto il regno si era ritrovato a esaltare la vita e dimenticare completamente i vecchi dei degli elementi. E questo era l’entusiasmo con cui ne parlava privatamente?

 Ma non aveva senso, nulla le avrebbe impedito di stroncare sul nascere un culto che non le piaceva, era praticamente l’unica donna davvero potente in tutto l’Impero! Diamine, era stata inviata dagli dei in persona, probabilmente perfino suo marito avrebbe trovato difficile negarle qualcosa!

Comunque doveva dire che quella donna aveva appena guadagnato un briciolo di rispettabilità ai suoi occhi.

 Ti sorprendi che proprio io, di tutte le persone, possa dire una cosa simile? Io, che ho sempre appoggiato e favorito Malitzin? Se sì, posso dedurre con un buon margine ti sicurezza che il tuo coinvolgimento nella politica varia dallo scarso all’inesistente. In caso contrario, probabilmente poco di quello che ho scritto potrà ancora sorprenderti, ma ti consiglierei di leggere ugualmente.

 Quello che segue è il vero resoconto di come gli antichi dei e la loro magia abbandonarono il nostro mondo, di come io e mio marito salimmo al trono, e del perché accordammo a Malitzin di poter essere la profetessa della nuova religione.

Qui Choqo dovette fare una pausa, esterrefatta. Quindi non c’era una ‘vera storia’ solo su come Simay e Corinna erano ascesi al trono, ma anche su come la magia aveva lasciato il mondo? E la coppia imperiale aveva qualcosa a che vedere con tutto ciò? Non poteva essere stata colpa loro, vero? Non era possibile che due esseri umani, per quanto favoriti dagli dei stessi, avessero un simile potere!

Tra parentesi, la incuriosiva sapere che Corinna vedeva Malitzin come una donna. Certo, Choqo sapeva che i Sacerdoti della Vita erano appositamente scelti tra persone di sesso ambiguo, e che quindi non erano strettamente definibili in nessuna delle categorie; ma per una loro regola, si lasciavano considerare maschi o femmine a seconda della preferenza del loro interlocutore. Siccome erano figure di potere e autorità, a Choqo era sempre venuto spontaneo considerarli tutti maschi, ma non era raro che la ragazza si imbattesse in qualcuno che parlava al femminile della stessa persona di cui lei parlava al maschile.

 Ma Malitzin, per le stesse ragioni che Choqo estendeva a tutti i suoi proseliti, era generalmente considerato come un uomo. Corinna sembrava finora l’unica persona a pensarla diversamente, ma forse era perché l’aveva conosciuto prima che diventasse così potente. La ragazza riprese a leggere.

 Ti stai chiedendo perché io abbia scritto una cosa simile? Del resto, io e mio marito abbiamo già una versione ufficiale molto comoda, che ci garantisce il trono e tiene la gente a bada dal tentare di schiodarcene. E anche la nostra nuova religione sembra tollerabile, ha strani concetti, ma non è oppressiva come quella antica.

Ma è proprio questo il cuore del problema. Quando abbiamo accordato quella versione, non ci aspettavamo che Malitzin e i suoi seguaci sarebbero diventati così potenti. All’inizio lavoravamo ciascuno nel proprio ambito, senza avere più a che fare l’uno con l’altro del necessario, ma col tempo, l’intero Impero ha iniziato a spalleggiare quegli ermafroditi. Quando la Devozione ha qualche richiesta, variando da una nuova festa sul calendario a potere decisionale riguardo alle leggi e agli affari esteri, diventa sempre più difficile rifiutare.

Sono passati più di vent’anni, ma ricordo perfettamente cos’è successo l’ultima volta che un movimento religioso è sfuggito di mano all’autorità imperiale. Quello che temo, è che la storia possa ripetersi, che i sereni sacerdoti che inneggiano alla vita possano diventare talmente invadenti e oppressivi da essere dannosi quanto i vecchi sacerdoti cui si opponevano all’inizio. In tal caso, questo scritto potrà essere usato per minare la loro autorità.

 Inoltre, mi piace l’idea che qualcuno sappia la verità. Non riesco quasi a credere di aver scritto una cosa simile, proprio io che non ho mai avuto problemi col mentire … ma forse è proprio quello il problema. Vorrei poter essere del tutto sincera con qualcuno che non sia, come sempre, Simay. Colpa della mezz’età in avvicinamento?

 Comunque, mi rendo conto che questo scritto non è cosa da poco. Metterebbe sicuramente in discussione le fondamenta della Devozione alla Vita; e forse della nostra dinastia, dipende se riusciamo a fare sposare Yaqui e Lleri.

 Yacqui e Lleri erano …? Ah, sì, rispettivamente il primogenito di Simay e Corinna e la nipote di Llyra e suo marito Manco. Si erano effettivamente sposati, a quanto ricordava, e adesso capiva il perché: era stato un modo per garantire che la loro dinastia restasse sul trono, visto che erano comunque legati a quella originale. Choqo, ovviamente, discendeva da uno dei figli cadetti della coppia: ti pareva che potesse essere imparentata con qualcuno che le interessava davvero?

 Perché malgrado questo scritto avesse lievemente rivalutato la sua visione di Corinna, restava il fatto che quella donna fosse stata abbastanza opportunista da inventarsi una versione falsa per garantire il regno al marito e da far sposare due persone che non si erano scelte per garantirlo a tutta la sua dinastia.

 Comunque, questo non l’avrebbe certo trattenuta da leggersi tutto il testo: l’idea che le cose fossero davvero andate diversamente che nella versione ufficiale, come aveva sempre sospettato, e che la storia autentica venisse rivelata da Corinna stessa esclusivamente a lei tra tutte le persone al mondo era semplicemente troppo intrigante per lasciarla perdere a causa di una stupida forma di orgoglio.

Inoltre, poter pensare che con quel testo, avrebbe potuto distruggere la malefica Devozione alla Vita, lei, da sola …! Voleva la possibilità di gustarsi almeno l’idea.

 In altre parole, lettore, non farti prendere la mano dal desiderio di gloria o dall’avidità o dall’odio per i sacerdoti: divulgare questo scritto avrebbe conseguenze molto più grandi di te, e ti ritroveresti attaccato da chiunque trovi questa conoscenza scomoda. Riflettici bene, e decidi se sei disposto a pagare questo prezzo.

 Un’ultima cosa: la mia non è l’unica versione di questa storia esistente. Ho convinto mio marito a scrivere la propria, nel caso questo manoscritto venisse danneggiato in qualche modo, o servisse una conferma. In quest’ultimo caso, conferma di alcuni eventi può essere trovata anche nel diario privato di Chica Guchanii, in alcuni passi della trascrizione degli interrogatori della Dama Azzurra, entrambi conservati tra i documenti altamente riservati nella Biblioteca di Giustizia, in certi passi delle Strambe Confessioni di Huicui, ed è possibile che Linca sia ancora viva, nel caso tu voglia un testimone diretto.

 Come faceva il diario di Chica a confermare gli eventi narrati da Corinna? Era stato un elemento chiave nella condanna di Llyra! O forse ne erano state lette solo certe parti, omettendo quelle più compromettenti?

 Comunque, doveva rinunciare a quella testimonianza: come scritto dall’antica Imperatrice, quel diario era tra i documenti altamente riservati, ed era abbastanza improbabile che una nobile minore, come Choqo, riuscisse a metterci le mani sopra, almeno non senza che una qualche guardia mettesse in allerta tutta la sua famiglia. E avrebbe comunque dovuto garantire che ci fosse uno scopo di studio di mezzo, cosa che non poteva fare.

Niente Chica, ed era un gran peccato: sarebbe stato bello vedere Llyra attraverso gli occhi della sua migliore amica, invece che quelli di qualcuno che la odiava, per una volta.

La Dama Azzurra … uno dei sui miti. Sarà anche stata responsabile di un'infinità di omicidi, ma era stata l’unica ad avere il coraggio di fare qualcosa contro l’oppressione maschile. Non aveva idea di che ruolo avesse giocato nella storia di Simay e Corinna, ma non vedeva l’ora di scoprire qualcosa di più anche su di lei.

Le Strambe Confessioni di Huicui? Una serie di racconti umoristici scritti da quello che all’epoca degli Imperatori della Vita era stato il Capitano della Guardia? Come faceva ad esserci qualcosa che confermasse una storia simile? Almeno quelle erano molto più facili da recuperare.

Per quanto riguardava la testimone oculare … dopo trecento anni poteva anche scordarsela.

Per quanto riguardava invece il resoconto di Simay … se lo sarebbe procurato, certo, ma in un momento successivo. Già adesso le sarebbe toccato farsi strada per tutta la casa nascondendo un alquanto ingombrante volume; non poteva portarne due. E per quanto la sua ribellione ‘avesse galvanizzata, non poteva tornare tutti i giorni al cimitero, anche perché dubitava che l’aria umida del luogo avrebbe fatto molto bene a quei libri.

Ma erano perfettamente conservati … si ricordò dell’aria seca che l’aveva investita quando aveva aperto la custodia. Probabilmente un qualche meccanismo per regolare la temperatura, che però adesso era andato a farsi benedire. Quel libro sarebbe finito in camera sua, ma prima voleva finire di leggere quell’introduzione.

 Che dire? Ti auguro che il tuo desiderio di conoscenza sia adeguatamente colmato. Mi auguro che tu sappia fare buon uso di quello che hai ottenuto. Quanto mi piacerebbe sapere chi sei, e cosa penserai di tutto questo!

 Ma al momento in cui scrivo, esisti solo nella mia immaginazione. Spero che tu sia, come immagino, la persona più adatta a sapere tutto questo.

Corinna.

Choqo era adatta a sapere quelle cose? Dipendeva da che le sue idee di ‘persona più adatta’ collimassero con quelle di Corinna. Probabilmente, se l’antica Imperatrice avesse potuto vederla, le avrebbe detto di mettere giù il tomo.

 E invece la ragazza se l’infilò alla bell’e meglio sotto il vestito, corse per tutta la strada fino all’ingresso del cimitero, uscì – accidenti, doveva aver passato almeno un’ora lì sotto – e diede fondo alle sue abilità di movimento silenzioso per schivare schiavi e parenti.

Finalmente raggiunse la sua stanza. Le sue schiave non si erano ancora fatte vive, probabilmente conoscevano le sue crisi di rabbia abbastanza da tenersi occupate in qualcos’altro per mezza giornata. Di solito la cosa la irritava, adesso ne fu felice, visto che le permetteva di sfilarsi un libro da sotto il vestito senza ricevere occhiate confuse.

Sistemò il libro sulla sua scrivania, e trovò la prima pagina della storia vera e propria.

E cominciò a leggere.

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

questa volta, dopo tante fanfiction, voglio cimentarmi in qualcosa di completamente originale, in termini di trama, personaggi e ambientazione. Voglio vedere se ne sono capace: questa storia sarà una specie di grande esperimento. Quindi, le recensioni saranno particolarmente gradite, di qualunque tipo esse siano!

Riguardo a questo capitolo: ho preferito non spiegare cosa siano gli animali, pietre, strutture sociali menzionate, perché questo capitolo è dal punto di vista di Choqo, che è nativa a tutte queste cose, quindi non avrebbe molto senso se le spiegasse a sé stessa. Tutto sarà comunque chiarito meglio nei prossimi capitolo. E no, questa ragazza non sarà una presenza importante nella storia vera e propria (che si svolge circa trecento anni prima), funzionerà piuttosto come una cornice narrativa.

Detto questo, vi ringrazio per essere arrivati fino a questo punto: spero che la storia continui a interessarvi!

  
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