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Autore: njaalls    29/01/2017    1 recensioni
Eva vorrebbe dirlo a tutti, ma poi lo guarda, come adesso, e le piace anche che sia il suo piccolo segreto, il suo gesto spontaneo che la mette di buon umore e che la fa ridere, anche quando è giù, di mal umore.
Pensa che più persone dovrebbero sapere com'è fatto, apprezzarlo, ma intanto lo abbraccia e se lo tiene stretto, anche se fanno sesso.
Quando gli da un bacio, in maniera istintiva e piena di affetto, lo sente imprecare per il dolore e Eva non può ignorare il forte odore di sangue che le lascia sulle labbra.

[CHRISEVA]
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Post season3: non ho idea (ovviamente) di cosa succederà adesso che Herman sta facendo un anno di servizio militare (che se ho ben capito, in Norvegia è obbligatorio per 12 mesi, a meno che Wikipedia non mi abbia presa in giro), se taglieranno via il personaggio inventando un allontanamento improvviso tra i Chris, Eva e gli altri, se la cosa sarà graduale anche senza farlo vedere, o se rimarrà sempre una porta aperta per il ritorno di Christoffer Schistad nello show. Come tutti, io spero che possa tornare, magari portando anche qualche novità guaio.
(Mi piace illudere me stessa)
 
Open up and let me in
Show the bruises on your skin
Let the fires all burn out
I can hear the silent shout in you
Let it go don't be so scared
Find the love you lost again
Let the chaos disappear
Don't you know I'm always here for you?

 
«Ieri ho dimenticato di fare i compiti di spagnolo, chiaramente oggi me li ha chiesti»
«Sto morendo di fame, e tu?»
«Credo di aver lasciato un paio di guanti a casa tua, appena arriviamo li posso cercare?»
«Ti ricordi quando mi sono presentata davanti a te la prima volta che ci siamo visti e ti ho chiesto di seguirmi, ma eri il Chris sbagliato? Siamo stati cacciati da Vilde! Da Vilde
«Oggi non ho voglia di far nulla e ho tantissima fame, te l'ho detto?»
Quando le va, Eva parla a raffica. Va così veloce che è difficile starle dietro, prestare attenzione al filo conduttore —che spesso manca— tra una frase ed un'altra ed essere in grado di rispondere quando lascia al suo interlocutore il tempo per farlo. Chiacchiera in maniera così rapida che Chris crede non se ne renda nemmeno conto, mentre muove la testa a ritmo della musica che passano alla radio o che lei sceglie dai cd che lui ha lasciato nel vano porta oggetti. Muove la testa a ritmo e ha sempre un berretto a coprirle la fronte.
Altre volte, però, Eva è silenziosa. 
Chris ha capito che anche lei, come tutti, ha i suoi giorni no, quelli sì e i giorni in cui è cordiale e allegra, ma è anche un po' stanca quindi riesce ad essere la via di mezzo che il più delle volte lui preferisce. Riesce a seguire meglio i suoi discorsi, parla e non usa il turbo, ogni tanto lo bacia perché anche se è felice, le piace stare in silenzio e godersi l'atmosfera.
Oggi Eva è quasi eccitata però, è tutto un agitarsi sul sedile del passeggero e raccontargli cosa è successo a scuola, chi ha litigato con chi, cosa dovrà studiare e quali sono le temperature per quel pomeriggio che si prospetta uggioso. Ogni tanto Chris sorride alla strada per farle intendere che la segue, mentre altre volte si gira verso di lei e la prende in giro, magari le fa una smorfia o l'occhiolino, per poi continuarla ad ascoltare. Non gli dà fastidio quasi mai, che sia taciturna o euforica, ubriaca o sobria: in un modo o nell'altro, Eva è sempre genuina, sempre se stessa ed umana.
Adesso sono quasi arrivati sotto casa, quando si volta verso la ragazza al suo fianco e ammicca con fare schietto. «Io mi ricordo anche quando hai iniziato a parlare di politica e ancora mi domando perché»
La risata di Eva riempie all'istante l'abitacolo, prima che si prenda il viso tra le mani e soffochi le risa contro i palmi, mentre Chris posteggia nei pressi di casa propria. Le lancia un'occhiata rapida, quando lei si volta verso di lui, rossa come se andasse a fuoco. «È stata Noora a suggerirmelo. Avevo paura che ci provassi con me»
«E hai deciso di parlare di politica?» il tono di Chris è confuso, più che offeso dal fatto che non lo avesse considerato una persona abbastanza intelligente ed interessato da reggere una conversazione di politica con lei. Arriccia le labbra in maniera buffa, come quando è stranito e aspetta che qualcuno gli spieghi la situazione: per tutta risposta Eva si allunga per dargli un bacio, afferrandolo per la nuca.
«Pensavo che ti avrei annoiato a morte» mormora con le labbra piene poggiate su quelle sottili del ragazzo. Chris approfondisce il bacio, insinuandosi tra queste, ma Eva si scosta nuovamente. «E che mi avresti lasciata in pace»
Chris schiocca la lingua, prima di sfiorarle il mento con l'indice e alzarsi il cappuccio sulla testa. «Pessima mossa» mormora, aprendo la portiera e lasciando che il freddo si diffonda all'interno del vano.
Quando chiude lo sportello con un colpo secco, Eva segue il suo esempio e con un balzo è fuori dall'auto anche lei, lo zaino in spalla e il berretto giallo calato sulla fronte.
«L'ho notato» commenta quando Chris la affianca, ancora a lato della vettura scura che appartiene a suo padre e i capelli lunghi che cadono ora da entrambi i lati del viso, sbucando dal cappuccio alzato sulla testa. «Ma devi ammettere che ti ho lasciato un po' spiazzato quella volta»
Chris ride con le rughe d'espressione che gli si scavano agli angoli della bocca, il naso che si arriccia e gli occhi che si socchiudono, ma è quando si guarda intorno allegro, con Eva aggrappata al suo giubbotto e i loro corpi fermi sul marciapiede, che la sua espressione felice muore con la stessa velocità ed intensità con cui è arrivata.
Eva segue la traiettoria del suo sguardo e allora li vede. 
Sono quattro e sembrano muoversi verso di loro, ogni passo è quasi in sincronia con quello degli altri e ha un po' paura, non ha problemi ad ammetterlo. Sente che anche Chris ne ha, lo vede dalla sua espressione quasi arrabbiata e il suo corpo che si tende, ma quando gli prende la mano e la stringe, lui si divincola e la guarda negli occhi.
«Entra» le ordina, spingendo le chiavi che tiene in mano contro l'addome di Eva. Lei è confusa, aggrotta le sopracciglia e apre la bocca per protestare, ma la ferma. «Vai e non uscire per nessuno motivo»
«Perché? Chi sono?»
«Eva» la chiama Chris, il tono perentorio di chi non ammette repliche. «Entra nel palazzo, chiudi la porta e non aprila finché non arrivo» le ripete, prendendole una mano e forzandola a accettare le chiave del portone principale, separata dalle altre nello stesso mazzo. Quando Eva la afferra, continuando a spostare l'attenzione da Chris, alle chiavi e al gruppo di ragazzi che si sta avvicinando con i loro cappelli addosso e le teste basse, fa un respiro profondo. «Ora»
Non annuisce, ma si limita a fissare gli occhi castani di Chris e a battere i propri con furore, prima di voltassi contrariata e mettersi sulla via verso il portone del palazzo in cui il ragazzo e la sua famiglia abitano. Quando ha compiuto qualche passo però, Eva si arresta e lancia un'occhiata alla compagnia che sta velocemente raggiungendo Chris. Improvvisamente, crede di sapere esattamente chi siano e la situazione dentro di lei, precipita, spezzandosi, mandandola completamente nel panico.
Mentirebbe se dicesse di non aver pensato di superare l'ingresso e barricarsi dentro, mettersi al sicuro, qualsiasi cosa stia per succedere, ma una parte di lei è un po' folle e determinata, anche troppo leale, tanto quanto è spaventata in quel esatto istante da quei ragazzi che indossano tutti vestiti molto simili tra loro, sulle tonalità del blu.
Eva apre il portone del palazzo e lo lascia accostato, mentre il suo sguardo non perde di vista il gruppo che ora ha iniziato a parlare con tono alto e squillante. Può sentire le loro frasi, ma cattura solo qualche parola sconnessa, osserva la scena da lontano e guarda Chris restare in silenzio per tutti il tempo, le spalle tese e le braccia lungo i fianchi: parla dopo un po', non lo sente, ma Eva vede la sua schiena muoversi ad ogni parola detta in maniera pacata, distaccata. Poi trattiene il respiro e il pugno che arriva su Chris la fa annaspare: gli istanti dopo sono il putiferio.
I quattro ragazzi lo hanno accerchiato e a colpirlo per primo è quello che ha parlato per tutto il tempo, i capelli biondi lunghi che escono da un cappello da baseball e un bomber blu che si piega quando colpisce Chris con tutta la violenza che ha in corpo. Eva è costretta e non cadere e a mantenersi in piedi, quando anche gli altri sfoderano i loro pugni e cominciano ad colpirlo, mentre Chris non riesce a parare i colpi e ne assesta un paio senza grande successo.
Un ragazzo lo prende per il colletto del giubbotto nell'esatto istante in cui Eva inizia a correre e urla di fermarsi: tutti la guardano, ma in verità nessuna di loro smette di picchiare Chris che, con la schiena contro la macchina, ha un rivolo di sangue che gli scende dal naso fino al mento. La guarda un istante, prima che tenti di afferrare le mani dell'altro ragazzo e bloccare i suoi colpi. Un secondo gli da una ginocchiata allo stomaco e il gemito di Chris è attutito dal grido di Eva.
Lotta con tutta se stessa contro gli altri due sconosciuti che l'hanno bloccata e la tengono saldamente per le braccia: cerca di divincolarsi, scalciando e lanciandosi di peso contro uno e poi l'altro, mentre loro non la tengono più ma si limitano a fermare i suoi colpi.
L'ennesimo calcio colpisce l'addome di Chris ed Eva si arresta bruscamente, con il pugno alzato e i capelli che si agitano al vento, prima che un altro ragazzo lo colpisca dritto sullo zigomo e che Eva provi a raggiungerlo nuovamente. Si insinua tra i corpi, ne supera uno, poi due, ma non si sa come poi si ritrova accerchiata anche lei, alle spalle Chris e la sua auto che non danno loro via di fuga. 
Christoffer approfitta di un istante di distrazione per colpire con una testata in ragazzo più vicino, ma quando la sua fronte si scontra con l'altra, qualcuno lo butta per terra ed Eva è l'unica che gli corre incontro per aiutarlo.
«State indietro» urla, spalancando le braccia e parando un calcio rivolto a Chris. Quando il piede del ragazzo colpisce il fianco di Eva e lei geme piano, per un quarto di nano secondo, Chris si alza e si scaglia contro il primo che gli capiti a tiro e lo sbatte contro lo sportello dell'auto più volte, mentre gli altri provano a cacciarlo via e Eva spinge un ragazzo alto il doppio di lei. Poi prende Chris per un braccio e lo tira via quanto basta per segnare un distacco tra loro e il gruppo: lui protesta un po', ma non prova ad allontanarla, accasciandosi appena contro la mano di Eva poggiata sul suo petto.  
«Tocca di nuovo la mia ragazza e questa volta saremo noi a spaccare una bottiglia sulla tua testa, chiaro?» sputa uno con rabbia, tirando di naso. Eva volta la testa di mezzo lato e guarda un punto vago del marciapiede, concentrandosi sul suono di quelle parole. «E tieni a bada la tua. Se me la ritrovo davanti un'altra volta, mi diverto come tu hai fatto con la mia»
Chris cerca di esternare il suo disappunto a quello scambio di opinioni, facendo appena forza contro la mano e il corpo di Eva, ma i quattro si scambiano uno sguardo con i visi un po' stropicciati e silenziosamente comunicano tra di loro senza aprir bocca. Spariscono con la stessa velocità con cui sono arrivati, salgono su un'auto e sgommano via, sotto lo sguardo angosciato di Eva e arrabbiato di Chris.
Restano in silenzio, prima che lui si divincoli dalla presenza della ragazza e afferri il proprio cellulare caduto sul marciapiede durante lo scontro. Eva lo guarda allontanarsi verso l'entrata del palazzo, si passa i palmi della mani sul viso, come per accertarsi che sia tutto reale: quando Chris si volta verso lei, non sembra che la stia aspettando, ma che stia solo cercando di capire la sua prossima mossa.
Se è stupito quando Eva lo raggiunge e lo supera all'interno della portineria, non lo da a vedere.
Il portone si chiude con un tonfo secco e violento.
 
 
 
Non parlano. Evitano di scambiarsi opinioni a meno che non siano obbligati, Eva sta morendo di fame e a Chris sanguina dal naso.
Sono chiusi in bagno da almeno un quarto d'ora, il lavandino è pieno di cotone imbrattato di sangue, mentre lui prova a fermare il liquido scuro che gli arriva fino alle labbra gonfie, mentre lei gli disinfetta prima lo zigomo. Il viso di Chris si trasforma in una smorfia appena accennata ogni volta che lo sfiora ed Eva sa che solo cercando di fare il grande. Vorrebbe dirgli che può anche lamentarsi un po', esternare il dolore che è certa stia provando, ma non lo dice ad alta voce perché, conoscendolo, la prenderebbe su personale, alzando un muro impenetrabile. 
Quando smette di pulirgli la ferita, ad Eva sembra di aver già visto quel viso massacrato di botte, sciupato e tremendamente arrabbiato, così parla, prima che possa trattenersi. 
«Erano della Yakuza» mormora. Chris le lancia un'occhiata secca e decisa, ma lei non la coglie e, anzi, spinge un po' di più il cotone impregnato di disinfettante contro l'ematoma di un rosso quasi saturo. Chris trattiene il respiro e dopo un ultimo controllo, Eva sposta la propria attenzione su un'altra parte del viso. «Vero?»
Passano diversi istanti, prima che Chris si decida a rispondere. Ha tolto ora il ghiaccio che pressava contro il ponte del naso, come le aveva ordinato Eva, rivelando un continuo flusso di sangue. «Sì, erano quelli della Yakuza»
«Era carina almeno?» è l'unico commento, quando gli prende il mento tra il pollice e l'indice, obbligandolo a piegare la testa in avanti. Eva aveva imparato le basi del primo soccorso quando sua madre aveva deciso di iscriverla, anni prima, ad un corso sulla sicurezza. Non pensava gli sarebbe mai servito a molto, che avrebbe mai curato una bocca spaccata o avrebbe aspettato che il coagulo di sangue si seccasse del tutto, per evitare infezioni. Improvvisamente, quel corso gli sembra la cosa più utile ed istruttiva che abbia mai fatto in vita sua: Chris inizialmente era sembrato impressionato, ma non aveva domandato come sapesse tutte quelle cose. «Devi restare con la testa avanti, mentre dò una controllata al labbro»
«Okay» mormora Chris, prima di sorriderle debolmente per la prima volta dalla rissa. «Comunque, no, non era così carina. Ma in mia difesa posso dire che non sapevo fosse la ragazza di uno della Yakuza»
«Se lo avessi saputo, ti saresti fermato?»
«L'ultima cosa che avrei voluto era una rissa quattro contro uno» commenta, con una scrollata di spalle. «Un po' ingiusto»
Eva gli lancia un'occhiata rapida, con un sorriso sghembo, prima di mettersi in ginocchio e iniziare a pulire la ferita sul labbro inferiore. «So che ti piacciono le attenzioni, Chris. Non c'è bisogno che tu finga con me, non ti giudicherò. Mi ricordo come sei arrivato a scuola la mattina dopo la rissa per William, e ho visto la foto su Instagram mentre sfoggiavi il tuo lividi da duro, per i corridoi dell'ospedale»
Quello che Eva non si aspetta, è il viso di Chris che dopo un istante di attenta incertezza, si apre in un sorriso, che ben presto sfocia in una vera risata. All'improvviso, si contorce in una smorfia di puro dolore e «Mi fa male tutto» ammette, con un atto di fiducia che Eva prende come una piccola vittoria personale.
«Stiamo finendo» gli assicura, pressando appena contro il labbro. «Te lo assicuro»
«Come mi avevi assicurato che saresti rimasta oltre il portone d'ingresso?»
Lei alza gli occhi al cielo, ma ora Chris la guarda seriamente, gli occhi scuri che si chiudono soli per poche frazioni di tempo. «Dovresti ringraziarmi»
«Se ti fosse successo qualcosa?» sussurra di rimando, abbassando lo sguardo sul panno che avvolge il ghiaccio. Ci gioca un po', tenendolo tra le mani e passandolo da un lato all'altro, prima di decidersi a prestare attenzione al viso di Eva. «Se avessero avuto un coltello. O ti avessero aggredita intenzionalmente—»
«Non è successo»
«Ma sarebbe potuto succedere, Eva» sbotta alzando il tono della voce in maniera quasi involontaria: non è arrabbiato, ma molto stanco e un po' provato.
«Non sono un tuo problema» rincara Eva, alzandosi dalle ginocchia che le fanno male per il lungo contatto con il pavimento duro e freddo. Butta via altro cotone sporco e armeggia con il kit del primo soccorso, cercando in maniera distratta il nulla: semplicemente sposta gli oggetti in maniera casuale. È così presa da quel non fare nulla di produttivo, che non sente nemmeno Chris che la raggiunge, bloccandola contro il mobile del bagno.
«Tu sei un mio problema»
«Non dovrei» ribadisce Eva, voltandosi nel poco spazio che le rimane tra il lavandino e il corpo del ragazzo. Se lo ritrova più vicino di quanto pensasse, così tanto che può sentire il suo respiro battere contro il proprio naso e i capelli ormai abbastanza lunghi da sfiorarle la fronte. «Noi facciamo sesso» continua Eva, abbassando all'istante lo sguardo, quando incontra quello di Chris.
«Noi siamo anche amici» le fa presente lui, stringendo di più le braccia intorno ai fianchi di Eva e afferrando meglio la ceramica del lavandino alle sue spalle. «Siamo amici e facciamo sesso. Direi che questo basti per farmi preoccupare. E poi tu sei qui, ora, a medicarmi senza che io ti dica che non puoi» la fa notare con tono di chi l'ha messa con le spalle al muro in tutti i sensi. «Che non puoi perché noi facciamo sesso»
Eva ridacchia e si sporge oltre la sua spalla, per non doverlo guardare in faccia, negli occhi, in quel viso pieno di dolore e sangue. Poggia il capo contro il collo di Chris e lentamente lo abbraccia, le dita che si allargano sulla sua schiena e le mani che si aggrappano alla maglietta nera. «Cosa avrei dovuto fare? Lasciarti sanguinante sul marciapiede?» sussurra al vuoto, prima di abbassare il capo e poggiare le labbra su un lembo di pelle nuda che sbuca dal colletto: gli lascia un bacio leggero, innocuo e non si muove.
Chris parla dopo diversi instanti in cui c'è solo Eva aggrappata in maniera delicata al suo corpo, mentre lui resta avvinghiato con le mani al lavandino. «E io?» è un sussurro, appena udibile, ma che ad Eva mette i brividi. «Io che avete dovuto fare? Avrei dovuto lasciare che ti facessi male, o non avrei dovuto provare nemmeno a tenerti lontana dai miei guai?»
Eva resta ammutolita per dei minuti infiniti, prima che si decida ad allontanare il proprio petto da quello di Chris e ad affrontare il suo viso malconcio. Quando lo fa, non si stupisce di vedere il vero Christoffer Schistad, quello che che si preoccupare per le persone a cui tiene, quello meno egocentrico e un po' più altruista, che sa anche cosa vuol dire mostrare affetto e apprensione, e non solo sfacciataggine. A volte Eva vorrebbe che più persone lo conoscessero per quello che è, che restassero stupiti come lo è stata lei, nonostante avesse detto ad Iben che era un idiota e la persona più stronza dell'intera scuola. Vorrebbe quindi che lo vedessero sorridere in maniera spontanea, senza flirt, che sapessero quanto è bravo in spagnolo e quanto faccia schifo a cucinare, che vuole bene ai suoi genitori, anche se ne parala raramente, e che sa preoccuparsi delle persone a cui tiene con la stessa bravura con cui fa conquiste il venerdì sera. Eva vorrebbe dirlo a tutti, ma poi lo guarda, come adesso, e le piace anche che sia il suo piccolo segreto, il suo gesto spontaneo che la mette di buon umore e che la fa ridere, anche quando è giù, di mal umore.
Pensa che più persone dovrebbero sapere com'è fatto, apprezzarlo, ma intanto lo abbraccia e se lo tiene stretto, anche se fanno sesso
Quando gli da un bacio, in maniera istintiva e piena di affetto, lo sente imprecare per il dolore e Eva non può ignorare il forte odore di sangue che le lascia sulle labbra.
«Scusami» mormora con un sorriso e mani delicate sul viso rovinato dalle botte di Chris. «Scusami, non vol—»
Quando la zittisce con un altro bacio, sa che le da più di quello che si sarebbe mai aspettata e che insieme hanno superato un traguardo che mai avrebbe immaginato: se lo tiene stretto e si accontenta di cacciarlo dalla cucina quando dice «Hai fame? Cucino qualcosa», se poi la bacia ed è l'unica che possa credere di essere voluta bene da Christoffer Schistad. 
Sì, tiene anche a William ed è un tipo che, se vuole, può avere tutti gli amici che desidera, ma al momento Eva Kviig Mohn è l'unica che riesca a mantenerlo a galla con i suoi sorrisi spontanei e la sbronza facile, i party a cui vanno e dove non cercano nemmeno più qualcuno con cui appartarsi perché lo fanno già bene da soli, quei due.
Eva sorride a Chris, a pochi centimetri dal suo viso, e quando lo allontana sa che non ha un ragazzo e che i suoi voti rasentano la sufficienza per non essere bocciata, ma ha degli amici che farebbero carte false per lei e un ragazzo che la rende felice, in qualche assurdo modo.
Ricorda, che credeva le avesse rovinato la vita dopo il bacio al party di Halloween e la sua rottura con Jonas, quindi ora scoppia a ridere perché, se potesse, farebbe tutto da capo e continuerebbe ad apprezzare quello sguardo confuso, ma divertito, che Chris adesso le sta rivolgendo.
  
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