Nick autore: Oducchan
Titolo: The Rhythm inside
Fandom: Ballroom e youkoso
Personaggi: Hyodou Kiyoharu, Fujita Tatara
Pairing: Hyoudou/Fujita
Genere: fluff. Fluff da cariarsi i denti. E romantico, presumo?
Avvisi: OOC (mi paro il sedere, ma a mia discolpa Hyoudou è difficile da muovere)
Rating: verde
Conteggio parole: 641
Note:
Scritta per il COW-T 7, prompt "paura".
(Also la mia capacità di intitolare le cose sta drasticamente estinguendosi)
Also, Hey fandom! Venite fuori!
Titolo: The Rhythm inside
Fandom: Ballroom e youkoso
Personaggi: Hyodou Kiyoharu, Fujita Tatara
Pairing: Hyoudou/Fujita
Genere: fluff. Fluff da cariarsi i denti. E romantico, presumo?
Avvisi: OOC (mi paro il sedere, ma a mia discolpa Hyoudou è difficile da muovere)
Rating: verde
Conteggio parole: 641
Note:
Scritta per il COW-T 7, prompt "paura".
(Also la mia capacità di intitolare le cose sta drasticamente estinguendosi)
Also, Hey fandom! Venite fuori!
The rhythm inside
La musica è dolce, un valzer soffuso che si diffonde dallo stereo a un volume abbastanza quieto da non essere fastidioso. Le mani di Hyodou sono forti e salde, sul suo corpo, una ben ferma sulla sua schiena e l’altra stretta attorno alla sua. La sua guida è decisa, ma non imperiosa: lo accompagna da una posizione all’altra, da un passo all’altro, e la sua voce, mentre gli spiega a quali figure fare attenzione, come girare i piedi, quanta energia imprimere ai suoi movimenti, è neutra e per niente intrisa di emozioni.
Eppure il cuore di Tatara scalpita come quello di un puledro. Ha la bocca secca e le mani che sudano, viscide, la camicia che gli si incolla alla schiena, i pantaloni inamidati che gli appesantiscono le gambe. Si sente terribilmente cosciente di ogni suo più piccolo difetto, di ogni sua minima imprecisione, e una parte di lui che diventa sempre più consistente vorrebbe scappare. Correre e correre e non fermarsi mai più, non voltarsi mai indietro. Annuisce compito ad ogni nota di Hyoudou, e intanto trema, terrorizzato.
Finché Hyoudou non capisce che qualcosa non va e si allontana per andare a spegnere la musica.
-Quando ti parlo, e mi prego la briga di darti lezioni da sole, vorrei che tu mi ascoltassi- lo sgrida, ma con poca veemenza. Incrocia le braccia al petto, quasi svogliato –Cosa c’è che non va?-
Tatara sobbalza, sentendosi colto sul fatto.
-N-nulla, io…-
-Non mentire, Fujita-kun- lo interrompe Hyoudou, con un’occhiata che per qualche motivo lo fa andare a fuoco. Si sente improvvisamente a nudo.
A disagio, Tatara abbassa lo sguardo.
-Ho…paura- confessa, pentendosi immediatamente di aver sventlato spudoratamente una tale debolezza di fronte a quello che, a conti fatti, sarebbe un suo reale. Ma che per sua disgrazia, è anche molto, molto di più.
Hyoudou lo osserva ancora per qualche secondo, in silenzio. Poi sospira, scrolla le spalle, e gli si avvicina, afferrandolo per il mento e costringendolo ad alzare il viso.
-E di cosa avresti paura, di preciso?- chiede, ancora una volta con poca emozione, quasi gli stesse domandando del tempo che farà domani o di quali sono i suoi progetti per il weekend. Ma ora lo sta guardando, di nuovo, e Tatara non ha più dove nascondersi.
-Delle… conseguenze?- balbetta, sentendo lo stomaco precipitargli e poi iniziare una lunga sequela di capriole –Di rovinare tutto- e non sa perché sta continuando, perché di certo non stanno più parlando del ballo.
Hyoudou tace per un altro minuto che pare interminabile. Poi, quando Tatara è sul punto di divincolarsi e scappare definitivamente da quella sala da ballo che sta diventando troppo piccola e soffocante, l’altra mano si chiude sul suo fianco, come se stesse per sospingerlo in un nuovo passo di ballo. Solo che a farsi incontro è la sua bocca, e le sue labbra sanno a sorpresa di miso, più che di sudore o delle mille congetture che s’era fatto. Hyoudou lo bacia, con sicurezza, con spavalderia, con un una tale scioltezza e disinvoltura che la fa apparire come una cosa naturale e inevitabile. Come se non fossero stati destinati a nient’altro per il resto delle loro vite, e Tatara smette un po’ di angosciarsi e di soffocare quei sentimenti che non sa ancora bene come gestire.
-Allora? Hai ancora paura?- gli chiede Hyodou, un minuto, un’ora, una vita dopo, con un sorriso soddisfatto che lo fa arrossire fino alla radice dei capelli. Si limita a scuotere il capo in un cenno di diniego, stringendosi spasmodicamente alle sue spalle.
Quando Kiyoharu sorride e affonda una mano nei suoi capelli neri per tirarlo ancora più vicino e lo bacia una seconda volta, lo stomaco gli sfarfalla di nuovo, ma stavolta non più per il panico.
Eppure il cuore di Tatara scalpita come quello di un puledro. Ha la bocca secca e le mani che sudano, viscide, la camicia che gli si incolla alla schiena, i pantaloni inamidati che gli appesantiscono le gambe. Si sente terribilmente cosciente di ogni suo più piccolo difetto, di ogni sua minima imprecisione, e una parte di lui che diventa sempre più consistente vorrebbe scappare. Correre e correre e non fermarsi mai più, non voltarsi mai indietro. Annuisce compito ad ogni nota di Hyoudou, e intanto trema, terrorizzato.
Finché Hyoudou non capisce che qualcosa non va e si allontana per andare a spegnere la musica.
-Quando ti parlo, e mi prego la briga di darti lezioni da sole, vorrei che tu mi ascoltassi- lo sgrida, ma con poca veemenza. Incrocia le braccia al petto, quasi svogliato –Cosa c’è che non va?-
Tatara sobbalza, sentendosi colto sul fatto.
-N-nulla, io…-
-Non mentire, Fujita-kun- lo interrompe Hyoudou, con un’occhiata che per qualche motivo lo fa andare a fuoco. Si sente improvvisamente a nudo.
A disagio, Tatara abbassa lo sguardo.
-Ho…paura- confessa, pentendosi immediatamente di aver sventlato spudoratamente una tale debolezza di fronte a quello che, a conti fatti, sarebbe un suo reale. Ma che per sua disgrazia, è anche molto, molto di più.
Hyoudou lo osserva ancora per qualche secondo, in silenzio. Poi sospira, scrolla le spalle, e gli si avvicina, afferrandolo per il mento e costringendolo ad alzare il viso.
-E di cosa avresti paura, di preciso?- chiede, ancora una volta con poca emozione, quasi gli stesse domandando del tempo che farà domani o di quali sono i suoi progetti per il weekend. Ma ora lo sta guardando, di nuovo, e Tatara non ha più dove nascondersi.
-Delle… conseguenze?- balbetta, sentendo lo stomaco precipitargli e poi iniziare una lunga sequela di capriole –Di rovinare tutto- e non sa perché sta continuando, perché di certo non stanno più parlando del ballo.
Hyoudou tace per un altro minuto che pare interminabile. Poi, quando Tatara è sul punto di divincolarsi e scappare definitivamente da quella sala da ballo che sta diventando troppo piccola e soffocante, l’altra mano si chiude sul suo fianco, come se stesse per sospingerlo in un nuovo passo di ballo. Solo che a farsi incontro è la sua bocca, e le sue labbra sanno a sorpresa di miso, più che di sudore o delle mille congetture che s’era fatto. Hyoudou lo bacia, con sicurezza, con spavalderia, con un una tale scioltezza e disinvoltura che la fa apparire come una cosa naturale e inevitabile. Come se non fossero stati destinati a nient’altro per il resto delle loro vite, e Tatara smette un po’ di angosciarsi e di soffocare quei sentimenti che non sa ancora bene come gestire.
-Allora? Hai ancora paura?- gli chiede Hyodou, un minuto, un’ora, una vita dopo, con un sorriso soddisfatto che lo fa arrossire fino alla radice dei capelli. Si limita a scuotere il capo in un cenno di diniego, stringendosi spasmodicamente alle sue spalle.
Quando Kiyoharu sorride e affonda una mano nei suoi capelli neri per tirarlo ancora più vicino e lo bacia una seconda volta, lo stomaco gli sfarfalla di nuovo, ma stavolta non più per il panico.
-Avevi detto che mi insegnavi un passo nuovo, però-
-Lo farò domani. Ora stai zitto-
E Fujita è felice di ubbidire, lasciandosi baciare per tutta la sera.
-Lo farò domani. Ora stai zitto-
E Fujita è felice di ubbidire, lasciandosi baciare per tutta la sera.