Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: kleiner_teufel    30/01/2017    1 recensioni
La verità era che bruciava troppo pensare che lo avevano quasi preso, ancora nel lonano 2004. Quante vite avrebbero potuto salvare, se solo il più grande detective del mondo avesse portato avanti con più zelo le proprie convinzioni? L, d'altronde, lo aveva sempre saputo: Light era Kira. Quindi perchè non lo aveva fermato? Light era davvero così imperdonabile?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: L/Light
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SD-2023 08.28.04
Near? Lo abbiamo trovato.
 
Il corpo di Light era stato rinvenuto privo di vita sulla scala interna di un deposito per articoli nautici, un isolato ad ovest dallo Yellow Box. Supino, occhi serrati, gocce dense e scarlatte che filtravano attraverso la trama grezza dei gradini industriali fino a piano inferiore.

Matsuda lo aveva osservato a lungo, mentre il medico legale intervenuto sul luogo del decesso ricomponeva la salma, su una barella diretta al dipartimento scientifico. Aveva squadrato ogni centimetro di quel suo viso attraente ed ameno, eppure dannatamente mentitore, che conservava intatta la propria dissacrante bellezza persino nel momento tragico della fine.

L'odore intenso di ferro impregnava l'aria.

Light Yagami li aveva fottuti tutti quanti, primo della lista il suo stesso padre, morto ai suoi ordini credendolo un santo. Light Yagami aveva sorriso per sei lunghi anni con un coltello affilato nascosto dietro la schiena, calando silenziosamente la lama ogniqualvolta qualcuno aveva commesso l'errore di pararsi sulla sua strada.

Rientrato a casa, quella sera, Matsuda aveva vomitato ininterrottamente per tutta la notte - ed era pronto a scommettere che non fosse andata meglio ad Aizawa, Mogi o Ide.

Accecati dalla verità fittizia di un falso idolo, si erano di fatto resi complici del più grande e spietato assassino di massa che il mondo avesse mai visto. E come se non bastasse, avevano contribuito a diffondere il suo credo.
Se lo erano fatto amico.

*

« Il rapporto autoptico stabilisce che la morte è avvenuta in seguito ad attacco cardiaco. »
Aizawa lo lesse a voce alta, in modo da destare l'attenzione dei colleghi presenti nella stanza.
« Quantomeno ironico, vi pare? »
Ide scosse le spalle, le labbra serrate e l'espressione severa di uno con dei conti in sospeso.
« Non ci credo nelle coincidenze. Non più. Non dopo tutto questo. »
Aizawa fece scorrere rapidamente le pagine del rapporto medico che aveva per le mani, soffermandosi a leggere soltanto le parti interessanti ai fini dell'indagine.
« Con le ferite da arma da fuoco che si ritrovava e considerato che deve aver provato a correre per raggiungere quel magazzino, mi aspettavo francamente che fosse morto dissanguato. »
« Le probabilità parlano a tuo favore, Aizawa. » confermò Mogi, una tazza di caffè fumante in una mano, l'altra mano alle tempie. Enormi cerchi scuri facevano bella mostra di loro sotto i suoi occhi piccoli, quella mattina.

Si trovavano tutti e quattro all'ex-sede del quartier generale, alla buonora, su richiesta diretta dell'SPK; Near aveva insistito per perquisire personalmente l'appartamento di Light e anche l'unità operativa, così da raccogliere le ultime prove per archiviare definitivamente il caso.

Il giovanissimo successore di L aveva altresì definito fondamentale la loro presenza lì, in quanto SPK e Task Force Giapponese erano ormai ufficialmente partner nella risoluzione del caso Kira. Tuttavia, seppure bendisposto a spartire il merito e gli onori – ed eventualmente le informazioni - Near non aveva potuto permettere che aiutassero nelle perquisizioni, poiché inevitabilmente legati – in senso fisico ed emotivo - a quel luogo e ai suoi oggetti.

Se i quattro uomini rimanevano in silenzio per qualche secondo, lì seduti al tavolo della sala relax, potevano udire distintamente la squadra americana mettere completamente a soqquadro la stanza di fianco, senza il minimo riguardo.

« Pensi che ad ucciderlo sia stato uno shinigami? » buttò lì Mogi, sforzandosi quasi per articolare la frase, incespicando sul termine shinigami.
Aizawa sospirò e scosse la testa, sollevando le spalle. Era così stanco. Così stanco e così sconfitto, a dispetto di tutto.
« Io credo che non sia stato uno shinigami, bensì Quello Shinigami. Quello che Near ha visto dopo aver toccato il quaderno di Mikami.» Ide sembrava piuttosto convinto della propria posizione, nonostante il colorito cereo. Lo sguardo era vigile, la voce ferma. « L'alternativa a questa versione è che esista al mondo un altro quaderno della morte – eventualità a cui, francamente, non voglio nemmeno pensare. Oppure la possibilità che Near...» lasciò la frase in sospeso, ma tutti sapevano come sarebbe andata finire.
«...che Near abbia usato a sua volta il quaderno della morte quando nessuno poteva vederlo.» fu Matsuda a terminarla, facendo quasi sussultare gli altri tre. Lo sapevano bene, eppure non rendeva meno difficile sentirlo.
L'aria nella stanza si era fatta più densa, tesa. Il solo pensiero che qualcuno potesse tornare ad utilizzare il quaderno era troppo da sopportare in quel momento.
Mogi si passò una mano tra i capelli, cercando di quietare il proprio battito frenetico.
« Near non mi pare il tipo. » riuscì a sussurrare, e tutti gli furono istantaneamente, stupidamente grati.
Certo, doveva essere così. Era bello poter credere che fosse veramente così.
Doveva essere così, eppure...
« E Light, Light invece sembrava essere il tipo? » Matsuda non riuscì a trattenersi. Le parole gli rotolarono fuori, dolenti, pesando sul petto come macigni.
Light davvero era sembrato il tipo?
Tutti gli sguardi corsero al suo viso; il tono della sua voce era rabbioso e ferito e rassegnato e faceva male alle orecchie come uno stridio.
Light.
Light che era il figlio prodigio del sovrintendente Yagami, intelligente, volenteroso, generoso e cresciuto in seno alla giustizia. Light di cui si erano fidati quasi ciecamente, in maniera quasi istintiva, tratti in inganno dai suoi modi educati e quel viso angelico, dal tono quieto e rasserenante della sua voce.
Light che li aveva traditi tutti, ma proprio tutti, nel peggiore dei modi; manovrandoli, spietato, come semplici marionette nel teatro della vita.

« Io non avrei mai sospettato di Light. » Matsuda riuscì a buttare fuori alla fine e fu come vomitare di nuovo. Perché era vero e perché Cristo, faceva un male cane. Faceva un male cane sapere di essere stato complice di un assassino, di non averlo fermato pur avendolo avuto tra le mani per sei lunghi anni. Quante vite sarebbero state risparmiate?
Matsuda se le sentiva tutte sulla coscienza, quelle vite. Il peso di decine di migliaia di anime urlanti che schiacciava la bocca del suo stomaco.
Come avevano fatto a non accorgersi?

« Matsuda. » lo richiamò bonariamente Ide. «Non fartene una colpa, adesso. Nemmeno io avrei mai sospettato di Light. Anche noi, tutti noi, ci siamo fidati di lui e della sua parola. »
« Ide! » Matsuda scattò in piedì, sbattendo le mani sul tavolo. La tazza di the verde poggiata nell'angolo tintinnò minacciosamente e poi cadde, fracassandosi al suolo in un cumulo di cocci immacolati. «Ide, non capisci. La verità è che io ho difeso Light Yagami. Sempre. Dal principio e a priori. Anche quando L in persona, il miglior investigatore di sempre, era convinto che lui fosse Kira. Io volevo bene a Light Yagami. »
Era solo un ragazzo.

Calò il silenzio.
L'espressione cupa di Matsuda era riflessa patetica sul viso dei suoi compagni.

« L è stato l'unico a sospettare davvero di lui. »
La voce incerta di Aizawa li riscosse, destandoli dalle profondità cupe dei ricordi.
« Non so come, ma quel pazzo squinternato ci aveva visto giusto fin dal principio. »

Matsuda esalò un respiro che pareva un rantolo e tornò a sedersi al proprio posto, fissandosi le mani riposte in grembo.

« Soichiro si fidava ciecamente di L. » borbottò sottovoce, senza trovare la forza di sollevare lo sguardo.

« Sì, indubbiamente Yagami-san si fidava. Io, in compenso, non ci sono mai riuscito. » l'ammissione di Ide era franca, consapevole e fin troppo schietta. Tutti aspettarono pazientemente che aggiungesse qualcosa in proposito, ma Ide non lo fece.

«Certo, si è presentato a noi dal nulla, pretendendo assoluta collaborazione e disponibilità. Ci ha spiati, chi ha dato ordini ai quali abbiamo faticato a ubbidire, ci ha obbligato a guardare morire delle persone. Il tutto senza mai battere ciglio nè spiegarci quale fosse effettivamente la sua visione. Chiaramente non è facile fidarsi di qualcuno che agisce per queste vie. » provò a mediare Aizawa.

Ide indietreggiò, poggiandosi allo schienale della sedia. Sfilò un braccio dalla posizione conserta in cui era stato fino a quel momento e si massaggiò il viso, stancamente.
«Vedi, non è solo questo. » sospirò, anche il tono di voce sembrava sfinito e pallido come tutto il suo essere. «Non è che io abbia mai dubitato delle doti investigative di L, anzi. Ero piuttosto sicuro di quelle – e me le urlava chiunque, a partire dal suo curricula fuori di testa. I suoi metodi, certo, quelli erano a dir poco discutibili, ma ero disposto a tollerarli se erano effettivamente motivati da un fine superiore. » Emise un rantolo, senza trovare la forza di guardare in volto i propri compagni.
«Il fatto è che in fondo a quei pozzi neri che erano i suoi occhi, le rare volte in cui ho avuto l'occasione di incociarli, potrei giurare di aver visto urlare dei demoni. E Light, solo Light, riusciva a mantenerlo connesso in quel mare di sofferenza; come se lo bilanciasse. »
« Pensi che Ryuzaki lo accusasse solo perché erano opposti? »
Non seppe dove, ma a quella domanda Ide trovò la forza per ridacchiare.
« No, affatto. Piuttosto credo che lo accusasse perché erano maledettamente simili. Ed era questo a spaventarmi. Ad ogni modo, L non è mai sembrato il tipo da mollare la presa su un sospettato, se davvero era convinto della sua colpevolezza. Eppure, alla fine, aveva desistito con Light.»
« Le prove parlavano a suo favore! » intervenne Mogi, rimembrando le false regole scritte sul Death Note e tutto il tempo che il giovane Yagami-kun aveva trascorso sotto stretta osservazione.
« Erano prove false. » Ide insistette. « E anche se L mi terrorizzava da morire, sono sicuro al 100% che lo sapesse. Lui e Light riuscivano a leggersi nel pensiero. »
« Quindi perchè mai avrebbe dovuto lasciarlo a piede libero, rischiando addirittura la propria vita e finendo poi così come sappiamo è finito? »
Matsuda non riuscì ad articolare meglio la domanda, perché l'attenzione di tutti quanti fu catalizzata dal flebile rumore generato da un piccolo oggetto di plastica e metallo, gettato con grazia sul tavolo in mezzo a loro.
Sulla soglia della stanza stava Near, un dito attorcigliato tra i folti riccioli bianchi e gli enormi occhi grigi, vigili ed inespressivi, fissi sulla squadra.
« Near...!»
Al sussulto degli uomini il ragazzino fece cenno con la mano di rimanere seduti.
« Abbiamo terminato l’ispezione. » informò, la sua voce acerba e sempre pacata riempì lo spazio, colma di sicurezza.
« A dire la verità non abbiamo trovato un granché di interessante ma, a proposito della vostra ultima conversazione, c’è verso che su quel tavolo ora ci siano le vostre risposte.»
L’oggetto atterrato sul legno lucido del tavolo nella relax-room era quadrato, grigio e dorato, non più grande di una monetina.
« È una scheda video.» soggiunse Near dalla sua posizione sull’uscio. « Non era mia intenzione origliare le vostre conversazioni, ma la domanda che vi stavate ponendo è stata in passato oggetto di riflessione anche per me e Mello. Non era stato possibile trovarvi risposta allora, tramite L, visto che prima di morire egli aveva provveduto ad eliminare definitivamente ogni prova della sua esistenza. Ma Light, beh, con Light il discorso è ben diverso. Light era troppo pieno di sé per ipotizzare che la sua ora fosse vicina in questo lieto giorno. Indi per cui, quella l'abbiamo trovata nel suo cassetto personale in ufficio.»
Aizawa spostò lo sguardo da Near alla piccola scheda sul tavolo, sollevandola tra le dita ed esaminandola con attenzione. Recava una piccola dicitura in nero che dovette strizzare gli occhi per mettere a fuoco: SD-2023 08.28.04.

« Prima che la guardiate, » la voce tranquilla del giovane successore di L intervenne nuovamente, Gevanni era apparso alle sue spalle sulla soglia.
« Mi preme informarvi che ho chiesto a Gevanni, tra i suoi talenti un abile grafologo forense, di verificare le calligrafie presenti su entrambi gli esemplari di Death Note. Egli ha stabilito senza ombra di dubbio la presenza di nomi scritti da Teru Mikami, Kyosuke Higuchi e Light Yagami, oltre alle tracce di almeno un paio di calligrafie di ignoti, una delle quali sembrerebbe appartenere a Misa Amane. Per tanto, intendiamo procedere immediatamente con l'arresto di quest'ultima. »

Misa-Misa. L'ennesimo colpo sotto la cintura. I colpi bassi in questa triste vicenda avrebebro mai avuto fine?

« Fai come ritieni giusto, Near. Se dovesse servirti aiuto, siamo disponibili ad offrirti tutto il supporto disponibile.»

Sul viso da bambino del ragazzo sulla soglia si dipinse un piccolo sorriso ingenuo, facendolo apparire ancora più giovane.
« La ringrazio per il sostegno, signor Aizawa, ma non credo che sarà necessario. » informò piatto.
« Per quanto concerne il discorso dei grafemi, comunque, Gevanni ha redatto una copia del rapporto anche per la vostra squadra. »
E a quel punto, l'uomo alto dagli occhi di ghiaccio che portava il nome di Stephen Gevanni si addentrò nella stanza per lasciar cadere un fascicolo ordinato al bordo del tavolo, inchinandosi con riverenza.
Tutti e quattro i membri della task-force risposero all'inchino e Gevanni tornò alle spalle del suo protetto, senza dire una parola.
Il cartoncino verde del fascicolo appariva quasi rassicurante, a quel punto; lì dentro, stavano i nomi dei veri colpevoli. Lì dentro stavano i nomi dei codardi che si erano serviti del Death Note..
« Nel caso remoto in cui ve lo stiate chiedendo, in ogni caso... » Near interruppe sul nascere le loro riflessioni; stava ancora sorridendo. « Non è stato il giovane Yagami a scrivere il nome di L sul quaderno.»
L’affermazione ebbe il duplice effetto di catalizzare l’attenzione ed irrigidire dolorosamente l’atmosfera.
L'espressione di Matsuda era incredula e, allo stesso modo, né Aizawa né Ide parevano convinti della veridicità di quanto sentito.
« Ė tutto quello che ho da dire. » Near chiuse la conversazione con il suo solito alone di mistero, lasciando intendere che non avrebbe aggiunto una parola.
Alla squadra, non rimase che rassegnarsi a sfruttare le informazioni in loro possesso per raggiungere una qualche conclusione logica. Evidentemente, Near reputava la questione alla loro portata.
« Near, aspetta! » Aizawa lo bloccò, mentre il ragazzo già aveva fatto dietro front, propenso ad addentrarsi nel corridoio. « Mi dica, signor Aizawa. »
« Che cosa c'è, qui dentro? » chiese, sollevando la scheda video che stringeva tra le dita.
Near non si volse nemmeno a guardare. Stava ghignando, anche se nessuno poteva vederlo.
« Per quanto mi riguarda, » asserì calmo, una punta di amarezza della voce « c'è solo l'ennesima testimonianza di quanto la natura umana sia limitante, debole e volubile. In definitiva, un pessimo pessimo affare. »
Aizawa osservò la schiena esile del detective mentre si allontanava, senza trovare altro da dire per trattenerlo. Quindi abbassò lo sguardo al piccolo oggetto tra le sue mani, che sbrilluccicava ammiccante alla luce artificiale dei neon.
SD-2023 08.28.04. Era la scheda video di una telecamera di sicurezza.

« Ide. Prendi un computer. »

*

Lo schermo quadripartito del portatatile dinnanzi a loro mostrava l'interno semifosco di quello che pareva essere un magazzino, oppure un ripostiglio. Un locale stretto, con ampi scaffali metallici a destra e a sinistra, colmi di scatole e ciarpame. C'era un piccolo tavolo, massiccio, anch'esso apparentemente metallico, poggiato a ridosso di uno degli scaffali; alcune carte vi erano sparse sopra alla rinfusa. In un angolo, una scopa.
In alto a sinistra del monitor, in rosso, lampeggiava una data in sovrimpressione: 28 Agosto 2004.

« Che posto è mai questo? » si azzardò a domandare Matsuda, dopo due minuti buoni di immagini identiche a se stesse, sempre lo stesso ripostiglio in foschia. « Non mi ricordo di esserci mai stato. » aggiunse, quasi dispiaciuto dalla propria mancanza.

Trascorse un altro minuto pieno identico ai precedenti, le immagini quasi in gradazione di grigio che sembravano beffeggiarli dallo schermo, quindi il colpo della mano di Mogi sulla superficie in legno del tavolo li fece sussultare vistosamente tutti quanti.

« Maccerto! Maccerto! » espirò frettolosamente quest’ultimo, inclinando lo schermo così da vedere le immagini più in chiaro. « Ė uno stanzino di ricerca! Stava al quartier generale, quello messa a disposizione da Ryuzaki. Se non sbaglio al ventesimo piano, lo stesso del quartier generale. Ė lì che venivano impilati tutti gli output da rivedere; tutte le possibili piste, le fonti o presunte tali, gli incroci sulla base delle probabilità... deve essere così. Ecco perché la scheda si chiama 2023. Piano 20, stanza 23. »

Gli uomini fissarono il compagno positivamente sorpresi. Tutto filava.
« Gran lavoro Mogi! » confermò Aizawa, battendogli una mano sulla spalla. « Tutto torna: la restante parte del nome costituisce la data del filmato. Certo che però è strano. Ho sempre pensato che tutta la sorveglianza del quartier generale fosse centralizzata e sotto il diretto controllo di Watari...»
« No, non lo era. » questa volta fu Ide ad intervenire, tenendo le fila del discorso. « Le stanze di importanza secondaria, alle quali era impossibile accedere se non passando attraverso numerose aree sorvegliate in modo centralizzato, erano dotate di una videosorveglianza indipendente a rinnovo giornaliero, al fine di non appesantire troppo il sistema. »

Il filmato nel frattempo proseguiva uguale a se stesso, silenzioso ed imperturbabile, sullo schermo.

« Perfetto. Quindi mi state dicendo che stiamo guardando un ripostiglio. » Matsuda, in piedi dietro i colleghi, incrociò compitamente le braccia al petto, apparentemente insoddisfatto della constatazione appena formulata. « Ebbene? »

Aizawa gli rivolse un'occhiataccia che fu sufficiente a frenargli la lingua – e anche a fargli rimpiangere d'essere nato.

« Ide, manda avanti. »
E Ide premette forward.

L'immagine rimase la medesima per diverso tempo, mentre i minuti e le ore, scritti in piccolo sotto la data lampeggiante, scorrevano inesorabilmente. Poi, d'un tratto, una luce abbagliante inondò la stanza e due figure sottili l'attraversarono, addentrandosi nella semioscurità.

Play.
« Ehi! Sono Light e Ryuzaki, quei due! »
L'osservazione di Matsuda spinse gli osservatori a farsi più attenti, stringendosi attorno al monitor dinnanzi a loro.
« Ad occhio, così sembrerebbe... »

Le due figure, distanti circa un metro l'una dall'altra, parevano intente a discutere di qualcosa, ma non c'era un audio sul quale basare delle deduzioni logiche. La catena che li legava pendeva morbida tra di loro, fermamente ancorata ai loro polsi.

« Non riesco a capire cosa stiano facendo...» azzardò Matsuda, sporgendosi sopra le teste dei compagni.
« Sto provando a leggere il labiale ma non è semplice. Parlano davvero troppo veloce e da questa prospettiva non è il massimo. » tagliò corto Aizawa.
« Aspetta, in realtà io credo che stiano per--»

A quel punto Light era scattato in avanti, repentino, cercando di spingere l'altro ragazzo contro uno scaffale. Nello stesso istante L aveva schivato il colpo, tendendo al contempo la catena in modo da farlo inciampare.

« Se le danno?! » la domanda retorica di Matsuda aveva un sottotono demotivato. Tutti ricordavano perfettamente il numero infinito di volte in cui, mentre vivevano ammanettati, erano dovuti intervenire per sedare i litigi tra i due, onde evitare che si riducessero così male da non poter contribuire all'indagine.

Nel video, L stava ghignando a un Light spalle allo scaffale, il quale sembrava pronto a tutto meno che ad arrendersi ad una sconfitta. Di fatti, giusto un istante dopo, stava scivolando nuovamente in avanti, basso questa volta, probabilmente con l'intenzione di sbilanciare il ragazzo moro. L schivò nuovamente con una contromossa, poggiando un piede su uno scaffale e ribaltandosi all'indietro a mezz'aria, in un aggraziato backflip. Light però doveva aver previsto questa eventualità, poiché gli bastò strattonare le manette al momento dell’atterraggio per sbilanciare l'altro, trascinandolo verso di sé. Un abile giro di mani sulla catena metallica e Ryuzaki se ne stava premuto contro la scaffalatura in metallo, le mani legate insieme mantenute alte sopra la sua testa da un Light gongolante.

« Se le stanno dando. » confermò Matsuda inutilmente, sempre più scocciato dalla situazione.

Aizawa non era d'accordo, però. Aveva visto quei due ragazzini darsele di santa ragione decine e decine di volte, in passato eppure c'era qualcosa di strano, quella volta, qualcosa di estremamente diverso. L e Light si stavano sorridendo. E non avevano smesso, Cristo, non avevano smesso neanche per un secondo di farlo.

E poi era successo.

Light che si avvicinava. L che sollevava il viso e lo guardava in quel modo, gli occhi socchiusi.

Oh no. Ossignore, no.

E si parlavano sulla bocca, raccontandosi chissà quale privatissimo segreto e sorridendo di quella malizia complice, di quella compiacenza inconfondibile che matura tra due persone solo quando...
Cristogesù.

Light lo aveva baciato. La distanza tra le loro bocche si era annullata in in un breve movimento famelico. L non si era sottratto.
Occhi serrati, i corpi premuti contro lo scaffale, si susseguirono una serie di baci roventi.

Non è possibile.

Light aveva mollato la presa sui polsi di L solo per permettere a quest'ultimo di portargli le catene dietro il collo, così da stringerlo più vicino.

Più vicino? Più vicino come se già i corpi si fondono?
Non è possibile.
Non ci voglio credere.


Oltre ai baci, poi, c'erano le carezze. Quel tipo di carezze esigenti, quelle che chiamano la carne e mettono la mente a tacere. Le labbra dei ragazzi si separavano per poco, di tanto in tanto, per respirare o scambiarsi un sorriso complice o sussurrarsi qualcosa di...
Sporco.

D'un tratto, Light fece forza con le braccia e li staccò entrambi dallo scaffale, trascinando un Ryuzaki sogghignante verso il tavolo nell'angolo. Lo sollevò come fosse carta e ce lo poggiò sopra, permettendogli di recuperare l'equilibrio prima di spingerlo delicatamente all'indietro.

Le mani di L erano sotto la camicia del giovane Yagami.

Light che era tra le sue cosce e lo tirava verso di sé, in modo da portare contatto i loro bacini. Lo baciava di nuovo e con una mano armeggiava con il bottone dei suoi jeans.

Oh no.
No. No. No. No.


L si teneva in equilibrio aggrappandosi al bordo del tavolo, l'altra mano dietro il collo di Light, e collaborava compiacente, abbandonato nel bacio.

Si muovevano come se fosse tutto una semplice sinfonia ben assortita; come se si conoscessero da sempre, come se i loro corpi fossero bravi a comunicare più a fatti che a parole.

I jeans si abbassavano, i bottoni scivolavano fuori dalle asole, i corpi si stringevano più vicini. Cosce magre stavano strette attorno ai fianchi di Light, chiamando.

Light si piegò per mordere il collo che gli veniva offerto. E poi, sul viso di L si dipinse quell’espressione.

“Ah.”

« Diocristo fermalo! »
L'espressione di Mogi era un misto indecifrabile di choc, senso di colpa ed imbarazzo. Aizawa si volse a controllare anche lo stato di Matsuda, dietro di loro, paonazzo in volto e con gli occhi sbarrati.
Ide, al suo fianco, aveva avuto sufficiente prontezza di spirito, nonostante tutto, per premere pausa quando richiesto.
Il fermo immagine offerto dallo schermo, ad ogni modo, certamente non diminuiva l'apparente assurdità della situazione, nè aiutava a placare l'imbarazzo.

Ci fu un istante di silenzio in cui nessuno trovò la forza, il fiato, la ragione per allineare tre parole in una qualunque formulazione coerente.

Mio dio, stavano insieme.
Stavano insieme.
L e Kira.


Sembrava troppo assurdo per essere reale. Troppo estremo, troppo innaturale.
Eppure le prove parlavano. E c'erano tante variabili da considerare.
L era l'unico essere umano per cui Light avesse mai manifestato delle attenzioni; ed allo stesso modo, era pure vero il contrario.
Benché si mostrassero spesso scontrosi tra di loro in pubblico, era evidente che fossero in realtà legati da una sorta di alchimia di fondo. Come aveva detto Ide, l'impressione comune era che si leggessero nel pensiero.

Misa era una donna bellissima, ma non era mai stata per Light di alcun interesse. Certo, indubbiamente aveva potuto fungere da mero intrattenimento carnale, ma Light non si era mai realmente interessato a lei né ai suoi sentimenti e, nel periodo in cui aveva vissuto ammanettato a Ryuzaki, era arrivato al punto di rifiutare di vederla.
Chissà come mai, uh?

Anche Takada non era riuscita a smuoverlo, nè all’università nè ai tempi dell'investigazione, seppure il suo quoziente intellettivo fosse indubbiamente più interessante per Yagami, rispetto a quello modesto di Misa Amane.

Ma quindi?

« Signori. Che cosa stiamo guardando? » la domanda sospirata di Aizawa era colma di una frustrazione che necessitava una risposta pronunciata ad alta voce.

Fu Mogi, incerto, ad offrirne una.
« Due ragazzini. » sfiatò a mezzavoce, gli occhi fissi sullo schermo ed un mezzo sorriso sbieco sulle labbra. « Due ragazzini che si desiderano e fanno l’amore. »

Per quanto assurdo suonasse, era davvero tutto lì. Avevano 18 e 24 anni, al tempo dei fatti. Erano due giovani troppo testardi e troppo intelligenti che non avevano mai avuto occasione di sviluppare empatia per un altro essere umano al di fuori di loro stessi.
Nella follia della situazione, si erano semplicemente incastrati. In modo naturale, come le tessere di un puzzle.

« Sono io l'unico che non se l'aspettava? » Matsuda suonava avvilito, insicuro di come metabolizzare la cosa.

« No, non direi. Questa volta, mi pare che siamo tutti egualmente e malamente sorpresi. »

Ide sospirò allungando le mani sulla tastiera e premette nuovamente play.
« Ė una prova in un caso di omicidio » asserì pacato, in risposta alle occhiatacce inquisitorie e colme di malcelato disagio che ricevette. « Come tale, è giusto che venga esaminata da cima a fondo, senza trascurare alcun dettaglio. »
Il suo volto era paonazzo al pari di quello degli altri ma la sua logica da poliziotto, quella era intatta.

Il video proseguì esattamente come si aspettavano sarebbe proseguito per i successivi dieci minuti. La mancanza di una fonte audio, dapprima tanto criticata, si rivelò in verità essere una manna.

Dopo che l'atto in sé si fu esaurito, lasciando due giovani ragazzi appicciaticci a recuperare fiato su un tavolino di metallo, seguirono una serie di placidi minuti colmi di conversazioni sottovoce, sorrisi partecipi e carezze.
Il gioco di tocchi, parole e sguardi era semplicemente inequivocabile.
Infine, L indicò una delle quattro telecamere presenti nella stanza ed il viso di Light seguì la direzione del suo indice, aprendosi in uno scoppio di risa alla vista dell’apparecchio elettronico.
Le sue braccia erano ancora strette attorno alla vita dell'altro ragazzo.

« Near ha detto che non lo ha ucciso lui. » biascicò Matsuda, abbassatosi per osservare meglio lo schermo. L'imbarazzo iniziale era ormai svanito e la curiosità aveva ripreso il sopravvento.
« Se Gevanni ha stabilito così tramite la perizia grafica, allora non resta che crederci. » ponderò Aizawa.
« Yagami potrebbe comunque aver chiesto a qualcuno di scrivere il nome per lui sul Death Note. » Anche questo era possibile, Ide aveva ragione.
« Eppure, Light ha conservato la scheda con il filmato per tutti questi anni.»

Il modo in cui quei due si guardavano negli occhi urlava.
Mio mio mio.

« L avrebbe potuto mandarlo a morte. Voglio dire...se lo avesse smascherato pubblicamente, sappiamo tutti che Light sarebbe stato giustiziato. » Aizawa si interruppe, cercando appigli solidi nei cassetti della propria memoria. A vederli così, sembrava assurdo che potessero ammazzarsi a vicenda.
« Credo che L volesse salvarlo. Ed è probabile che anche Light ci abbia provato, ma qualcuno o qualcosa deve essere intervenuto a quel punto, eliminando L – la distrazione – ed obbligandolo a tornare a dedicarsi unicamente al Death Note. »

I quattro uomini rimasero in silenzio, schiacciati dal peso della constatazione.

« Se fosse vero, Light sarebbe soltanto la vittima di un fato triste; soggiogato da un potere troppo grande per lui, destinato ad una fine tragica. »

Matsuda si mordicchiava le labbra, lo sguardo assente, i pensieri che correvano veloci.
Dio, avrebbe voluto che fosse così. Avrebbe voluto poter perdonare Light per quello che aveva fatto, L per essere stato così ermetico e se stesso per avergli voluto bene.
D’altronde, il Light dei suoi ricordi era molto più simile al ragazzo innamorato e sorridente abbracciato a Ryuzaki in quel video sullo schermo, che non alla bestia delirante cui aveva sparato ferendolo a morte, in quel dannato deposito, appena il giorno prima.

« Peccato che nessuno potrà mai confermarlo. »

Ide chiuse la schermata del computer, estraendo dal supporto video la piccola scheda.
Doveva essere stato un gioco da ragazzi, per due mostri di bravura come L e Light, sostituirla con una falsa completamente pulita.

Che razza di carogne. Ghignò, non riuscendo ad odiarli come avrebbe dovuto.

« Per la verità, qualcuno che potrebbe confermare questa versione c'è. » le parole di Mogi catalizzarono l’attenzione, ponendo gli uomini in ascolto. « Se Misa è stata davvero coinvolta in tutti questi eventi come Secondo-Kira, lei potrebbe avere una visione più chiara di come i fatti--»

L’argomentazione fu interrotta dallo squillo del telefono d'ufficio. La N di Near campeggiava incombente su ogni monitor presente nel locale.
Aizawa, sorpreso, si allungò per premere il pulsante di vivavoce, mettendo l'intera stanza in ascolto.

« Near? » domandò, incitandolo a parlare.
Dall'altra parte giunse un respiro tremulo, assai insolito per il giovane detective. Poi le parole.
“Misa Amane è appena stata ritrovata ai piedi dell' Acty Shiodome di Minato. Si è gettata dall'ultimo piano.”
Groppo in gola, dolore di stomaco, ossa spezzate. L'aria si è fatta forse più rarefatta?
« Near...»
“Mi dispiace molto. La questione, francamente, ha colto totalmente alla sprovvista anche noi.”

E così era finita. Finita, finita del tutto. E la verità, Misa Amane, se l'era portata nella tomba.

« Saremo sul posto il prima possibile, Near.» Aizawa non seppe mai dove trovò la forza per dirlo. Accanto a lui, Matsuda appariva come lo stelo di un giunco sul punto di spezzarsi.

“Grazie mille.” una breve pausa silenziosa, il sibilo del vento sul microfono. “Prima di raggiungerci, gentilmente, siate così cortesi da eliminare ogni traccia della videoregistrazione che vi ho lasciato poche ore fa. Visti gli ultimi eventi, la sua esistenza appare ormai del tutto superflua. Il fascino di un segreto, dopotutto, sta nella sensazione di aver sbirciato da una serratura; nessuna grande verità è mai passata attraverso l’incastro di una chiave.”

E no, una simile cortesia non la dovevano a Kira, l'assassino che avevano abbattuto allo Yellow Box dopo un braccaggio insanguinato e logorante durato anni interi. Però, lo dovevano a Light Yagami e a Ryuzaki, la miglior unione di cervelli mai vista in una task force, i due ragazzi prodigio che, seppur contrapposti dal destino, avevano scoperto la chiave per sentirsi.

« Sarà fatto.»
E il tempo avrebbe lenito il dolore.

Note:
Sì, lo so, ho proposto la morte di Misa in maniera prematura (in realtà sarebbe il 14 Febbraio, ma okay). Visto la sua personalità impulsiva mi è parso credibile che potesse agire in questo modo – e comunque mi faceva comodo ai fini della trama. Mea culpa.

L'Acty Shiodome è un grattacielo residenziale di Tokio inaugurato nel 2004.

Per il resto, la trama di per sé non è nulla di particolare, ma la sera scorsa in uno slancio febbrile mi sono svegliata con quest'immagine ed ho deciso di assecondarla mettendola per iscritto. Non bazzicavo nel fandom dal lontanissimo 2009, ma non si può davvero passare oltre Death Note. In ogni caso, credo sia la mia prima volta su EFP. Qualsiasi opinione è più che bene accetta.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: kleiner_teufel