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Autore: LaRagazzaDelleMargherite    31/05/2009    4 recensioni
Severus Piton, tutti i momenti di dolore dopo la perdita di Lily. Da viva. E da morta.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Ieri non ho avuto tempo di scrivere questa premessa. Per prima cosa voglio dire che molti dei dialoghi che trovate all’interno della storia sono presi direttamente dalla saga di Harry Potter, non sono ancora così brava come la zia Row xD

Come seconda cosa voglio ringraziare tutti quelli che recensiscono le mie storie ogni giorno….siete la mia energia, mi spingete a continuare!

Un grazie particolare va a Pervinca Potter 97, grazie a te e alle tue “schegge” perché mi hai dato la spinta per scrivere di Sev, una cosa che non ero mai riuscita a fare, ero come bloccata, non riuscivo a mettere su carta tutto il suo dolore. Non penso di esserci riuscita appieno, ma è un piccolo passo.

Un bacio a tutti, Serena^^

 

A time to Pain

 

Primo Capitolo: Perché ti perderò.

“Non mi serve l’aiuto di una piccola schifosa Mezzosangue!”

Non ci vedeva più dalla rabbia. Non vedeva più nulla.

L’unica cosa che vide fu lei, che trasaliva.

E in quel momento gli si aprirono gli occhi, e volle morire.

“E’ diverso se si è figli di Babbani?”

“No. Non è diverso”.

Severus che cosa hai fatto?

Lily è là, fredda e distante adesso, gli dice che non lo aiuterà più.

“E se fossi in te mi laverei le mutande, Mocciosus”.

Come un duello. L’avversario rispose al fendente, colpendolo dritto al cuore.

Nei suoi occhi vede odio, e vede dolore. Ma non potrà mai vedere il dolore profondo nel suo cuore. Lily non potrà farlo. L’ha visto nei suoi occhi. L’ha capito dalla sua voce.

“Lily…” sussurrò Sev.

Ma non lo udì nessuno. Nessuno. Adesso era davvero solo.

Lei andò via, lui la seguì con lo sguardo.

Lo stupido ragazzo davanti a lui continuò quel gioco che tanto lo divertiva.

Quel giorno Severus Piton fu umiliato davanti a tutta la scuola, davanti alla sua unica casa, davanti ai suoi amici, che non intervennero, davanti alle persone che stimava, davanti alla persona per cui si sarebbe gettato nel fuoco….quel giorno Severus Piton perdette la sua dignità. Ma non era poi così importante per lui. Poteva rinunciare a tante cose, l’aveva sempre fatto. Aveva rinunciato ad avere una famiglia, ad avere una casa, ad avere una popolarità, ad avere bellezza, ad avere una ragazza. Cos’era in fondo perdere la propria dignità? Per qualcuno potrebbe essere tutto. Ma lui quel giorno perse qualcosa che era più prezioso della vita. E perdere la dignità non era niente a confronto.

Correva lungo il corridoio buio, attento a non farsi scoprire. Salì le scale, una, due, tre rampe e raggiunse il quadro della Signora Grassa.

“Parola d’ordine?”, domandò quella.

“Devo parlare con Lily!”, rispose, invasato.

“Niente parola d’ordine niente entrata”, disse quella impertinente.

Severus tentò un’ora buona di passare, e solo quando la Signora Grassa minacciò di chiamare Silente si calmò. Non voleva che Silente sapesse cosa aveva detto. Si vergognava, si.

Si sedette la davanti aspettando che qualcuno passasse dal ritratto.

Per ore non si vide nessuno. Ad un tratto sentì dei passi per le scale, e vide Mary Arold sgambettare veloce per non farsi scoprire fuori oltre il coprifuoco.

“Piton!”, strillò spaventata.

“Che cavolo ci fai qui, Mocciosus?”

“Non..chiamarmi con quel nome! Chiamami Lily, dille che non me ne andrò da qui finché non uscirà a perlare con me. Dormirò qui piuttosto, sono disposto a tutto! Diglielo Mary Arold”, disse.

La giovane grifoncina non era tipo da farsi intimidire da nessuno, era una di quelle toste. Ma qualcosa nello sguardo di Severus le chiuse la bocca e le serrò lo stomaco. Sussurrò un si e scappò dentro la torre.

Poco dopo ne uscì lei, gli occhi pesti di chi ha pianto ore, le mani graffiate da quanto le aveva tormentate.

“Mi dispiace”.

“Non mi interessa”.

“Mi dispiace!”

“Risparmia il fiato. Sono uscita solo perché Mary mi ha detto che minacciavi di dormire qui”.

“L’avrei fatto. Non volevo chiamarti schifosa Mezzosangue, mi è…”

“…scappato? Troppo tardi. Ti ho giustificato per anni. Nessuno dei miei amici riesce a capire come mai ti rivolgo la parola. Tu e i tuoi cari Mangiamorte…vedi, non lo neghi nemmeno! Non neghi nemmeno quello che volete diventare! Non vedi l’ora di unirti a Tu-Sai-Chi, vero?”

Severus voleva dire di smetterla, smettila di guardarmi così Lily, ti prego. Ma non seppe dire nulla. Era inerme.

“Non posso più fingere. Tu hai scelto la tua strada, io la mia”. Le parole gli gelarono il sangue, gli fecero esplodere la testa.

“No…senti, io non volevo…”

“…chiamarmi schifosa Mezzosangue? Ma chiami così tutti quelli come me, Severus. Perché io dovrei essere diversa?”

Perché ti amo Lily Evans, perché ti amo ti amo e tu non lo sai!

Avrebbe voluto urlarlo, ma lei si voltò e andò via.

Via. Via per sempre.

E lui, lì, da solo come solo non era mai stato stato in tutta la sua vita. Scappò Severus, corse fino alla Torre di Astronomia, la torre più alta.

Urlò, e urlò di nuovo, e pianse Severus, pianse come un uomo che ha perso tutto, pianse come se fosse morto lui, pianse e si dimenò come un bambino.

“Perché? Perché Lily perché? Oh dio, non volevo, ti prego Lily…perdonami ti prego!”. Urlava al vento. Alla luna. Alle stelle che le ricordavano il suo sorriso.

Il calore che aveva alloggiato nel suo cuore per anni ora esplose in lui. Si arrampicò sul muretto della torre, pronto a gettarsi di sotto.

“Perché?...”

Il vento gli scompigliava i capelli. Lavava le lacrime.

No. Non doveva farlo. L’amava giusto? Allora non l’avrebbe fatta soffrire. Mai più. Non la avrebbe mai più ferita. Mai.

Scese dal muro e si ricompose.

Quella notte dormì in cima alla torre. Ebbe gli incubi, ma non aveva più paura.

Qualcuno lo scosse quella mattina. Pioveva, il cielo era grigio. E Severus Piton era solo.

Quel qualcuno lo scosse e lui si svegliò. Il professor Silente era di fronte a lui.

Non ebbero bisogno di parole.

Forse lo aveva sentito quella notte.

Severus Piton si alzò e lentamente scese le scale e arrivò al dormitorio vuoto.

Entrò alla seconda ora di lezione di trasfigurazione.

Si sedette all’ultimo banco e tutti si girarono. Tranne lei.

Era completamente solo.

   
 
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