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Autore: MadogV    31/01/2017    3 recensioni
Questa lunga one shot è dedicata a John Hurt, un attore di grande talento e racconta in modo alternativo alcuni eventi conclusivi nel mondo di Harry Potter
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Olivander, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Sulla poltrona padronale se ne stava stravaccata Bellatrix Lestrange, sotto i neri capelli sudici e arruffatti i suoi due piccoli occhietti neri fissavano con concupiscenza il suo signore e padrone: Lord Voldemort.

Malfoy era appoggiato al caminetto, il cui fuoco crepitante emanava barbagli rossastri, illuminando il suo volto.

I suoi lunghi capelli pallidi, lo sguardo freddo e sprezzante, i lineamente scolpiti nella pietra, il fisico asciutto e longilineo, tutto questo lo rendevano simile a un dio e procurava in ogni sottoposto una sorta di terrore panico reverenziale.

In tutti, ma non i quei tre mangiamorte che sedevano scomposti sulle poltorne del suo salotto.

Malfoy arricciò il naso infastidito, odiava aver dovuto cedere la sua dimora avita ai mangiamorte come loro base.

Poi la voce di Lord Voldemort lo ridestò dai suoi pensieri; più che una voce, si poteva ben dire un rantolo sinistro, un sibilare di un qualche vento cavernoso che fuoriscisse dalle profondità abissali della terra, ove hanno nido abominazioni ancestrali tali da ridurre alla follia anche l’uomo più coraggioso.

“Potter è una seria minaccia se non possò ucciderlo. Devo capire come fare a rendere la sua bacchetta inoffensiva.  Portatemi Ollivander Garrick, il mastro di bacchetta.”

Malfoy lanciò una rapida occhiata ai mangiamorte a cui veniva affidata la missione.

Il primo,  che sedeva in posizione fetale, rispondeva al nome di Thorfinn Rowle, e sebbene avesse il colore dei capelli simile a Malfoy, il fatto che fossero spelacchiati e che circondassero uno sguardo ebete, lo rendeva più simile a  un plebeo, che a un dio; per il resto non c’era niente che lo distinguesse dalla squallida manovalanza al servizio di Voldemort.

Il secondo, che sedeva orizzontalmente sull’altra poltrona, rispondeva al nome di Gordon  Caradoc, ed era abituato a lavori di bassa macelleria, stante la sua stazza, a questo si aggiungeva due occhi verdi e grandi, circondati da sopraciglia cespugliose e barba incolta, anzì del suo volto si vedevano solo due punti verdi sinistri e un naso rotto in più punti, il resto era sommerso da un intrico di capelli, barba e baffi biondo fragola.

Infine, più che seduto,sembrava abbarbicato, c’era Inigo Guerrero, il quale se non respirasse e ragionasse, passerebbe ottimamente per un Ghoul ( il demone divoratore di cadaveri), stante la sua magrezza, il volto smunto e lo sguardo spiritato.

“Ma Lord Voldemort.” Obbiettò a quel punto Malfoy:” Non parvi più giusto affidarmi la missione, non sono forse l’uomo adatto?”

Lord Voldemort si limitò a fissarlo con disprezzo per ridurlo al silenzio, umiliandolo di fronte a tutti.

Non sei un dio, Malfoy, non sei un dio.

Come un cane bastonato, Malfoy ritornò al suo posto, convinto però che i tre avrebbero fallito nella missione.

Passò un ora, passarono due ore e anche la quarta ora era sul finire, quando, con un mugghio sordo, il camino sprizzò fiamme verdastre da cui emersero i tre mangiamorte con il prigioniero: non avevano fallito.

“Bene.” Sibilò sinistro Voldemort:” Buonassera, ssignor Ollivander.”

Ma il gesto compiuto da quel vecchio signore, dagli occhi grandi e pallidi, e i candidi capelli , sorprese Vodemort.

“Signor Ridley.” Disse con voce limpida e stringendo calorosamente la mano di Voldemort:” Signor Ridley, lei non sa quanto sono lieto di conoscerla. Lei ha fatto grandi cose, terribili è vero, ma grandi.”

Voldemort rimase basito.

“ Immagino che mi abbia fatto convocare con urgenza perché ci sono problemi con qualche bacchetta o le servono informazioni  sulla leggendaria bacchetta di Sambuco. Prendiamo un tè e discutiamone.”

Voldemort non potè che accontentare il suo “ospite”.

La scena che si presentava aveva tutta l’aria di essere comica, se non fosse stato per la cupezza dell’ambiente e per le espressioni feroci negli occhi dei presenti.

In mezzo a tutto questo pericolo Olivander sedeva tranquillamente, sorseggiando il suo tè allo zenzero.

“Signor Ridley” prese a parlare:” per quanto riguarda il problema Potter non le posso essere in alcun modo di aiuto. Purtroppo la matrice del nucleo delle vostre bacchette è la stessa; io stesso ho strappato quelle due piume dalla fenice che avevo con me. Come ogni buon mastro di bacchetta sa, quello che impedisce ad una bacchetta di essere distrutta dal nucleo interno è la volontà di autoconservazione del nucleo stesso. Il mio procedimento è segreto certo, ma non è un segreto che un nucleo di bacchetta venga, come si può dire in termini poveri, risvegliato nel suo potenziale. Però, l’energia che ne scaturisce è molto forte e così il nucleo stesso sviluppa una volontà di autoconservazione. Ora, dato che le vostre bacchette sono dotate di nucleo simile, succede che il nucleo si riconosce nell’altra bacchetta e quindi impedisce, non che vengano scagliati incantesimi, ma che essi vadano a danneggiare lì’involucro.”

“Capissco.” Sibilò Voldemort, sorseggiano anche lui il suo tè al rabarbaro.

“Per quanto riguarda la bacchetta di Sambuco è, ancora una volta, il nucleo il suo perno centrale. Corda di cuore di drago, il nucleo più potente per l’attaccò, ma anche il più volubile, infatti, se il possessore dovesse essere sconfitto, la bacchetta non gli risponderebbe più  e passerebbe al vincitore.  Ora tocca capire chi è stato a sconfiggere il precedente possessore.  Poiché se questo nuovo possessore non verrà sconfitto e morrà di morte naturale, la bacchetta perderà tutto il suo potere, diventando inutile.”

Avendo mandato, come ricompensa , i tre mangiamorte  a divertirsi con le prigioniere giù in cantina, In sala erano rimasti, oltre a Voldemort e Ollivander, solo Malfoy, sempre appoggiato al camino con lo sguardo cupamente pensieroso, e Bellatrix, accucciata sulla poltrona con gli occhietti da cucciolo bastonato che guizzavano dall'uno all'altro dei commensali: osservava il suo signore e padrone che cercava di capire qualcosa di quei discorsi noiosi e il signor. Ollivander che mentre parlava, giocherellava con una strana bacchetta di un legno pallido e nodoso.

Mentre era pronta a intervenire per avvisare il suo signore e padrone, egli stesso la precedette:” Crede di intortarmi con queste chiacchiere, mastro di bacchetta?” Sibilò tonante:”Non le conviene  pensare di mettere mano alla bacchetta, ho qui il miglior duellante e, prima che possa mettere a mente anche un solo incantesimo, sarebbe già morto!”

Sia Malfoy che Bellatrix gongolarono, pensando che il complimento fosse rivolto a loro, ma in realtà il signor oscuro parlava di se stesso.

Ollivander rispose con pacata compostezza:” Signor. Ridley le ho forzato la mano chiedendole di offrirmi del tè, sperando che ciò risvegliasse in lei un minimo di ospitalià. Ma come vedo lei è un bruto, arrogante e assetato di potere. Lei non vincerà, perché un superbo, perché pensa davvero che le cose debbano andare come vuole lei, ma non pensa che tutto è esattamente come deve essere.  Lei non si è accorto che sono venuto qui di mia spontanea volontà, così allo stesso modo me ne andrò, di mia spontanea volontà. E lei non potrà fare niente per impedire che ciò accada, o meglio lei ci proverà, ma il fatto che io me ne vada senza che venga me torto un capello è inevitabile. Io sono un mastro di bacchetta e sono obbligato ad andare ovunque sia richiesto il mio lavoro o la mia consulenza, ma non sono così sprovveduto da cadere in trappola. Lei è destinato alla sconfitta, poiché non si è mai posto nell’ottica di una sconfitta, di un insuccesso. Lei guarda il mondo solo da una sola prospettiva, se l’avessa cambiata avrebbe vinto, ma ormai è troppo tardi per tutto. E troppo tardi per lei e per me, che sto facendo tardi ad un appuntamento con il signorino Potter.”

E detto ciò estrasse la sua agenda e spuntò la voce Voldemort dai suoi appuntamenti, la rimise in tasca e afferò la strana bacchetta.

All’istante due expelliarmus e un incanto crucio, questo lanciato da Voldemort, furono scagliati contro Ollivander, ma colpirono la bacchetta senza effetto alcuno.

I presenti restarono basiti,e il mastro di bacchetta approfittò dell’attimo di confusione per gettarsi nel camino e usando la polvere flood trasferirsi al sicuro a villa Conchiglia.

Un tonfò sordo e un levarsi di polvere in dense nubi, poi il rotolare di un corpo fuori dal camino destarono gli abitanti di villa Conchiglia.

“Signorino Potter, signorina Granger e signorino Weasley, scusate per il ritardo.” Disse Ollivander rialzandosi e rimuovendo la polvere dai suoi vestiti.

La casa era molto meno illuminata di villa Malfoy, ma la luce che filtrava dalle piccole finestre era pura e semplice e le ombre non nascondevano nulla di malevolo.

“Dove è stato signor Ollivander?” Chiese Hermione con tono fra il pedante e il preoccupato.

“Avevo un  appuntamento non segnato in agenda col signor Ridley.” Rispose con pacata sincerità Ollivander

“Voldemort!” esclamarono i tre in coro.

“Spero non avrà fornito informazioni riservate o delicate, signor. Ollivander.” Intervenne Hermione:” O avrà dei guai col ministero, la accuseranno di favoreggiamento o, peggio di tradimento.”

“Saccentemente pedante, come sempre, signorina Granger!” Ribattè Ollivander, mettendosi a sedere ( e stante la scomoda seduta, rimpianse la malvagia comodità di villa Malfoy.)

Hermione rimase piccata dalla risposta e provò a trovare una risposta adatta, ma Ollivander la precedette.

“Il tempo non è ha nostro favore. Il signor. Ridley è sempre più debole, ma è ancora forte per tentare un ultimo colpo di coda. Dovete prendere Hogwarts a tutti i costi, solo così potremo procedere a decapitare questo male una volta per sempre.”

“Il che le dispiace, signor. Ollivander, non è vero?” Intervenne Hermione caustica.

“Si!” rispose il mastro di bacchetta leggermente rattristato:” Mi dispiace- e qui di nuovo lanciò una frecciatina-perché sarebbe potuto essere un grande mago, quale lei non sarà mai signorina Granger. Che spreco di talento!” Concluse con un filo di amarezza.

“Quindi lei dice che dovremmo lottare? cingere d’assedio un castello insepugnabile?” chiese Ron con un filo di preoccupazione.

“Come sempre, lei ha una visione limitata delle cose, signor Weasley. Non ci sono forse ad Hogwarts amici fidati, leali compagni e coraggiosi cospiratori? Un modo per entrare non visti, dove trovare. A quel punto dovrete colpire e trasformare quel castello inespugnabile nel vostro castello inespugnabile.” Ribattè Ollivander, senza modificare di un punto il suo tono sereno.

Concluse poi chiedendo qualcosa da mangiare, poiché a villa Malfoy aveva avuto appena il tempo di finire il suo tè, senza poter gustare un dei tanti squisiti dolci della casa.

Quando ebbe fornito le indicazioni del caso, uscì dalla villa e disparve.

Di lui non sepperò più niente, non sepperò che poco dopo il loro incontro era morto, infatti in agenda aveva un altro appuntamento, con un mago con cui aveva un affare in sospeso.

Casa sua era sopra il negozio ed era decisamente spartana, un bagno, il letto, e il tavolo dove fabbricava le bacchette.

Se ne stava lì in attesa, giocherellando con la sua bacchetta di vite ( quella di legno pallido e nodoso); poi si alzò accese il suo fornello di creazione e distrusse la bacchetta alla livida fiamma del piccolo fornello, la bacchetta si distrusse con facilità, non avendo nucleo e non essendo incantata.

Ollivander la usava come beta tester delle altre bacchette data la peculiarità del legno di vite di essere assorbente e quindi immune a qualsiasi incanto.

Dato che doveva morire, preferiva non lasciare a nessuno quell’oggetto così pericoloso.

Poi il mago arrivò, un uomo in nero, con un volto nero, cupo, ma anche abbattuto e sconfortato.

“Vieni, vieni. Entra pure Piton, ti aspettavo.” Disse con gioia Ollivander.

“Sono venuto a renderti il favore, Ollivander.” Rispose cupo Piton.

“Bene, bene!” Gongolò Ollivander:” sai che il lavoro che ho dovuto fare non è stato facile. Adattare la bacchetta di un mago ad un altro e poi quella bacchetta. Che lavoro, il più bello e il più difficile, per fortuna che avevate lo stesso nucleo.”

“Sono io che ti ringrazio.” Rispose gelido Piton:” E nonostante tutto è così che devo ripagarti?” concluse incupendosi.

“Quando quel giorno ti presentasti con la bacchetta di salice sibilante chiedendomi di adattarla a te, mi sono rifiutato. Poi però quando ho capito chi era il proprietario, ho capito: quella bacchetta sarebbe stato un monito, un ricordo perpetuo, una sorta di dedizione post mortem.”

Piton abbozzò un sorriso.

“Mi ucciderai con l’incanto avada kedavra?” Chiese preoccupato Ollivander.

“No!” Rispose Piton ed estrasse dalle falde del vestito una piccola pozione.” Distillato della Morte Vivente, in dosse letale. Prima un sonno profondo e poi…la morte.” Concluse laconico.

“Bene.” Rispose Ollivander sempre più scemante nel tono di voce:” Prima che me ne vada per sempre, ho un favore da chiederti: distruggi la bacchetta di salice sibilante. Ci rivedremo presto dall’altra parte. Arrivederci signor Piton.”
Dettò ciò bevve ed ebbe appena il tempo di sdraiarsi, che la pozione lo piombò in un sonno-coma, in attesa della morte definitiva.

Piton pianse, poco, ma pianse. “Che spreco!” Pensò fra se e se.

Scese nel negozio e mentre si avviava verso l’uscita, vide sul bancone una custodia per bacchette vuota e sopra di essa una lettera.

L’aprì e leggendola sorrise ancora una volta amaramente.

“Egregio signor. Severus Piton

So che lei non distruggerà la bacchetta di salice sibilante , troppo legata ad essa e ai suoi ricordi, non ne avrebbe il coraggio.

Faccia però uno sforzo e riconsegni questa bacchetta al signorino Harry Potter , in qualità di legittimo erede della stessa.

Poiché tutto è come deve essere e tutto va come deve andare.

In fede

Garrick Ollivander ( 22 gennaio 1940 –  25 gennaio 2017)

 

E Piton riconsegnò ad Harry la bacchetta.

E Piton morì, proprio come Ollivander gli aveva detto.

Poiché tutto è come deve essere e tutto va come deve andare.

 

Questa lunga one shot è dedicata a John Hurt, un attore di grande talento.

A tutti i lettori grazie per la lettura e recensite, per farmi sapere cosa ne pensate; non saranno tuttavia accettate pedanterie su gli errori da me commessi relativi al mondo di Harry Potter.

Non conosco affondo questo fandom, ma per la legge del contrappasso è quello che mi ispirà di più.

   
 
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