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Autore: Trick    01/06/2009    7 recensioni
Bene e Male non sono altro che gli estremi di qualcosa che non esiste. La paura dell'Inferno non è altro che una sciocca illusione. Esso è, in effetti, una condizione puramente umana.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Note: Questa flash-fic è stata scritta in una torbida e particolarmente movimentata mezz'ora di tanto, tanto tempo fa. È rimasta a poltrire nel mio abbonato livejournal, fin quando il mio computer non ha deciso di farmi "bye-bye" e autodistruggersi. Nello scoppio, mi duole informarvi che sono tristemente periti i tre capitoli del Diario di un Lupo in un Branco di Lupi che volevo postare la scorsa settimana. Nell'attesa di riscriverli in maniera pressoché simile, cercherò di farmi perdonare con questa. Io e il mio computer ci scusiamo infinitamente.

§§§§§

 

 

 

 

Tu credi nell'Inferno?

 

Avvolgendosi nel lenzuolo candido, Lily lanciò un'occhiata ansiosa all'uomo addormentato nel letto. Certa che stesse ancora dormendo, si scostò un ciuffo di capelli dal viso e iniziò a cercare i propri indumenti per la stanza, tentando di essere il più silenziosa possibile. Mentre cercava di infilarsi le mutandine senza lasciare il lenzuolo, sentì un brusco fruscio alle proprie spalle. Si volto allarmata, ma si rilassò immediatamente nel constatare che il proprio amante, per quanto movimentato potesse essere il suo sonno, pareva dormire ancora della grossa.

Cauta, si sedette sul bordo del letto e riprese a vestirsi.

«Stai scappando?».

Lily trasalì e strinse con forza le labbra rosee. No, si disse. Decisamente, non dormiva. Voltò il capo e gli rivolse uno sguardo teso.

«Non posso» sussurrò. «Non possiamo entrambi».

Inquieto, Remus distolse lo sguardo dai suoi occhi magnetici.

«Ne sono consapevole» ammise, mentre un sorriso amaro gli increspava le labbra sottili. Sollevò il capo e ammirò il profilo morbido delle sue spalle candide, desiderando avidamente di poterle sfiorare un'altra volta.

«Stiamo sbagliando, Remus» affermò con foga lei, scuotendo la lunga chioma rossa e stringendo con forza il lenzuolo candido. «È tutto un grosso sbaglio».

«No, Lily» la corresse lui, cupo. «La prima volta è stata uno sbaglio. Noi stiamo perseverando».

«Io amo James» esalò sofferente lei, passandosi una mano fra i capelli e guardandolo turbata. «Se lo amo, perché...?».

«Abbiamo già avuto questa conversazione, Lily» disse lui, voltandosi su un fianco ed allungando un braccio verso il primo cassetto del proprio comodino. Lo aprì e ne estrasse un pacchetto di sigarette e una confezione malridotta di fiammiferi.

«Ed ogni volta» riprese, portandone una alle labbra e accendendo un fiammifero, «la risposta è la medesima».

«Non pensavo fumassi» gli disse con un sorriso storto. «Non sembri il tipo».

«Abbiamo già avuto anche questa conversazione» rispose lui, porgendole gentilmente il pacchetto.

Lily afferrò una sigaretta e lasciò che Remus l'accendesse. Inspirò lentamente la prima boccata, lasciando che l'aroma amaro del fumo gli invadesse la mente. Remus gettò la testa sul cuscino, scrutandola ammaliato.

«Sei bellissima» le disse.

Arrossendo appena, Lily distolse timidamente lo sguardo.

«Lo so» mormorò nervosamente.

Remus emise uno sbuffo divertito.

«Tu credi nell'Inferno, Remus?» domandò d'un tratto Lily, sollevando il capo e fissandolo intensamente.

«È una domanda piuttosto complessa» rispose lui. «A cosa la devo?».

«Te ne prego».

Aspirando profondamente dalla propria sigaretta, Remus le rivolse uno sguardo estremamente serio.

«No» disse. «Non credo in niente di così ricamato».

«Siamo adulteri» affermò Lily, chinando il capo e celando l'espressione disperata del proprio volto. «Siamo adulteri, Remus».

«Sì» confermò mestamente lui. «Credo che questo sia il termine più appropriato».

«È un peccato mortale» continuò lei, con fiato corto. «È una gravissima colpa».

«Ne sono consapevole».

«Che cosa dobbiamo fare, adesso?» domandò in un mormorio appena udibile Lily, tormentandosi le mani affusolate.

Remus le rivolse uno sguardo grave.

«Bene e Male non esistono. Essi si mescolano torbidamente in ognuno di noi, confondendo le scelte e scambiando le strade. Non sono altro che il bianco e il nero di tutti i miti eterni, mostrati a stendardo di un mondo che di estremi non ne ha mai veduto uno. Decidere di essere l'uno o l'altro a priori può rivelarsi tremendamente stupido o tremendamente pericoloso. O entrambi, e, in questo caso, sarebbe tutto tremendamente troppo in una volta sola. Siamo liberi di decidere da che parte pendere, ma non da che parte lasciarci avvolgere. Temo che questo, infatti, non sia possibile».

Senza dire una parola, Lily si allungò su di lui, si sporse fino a raggiungere il posacenere sul comodino e spense con un gesto deciso il mozzicone. Lentamente, fece scivolare l'indice lungo la mascella di Remus, carezzandola con estrema dolcezza.

«Dovresti rifarti la barba» gli disse.

Lui le sorrise fievolmente e la avvicinò a sé, cercando bisognoso le sue labbra. La baciò piano, a lungo, gustando l'aroma delicato dei suoi capelli mischiarsi a quello aspro del fumo.

«Non ti faranno mai bruciare all'Inferno» le sussurrò all'orecchio, sfiorandole delicatamente le spalle ricoperte di efelidi. «Tu sei un angelo, Lily».

«Anche Lucifero lo era».

«Se è dell'Inferno che hai paura» disse Remus, «basterà portare questo segreto nella tomba e, forse, nessuno di noi finirà per visitarlo».

Inferno e Paradiso sono due condizioni dell'essere umano, non dell'essere divino. Bene e Male, innocenza e peccato, non sono che inesistenti estremi in un mondo di graduazioni. Quindi, se tutto ciò che ci circonda è un artefatto dell'uomo, la nostra unica soluzione è tacere fino alla fine.

Porta questo segreto nella tomba con me, Lily, e non conosceremo l'Inferno.

 
 

Passandosi stancamente la mano sul volto, Remus Lupin afferrò il bicchiere di whisky che stava bevendo e si accese una seconda sigaretta.

Non sapevo che fumassi. Non sembri il tipo.

Aspirò piano, gettò la testa sulla vecchia poltrona della stanza che aveva affittato e fissò le chiazze umide sul soffitto. Ancora intoccato sul treppiedi accanto a lui, il giornale mostrava la data del giorno di Ognissanti.

Porta questo segreto nella tomba. E non conosceremo l'Inferno.

 

Hai sbagliato sermone, Remus.




   
 
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