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Autore: The Dreams Factory    01/06/2009    7 recensioni
Il nostro è stato un lento avvicinarci. E’ cominciato tutto dopo l'Ultima Battaglia, quando siamo tornati a scuola per ripetere il nostro settimo anno. Una notte, non so bene cosa mi spinse a farlo, forse il senso di colpa che non mi dava tregua, avvertii il bisogno di tornare lassù, sulla Torre di Astronomia, dove non mettevo piede dalla tragica conclusione del sesto anno…e lui era lì.
(Per il compleanno di loke)
Genere: Romantico, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Our little family'
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Prompt: 037

Questa fic è il regalo di compleanno per una persona importantissima per me e probabilmente non molto conosciuta qui, loche. Vale, spero che il regalo ti piaccia ^___^ Ricorda che io per te ci sono sempre, va avanti, segui la tua strada puoi e sta sicura che, ogni volta che incespicherai, io sarò sempre un passo indietro a te, pronta sorreggerti. Vola più in alto che puoi, senza paura di precipitare, perché sarò sempre a terra pronta a prenderti e quando ti avvicinerai troppo al sole, verrò a recuperarti perché non si sciolgano le tue ali. Ti voglio bene, tesoro. Buon compleanno e cento di questi giorni!

 

Anche questa storia appartiene all’universo de La Nostra Famiglia e fa parte della serie Our little Family”.

 

Ringrazio come sempre la mia meravigliosa beta, Narcissa63, che ha sistemato questa fic a tempo di record!

 

Prompt: 037. Lento;
Fandom: Harry Potter;
Pairing: Draco/Harry;
Rating: R;
Genere: Introspettivo, Romantico;
Info: Storia scritta per la Big Damn Table del Marauders Yaoi Forum .

 
Guardando indietro…

Io voglio regalarti la mia vita.
Chiedo tu cambi tutta la mia vita, ora [...]
E so che serve tempo, non lo nego.
Anche se in fondo tempo non ce n’è, ma se...
Cerco lo vedo.
L’amore va veloce e tu stai indietro.
Se cerchi mi vedi.
Il bene più segreto sfugge all’uomo che non guarda avanti mai.*

Il nostro è stato un lento avvicinarci.
E’ cominciato tutto dopo l'Ultima Battaglia, quando siamo tornati a scuola per ripetere il nostro settimo anno. Una notte, non so bene cosa mi spinse a farlo, forse il senso di colpa che non mi dava tregua, avvertii il bisogno di tornare lassù, sulla Torre di Astronomia, dove non mettevo piede dalla tragica conclusione del sesto anno…e lui era lì.
Con il capo reclinato all’indietro, seduto a terra, con la schiena poggiata contro il parapetto, Harry Potter scrutava il firmamento con sguardo assorto.
Mi avvicinai con cautela, ammaliato da quell’inconsueta visione, sentendomi quasi un intruso…non credevo lui fosse il tipo da ricercare la solitudine.
Il nostro rapporto era cambiato durante la guerra. La voglia di stuzzicarci, di attaccare briga e di ferirci era scemata, lasciando il posto ad una fredda cortesia. Immagino che tutti fossimo stanchi di lottare…
Ricordo che mi accostai lentamente, aspettando che mi scacciasse o che se ne andasse, ma non fece nessuna delle due cose. Rimase in silenzio e, dopo avermi scoccato un’occhiata fugace, tornò a guardare il cielo. Con fare incerto, mi accomodai accanto a lui e feci lo stesso. Ancora una volta non aprì bocca, nemmeno per mandarmi via, ma lo vidi sorridere leggermente…
Questi incontri andarono avanti a lungo, ogni sera salivo su quella Torre e lo trovavo lì. Nessuno dei due parlava, restavamo semplicemente così, abituandoci l’uno alla presenza silenziosa dell’altro e restandone, in breve, assuefatti.
Non so esattamente per quanto tempo proseguì quel rituale, so solo che la temperatura divenne più fredda di notte in notte ed una di quelle, sentendomi rabbrividire contro la sua spalla, Potter coprì entrambi con il suo mantello.Rammento il suo sguardo in quell’occasione, era profondo ed intenso come non lo avevo mai visto, sembrava capace di scavarmi sin dentro l’anima. Mi sentii nudo ed inerme al cospetto di quegli occhi verdi come pezzi di giada, eppure al sicuro ed…accettato.
Rimanevamo lì sempre più a lungo ed ogni volta sedevamo un po’ più vicini. Poco a poco lo spazio tra noi si stava riducendo. Ricordo la notte che rimanemmo su quella terrazza sino all’alba e le dita che passarono lentamente tra i miei capelli, per svegliarmi, quando mi addormentai appoggiato a lui.
Mi torna in mente anche quella in cui mi alzai in piedi, pronto ad andarmene, e gli porsi la destra per aiutarlo a fare altrettanto, osservando quasi incredulo la sua mano afferrare saldamente la mia.
Incontrarci lassù divenne un’abitudine a cui nessuno di noi era più capace di rinunciare.
Non potrò mai dimenticare la notte in cui non lo trovai lassù e sentii un acuta fitta al cuore. Trascorsa un' ora stavo per andarmene, quando lui arrivò trafelato e parlò, per la prima volta: -Scusa…il ritardo…- smozzicò a causa dell’affanno, sedendosi poi accanto a me.
Ricordo la vigilia di Natale, la neve che scendeva lentamente dal cielo plumbeo, posandosi lieve su entrambi. Le nostre dita gelate si sfiorarono per caso, facendoci sussultare e, dopo una breve esitazione, s’intrecciarono con naturalezza. Come se l’avessimo già fatto mille volte. Come facemmo mille volte ancora.
Dal giorno dopo ci salutammo ogni mattina a colazione ed ogni volta che ci incrociavamo nei corridoi, sotto lo sguardo incredulo del resto degli abitanti del castello.
Rammento la notte che Harry parlò per la seconda volta: -Vuoi ballare?- mi chiese. Il clima era troppo rigido per stare in terrazza, così eravamo rimasti nella parte coperta della Torre, osservando le stelle attraverso i vetri che costituivano la cupola del soffitto.
-Qui?- domandai stupito e lui annuì. –Ma non c’è musica- obiettai confuso.
-Non ci serve- mi assicurò invitandomi ad alzarmi, per poi stringermi a sé, cominciando ad ondeggiare e conducendomi in un lento le cui note suonavano solo nelle nostre orecchie, in un ritmo creato dalla cadenza dei nostri respiri, del battito dei nostri cuori, del fruscio dei nostri abiti, dei fremiti incessanti che ci scuotevano dalla testa ai piedi.
Come in un flash, rivedo la notte che le lacrime cominciarono a scivolare lente sul suo viso. Una…due…tre…Ed il bisogno doloroso che sentii di avvincerlo a me. Il modo in cui si tuffò tra le mie braccia, nel momento in cui le aprii in un esplicito invito. Non gli chiesi perché piangeva, mentre cancellavo con le mie labbra ogni stilla salata dalle sue guance... aveva tanti buoni motivi per farlo.
E ricordo la notte in cui fui io a lasciarmi andare, in cui chinai il capo, cingendomi le ginocchia e cominciando a singhiozzare. L’abbraccio di Harry, quando mi attirò contro il suo petto caldo, le sue mani che scorrevano tra i miei capelli, chiedendomi tacitamente di alzare il volto, di non nascondermi da lui. I gesti con cui mi cullò dolcemente, finché non mi acquietai. La sua bocca che rapì la mia, in un primo bacio dal sapore salmastro e bisognoso.
Rammento la notte in cui facemmo l'amore per la prima volta, stesi sui nostri mantelli, sotto il cielo stellato. La maniera lenta ed indolente con cui scoprimmo i nostri corpi, chiamandoci con ogni tocco, inseguendo ogni brivido, facendo nostro ogni attimo. Annullando ogni distanza, ogni pensiero, ogni dolore. Riempiendo l’aria con i nostri ansiti ed i nostri cuori con l’anima dell’altro.
E cominciammo a cercarci in ogni momento, incapaci di stare lontani…

Ora guardo il ragazzo che sta disteso su questo letto accanto a me, la curva sinuosa della sua schiena nuda che si perde sotto le lenzuola candide, e ripenso al lungo cammino che ci ha condotto sino a qui, mentre cullo lentamente il nostro bambino cantandogli la sua ninna nanna preferita. Con un sorriso osservo i due uomini della mia vita, scuotendo il capo divertito perché a quest’ora dovrebbe essere nostro figlio a dormire e non di certo mio marito.
Adagio il nostro angelo nel suo lettino, prima di coricarmi accanto a Harry e baciargli una spalla, su cui poi poso la testa, cingendogli la vita con un braccio ed intrecciando una gamba tra le sue. Infine chiudo gli occhi sereno ed ascolto il suo battito cardiaco lento e rassicurante.
Abbiamo percorso una salita lunga ed impervia, passo dopo passo, seguendo i nostri tempi…non abbiamo ancora raggiunto la vetta, ma l’importante non è giungere al traguardo, ciò che davvero conta è sapere di esserci arrivati insieme, senza arrenderci mai. E’ la consapevolezza che, per quando ripida sarà ancora la strada, non la faremo da soli, ma con l’altro accanto, sempre.


FINE.

*La frase d’introduzione è tratta da “Indietro” di Tiziano Ferro

 

 

  
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