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Autore: Dicembre    01/06/2009    10 recensioni
Nyven è uno schiavo, nato in catene non ha mai vissuto una vita diversa, per lui un padrone vale l'altro. Quando viene venduto al Crocevia, non può immaginare chi sia il suo nuovo padrone, nè chi viva alla sua corte. Si accorge però subito che il luogo dov'è stato portato è completamente diverso da tutto ciò che ha visto e da tutto ciò che ha vissuto. Irìyas l'ha acquistato per i suoi capelli, cremisi ed indomabili, che hanno una proprietà indispensabile di cui neanche un mago della sua potenza può fare a meno. Specialmente quando il mago si ritrova ad affrontare il Fuoco Eterno, scagliatogli contro da un suo vecchio amico e si ritrova legato ad una promessa fatta ad un drago per cui farebbe di tutto. Nyven è intrappolato in quest'intreccio di tradimento e di fedeltà e ne rimane inevitabilmente affascinato. Ma c’è un fondo cremisi, un’anima dedita al fuoco nel ragazzo, che nessuno sa spiegare , ma che tutti temono. E’ innata, sconosciuta ed indomabile.
Il mago però non può lasciarlo libero, e Nyven non conosce cosa giace nel suo animo. La matassa è stata srotolata troppo tempo prima perché ora si possa tornare indietro. Il Re, il cavaliere e amico del mago, il traditore… Tutti vogliono qualcosa, mentre il Regno rischia di ardere in eterno.
Genere: Romantico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Trentadue

 

 

La stanza era immersa nel silenzio. Nonostante Zir stesse sistemando alcune ampolle sugli scaffali dell’armadio, nonostante il fuoco ardesse alto nel camino, nonostante ci fossero tre persone in quella stanza, la stanza era immersa nel silenzio.

Sideas sorseggiava del vino da un calice di cristallo e fissava il fuoco, statico, con gli occhi di chi guarda altrove. Gli occhi di Sideas guardavano lontano. I capelli bianchi ricadevano ordinatamente sulla fronte, creando ombre sul suo viso che ne coprivano gli occhi. Tuttavia era chiaro che le sue iridi erano concentrate su quello che sarebbe capitato di lì a poco.

Nyven, invece, era accovacciato vicino al fuoco, per riscaldarsi dal freddo pungente che non riusciva più ad allontanare.

Zir, in disparte, ordinava liquidi per non disperderne il valore.

“Ti ha detto di andare via” La voce profonda del cavaliere si insinuò nel silenzio della stanza. Nyven ebbe un brivido. Annuì, girandosi verso Sideas.

“Lo sapevi?” chiese.

Il cavaliere annuì e il ragazzo sperò che questi continuasse senza che lui dovesse chiedere perché.

Ma Sideas non lo fece.

“Perché?” chiese dunque il ragazzo. Perché Irìyas voleva mandarlo via? Perché gliel’aveva detto in modo così frettoloso e freddo? Perché non poteva rimanere, aiutarlo ad andare ad Est? E perché lui, d’improvviso, non andava più bene?

Un solo perché ne nascondeva troppi. Nyven se ne rese subito conto, ma Sideas scosse la testa: aveva capito perfettamente.

Il silenzio si impadronì di nuovo di tutta la stanza, ma Zir non sistemò più nessuna boccetta sugli scaffali dell’armadio: si fermò a fissare il cavaliere, aspettandosi qualcosa.

Gli occhi di Sideas vagarono sulle fiamme del fuoco per un po’ prima di parlare. Di nuovo, non guardavano ciò che era loro davanti, guardavano altrove. Questa volta indietro.

“Irìyas è un mago” esordì come se dicesse un’ovvietà “E’ un mago come nessun altro nel Regno, o in tutte le terre dell’Ovest. E questo non solo perché il suo potere è maggiore di quello di qualuqnue altro, non solo perché le sue arti magiche e il suo dominio su di loro è perfetto, ma anche perché vive secondo un codice a cui ormai nessuno crede più…” sorrise, distogliendo lo sguardo dal fuoco e posandolo su Nyven “Non capisci, vero?”

Il ragazzo scosse la testa: non capiva fino in fondo.

“Non ti sembra futile, quasi capriccioso, il suo accanirsi contro Hago perché gli ha rubato un sogno? Perché stringere così tanto la morsa, dare fondo a così tanta energia per impedire al suo vecchio compagno di andare dove lui vuole andare? In fondo, Irìyas non ha mai davvero sognato di essere primo, bensì solo di andare ad Est. Il suo motivo è la conoscenza, vedere cosa c’è oltre i Territori. Non ha molto senso il suo accanirsi contro Hago, se non si conosce a fondo Irìyas…”

Nyven lo guardò, con gli occhi rossi e ardenti, ma non disse una parola.

“Ci ho messo diverso tempo a capire il mondo in cui vive Irìyas. Quando arrivai all’Accademia, onestamente, non capivo assolutamente i motivi che erano dietro a una qualunque azione del mago.” Sorrise “Ed è per questo, credo, che stringemmo amicizia: volevo capire. Alem lo trattava come una gemma rara, tutti lo temevano, ma nessuno lo capiva davvero. Per me poi, che sono l’esatto opposto, che vivo per calcare la terra e impugnare una spada, il modo in cui Irìyas guardava il mondo sembrava un’assurdità” rise di nuovo, ricordando il passato. “Ho più volte pensato che fosse pazzo… Poi invece, ho iniziato a capirlo, ho iniziato a vedere coi suoi occhi il mondo e mi sono accorto che, ai suoi occhi, questa terra è completamente diversa da quella che appare a me.”

“E come gli appare?”

“Gli appare astratta. L’idea e gli ideali sono ciò che caratterizza un uomo, non le azioni o la forza.” Sideas si sporse verso Nyven cercando di mettere in parole quello che gli riusciva difficile da spiegare “Per questo è un grande mago. Nessuna magia deriva da qualcosa di concreto. Un incantesimo non trae forza dalla terra, ma trae forza dal solo pensiero”

“E’ vero…” Nyven iniziava a capire.

“La forza della natura che poi viene incanalata da Irìyas, segue l’ordine della sua magia che deriva esclusivamente dal suo pensiero. Così pensieri, idee e ideali acquisiscono un significato completamente nuovo per un mago, perché tutto si poggia su di loro. Per un mango creare un incantesimo equivale a dare magia ad un suo pensiero”

“E Hago ha rubato un pensiero  di Irìyas…”

“Esatto. Irìyas l’ha vissuta come una violazione intima e un furto di ciò che gli apparteneva…”

“Un furto ben più importante di qualunque oggetto… Ma…” Nyven fece una pausa, cercando di mettere ordine ai pensieri “Ma l’ andare ad Est è un obiettivo, non un incantesimo. E’ davvero così importante per Irìyas, il fatto che Hago, ora, lo condivida con lui?”

“Hago non lo condivide. Hago se né appropriato. Come credi che faccia Irìyas ad impedire ad Hago di andare ad Est?”

“Con un incantesimo…” Nyven era titubante.

Sideas scosse la testa e allora, sul viso di Nyven comparve assoluta confusione.

“Non capisco…”

Sideas scoppiò a ridere, vedendo l’espressione corrucciata del ragazzo.

“Non fare quella faccia” gli disse il cavaliere “Riconosco che sia molto complesso da capire… “ guardò il fuoco di fronte a lui e riprese a parlare “E’ un’idea di irìyas, quella di andare ad Est. E’ il sogno del mago e il suo unico obiettivo . Non è mai appartenuta ad Hago. Ed è proprio per questo che Irìyas, ora, riesce ad impedire ad Hago di andare ad Est: impedisce al suo sogno di allontanarsi da lui”

Zir, che era rimasto in disparte fino a quel momento, intervenne, avvicinandosi e sistemandosi gli occhiali sul naso.

“Ragazzo” disse con quel tono che gli era proprio, in parte accondiscendente e in parte paterno: “Non pensare di capire le vie della magia in un'unica serata. Non ci riuscirai. Non ci sono riuscito io, né c’è riuscito Sideas. Nessuno che non sia un mago riesce a capire che cosa c’è dietro ogni incantesimo e dietro ogni magia. Però ciò che ha detto il cavaliere è vero: Irìyas vive secondo un codice dimenticato. Penso che pochi altri individui, Umani, Eclage e non, rispettino la storia e accolgano un’idea come la cosa più importante di una persona…” arricciò il naso “Hago ha calpestato ciò che di più sacro c’era per Irìyas, senza remore. Per fare questo ha messo in catene un drago, l’essere più antico e nobile di questa terra. Irìyas non poteva tollerarlo. Nessun drago può essere messo in catene, ogni drago dev’essere rispettato”

“Perché sono essere millenari, sopravvissuti ai Venti e conoscitori della Lingua Antica. Perché sono saggi e forti. Perché sono draghi. “ aggiunse Sideas con semplicità “Semplicemente.”

Nyven scosse la testa “Hai ragione. Capisco poco. Capisco poco di come sia possibile che Irìyas fermi Hago, ma ora capisco di più perché Irìyas abbia preso così a cuore il tradimento di Hago: per lui il tradimento è più profondo che per chiunque altro”

“E questo Hago lo sapeva bene…”

“ Però…” Nyven arrossì “Però quello che non capisco…” esitò di nuovo “ è perché vuole allontanare me…”

Sideas scoppiò a ridere. In quel silenzio generale e nello stupore che quella domanda aveva generato sui visi di Sideas e Zir, la sua risata risuono calda e profonda. Lo stesso coniglio non trattenne un risolino.

“Scusami se mi permetto di sorridere. Non fraintendermi, non è perché ritengo la tua domanda sciocca. Al contrario. Sono io che ho divagato troppo, non rispondendo con precisione a quello che mi avevi già chiesto.”

Nyven lo guardò con occhi enormi, le iridi ormai completamente rosse.

“Irìyas non vuole coinvolgerti in quella che sa essere la sua battaglia. Non vorrebbe neanche me qui, se non sapesse che anch’io sono legato ad Hago. Vuole proteggerti perché teme che tu possa rimanere coinvolto in qualcosa che non ti riguarda.”

Nyven protestò “Ma quel che riguarda irìyas riguarda anche me!”

“Non si può condividere tutto. So bene che la tua volontà di restare  è forte, ma Irìyas sente di averti coinvolto in qualcosa in cui tu non c’entri.”

“Ormai è troppo tardi…” disse in un fiato Nyven.

Sideas lo guardò intensamente. Guardò i suoi capelli vermigli, gli occhi color del fuoco e quel tatuaggio che ormai non era più nascosto dalla volontà di Irìyas e che perciò risaltava sulla pelle scura del ragazzo.

“Forse ormai è davvero troppo tardi” disse infine “rimani un mistero, Nyven. Rimani un mistero, ma ormai sono convinto che appartieni a questa storia più di quanto c’è dato sapere. E non perché ormai sei inevitabilmente legato ad Irìyas. Non solo comunque…”

Nyven riprese a guardare il fuoco e non disse nulla per un po’.

Il silenzio, di nuovo, s’impadronì di tutta la stanza.

“Io sono da sempre legato a questa storia” disse d’improvviso alzandosi in piedi e mettendo una mano dentro il fuoco. Non si bruciò, ammaestrò le fiamme perché gli lambissero semplicemente la pelle, senza nemmeno scaldargli la superficie “Nessuno sa quel che sono, nemmeno io. Eppure” protese ulteriormente la mano verso il fuoco e prese sul suo palmo una fiamma, che continuò a bruciare. Si guardò la mano prima, poi la rivolse verso il cavaliere che guardava in silenzio. “Eppure io sono legato al fuoco più di chiunque altro. Io devo rimanere con Irìyas perché il fuoco dei draghi lo ucciderà, io devo proteggerlo”

“Non cadere nell’errore di pensare di proteggere Irìyas solo perché domini la fiamma”

Nyven corrugò le sopracciglia.

“E non cadere nell’errore che Irìyas o io possiamo credere che per questo tuo dominio sul fuoco tu sia dalla nostra parte. Il tuo animo è aggressivo e forte, Nyven. Il fondo cremisi che si percepisce non ha nulla di protettivo”

“Lo so.” Questa risposta stupì Sideas che non si aspettava un’ammissione così semplice da parte del ragazzo, il quale notò il suo stupore. “Non credere che, perché ancora non ho capito tutto quello che mi riguarda, non ho capito niente. Io ho ucciso i miei carcerieri ad Adiisia. Li ho arsi, perché mi hanno catturato. Non so come l’ho fatto, ma so che l’ho fatto. Sogno il fuoco. Sogno sempre il fuoco che tenta di essere improgionato all’interno di mura che non possono contenerlo. Sento la rabbia salire, sento un istinto primordiale che mi porterebbe ad andarmene via di qui.” Sospirò ”Il sesto senso di Irìyas ha ragione, quando gli consiglia di allontanarmi. Ma io voglio rimanere, perché Irìyas solamente non ha cercato di mettermi in catene”

Sideas sgranò gli occhi e strinse i pugni ai braccioli della poltrona, sgomento. Zir non si era accorto di nulla, ma il cambiamento nel tono e nell’atteggiamento del ragazzo non potevano sfuggire ai suoi sensi.

La stessa persona che gli aveva chiesto perché, all’inizio del loro dialogo, ora emanava una cosapevolezza e una forza che Sideas aveva raramente percepito.

Non c’era più spazio per i perché, nell’animo di Nyven, la sua era una precisa volontà di rimanere a Tangorn e col mago. La sua era forza, nel fuoco sulla sua pelle e nelle sue parole.

Ma Nyven, di questo, non era per niente consapevole.

“E’ a questo tuo animo mutevole che Irìyas è rimasto impigliato” bisbigliò Sideas più a se stesso che a qualcuno nella stanza. Si alzò dalla poltrona, per avvicinarsi al Nyven.
“E allora rimani” disse “Rimani perché tu lo vuoi, non perché Irìyas te lo chiede. Perché Irìyas non te lo chiederà mai. Nonostante – ne sono certo – lui non voglia assolutamente che tu te ne vada dal suo fianco.”

A quelle parole, Nyven sorrise, di quei sorrisi semplici che era solito fare quando si sentiva in imbarazzo.

L’aura aggressiva si era di nuovo nascosta. Nascosta, sì, perché Sideas sapeva che sarebbe tornata. Lei, così come quella consapevolezza di potere che Nyven ormai aveva.

“Dobbiamo andare al lago”

“Al lago?” Nyven non capì.

“La rete è conclusa e l’ancella ha tessuto con le sue dita  quel che fermerà Gyonnareth. Il Solstizio è fra tre notti”

 

 

Sideas lasciò la stanza, consapevole che Nyven lo seguiva. Non doveva andarsene il ragazzo. Irìyas era stato semplicemente se stesso e l’aveva mandato via col suo modo di fare secco e sbrigativo, come sempre quando si trattava di questioni che faticava a gestire. Ma Nyven non poteva andarsene, perché ormai scriveva la propria storia con le sue mani.

  
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