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Autore: Akicchi    01/02/2017    2 recensioni
{What if? in cui soltanto Matt sopravvive. }
«Mello è morto, Matt, e sono sicuro che avrebbe voluto che lo avessi tu... è morto in un incendio, dentro un camion, in una chiesa.»
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matt, Mello, Near | Coppie: Matt/Mello
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Matt sapeva di essere spacciato nello stesso istante in cui, ritrovandosi accerchiata la propria macchina, non aveva trovato alcuna scappatoia e si sentiva come una preda braccata da un branco di lupi affamati, rimasti a digiuno per troppo tempo. Le sue mani inguantate raccolsero il telefono, un'ultima volta, mentre scriveva rapidamente due messaggi rivolti ai suoi compagni della Wammy's: Near e Mello.

Al primo, gli aveva scritto che gli restavano pochi secondi di vita, così – sicuramente – anche a Mello, ma che non sapeva dov'era diretto e per questo gli mandò solo la propria di collocazione.

Al secondo, invece, solo due messaggi separati ma entrambi accumunati da due parole: mi dispiace, ho fallito.

Udendo i rumori delle portiere sbattersi, così da far uscire degli uomini armati, li osservò con un indecifrabile stupore con la sigaretta accesa tra le labbra. Non si aspettava di certo così tanti cani da guardia per una come Takada, l'aveva sottovalutata e – forse – anche il suo migliore amico.

Le pistole si alzarono, portandolo a scrivere un ultimo messaggio mentre usciva dalla propria autovettura rossa fiammante, ma dimenticandosi di inviarlo preso com'era dall'uscire con le braccia sollevate. Come un innocente minacciato da un aggressore, solo che tanto innocente non era ma gli uomini erano comunque fedeli al paragone.

 

Ricordava il rumore degli spari, le macchine che ripartivano insieme alle loro voci d'esultanza e di venerazione per Kira, la propria autovettura sfasciata dai proiettili, la caduta dei suddetti dal suo corpo, la sigaretta che gli scivolava via piena di sangue e il suo corpo che crollava come se fosse fatto di pastafrolla, sbattendo contro il sedile dell'auto.

Il cellulare ancora stretto nella mano destra, lo schermo imbrattato di sangue impediva la lettura di un terzo, ultimo messaggio con Mello come destinatario. Si vedeva solo quello. Il destinatario.

Non riuscì a sentire un elicottero avvicinarsi, né l'ambulanza in soccorso e il vociare insieme al trambusto della barella, dove veniva poggiato il suo corpo inerme e scompariva nelle luci della città, assorbito poco dopo dall'oscurità.

Si sentiva come un fantasma, in quel momento, come se stesse assistendo alla sua vita in maniera totalmente passiva: vedeva i medici indaffarati con il curarlo per come potevano, dando il meglio di loro, mentre si mordeva frustrato il labbro inferiore e iniziava a vagare per le stanze, come alla ricerca di un qualcosa che non era sicuro di poter trovare. Il suo amico, il suo cuore, l'altra parte della sua anima, la persona a cui teneva più di ogni altra cosa e non l'aveva mai fatto sentire solo, nonostante la propria indole asociale e chiusa, quanto introversa, coinvolgendolo in una missione folle e suicida come quella. Eppure aveva accettato, perché non voleva lasciarlo andare da solo, perché era la sua casa.

Mello.

Credevo di trovarti al mio fianco, ma sei già scomparso.

«Matt!»

Mello, dove sei?

Mello, sei perso? Ti troverò ancora?

Sei da solo, hai paura? Mi stai cercando anche tu?

«Matt, svegliati!»

 

Gli occhi cerulei si aprirono, a fatica, come un bambino che doveva andare a scuola ma non voleva proprio saperne, soprattutto dopo le piacevoli vacanze di Natale. Solo che, in quel risveglio, sapeva che di piacevole non ci sarebbe stato nulla.

La luce bianca come panna acida dell'ospedale gli accecava lo sguardo, ancora strizzato dalle palpebre e che faticava a riaprirsi, mentre intanto tentava di mettersi a sedere e drizzare di poco il busto. Un mugolio di profondo dolore gli fuoriuscì dalle labbra, dalle quali fuoriuscivano dei respiri un po' affannati – anche dovuti all'aria consumata e che sapeva di farmaci, venendo poi aiutato da un corpo mingherlino, esile e di bassa statura.

Near.

Quasi non l'aveva riconosciuto per com'era bianco, come l'ambiente circostante, portandolo quasi a sentirsi dispiaciuto nei suoi confronti. Guardandosi poi intorno, così da analizzare meglio la situazione, scoprì con amarezza di essere il solo in quel letto così stretto, dalle coperte pulite ma ruvide al tocco.

Tutto era in ordine, come se non ci fosse mai stato nessuno al di fuori di lui e dell'altro ragazzo. Verso il fondo, era collocata una finestra nascosta dalle tende grigiastre, un armadio turchese che dava un poco di colore a quella stanza, un tavolino – lungo come uno da pranzo – davanti al proprio letto, un comodino dove appoggiare il vassoio dei pasti e quattro sportelli, e un secondo posto vuoto alla propria sinistra.

Near era seduto lateralmente, davanti al suo capezzale, su una seggiola nera e di plastica, mentre le piccole mani penzolavano dalle maniche del pigiama, fin troppo largo per uno batuffolo come lui, nascoste dietro di esse. C'era uno strano silenzio, non c'era bisogno neanche di un ringraziamento, in quanto entrambi lo trovavano alquanto scomodo e un poco imbarazzante, eppure inaspettatamente era stato Near stesso a proferire parola.

«Ti devo dire, anzi... ti devo dare una cosa importante.»

Matt lo guardò incredulo, come se gli avesse appena dato uno schiaffo, portandolo a voltare il capo verso il suo interlucotore che stava frugando nelle tasche del pigiama. Le mani di Near, da dietro le maniche, fecero apparire – come per magia – il rosario di Mello che penzolava come un pendente magico o ipnotico.

«Dove...»

«Mello è morto, Matt, e sono sicuro che avrebbe voluto che lo avessi tu... è morto in un incendio, dentro un camion, in una chiesa.»

Perché te ne sei andato, Mello?

Sono dovuto restare, ma ora ti sto raggiungendo; mi aspetterai, ti rivedrò ancora?

 

Le mani di Matt strinsero saldamente il rosario, nonostante fossero scosse da violenti tremiti e così il suo corpo, nel contempo in cui lo stringeva a sé all'altezza del cuore. Calde lacrime gli rigarono il volto, arrivarono fino al mento e scivolarono giù sulle mani congiunte, come se stesse pregando un Dio che non aveva avuto pietà, dalle quali fuoriuscivano le perle della collana appartenuta alla sola persona a cui teneva più di ogni altra cosa al mondo.

Lo sapeva che quella missione era suicida, una missione dalla quale non ne sarebbero usciti vivi, ma allora perché? Perché si erano presi Mello, un degno successore di L, e non lui che non valeva niente? Dopotutto, lui era al terzo posto e non al secondo come il suo caro amico.

Impacciatamente, Near lo stringeva in un abbraccio, come se non sapesse come comportarsi in una situazione del genere, spinto solo da un moto di solidarietà. Non era granché come empatico, non sapeva consolarlo ma voleva trasmettere al ragazzo, ora in lutto, il suo supporto per quella situazione alquanto complicata.

Nessun «mi dispiace».

Nessun «condoglianze».

Erano tutte inutili.

Non sarebbero servite a riportare in vita Mello.

Come se si fosse ricordato all'ultimo un altro particolare di vitale importanza, il cellulare dallo schermo ancora sporco di sangue venne riconsegnato al proprietario, il quale sbloccò la tastiera e si ritrovò un messaggio mai inviato.

A: Mello.

Ti amo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Oddio, l'ho fatta. Dopo sette?, otto? anni, l'ho scritta una fiction su una delle mie storiche OTPs e i miei bimbi preziosi! Volevo finire di scriverla entro il 26 gennaio, in quanto era il loro anniversario(?) di morte, ma non ce l'ho fatta e quindi BOOM. L'ho finita per il compleanno di Matty. ;3;

Non sono una personcina sadica, lo giuro, sono una brava persona! È che amo l'angst, più di ogni altra cosa, quindi dovevo ritornarci su questo genere – nonché il mio grande, grandissimo amore. ;w;

Well then, see ya, guys! Ricordate: non trascurate mai le prime OTPs, il dolore che vi causeranno potrebbe farvi più male del primo shipping(?). uvu”

 

P.s: se state leggendo pure questo e seguite i miei scleri sul mio scrivere aborti o comunque robe varie, sappiate che mi prenderò una beeeeella pausa, ma quante pause mi prendo?, in quanto si avvicina il mio compleanno, e non andrò avanti con le altre cose che devo(?). E niente, ciaossu! :3

   
 
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