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Autore: Koa__    03/02/2017    16 recensioni
John Watson, un medico reduce di guerra finito nelle Indie Occidentali, cerca di sopravvivere a una vita di solitudine e senza un briciolo di avventura. Un giorno, John fa però un incontro straordinario e del tutto inaspettato. Nella sua monotona esistenza, entrano così Sherlock Holmes, pirata della peggior specie, e la sua stramba ciurma.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Let's Pirate!'
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Sherlock Holmes
e l’isola del tesoro



 
 
Prologo



 
 

 
Antigua, Mar dei Caraibi
Anno del Signore 1655







Antigua era di una bellezza selvaggia, aveva in sé un gusto indomito e salato che solleticava i sensi, stuzzicandone la curiosità. Era un fazzoletto di primitiva terra incastonato nel mar dei Caraibi, al pari di una pietra ancor troppo grezza sebbene di preziosa nascita. Antigua era vita, puttane e pirati, era rum stipato in botti gocciolanti. Era un mescolanza di sapori e odori tanto intensi che faceva ribrezzo in taluni angoli, ma era stupefacente le volte in cui la si riusciva a osservar con attenzione. Di certo era contraddittoria, così come la stragrande maggioranza di quegl’impervi territori, lontani dalla nebbiosa Inghilterra. Eppure, John Watson la trovava affascinante così come, con altrettanta forza, ne era disgustato. Si sentiva quasi disturbato da quell’essere tutto e niente al tempo stesso. Alcune costruzioni che popolavano le Indie Occidentali erano, infatti, di gusto prevalentemente europeo, chiese spagnole ed edifici di architettura tipicamente inglese cozzavano drasticamente con le raffazzonate abitazioni locali assemblate con assi di legno e pagliume. Si trattava principalmente di casupole diroccate, fatiscenti che fungevano anche da botteghe per commercianti in quella stessa zona antistante la baia che John frequentava abitualmente ormai da mesi. La sola eccezione a quel catastrofico miscuglio di gusti era il fortino, dalla facciata priva di fronzoli e abbellimenti e sulla cui torre sventolava la bandiera inglese, che si erigeva in cima al collina più alta forse con l’intenzione di voler dominare il mondo intero. Sino a quel momento, si ripeteva John ogni mattina dopo essersi ritrovato a innalzare lo sguardo fin su nel cielo tinto d’un incredibile punta d’azzurro, quel forte controllava una piccola isola impervia e inospitale. Uno sputo di giungla la cui più stupefacente unicità risiedeva principalmente in quei tratti di spiaggia baciati dall’ondeggiare delicato del mare e che facevano da cornice alla più fitta foresta. John adorava Antigua, nonostante fosse impraticabile in più di un punto, l’amava in quei tramonti che avevano l’astuzia di saper mozzare il fiato quando il sole si fondeva col mare, creando dei giocar di colori degni di un pittore. L’amava persino la notte quando il mare era troppo nero per poterlo guardare senza cadere in un’altrettanto nera follia e la luna rischiarava qua e là punte d’orizzonte. Antigua puzzava di piscio e di rum, dopo il calar del sole si popolava di pirati e le donne della taverna mettevano in mostra la loro mercanzia. Non aveva idea del motivo per cui l’avesse scelta per viverci, ma l’adorava in una maniera straordinaria. C’era arrivato Dio solo sapeva come, a bordo di una nave di terza classe, un infimo vascello commerciale che trasportava stoffe e rifornimenti per l’esercito, ma da allora non si era mai più mosso. Ci viveva da circa sei mesi, non aveva famiglia e nemmeno desiderava crearsene una nuova. Quella da cui proveniva era rimasta in Inghilterra e non aveva più intenzione di averci a che fare. Dopo la sfortunata fine della sua carriera militare e la falsità dell’ambiente nel quale suo cognato lo aveva forzatamente introdotto dopo il congedo, John era fuggito. Aveva fatto fagotto ed era salito a bordo della prima nave in partenza da Londra. Senza più genitori a cui spezzare il cuore e con un’unica detestata sorella a riempirgli le giornate, non aveva visto ragione alcuna per restare in Europa. Senza preoccuparsi di voltare lo sguardo indietro sino a quella modestissima stanza a pensione a Ripper Street che gli aveva fatto da abitazione per meno di un anno, l’impavido Watson era salpato in cerca di avventure. Era capitato ad Antigua dopo aver girovagato per un pugno di atolli e isolette per un tempo che lui stesso aveva ritenuto infinitamente lungo, aveva finito con lo stabilirsi lì senza neanche avere una vaga idea del motivo. Sapeva soltanto che quel posto aveva un qualcosa di speciale e a lui tanto bastava. Era il clima a esser ottimo innanzitutto, caldo ma non in maniera eccessiva e con un vento leggero ma non troppo. Faceva lavori infimi e affatto degni dei suoi studi da medico, né del passato militare evidenziato da un’andatura claudicante, tuttavia non poteva lamentarsene. Col passare dei mesi gli abitanti avevano imparato che c’era da fidarsi di quel biondo uomo dalla pelle ormai abbronzata sempre disposto a curare qualcuno in cambio di cibo, e che zoppicava per le vie del centro abitato in cerca di un lavoretto. Sicuramente non faceva quel tipo di vita che suo padre e sua madre si erano augurati per lui quando avevano deciso di farlo studiare, ma proprio malgrado aveva imparato a convivere con se stesso e col suo esser perennemente insoddisfatto. Tutto sommato poteva considerarsi un uomo felice, anche se la solitudine era ogni giorno un po’ più fastidiosa e i pirati formicolavano ovunque.

 
I pirati… giusto loro. John ne detestava la maggior parte e quelli che non odiava era perché non li aveva ancora incontrati. Ce n’erano sin troppi da quelle parti, nonostante l’esercito vigilasse costantemente le strade e tenesse d’occhio la baia notte e giorno, quei lestofanti riuscivano in qualche maniera a infilarsi nel letto di una prostituta o a ubriacarsi alla taverna, indisturbati. John li evitava allo stesso modo di come si evitano le brutte malattie. Cielo, odiava il loro esser rozzi e puzzolenti, per non dire che l’ignoranza delle loro parole gli faceva venir voglia di ributtarli tutti quanti nell’oceano. Quando non erano intenti a menare le mani in qualche rissa, di sicuro provocata da uno di loro, li vedeva addormentarsi agli angoli delle strade completamente sbronzi. No, grazie. John Watson, ovvero quel bravo medico dal passato militare, fuggito nelle Indie in cerca di avventure, non avrebbe mai amato i pirati e sarebbe stato ridicolo il sol credere che la sua vita sarebbe cambiata proprio a causa di uno di loro.


 
 
oOoOo



 
John non era mai stato uomo da dire che aveva una storia da raccontare, sebbene la sua vita non fosse poi così noiosa come andava dicendo agli stranieri che capitavano da quelle parti e che guardavano con un qual certo sospetto a quell’ometto claudicante che pareva essere un po’ troppo furbo per i loro gusti, aveva deciso tempo addietro che non avrebbe mai avuto nulla da dire riguardo al proprio passato. Aveva combattuto nella guerra civile, una pallottola gli si era conficcata in una spalla e questo era quanto. Non aveva alcuna intenzione di soffermarsi su tutti quei dettagli che lo facevano apparire ancor più patetico di quanto già non sembrasse. Era inutile sottolineare che aveva rischiato la vita sotto ai ferri di un barbiere che non aveva mai ricucito niente in vita propria, altrettanto inutile era il far presente d’esser stato liquidato dall’esercito e rispedito a casa con una medaglia al petto e una stretta di mano. A quanto pareva, un uomo non valeva nulla se non era in grado di imbracciare un fucile o di sollevare una spada sopra la testa senza gemere per il dolore. Per questo non svelava mai niente di sé tranne che lo stretto necessario, aveva sperimentato per molto tempo cosa volesse dire essere un reduce di guerra e poteva affermare con sicurezza che detestava lo sguardo contrito e pregno di pietà, che spesso gli veniva rivolto da parte di coloro con i quali si era confessato. La sua era una patetica storia, narrata malamente da un altrettanto patetico omuncolo, di certo non era un qualcosa che potesse ritenersi degno di nota.

L’avventura più meravigliosa della sua vita, e la sola che avrebbe mai desiderato veramente di raccontare, ebbe inizio in un assolato giorno dei primi d’estate e cominciò proprio per colpa di uno di quei pirati che andava evitando ovunque. John sedeva scompostamente a terra sulla battigia, non molto distante da dove attraccavano le navi, ma relativamente al sicuro da esse. L’alba era sorta già da mezzo mattino e un cielo rannuvolato al nord minacciava una tempesta che soltanto con un miracolo avrebbe virato di direzione. Nel frattempo, però, si godeva il sole e quella salata brezza marina che gli spumeggiava addosso, bagnandogli le punte dei piedi nudi. Aveva scelto quella porzione di spiaggia perché era poco affollata, non disdegnava affatto la solitudine oltre che l’ascoltare il rumoreggiare delle onde, che s’infrangevano sulla riva senza il fastidio di balbettanti idioti. Già che aveva da fare, si era ripetuto, tanto valeva godersi quella meraviglia. La notte l’aveva trascorsa a pesca a largo ed era andata piuttosto bene, tanto che aveva da mangiare per giorni. Non poteva ritenersi un pescatore esperto, ma aveva imparato una cosa o due, perlomeno quel che bastava a procurarsi del cibo. Purtroppo la rete si era squarciata e pertanto, ben armato di pazienza, stava malamente tentando di rammendarla. Era successo lì, mentre se ne stava chino su se stesso con lo sguardo attento e concentrato sul lavoro, che aveva sentito un vociare agitato provenire dalle strade più interne. Antigua non era silenziosa, non lo era mai per davvero e capitava molto di frequente che ci fosse del caos. Se non si trattava di una nave attraccata con nuova merce, era un qualche bottegaio intento a fare l’affare della sua vita o l’esercito che dava caccia a un criminale. Non poteva dire di essere stupito da quell’urlare improvviso. Tuttavia fu lo stesso curioso e, sollevato il viso di modo da portar lo sguardo fin sulla prima di quel dedalo di viuzze che, oltre la spiaggia, si snodavano come in un labirinto, si ritrovò testimone di una stranissima gioia. C’era tutto un frenetico affrettarsi di donne e di uomini che correvano in direzione della piazza, con un passo insolitamente svelto. Cosa poteva essere accaduto di tanto meraviglioso così all’improvviso? Decise in un attimo, optando per informarsi prima d’interrompere il proprio mestiere e sorrise non appena notò, in coda alla folla, un gruppetto di bambini che urlava festante roteando all’aria spadini in legno e inneggiando canzoni.

«Timothy» gridò a quel punto, attirando l’attenzione del solo che era riuscito a riconoscere e che capeggiava la brigata. John lo conosceva: lo aveva già visto da quelle parti, era figlio di un irlandese giunto ad Antigua da qualche settimana. Tim, si chiamava e aveva una decina d’anni, folti capelli rossi, un sorriso sdentato e di tanto in tanto gli dava una mano come poteva. Quando sentì la sua voce, il ragazzo si fermò d’improvviso voltandosi in sua direzione prima di raggiungerlo a passo più controllato.
«Signor Watson» disse con fare di saluto, sollevando il berretto di stoffa che gli copriva il capo e chinando appena un poco il viso.
«Che succede? Cos’è tutto questo agitarsi?»
«Un’impiccagione, signore» annuì il ragazzino «di un pirata.»
«Un pirata?» ripeté John, ora vivamente attento. Ne capitavano ogni tanto da quelle parti di esecuzioni, anche se non spesso quanto il popolo avrebbe desiderato. La gente amava veder ammazzare i criminali pubblicamente, specie se a finire sulla forca era una canaglia dello stampo di un pirata. Adesso che ci rifletteva per bene, tutto quel festeggiare non lo sorprendeva per nulla.
«Sai di chi si tratta?» aggiunse poi, lasciando cadere la rete a terra.
«Holmes, signore. Sherlock Holmes.»
«Lo hanno preso?» domandò, con una punta di stupore che non si preoccupò di celare.
«Questa notte, signor Watson, su al forte. Stava cercando uccidere capitan Moriarty. Per fortuna che non c’è riuscito. Se posso permettermi, signor Watson, dovrebbe lasciare quelle reti, signore. Non succede tutti i giorni di veder impiccato Sherlock Holmes.» Dopodiché, il festante Timothy, piccolo e fiero ometto di sangue irlandese, corse via in un tumulto di giochi.



Sherlock Holmes, il pirata bianco, pensò lasciandosi cadere appena un poco indietro mentre si rabbuiava in maniera meditabonda. John lo conosceva di fama, come chiunque nelle Indie Occidentali, ma scommetteva che persino in Inghilterra non fosse affatto ignota la sua identità. C’erano manifesti appesi su tutte le case, inchiodati a ogni angolo di via, tappezzavano l’intera isola e tanto che più di una volta si era ritrovato a ripetersi che tutto quel clamore per un singolo uomo era a dir poco eccessivo. Anche se ci sarebbe stato da dire che dalla notorietà che era riuscito a costruirsi, Sherlock Holmes era un malfattore della peggior specie. Ormai non contava più le storie che aveva sentito su di lui. Per esempio, si vociferava che qualcuno lo avesse visto una volta vestito in un elegantissimo abito chiaro con ricami d’oro e pietre preziose. Nonostante ciò, John era certo che fossero soltanto sciocche dicerie di gente ignorante; quando mai un pirata vestiva come un nobile? Ovviamente un lato di lui era ancora oggi curioso di sapere quanto di quello che aveva sentito corrispondesse alla realtà, ma per sua fortuna non lo aveva incontrato mai. Anche se… beh, tra le svariate sciocchezze che aveva sentito, si raccontava che ad Antigua ci venisse spesso. Qualcuno diceva perché c’erano le migliori puttane di tutte le Antille, ma non poteva dire di esserne sicuro. Sherlock Holmes era notoriamente scaltro ed era certamente stupido ritenere che un uomo furbo e sfuggente come lui, rischiasse di farsi catturare per i favori di una donna (per quanto brava fosse). “Il bianco” lo chiamavano, ma John non aveva idea del motivo e nemmeno lo voleva sapere. Di sicuro di quel pirata, di quello Sherlock Holmes ne sapeva abbastanza, fin troppo. Chiunque da quelle parti avrebbe associato il suo nome a qualcosa, il numero di storie che giravano sul suo conto era considerevole. Non pensava affatto che tutte fossero vere, Dio del cielo, sperava fosse falsa quella in cui si diceva che aveva sedotto una trentina fra monache e novizie, su a Santo Domingo. Non poteva credere che esistesse canaglia peggiore di un uomo che viola la verginità di una santa monaca, ma neanche delle sue incertezze poteva dirsi certo. Ecco, sicuramente si trattava di un uomo spietato, che non disdegnava di uccidere a tradimento se l’occasione lo richiedeva. Si diceva che era taciturno e poco incline alle chiacchiere, che il suo umore variava a seconda delle maree e che sarebbe stato in grado di tener testa a un conte o a un nobile, in quanto a intelligenza o cultura. Sherlock Holmes, il pirata bianco, ripeté John come in un mantra. Era conosciuto come un qualcuno con la lingua decisamente più affilata della spada, ma sapeva usare entrambe in maniera sopraffina. Certo, quelle non erano che sciocchezze o pettegolezzi di uomini stolti, tuttavia doveva ammettere di conoscere a memoria il ritratto che stava sui manifesti. L’immagine di Sherlock Holmes mai gli sta era indifferente in quanto ad aspetto, sebbene quello non fosse che un ritratto, più di una volta si era ritrovato a fissare il suo disegno con particolare intensità. E se soltanto non fosse stato un pirata, oh!

John si riscosse a quel punto, non poteva assolutamente lasciarsi di nuovo andare a delle fantasie su quel dannato pirata bianco. Già gli aveva per troppe notti levato il sonno e popolato la mente di strane fascinose immagini, doveva smetterla e chissà che magari il vederlo impiccato gli avrebbe levato dalla testa simili stupidaggini. Fu con la prospettiva di saper che stava per morire che si sollevò da terra, anche se non senza fatica e una volta gettata la rete sopra la spalla, si ritrovò a incamminarsi lungo la strada che si sarebbe successivamente snodata lungo i vicoli della piccola Antigua. Quando ebbe raggiunto la piazza, però, Sherlock Holmes già pendeva dalla forca.
 
 



Continua



Note: La guerra civile inglese, che viene citata, è stata davvero combattuta, qui info.
Questa sarà la prima storia di una serie composta da più parti. Per chiunque vi giungesse qui a lavoro ultimato, linko l’ordine di lettura che consiglio di seguire (Per una maggiore comprensione dei fatti) e che potrete trovare qui.
Grazie per essere giunti sin qui.
Koa
   
 
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