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Autore: Machaira    03/02/2017    2 recensioni
Inghilterra, anni '20.
Mentre i nobili tentano di aggrapparsi con le unghie e con i denti alla propria posizione e alle proprie abitudini, al di fuori delle loro mura dorate si iniziano a compiere i primi passi verso la parità sociale. Proprio in questo periodo nasce lo swing, simbolo di rinnovamento.
Dopo una noiosissima festa in casa Greene, Maggie convince sua sorella ad accompagnarla in un locale di paese poco distante e, a sorpresa, Beth conoscerà un mondo nuovo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Glenn, Maggie Greeneunn
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Milady, gli ospiti vi aspettano. Avete bisogno?”
 
La cameriera entrò nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle. Davanti allo specchio c'era Lady Beth, la minore delle figlie del Conte Greene, che si aggiustava l'acconciatura già perfetta, mentre sua sorella Lady Maggie era seduta sul letto e accarezzava Mr. Cunningham, un persiano dal soffice pelo bianco che strusciava il musino facendo le fusa.
 
“Grazie Rose, scendiamo subito.” rispose quest'ultima alzandosi. Affiancò la minore allo specchio e si lisciò il tessuto leggero dell'abito.
 
“Come sto?” chiese Beth rivolta alla cameriera.
 
“D'incanto, come sempre Milady.” rispose dolcemente.
 
“E tu sei un angelo.” le sorrise “Come faremmo senza di te?” e con questo si congedarono.
 
Rose era felice di lavorare per i Greene; erano una famiglia facoltosa, ma soprattutto dei padroni buoni e gentili. Era a servizio da loro da circa vent'anni. Aveva iniziato molto giovane, quando ne aveva appena quattordici, e si era trovata sempre benissimo.
 
Il capo famiglia, Lord Hershel era un uomo giusto, talvolta un po' severo, ma con un gran cuore. Lady Annette, sua moglie, era una donna caritatevole e pia, e non mancava mai di chiedere alla servitù se tutti stessero bene al piano di sotto. Il loro primogenito Shawn, era un ragazzo allegro e molto carismatico. Da piccolo ne combinava di tutti i colori, facendo divertire e ammattire tutti quanti in casa. Ora era un giovanotto bello e avvenente, assennato e con un discreto successo tra le damigelle.
 
Ma il suo punto debole erano sempre state le “bambine”, forse perché le aveva viste crescere ed era stata con loro sin dalla nascita.
 
Lady Maggie e Lady Beth avevano solo un paio d'anni di differenza e non potevano essere più diverse. Quanto una somigliava al padre, tanto l'altra era la copia di sua madre. Se una era riflessiva e posata, viceversa l'altra era vivace e intraprendente. Ma proprio per questa loro eterogeneità, erano una coppia formidabile; l'una la migliore amica dell'altra. Avevano preso entrambe la bontà di cuore del padre e la gentilezza della madre. Erano le perle della famiglia, e tutti ne andavano molto fieri.
 
Quella sera di fine Aprile, i signori avevano dato una festa in onore di San Giorgio, Santo Patrono d'Inghilterra, e avevano invitato tutti i loro più cari amici. In sala da pranzo Mr. Smith, il maggiordomo, stava controllando che tutto fosse in ordine per la cena e tirava uno scappellotto al cameriere, quando trovava qualcosa fuori posto. Al piano di sotto Mrs. Hale metteva sul fuoco le ultime pietanze e comandava a bacchetta il suo aiutante, Glenn, per impiattare quelle già pronte. La casa era in fermento e tutti si preparavano alla serata.
 
I padroni di casa avevano ricevuto gli ospiti nel salone d'ingresso, intrattenendosi a parlare un poco con ognuno finché, quando tutti furono presenti, Mr. Smith li chiamò per la cena. Il menu era favoloso: tra i tanti, involtini di verdure, una straordinaria zuppa fredda, carne in salsa e infine un delizioso budino al cioccolato guarnito con crema ai lamponi.
 
“Smith, portate i miei complimenti a Mrs. Hale; la cena era ottima.” disse il conte prima di alzarsi.
 
Una volta finita la cena, gli ospiti si divisero: le donne nel salottino di Lady Greene e gli uomini in biblioteca. Le ragazze odiavano quella sciocca convenzione, gli sembrava terribilmente retrograda ma allo stesso tempo rispettavano le tradizioni e non si azzardavano a dire nulla - non apertamente almeno.
 
Mentre i nobiluomini e le nobildonne chiacchieravano amabilmente, chi di politica e chi dilettandosi con qualche pettegolezzo, la servitù nascosta ai loro occhi, si operava a sparecchiare la tavola e allestiva celermente il salone che era stato scelto per il dopocena.
 
Intorno alle nove, signore e signori furono richiamati e condotti dal Lord e dalla Lady in un meraviglioso salone dallo stile baroccheggiante. Quando avevano rimodernato la tenuta, durante i primi mesi del loro matrimonio, i Greene avevano scelto di non intervenire su quella particolare sala, che ai loro occhi appariva spettacolare.
 
Sul soffitto c'erano dei grandi specchi fissati da cornici dorate in linea con il motivo delle alte finestre che occupavano uno dei lati lunghi. Dalla parte opposta, dei grandi arazzi rossi completavano il tutto, risaltati dal candore del pavimento in marmo. Al centro, sospeso sulle loro teste, c'era un grande lampadario di cristallo che illuminava tutta la sala.
 
Era uno spettacolo mozzafiato e tutti rimasero con il naso in su per qualche istante, godendosi la meraviglia che si apriva dinanzi ai loro occhi. Passato lo stupore iniziale gli ospiti si sparsero per la stanza; le matrone preferirono sedersi sui divanetti posizionati in un angolo, qualche signore andò verso i tavolini dove già girava un mazzo di carte, mentre i più giovani chiacchieravano tra loro, prendendo di tanto in tanto un bicchiere di vino che gli veniva offerto dai camerieri.
 
Maggie e Beth, da parte loro, sapevano che avrebbero dovuto intrattenere gli ospiti e di fronte a tanta calma, fecero del loro meglio per mascherare la noia.
 
“Molto bene, Lady Maggie.” disse la più piccola in tono altisonante per prendere in giro la sorella accanto a sé “Preferite intrattenere le vecchie dame o i giovanotti?”
 
“Lady Beth,” rispose l'altra con altrettanto divertimento “se andassi dai giovanotti senza uno chaperon sarebbe tremendamente sconveniente; d'altronde se dicessi di voler stare con le matrone là infondo, mentirei.”
 
Entrambe si sorrisero e alla fine scesero a un compromesso: la più piccola avrebbe suonato il piano in modo tale da tenersi occupata e da offrire alla maggiore l'occasione di essere invitata senza creare fastidi.
 
Beth si sedette sulla panca imbottita, mise a posto il vestito, aggiustò la fascia decorata di perline che le cingeva la fronte e dopo essersi assicurata che le onde dell'acconciatura fossero ancora in perfetto stato, iniziò a suonare. Fece del suo meglio per proporre una melodia incalzante ma raffinata e poco dopo, mentre le sue dita scorrevano veloci sui tasti d'avorio, poté dirsi soddisfatta.
 
Finalmente i giovanotti invitarono le ragazze e tutti gli altri si fecero da parte per lasciare a loro il centro della sala. Tra i ballerini c'era anche Maggie, che aveva la mano stretta in quella di un gentiluomo. Beth dall'angolo in cui stava, non riusciva a riconoscere chi fosse. Più che altro, era incuriosita a causa dell'espressione di sua sorella: era tranquilla e gentile ma, per lei che la conosceva bene, era chiaro che si stesse annoiando almeno tanto quanto prima.
 
Intorno alle dieci e mezzo Beth lasciò il pianoforte e venne investita da una miriade di complimenti.
 
“Lady Greene, vostra figlia è un fiore!”
 
“Una ragazza tanto bella e delicata non faticherà a trovare marito.”
 
“Complimenti mia cara, appena diciassette anni e suonate come se foste nata dal soffio di un flauto!”
 
Fece del suo meglio per sorridere e ringraziare tutti quanti. Rose, che la conosceva da sempre, venne in suo aiuto e le portò un piccolo calice pieno di succo di melograno, il suo preferito. Lei per tutta risposta la ringraziò per la premura e, dopo averle dedicato un sorriso dolce, bevve il liquido fresco a piccoli sorsi.
 
Senza musica, i ragazzi tornarono presto ad annoiarsi, le nobildonne cominciarono a stancarsi per l'ora tarda e la maggior parte degli uomini era insonnolita dai fumi dell'alcool. Nel giro di mezz'ora tutti si congedarono e finalmente la famiglia poté ritirarsi nelle proprie stanze.
 
Beth entrò in camera sua e si tolse le scarpe dal tacco basso che lasciò ai piedi del letto. Si sedette alla toeletta e cominciò a levare la fascia che le cingeva il capo e i gioielli. Stava aspettando Rose; di solito passava prima da Maggie - che per sua fortuna, con i capelli alla garçonne, riusciva a cambiarsi in un attimo - e poi andava da lei. Strano che fosse in ritardo.
 
Finalmente la porta si aprì ma invece della cameriera, dal riflesso dello specchio Beth vide entrare sua sorella, ancora vestita di tutto punto.
 
“Maggie, ma che ci fai qui?” le chiese stupita, voltandosi verso di lei.
 
“Grazie al cielo non ti sei ancora sciolta i capelli! Scusami se ho tardato, ma ci ho messo una vita a convincere Rose che avrei potuto aiutarti io a cambiarti.” le sussurrò andando verso di lei.
 
“Ehm... grazie, ma perché ci tenevi tanto?” le chiese stranita “Di sotto non hai fatto altro che dire a mamma e papà quanto tu fossi stremata.”
 
L'altra la guardò di rimando con un sorriso a trentadue denti. E quando assumeva quell'espressione, Beth sapeva che aveva in mente qualcosa.
 
“Stavolta cos'è?” domandò arrendevole.
 
“C'è un locale stupendo a una ventina di chilometri da qui, e...”
 
“Oh no, non io! Non provare a tirarmi in mezzo a una delle tue bravate!” negò decisa.
 
“Sh! Non fare rumore o sveglierai tutti!” sussurrò Maggie. “Dai questa festa è stata una noia, e quel locale è un posto stupendo! Prometto che ti divertirai!”
 
“Tu come fai-?” domandò perplessa Beth “Oh Signore, ci sei già stata! Sei impazzita? Tutta sola in un locale pieno di gente?” le chiese concitata.
 
“No, non ero sola!” si difese. Di fronte all'espressione ancora allibita di sua sorella, spiegò “Mi ha accompagnata Glenn.”
 
Glenn? Il nostro Glenn? Dimmi che sbaglio.” la guardò dritta negli occhi.
 
“Quella mattina che dovevo spedire una lettera e papà mi ha chiesto di imbucare anche le sue, sono passata accanto al mercato ed ho visto Glenn che faceva la spesa per Mrs. Hale. Si è offerto di scortarmi fino all'auto e mentre eravamo di strada ci siamo imbattuti in quel pub. è davvero un bel posto, si respira la vita vera! Non c'è pieno di rampolli noiosi e con la puzza sotto al naso. Ci sono solo ragazze e ragazzi che ballano!” raccontò con euforia.
 
“Non possiamo andarci da sole, e poi non abbiamo l'auto. Fare venti chilometri a piedi è fuori discussione.” cercò di controbattere Beth.
 
“Ma noi abbiamo l'auto! Ho chiesto a Daryl di accompagnarci e ha detto che non ci sono problemi.” le rispose l'altra con convinzione.
 
“Glielo hai chiesto davvero?!” Sua sorella annuì, con il sorriso ancora stampato sulle labbra. “La cosa che più mi sconvolge è che abbia acconsentito.”
 
“Lo sappiamo solo tu, io, Glenn e Daryl; e se continuerà ad essere un segreto tra noi non ci saranno problemi.” rispose Maggie con sicurezza. “Allora? Mi accompagni?”
 
Beth la scrutò per qualche istante. Odiava quando sua sorella la guardava con quell'espressione; era sempre così entusiasta che era difficile negarle qualcosa senza rischiare di farle sparire quella luce negli occhi. E lei non aveva cuore di rattristarla.
 
“Va bene, verrò.” si arrese, sorridendo quando Maggie le gettò le braccia al collo.
 
“Forza, rimettiti le scarpe. Io prendo il cappotto.” disse la maggiore dirigendosi verso l'armadio.
 
“Almeno lasciami rimettere la fascia.” rispose, mentre si sedeva per calzare i tacchi.
 
“Non c'è tempo e poi sei perfetta così!” la rassicurò.
 
Scesero le scale in punta di piedi, stando ben attente che non ci fosse nessuno e soprattutto a non fare rumore. Maggie la guidò verso il piano della servitù, che a quell'ora della notte era completamente deserto, e poi verso l'uscita di servizio. Con stupore, si accorse che Maggie aveva ragione: poco distante dal cancello era parcheggiata l'auto e l'autista le stava aspettando. Solo quando si avvicinò si accorse che c'era anche Glenn.
 
Non appena si aprì quello scenario non poté fare a meno di pensare a tutti i romanzi che aveva letto e alle storie in cui si era immersa la sua mente.
 
Perché tutto aveva il sapore di una piccola fuga romantica?
 
§§§
 
“Mi raccomando: stasera niente 'Lady'. Siamo solo Beth e Maggie.” disse quest'ultima ai due uomini, prima di dirigersi verso l'ingresso.
 
Quando entrò nel locale, Beth ne rimase affascinata. A destra c'era un bancone a cui ragazze e ragazzi, seduti sugli sgabelli, si facevano servire da bere dai camerieri. Di fronte all'entrata era posizionato un palchetto su cui c'era una piccola orchestra che suonava una melodia allegra e movimentata. Per tutto il resto della sala, uomini e donne facevano scivolare i piedi leggeri sul pavimento. L'ambiente era illuminato dalle luci calde delle lampade affisse alle pareti. Inspiegabilmente sentì uno strano formicolio all'altezza dello stomaco.
 
Maggie aveva ragione: era stupendo.
 
Sua sorella la accompagnò a uno degli sgabelli del bar, ordinò da bere per entrambe e, dopo aver buttato giù d'un colpo il suo bicchierino, corse in pista tirandosi dietro Glenn. Beth rimase al bancone e la osservò con un sorriso mentre ballava spensierata.
 
Un paio di posti più in là c'era seduto Daryl, che teneva d'occhio sia la Lady al bar che quella in pista. Non sapeva perché si era lasciato convincere ad andare, ma alla fine lui era l'autista di tutta la famiglia e doveva servirli senza distinzioni. Nonostante questo, sperò comunque che nessuno venisse mai a sapere nulla di quella sera.
 
Con la coda dell'occhio vide un gruppetto di uomini che lanciavano qualche sguardo interessato a Beth. Infastidito, si alzò dal suo posto e andò a sedersi accanto a lei.
 
“Non ballate?” domandò guardandola.
 
Scosse la testa sorridendo leggermente, con gli occhi fissi ancora sulla sorella. “No.”
 
“Non lo bevete quello Lady-”
 
“Beth.” lo interruppe lei “Solo Beth.”
 
“Non lo bevi quello, Beth?” le chiese, sforzandosi di darle del tu.
 
“Non credo sia una buona idea; non sono abituata.” rispose gentilmente.
 
“Potremmo fare a metà. è già stato pagato, sarebbe un peccato.”
 
Lei si voltò verso di lui per la prima volta. Non l'avrebbe ammesso a nessuno che non fosse Maggie, ma era contenta che ci fosse. Anzi, aveva il sospetto che lei gli avesse chiesto di accompagnarle proprio perché era lui.
 
Qualche tempo prima erano uscite per una cavalcata, si erano portate una coperta e una volta giunte presso una quercia si erano fermate a riposare e a farsi confidenze. Ricordava che era quello il momento in cui Maggie le aveva detto che cominciava a trovare “particolarmente interessante” l'aiuto cuoco della loro famiglia. E in quello stesso momento sua sorella le aveva anche detto che era sicura che lei provasse qualcosa per il loro autista.
 
In un primo momento era rimasta basita, attonita. Poi si era meravigliata ancora di più quando, pensandoci, si era resa conto che Maggie aveva ragione. Andò a ritroso nel tempo, persa tra i meandri dei suoi ricordi, cercando di ricordare quando esattamente fosse nato quel sentimento dentro di lei. Non riuscì a scoprirne l'origine; forse c'era sempre stato, in un modo o nell'altro.
 
“D'accordo.” gli sorrise, spingendo il bicchierino pieno di liquido ambrato verso di lui. Guardandola dritta negli occhi lo sollevò e bevve circa i tre quarti del contenuto. A quel punto, lo posò di fronte a lei.
 
“Questa è un po' meno di metà.” osservò.
 
“Meglio andarci piano.” le rispose, ricordandosi di quello che gli aveva detto poco prima. Beth prese tra le dita chiare e delicate il bicchiere, chiuse gli occhi e in un sorso bevve quello che ne rimaneva. Quando posò il bicchiere, il suo sguardo stupito piombò addosso a Daryl.
 
“Mio padre non mi ha mai fatto bere niente del genere, ma... è buono.” mormorò stupita.
 
Daryl mascherò un sorriso di fronte alla scena; gli aveva fatto tenerezza come l'espressione di quella ragazza era cambiata nel giro di pochi secondi. Beth si rivolse al barista e chiese di portargliene un altro.
 
“Sei sicura?” le domandò.
 
“L'ho a mala pena assaggiato.” rispose tranquilla, come se bastasse come spiegazione. Quando il cameriere le posò di fronte il suo ordine, lei prese il bicchiere e in un sorso solo lo svuotò. Daryl la osservò attentamente per assicurarsi che stesse bene e quando a vide sorridere rimase a guardarla fisso, occhi negli occhi.
 
Intanto aveva notato che il gruppo di uomini poco distante da loro la stavano ancora osservando, ma se prima si erano tenuti a debita distanza, ora temeva che stessero per avvicinarsi, incuranti del fatto che ci fosse lui accanto a lei.
 
“Ti va di ballare?”
 
Lei, che nel frattempo si era girata di nuovo verso la pista, si era voltata di scatto verso di lui e l'aveva guardato stupita che glielo chiedesse. Sembrava avergli letto nel pensiero.
 
“Sì.”
 
Daryl le porse la mano, su cui lei posò la sua, e la portò lentamente verso la pista. L'orchestra aveva scelto una canzone piuttosto famosa; non si ricordava le parole, ma il ritmo era incalzante anche se non troppo spericolato. La cantante cominciò a intonare le prime parole.
 
Bei mir bist du shoen, please let me explain,
Bei mir bist du shoen means that you're grand,
Bei mir bist du shoen, again I'll explain,
It means you're the fairest in the land.
 
Lei si mise di fronte a lui e iniziò a fare qualche passo sul posto, ondeggiando un po' con le spalle, tenendo le braccia piegate verso di sé e il palmo delle mani verso l'alto. Si muoveva aggraziata, leggera come una farfalla, ma si vedeva che non era mai stata in un locale del genere; era troppo composta e controllata nei movimenti.
 
“È una bella canzone.” gli disse lei ad un certo punto
 
“Già, ma non ricordo tutto il testo.” rispose.
 
“Che fai?” le chiese con un mezzo sorriso, dopo un po' che si muovevano l'uno di fronte all'altra. La canzone nel frattempo aveva rallentato il ritmo, che era diventato solo un sottofondo lieve in cui si perdevano le parole della cantante.
 
I've tried to explain, bei mir bist du schoen,
So kiss me and say you understand.
 
“Sto ballando.” le rispose con ovvietà.
 
“Non si balla così.”
 
“Certo che si balla così.” rispose un po' offesa, mettendo su una piccola smorfia. Daryl rimase ad osservarla per qualche istante ancora, aspettando il momento giusto. Sapeva che di lì a poco la canzone avrebbe ripreso ritmo, arrivando all'apice. Quando fu il momento giusto, le strinse una mano e la tirò verso di sé, facendola cozzare contro il suo petto. Le posò una mano sulla schiena, per trattenerla. Beth, in un gesto automatico, mise la mano libera sulla sua spalla e lo guardò stupita.
 
“Cosa fai?” gli chiese con un po' di timore, il cuore che batteva all'impazzata.
 
“Ti insegno come si balla in terza classe.” rispose cominciando a muoversi molto più rapidamente di quanto non avessero fatto fino a quel momento.
 
I could say “bella, bella” even say “wunderbar”,
each language only helps me tell you how grand you are!
 
In un primo momento Beth era rimasta un po' rigida ma poi, seguendo il ritmo incalzante e il suo cavaliere, si era sciolta. Insieme a lui volteggiò veloce, lasciandosi guidare per la sala e si stupì quando, allontanandosi da lei ma senza mai lasciarle la mano, la fece girare su sé stessa.
 
Proprio mentre lei era appena tornata tra le sue braccia dopo l'ennesima giravolta, la canzone finì, e si trovarono faccia a faccia con il fiato corto. Si guardarono per un istante che parve infinito; il cuore di Beth iniziò a battere ancora più forte e, ora che non c'era più la musica, aveva paura che persino lui potesse sentirlo.
 
“Così sì.” le disse lui prima di scostarsi da lei e tenendo la mano posata sulla sua schiena, mentre la guidava verso il bancone.
 
§§§
 
Inspiegabilmente, la sorella Greene che tornò a casa un po' alticcia fu Maggie. Nonostante fosse più abituata all'alcool rispetto a Beth, si era lasciata un po' prendere la mano. Infatti, durante tutto il viaggio di ritorno, aveva posato la testa sulla spalla della sua sorellina con gli occhi chiusi, e non si era più mossa.
 
Una volta rientrati a casa era ormai notte fonda e tutto era immerso nel silenzio. Per lo meno non avrebbero rischiato di incontrare nessuno. Lasciarono l'auto appena dopo il cancello, che richiusero attentamente, e proseguirono a piedi nel parco. All'inizio procedettero un po' lentamente a causa di Maggie, ma dopo qualche minuto si riprese quel tanto che bastava per camminare più spedita. Entrarono di nuovo dalla porta sul retro che, per fortuna, era rimasta aperta.
 
Senza nemmeno parlarsi, si diressero tutti verso le camere delle ragazze. Beth entrò con Maggie in camera sua per assicurarsi che si mettesse a letto. Quando tornò in corridoio, trovò entrambi gli uomini lì fuori ad aspettarla.
 
“Sta bene.” disse rivolta più a Glenn “Deve solo dormire.” Il ragazzo fece per andarsene, ma lo richiamò. “Grazie.” Lui annuì, sorridendo lievemente e poi si incamminò verso le scale.
 
In pochi passi Daryl e Beth raggiunsero la porta della sua stanza e rimasero l'uno di fronte all'altra.
 
“Grazie.” gli sorrise lei “Per l'auto, per il brandy e per avermi insegnato a ballare.”
 
Lui annuì e lei, regalandogli un ultimo sorriso, entrò in stanza e si richiuse la porta alle spalle. Daryl rimase lì per qualche momento, guardando l'infisso in mogano senza vederlo veramente. Stava per andarsene quando vide la porta aprirsi di nuovo.
 
“Daryl... puoi venire un attimo?” domandò titubante e ad occhi bassi. Non capiva perché era così insicura se fino a un momento prima era tranquilla. Entrò lentamente nella camera e lei richiuse nuovamente la porta. Si mise di fronte a lui e girandosi mormorò a bassa voce “Slacceresti i primi tre bottoni, per favore?” chiese imbarazzata, indicandoli con un dito. “Da sola non riesco.” sussurrò per giustificarsi.
 
Daryl rimase paralizzato per qualche secondo, ma poi si riscosse; avvicinò le dita alla sua schiena e liberò dall'asola i tre piccoli bottoncini tra le scapole. Riportò lentamente le mani lungo i fianchi e le disse “Fatto.”
 
Lei si girò lentamente verso di lui e si guardarono negli occhi di nuovo, l'ennesima volta per quella sera. Beth fece un passo verso di lui e cominciò a intonare lentamente “Bei mir bist du schoen, ti prego lasciami spiegare. Bei mir bist du schoen significa che sei grandiosa. Bei mir bist du schoen, te lo spiegherò di nuovo. Significa che sei la più bella del paese. Potrei dire “bella, bella” o anche “wunderbar”, ogni lingua mi aiuta a dirti quanto sei grandiosa. Quindi baciami e dimmi che hai capito.”
 
Nella stanza calò di nuovo il silenzio. Daryl rimase immobile a guardarla; le sensazioni che aveva provato poco prima erano niente rispetto a come si sentiva in quel momento. Lei era lì, a pochi centimetri da lui, con qualche ciocca di capelli che le era sfuggita dall'acconciatura ad incorniciarle il viso e i suoi grandi occhi azzurri e limpidi che lo tenevano ancorato al suolo.
 
La vide salire sulle punte dei piedi e avvicinarsi lentamente a lui. Senza mai distogliere lo sguardo gli posò una mano sulla guancia e la accarezzò con il pollice. Solo a quel punto chiuse gli occhi e lo baciò. Per qualche istante rimase come pietrificato; con gli occhi ancora aperti la osservò mentre muoveva dolcemente le labbra sulle sue. Solo dopo si permise di chiudere gli occhi a sua volta e di ricambiare. Con un braccio la cinse in vita e la avvicinò un po' di più a sé, e portò l'altra mano alla base della testa, accarezzandole la nuca.
 
Dopo qualche istante si separarono e senza dirsi niente, ma con gli occhi che brillavano, andarono verso la porta. Lui uscì dalla stanza e rimasero a guardarsi per qualche attimo ancora. Stava chiudendo la porta quando lui la chiamò a bassa voce: “Beth?”
 
Lei riapparve nello spiraglio e lo guardò.
 
“Ho capito.”








Angolo autrice.

Ciao! È la prima volta che pubblico quindi faccio qualche precisazione.
Durante la scrittura ho cercato di essere il più possibile IC; non credo di essermi allontanata molto dal carattere dei personaggi ma, essendo che la storia è ambientata in un mondo senza zombie e in un periodo storico molto diverso dal nostro, inevitabilmente agiscono in modo diverso da come non farebbero nel mezzo di un'orda di vaganti. Per l'ambientazione mi sono lasciata ispirare da un episodio di Downton Abbey che mi è piaciuto particolarmente (il secondo della quarta stagione, se non erro). La canzone è molto famosa e ne sono state realizzate varie versioni nel corso del tempo (tra cui quella di Judi Garland, la mitica Doroty del Mago di Oz!), ma personalmente la mia preferita è quella di Janis Siegel.
Che dire, spero vi sia piaciuta e se vi va di lasciarmi una recensione sarò più che contenta di sapere cosa ne pensate!

Machaira.
   
 
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