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Autore: Ave_0810    03/02/2017    0 recensioni
"Le disposizioni testamentarie sono piuttosto chiare signor Walters. La società va ai vostri figli."
Le sorti di un azienda multimilionaria ruotano attorno alle vicende di una numerosa famiglia americana colpita da numerose disgrazie nel corso di un anno, che renderanno difficile la vita dei due gemelli, ultimi in linea di successione al trono dell'azienda familiare, ora nelle sapienti mani del nonno.
Lotte famigliari saranno al centro della nuova vita di Abigail che assieme al Gemello si ritroverà coinvolta in un giro pericoloso che la metterà in una posizione difficile... contro il suo stesso sangue.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Prologo -parte prima-
 
 "Sono in ritardo, ancora!" 
"Allora perché non imposti la sveglia?"
"Perché devo mettere la sveglia quando puoi svegliarmi tu?"
"Perché dovrei svegliarti io quando puoi farlo da sola, con una sveglia sul telefono?"
"Ma' sei impossibile, ti ho chiesto solo di accompagnarmi a scuola."
"E io ti ho detto che devo andare a lavorare."
"Non puoi, semplicemente, saltare?" 
A questo punto la donna si voltò verso la figlia con uno sguardo di rimprovero. Sospirò prima di riprendere il discorso. 
" No, non posso 'semplicemente' saltare, tesoro"
Il tono stanco che usò fece  finalmente desistere la figlia dal ribattere ancora una volta.
La ragazza si voltò e si incamminò verso le scale, dove aveva poggiato lo zaino. 
"No?" Chiese una voce alle sue spalle. La ragazza gettò uno sguardo al fratello e fece una smorfia, pensando all'ennesimo ritardo che le avrebbero segnato. Il ragazzo invece era molto più tranquillo, si passò le mani fra i capelli castani e si apprestò a raccogliere una felpa caduta sul pavimento, lanciandola sull'attaccapanni li di fianco. 
A vederli, nessuno avrebbe detto che quei due fossero gemelli. Non si assomigliavano per nulla. Lei era praticamente il suo opposto, con i capelli castani chiarissimi e una corporatura fragile e per nulla intimidatoria. La parola che il fratello usava per descriverla era "innocente" troppo per essere persino sua sorella. Lei invece evitava accuratamente di parlare del suo gemello quando era a scuola. Era piuttosto imbarazzante ammettere di essere la sorella di uno con una fedina scolastica zeppa di infrazioni alle regole. 
"No." rispose cupa lei, aggiustandosi i capelli castani dietro le orecchie paonazze. 
"No, perché devo lavorare, ragazzi" la madre spuntò all'improvviso alle spalle della giovane, con una pesante valigetta in pelle fra le mani. 
"Capito." rispose il ragazzo, sembrava non gli importasse più di tanto essere in ritardo, almeno non quanto importasse alla sua gemella. 
La donna sorrise leggermente e baciò i figli minori sulla testa, li abbracciò e poi si incamminò con passo felpato verso l'enorme cortile della lussuosa residenza. 
"Deve lavorare." osservò il ragazzo. "Non può stare ai nostri comodi."Le disse sollevando le sopracciglia e prendendo le scarpe da dietro la scalinata. 
"Lo so. Vorrei solo che tu mi appoggiassi a volte." sospirò lei rivolta al fratello. Si appoggiò allo stipite in legno del corridoio, aspettando che l'altro finisse di mettersi le scarpe.  
Lui si rialzò barcollando leggermente per poi raggiungere la sorella. 
"Io sono sempre dalla tua parte, sis. Sono il tuo gemello, dannazione! Che figura ci farei?" 
"Non lo so, magari sembreresti forte per alcuni" rise lei. "Il fratello maggiore che impone la sua volontà su tutti gli altri." riprese quando varcarono la porta. 
Lui annuì pensoso, e rimase in silenzio fino a quando non raggiunsero la macchina nel cortile. Una Cadillac grigia parcheggiata all'ombra di un enorme albero frondoso. il papà l'aveva regalata ai Gemelli per il loro compleanno, senza ovviamente preoccuparsi che nessuno dei due avesse la patente. 
Così avevano una macchina, sapevano guidarla, ma non potevano farlo senza il rischio di prendere una multa. 
Certo, Avevano provato a farlo una volta. Erano riusciti a guidarla facendo a turno per mezza città e ritorno, ed era stato fantastico. Peccato che al loro ritorno la madre era andata su tutte le furie, sequestrando loro le chiavi fino a quando non avessero avuto la patente. Una vera patente, aveva specificato. 
Dylan tirò fuori le chiavi dalla tasca del giubbotto, mostrandole fiero alla gemella. 
"Non ci credo che sei riuscito a prenderle!" Sgranò gli occhi eccitata e si protese in avanti per afferrare le chiavi, quando il fratello le allontanò da lei. Rise gustandosi l'espressione ferita di lei. 
"Guido io, sono molto più bravo di te in questo."

"Solo in questo." Ribatté l'altra entrando in macchina.

   
 
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