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Autore: LaTuM    04/02/2017    2 recensioni
”E a lei? Alla Donna? Glielo hai mai detto?”
“No. Mai. A nessuno.”
Sherlock va a scusarsi con Molly offrendole un caffè.
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Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Non è mio ed è tristemente palese che da tutto ciò non ci ricaverò neanche uno zellino.


La storia la dedico ad Amantide, che la voleva tanto <3


On the head of a pin


Sherlock in quel momento si sentiva bruciare le mani. Non aveva importanza che il ragazzo della caffetteria che l’aveva servito (studente universitario che cercava disperatamente di restare al passo con gli esami, a giudicare dal profondo livello di occhiaie e le macchie di inchiostro sulla mano destra, segno evidente di una notte passata quasi insonne a studiare) avesse messo un pezzo di cartone attorno ai bicchieri: quelli bruciavano come il fuoco. E il liquido all’interno, nonostante l’aria frizzante londinese, non sembrava minimamente in procinto di raffreddarsi.

Aprì goffamente con la schiena la porta delle scale del St Bart’s che conducevano all’obitorio e scese lentamente i gradini, stando ben attento a non rovesciarsi il caffè bollente sulle mani. L’odore familiare del disinfettante lo raggiunse non appena non aprì l’ennesima porta con il maniglione antipanico... probabilmente nessuno di normale avrebbe mai bevuto un caffè in un luogo del genere saturo di morte e di alcool che avrebbero fatto scappare chiunque a gambe levate. Non lui però. E nemmeno Molly, che quel lavoro lo aveva scelto consapevolmente, forse perché i morti, alla fine, le davano sempre molte più risposte di tutti gli essere umani che la circondavano e che, in qualche modo, erano sempre riusciti a farla sentire goffa e inutile. Lui per primo, anche se doveva ammettere che non lo faceva perché era lei, lo faceva con tutti e basta. Non era certo che questo però migliorasse le cose. Ripensando a tutte le volte che Molly aveva cercato di comunicare con lui, di fargli capire qualcosa, si rese conto che, con tutta la buona volontà e con tutte le sue meravigliose capacità deduttive, non sarebbe mai stato in grado di comprendere. Però Sherlock non era più lo stesso di un tempo, ora capiva. Se non bene, almeno meglio. E si rese conto di quanto odioso e insensibile era stato e di quanto Molly, nonostante tutto, fosse buona perché mai una volta si era rifiutata di aiutarlo. Anche prendendolo a schiaffi (nonostante poi lui si fosse sentito in dovere di ferirla a sua volta sottolineando l’assenza dell’anello di fidanzamento che le aveva regalato Tom).

L’obitorio era silenzioso… niente di sorprendente, ma di solito c’era più rumore: che fossero le macchine per le analisi in funzione, o le varie seghe che utilizzava Molly per aprire crani e casse toraciche, o più semplicemente gli organi che venivano appoggiati con estrema delicatezza sulla bilancia. Perché Molly era delicata in tutto quello che faceva, anche se divaricava una cassa toracica. Di norma le persone non fanno volentieri visita a Molly, solo lui è uno dei pochi esseri viventi che si reca lì con piacere, ma solo perché per lui l’obitorio è sempre stato a metà strada tra un luogo di studio e ricerca e un Luna Park.

Adesso però non poteva divertirsi, l’ultima volta che aveva sentito Molly era stato in uno dei momenti più difficili della sua vita, anche peggio di quando era in procinto di saltare dal tetto del Bart’s perché, quell’ultima volta, la vita in gioco era quella di Molly e se lui non avesse soddisfatto la richiesta di Euros, se non fosse stato in grado di far fare a Molly ciò che lui (o meglio, sua sorella) voleva, la donna sarebbe morta. O almeno così credeva. Ricordava ancora quando gli si era gelato il sangue alla vista della bara… per un istante aveva pensato a Mrs Hudson, ma poi il volto di Molly gli era apparso davanti e quando aveva letto quel I LOVE YOU non aveva più avuto dubbi. Le aveva spezzato il cuore, e lo sapeva, ma distruggere quella bara per lui era stato un atto liberatorio. Era stato certo di averle salvato la vita, probabilmente se non avesse fatto o detto nulla (o se Molly non avesse risposto) non sarebbe cambiato nulla. Ma non poteva permetterselo. Non poteva permettere che Molly morisse… non per colpa sua. Quella bara non sarebbe mai stata per lei.

Fece qualche passo, incerto ma al tempo stesso sicuro che Molly fosse lì… dove altro avrebbe potuto essere altrimenti? E poi la vide, seduta alla scrivania che compilava una cartella o qualunque altro documento necessario all’ospedale e alla polizia conoscere le cause della morte del suo paziente. Quelli molto più sani di lui, almeno fino a qualche mese prima. Si avvicinò lentamente, cercando di fare meno rumore possibile, ma sapeva che Molly l’aveva già visto e sentito solo che – giustamente – faceva finta di nulla. E continuò a far finta di nulla anche quando Sherlock fu davanti a lei. Molly sembrò non essere affatto in soggezione, e Sherlock poteva forse capirla: dopo quello che era accaduto non credeva che la donna potesse essere in qualche modo ben disposta nei suoi confronti. Nel migliore dei casi provava un odio cieco verso di lui. O indifferenza e fastidio, nel peggiore.

Sherlock provò a schiarirsi la voce e in effetti per un attimo Molly smise di scrivere, ma fu solo per una frazione di secondo, perché ricominciò subito, anche se il tratto pareva meno sicuro e deciso di quello precedente. E per la prima volta, fu Sherlock a dover fare il primo passo.

Caffè?” domandò l’uomo con un tono dolce che non ricordava di aver mai veramente usato, forse solo con Euros per qualche istante, ma era diverso. Tutto ciò che riguardava gli Holmes era diverso da quello che valeva per il resto del mondo. E anche quello che riguardava Molly.

La donna si bloccò e allontanò la stilografica dal foglio. Se c’era una cosa che Sherlock aveva sempre apprezzato diMolly, era la precisione con cui compilava i suoi rapporti e l’uso della stilografica le dava quell’aria più sofisticata ed elegante che in genere non sono gli aggettivi migliori per descrivere il rapporto di un’autopsia per omicidio, ma lui era sempre stato fuori dal comune ed era affascinato da questo dettaglio. Tutti usavano le penne a sfera, più veloci e sbrigative, invece la stilografica richiedeva più tempo, pazienza e precisione.

Molly fece un respiro profondo e senza di alzare gli occhi gli rispose con un secco “no, grazie”… se non altro gli aveva detto grazie, doveva essere un buon segno.

A dire il vero è un cappuccino. A quest’ora di solito hai fame...”

Lo stomaco di Molly, ovviamente, scese proprio quel momento per emettere un rantolo che fece sbuffare la donna per l’esasperazione nei confronti del carisma dimostrato dal proprio apparato digerente.

E’ di soia. E caffè. Ma il latte è di soia. Di recente hai smesso di consumare dolci o biscotti con burro e latte. Ho dedotto che sei diventata intollerante al lattosio...”

Molly alzò – finalmente – lo sguardo, rivolgendosi un occhiata di biasimo. No, forse non era esattamente un buon segno. Poi notò il secondo bicchiere che Sherlock aveva in mano e l’uomo parve capire la domanda insita negli occhi di lei.

Non abbiamo mai preso un caffè insieme...” rispose lui onestamente allungando la mano e porgendole il suo bicchiere di carta. Sherlock non si era neanche accorto che oramai le sue mani non bruciavano più.

E’ avvelenato?” domandò Molly con diffidenza e Sherlock, per dimostrarle che non lo era, ne bevve un sorso. Lei sbarrò gli occhi, ma Sherlock era troppo impegnato a storcere il naso per rendersene conto.

Latte per modo di dire...”

Non siamo neonati e non siamo vitelli, il latte di soia va benissimo” ci tenne a dire Molly e Sherlock ebbe il buon senso di tacere, soprattutto perché aveva accettato il bicchiere che le stava porgendo. Un passo in avanti per davvero questa volta. Nonostante Molly avesse cercato di non sfiorare nemmeno le dita di lui, Sherlock fu comunque ugualmente in grado di percepire le dita fredde della donna provate dalle ore passate insieme ai morti. Eppure anche questo gli piaceva di lei, forse perché in fondo tutto ciò che poteva essere in qualche modo connesso alla morte l’aveva sempre affascinato, e lei rientrava nella categoria di cose (o persone in questo caso) che avevano uno stretto legame con essa. Che non fosse una persona normale glielo avevano già detto in molti, in primis John che, nonostante la presenza di Rosie, non era riuscito a debellare il frigorifero da esperimenti che dovrebbero restare a distanza di almeno un chilometro da una bambina della sua età.

Molly strinse le mani attorno al bicchiere, beandosi del calore della bevanda e solo in quel momento Sherlock si rese conto che in realtà il liquido contenuto non aveva smesso di bruciargli la pelle neanche per un secondo. Se n’era solo scordato.

Non hai mai voluto prendere un caffè con me” disse Molly con tono amaro prima di bere un sorso di cappuccino… probabilmente, vista la fame che aveva – ovviamente Sherlock aveva dedotto correttamente questo dettaglio – se lo sarebbe bevuta tutto d’un fiato, ma la temperatura simile a quella di lava fusa glielo impedivano.

Ti devo una spiegazione.”

Molly alzò un sopracciglio.

E delle scuse.”

Molly storse la bocca.

E un numero non ben identificato di caffè.”

L’espressione della donna fu in procinto di trasformarsi in un sorriso, ma si trattenne e bevve un altro sorso. Sherlock fece lo stesso, rendendosi conto che lui però quel caffè non lo voleva affatto. Gli era solo servito come scusa. Molly però parve ugualmente gradire il gesto.

Ti ascolto” fece lei dopo qualche minuto di silenzio, senza però lasciar trasparire quella dolcezza e tenerezza che erano tipiche di lei. Il suo sguardo era duro e la voce fredda, sicuramente non ben disposta dei suoi confronti, ma era comunque meglio che niente.

Ti chiedo scusa Molly Hooper” disse Sherlock ancora in piedi con il caffè tra le mani. Gli sembrava di essere tornato tra i banchi di scuola, davanti alla cattedra dell’insegnante (solo che generalmente le cose non andavano molto bene, perché o non sapeva nulla e veniva rimandato a posto, oppure sapeva troppo e veniva spedito dal preside per aver sottolineato l’ignoranza del docente nella sua stessa materia).

Molly si limitò a sbattere le palpebre.

Sono successe molte cose strane. Folli. Anch’io non sono ancora sicuro di cosa sia veramente successo di preciso perché c’è sempre qualche dettaglio che non combacia e che continua a non avere senso ma.. il gioco non era più un gioco, era diventato qualcosa di troppo grande e nel giro di poche ore ho visto morire più persone di quante temessi.”

La donna corrugò la fronte, Sherlock aveva la sa più completa attenzione ma ancora non era convinta di quello che le stava dicendo.

Mi avevano fatto credere che la tua casa fosse piena di esplosivo e avevo tre minuti per evitare ce saltasse in aria” certo, era la verità, ma suonava ugualmente assurda e abbastanza priva di senso alle orecchie di una persona che non conosceva fino in fondo la pazzia della famiglia Holmes.

Ah si? E fammi indovinare, l’unico modo per evitare che la mia casa esplodesse era umiliarmi come hai fatto tu” gli fece notare lei amareggiata e infastidita dalla quella che credeva essere una bugia.

Non c’era nessun esplosivo, ma mi hanno fatto credere di sì. E avevo appena visto morire cinque persone.”

A te non è mai importato nulla degli altri...”

Ma mi è importato di te. Che quelle persone morissero o vivessero, non m’interessava. Non è stato un bello spettacolo, ma mia vita continua tranquillamente anche dopo che sono morte. Ma non potevo permettere che succedesse qualcosa a te. Potrei raccontarti tutto nel dettaglio...”

A lei lo hai mai detto?” domandò Molly, chiaramente non molto interessata alle circostanze, sapeva che era successo qualcosa di grave e drammatico, ma non era davvero sicura di voler sapere cosa.

Sherlock le rispose aggrottando le sopracciglia perplesso.

Alla Donna. Glielo hai mai detto?” la domanda di Molly era cruda, tagliente e pregna di dolore e umiliazione. Inspiegabilmente Sherlock lo capì, forse questa orribile esperienza gli aveva insegnato molto di più di quello che pensasse. Non poteva dirsi traumatizzato o sconvolto, ma qualcosa era successo e da diversi anni (sei per la precisione) non era più la stessa persona di un tempo. Per questo s’impose di non ridere alla domanda di Molly ma rimase serio, perché per Molly non era uno scherzo. Lei aveva sofferto davvero. Per lui erano stati solo tre minuti, per lei erano anni.

Non rispondo mai ai suoi messaggi.” asserì Sherlock, per poi aggiungere “Quasi mai.”

Lei lo guardò malissimo.

Comunque no. Non gliel’ho detto. Mai. E a nessuno.”

Molly sospirò e bevve un altro sorso di cappuccino… nonostante la fame, quel confronto le aveva chiuso lo stomaco.

Io… mi dispiace Molly. Era una farsa per farti soffrire e per fare in modo che tu mi odiassi. Non l’ho voluto io.”

Frequenti delle pessime persone...” non poté fare a meno di constatare Molly con un sospiro.

Beh… tu però sei stata la prima a uscire con James Moriarty” fece Sherlock prima di avere il tempo di mordersi la lingua… nonostante tutto però Molly emise uno sbuffò che poteva quasi dirsi divertito. In effetti non poteva negarlo, ma il suo sorriso svanì in fretta perché in fondo – neanche troppo in fondo – Jim si era preso gioco di lei per i suoi scopi. Anche se prima di scoprirlo lei l’aveva comunque già lasciato. A ripensarci faceva quasi ridere l’idea di aver scaricato il consulente criminale lasciandolo di stucco quando gli aveva dato il ben servito. Probabilmente però lei ai tempi non gli era più di alcuno aiuto, altrimenti le cose sarebbero andate diversamente.

Davanti all’evidente imbarazzo di Sherlock per aver nuovamente parlato a sproposito, Molly sorrise facendogli notare che lui aveva fatto più o meno lo stesso con Janine ma, se non altro, aveva ricevuto una giusta punizione per le sue azioni.

Quelle parole, forse meno sentite di quanto in realtà gli stava facendo credere lei, lo ferirono molto di più di quanto non avesse effettivamente fatto quel proiettile. Era una conseguenza di Mary che cercava di salvare lui e John, ma Sherlock l’aveva capito. Le persone come lui, come Mary e anche come John, hanno un modo tutto loro per salvare qualcuno: lor potevano capirlo, tutti gli altri, le persone normali come Molly che non avevano una visione del mondo così contorta, non potevano comprenderlo. Magari erano in grado di cogliere qualche sfumatura, ma nulla di più. E a quel punto Sherlock capì che non c’era più nulla che potesse aggiungere, doveva solo aspettare che Molly, in cuor suo, capisse e lo perdonasse. E l’avrebbe fatto, anche se ci sarebbe voluto del tempo.

Molly… perdonami” fu l’ultima cosa che disse Sherlock prima di gettare il bicchiere ancora pieno di caffè nel cestino accanto alla scrivania di Molly e avviarsi lentamente verso l’uscita. Aveva fatto ciò che doveva, si era scusato per l’inscusabile, ma le aveva mentito a fin di bene, perché sperava di salvarla. Come aveva detto a Faith – o meglio, quella che credeva essere Faith – quando muori tu non senti niente, sono gli altri che vivono la tua morte. E lui non era pronto per affrontare la morte di Molly. Probabilmente non lo sarebbe mai stato.

Poi, a metà strada, la voce di Molly, ancora seduta dietro la scrivania lo raggiunse, obbligandolo a fermarsi e voltarsi nella sua direzione.

L’hai mai pensato?”

Sherlock aggrottò le sopracciglia perplesso.

In che senso?”

Hai mai pensato di amare qualcuno? Di...”

...amare te?” concluse per lei.

Molly annuì.

Non ti dirò una bugia Molly. Non ti amo perché non credo di avere un cuore che mi permetta di farlo. Posso solo affidarmi a John, Mrs Hudson e te per capire a grandi linee cosa possa voler dire. So solo che farò sempre tutto ciò che sarà in mio potere per proteggervi. Sempre.”

Anche se questo volesse dire amarmi per dieci secondi?”

Anche.”


Note dell’autrice:

Ok, le Sherlolly non sono la mia cup of tea, ma in questo caso mi è stato inevitabile, ci saranno in giro duecento trilioni di storie che raccontano questa scena, ma ho voluto dire la mia. E comunque non finisce bene, quindi sono rimasta coerente con me stessa u.u
Il titolo viene da un modo di dire medievale “How many angels can dance on the head of a pin?” (quanti angeli possono danzare sulla punta di uno spillo) come esempio per identificare quelle tesi o domande che sono un gran parlare ma senza dare alcuna risposta...

   
 
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