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Autore: Friedrich_L_Friede    05/02/2017    0 recensioni
Anno 2837. La guerra con Alfa Canis non sta andando bene, milioni di soldati sono morti. Tutti i diciasettenni della terra sono stati strappati dalle loro vite per servire l'Esercito dell'Alleanza, per salvare il nostro pianeta, forse, per morire per esso. Io sono Samantha Stardust, ma chiamatemi Sam. Sono una delle ragazze del '20, e questa è la mia storia.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La calda luce del sole di una domenica  mattina di primavera filtra dalle tende rosa e si posa sul mio cuscino. Adoro la domenica, è l’unico giorno in cui posso passare un po' di tempo con papà.

Rigirarmi pigramente nel letto, fare la doccia con calma, lasciare che l'acqua bollente mi lessi la pelle, vestirmi con l'abbigliamento sportivo più liso e sfondato che ho, sono tutti piaceri impareggiabili.

Lascio cadere a terra il pigiama e mi studio allo specchio: i capelli biondi, quasi bianchi, tipici  di noi Stardust mi scendono disordinati lungo spalle magre e dritte, il seno è ancora un po’ acerbo, ma sta acquistando pienezza.

Quello che proprio non va sono le gambe e le braccia: scheletriche e mollicce. Non posso lamentarmi, data la mia nota allergia a qualsiasi forma di attività sportiva, ma dovrò decidermi a fare qualcosa per dare un po’ di tono. 

Dopo la doccia mi drappeggiò un telo di spugna intorno al corpo, un asciugamani come turbante, mi asciugo e infilo un pantalone della tuta e una t-shirt per andare in cucina.

È decisamente domenica. Papà legge il giornale seduto di traverso rispetto al caffè fumante sulla tavola, mamma guarda il cellulare mangiando i ‘pancakes’ con lo sciroppo d'acero, i miei preferiti.

"Giorno a tutti…"

"Ciao tesoro!"

"Ciao Sam, dormito bene?"

"Una favola. Che si fa oggi?"

"Boh, pensavamo di andare alla casa sul lago."

"Non vorrete farci le pulizie, vero? È stata chiusa tutto l’inverno."

"No, quelle le faremo più avanti. Pensavamo a un picnic. Se vuoi puoi chiamare qualche amica, ma prima…"

Papà si alza, prende una padella e un mestolo e inizia a sbatterli: "Clang, clang, clang!"

Mamma mi si avvicina, mi prende per le spalle e inizia a scrollarmi urlando:  "Sam! Sam! Svegliati Sam!"

"Clang, clang!”

"Sam!"

"Clang, clang!”

"Svegliati Sam!"

 

***

 

"Sam, svegliati, per l'amore di Dio, devi svegliarti! Sam, forza! Tra due minuti il sergente sarà qui."

Apro gli occhi e vedo il viso di Penny, la mia vicina di branda e nuova amica. Qualche cretino sta sbattendo una tazza di latta sulle sbarre del letto.

“Ti devi alzare, tra due minuti il sergente Dubois sarà qui. Se ti trova ancora a letto sarai consegnata."

Salto giù dalla branda, sistemo le lenzuola meglio che posso, infilo la mimetica e mi metto in posizione di riposo a fianco del baule ai piedi del letto. Giro gli occhi a guardare le dieci ragazze che si trovavano di fronte a me, rigide in piedi con le gambe divaricate e le braccia dietro la schiena. Le luci al neon conferiscono alla camerata dalle nude pareti un freddo colore azzurrino. Sembrano tutte pallide, ancora più pallide di quanto provocato dalla mancanza di sonno e dalla stanchezza fisica.

Si apre la porta e Brooke, la caposquadra, grida: "Attenti!"

Scattiamo tutte all’entrata del sergente istruttore Dubois, che irrompe a lunghi e rigidi passi già gridando: "Buongiorno principesse, oggi è una splendida giornata di pioggia, tempo perfetto per una corsetta nei campi. Alle zero-otto-zero-zero, vi voglio pronte e schierate nel piazzale. Abbigliamento richiesto: mimetica e zaino da venti chili. Barate con la zavorra e mi farete cento flessioni a chilo mancante."

È incredibile come quella donna castana, bella, con i capelli raccolti a treccia e gli occhi azzurri riesca a essere così severa e terrorizzante. 

Procedendo lungo il passaggio fra i letti il sergente si ferma di colpo davanti a me e fissa a terra il suo sguardo di ghiaccio.

‘O mio Dio, cosa avrò sbagliato?’ mi chiedo in preda all’ansia, il cuore che mi martella rapido nelle orecchie.

"Stardust!" grida il sergente a cinque centimetri dal mio naso.

"Signore?"

"Zuccherino, gli stivali che ti forniamo ti sono scomodi?"

"No, signore!"

"E allora per quale maledetto motivo pensi di poterti presentare all’appello in ciabatte da doccia? Stavi forse facendo la pedicure? Deve ancora asciugarsi lo smalto, dolcezza?"

"No, ho solo scordato di mettere gli scarponi, signore."

"Perfetto Stardust, i miei complimenti. Te ne freghi tu della divisa, eh?"

"No, signore!"

Sono fregata! Ventiquattro ore in quel buco puzzolente di piscio della cella di isolamento non me le toglie nessuno.

"Sei cosciente che ora io ti devo consegnare?"

"Sì, signore!"

"E invece non ti andrà così liscia, riccioli d’oro. Oggi rimarrai tutto il giorno in ciabatte. Ti è chiaro?"

"Sì, signore!"

Finalmente il sergente prosegue nella sua marcia: "Forza signorine, avete trenta minuti da adesso, colazione e vestizione!” e se ne va facendo sbattere la porta dietro alle spalle.

Tiro un enorme sospiro di sollievo e dico rivolta a Penny: “Gli scarponi, come diavolo ho fatto a essere così stupida?”

"Poteva andarti peggio" interviene Chris posandomi il braccio muscoloso e tatuato sulle spalle "Meglio correre in ciabatte che farti un giorno nel buco, senza cibo né acqua."

Come tutti gli altri sedicenni del pianeta Terra, siamo stati prelevati da casa per essere addestrati ed entrare nell’Esercito dell’Alleanza.

Siamo qui a West Point da una settimana. Siamo la squadra 305 di quaranta elementi, venti ragazzi e venti ragazze in due camerate. Penny e Chris sono le mie uniche amiche. Penelope Salinas, di Houston, una dolce mora piccolina e tutta curve che non nasconde e non frena la sua passione per i ragazzi e Christina Feuerstein, di Amburgo, ragazzaccia tatuata e palestrata, ma con un cuore d’oro.

Le altre della squadra mi snobbano, soprattutto Brooke Wright, la caposquadra semidea fiancheggiata dalle sue stupide sacerdotesse, perché mi ritengono la più debole, lenta e demotivata. Temo che non abbiano tutti i torti. Neanche io credo veramente di potercela fare.

 

***

 

Anno 2836. Novant’anni fa i Kmeddar di Alfa Canis attaccarono la colonia su Marte. Due anni dopo attaccarono Tau Ceti B, pianeta natale dei Cetiani, con cui siamo in buoni rapporti da quattrocento anni.

Il sole dei Kmeddar sta morendo e loro vogliono altri pianeti abitabili su cui stabilirsi dopo aver sterminato le forme di vita originarie.

La terra e Tau Ceti si sono unite contro il nemico comune nell’Alleanza, con flotte di navi ed eserciti comuni.

La guerra non sta andando bene. Milioni di Terrestri e di Cetiani sono morti in battaglia. I Kmeddar non fanno prigionieri: compaiono all’improvviso in rotta di avvicinamento alle installazioni alleate, le distruggono, uccidono tutti e spariscono nello spazio.

In realtà anche l’Alleanza ha vinto delle battaglie.

La flotta Kmeddar diretta verso la terra fu intercettata alla cintura degli asteroidi e distrutta nel 2792, nella famosa battaglia di Cerere. La vittoria costò moltissime perdite.

Anche l’attacco ad Alfa Canis ebbe successo. Tutte le loro stazioni orbitanti intorno ai pianeti giganti furono distrutte, ma nessuno tornò vivo.

L’esercito ha bisogno di uomini e donne, ma quelli in età da combattimento sono ormai pochi. Per questo motivo l'Alleanza ha decisero di mandare in guerra i ‘Ragazzi del venti’, come già tutti ci chiamano.

Strappati alle famiglie, portati via dalle nostre vite per difendere la terra, per morire per lei. Siamo stati portati nei centri di addestramento dove in tre mesi dovremo trasformarci in astronauti, poi andremo per altri cinque alle accademie spaziali su Marte, dove faranno di noi dei soldati. Poi, per quelli di noi che ce la faranno, sarà la guerra.

   
 
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