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Autore: BlueWhatsername    05/02/2017    1 recensioni
" [...] Ma l’altro non lo stava veramente più ascoltando, preso com’era a fissarlo. Lo amava, lo amava da morire. Anche quando lo prendeva in giro o si impuntava per riaccendere le candeline e soffiare di nuovo.
Lo amava anche quando prendeva una ditata di panna e gliela spalmava in faccia.
«Ehy Anderson! Ti ho già detto che non sei simpatico?!» "
***
Hope you'll like it :)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Stava cercando di fare il più piano possibile e non che il compito fosse facile, visto che quello non era proprio il suo regno.
Kurt posò sul piano di lavoro la spatolina sporca di panna gialla – doveva essere inizialmente di una bella tonalità sgargiante, ma forse aveva dosato male la fialetta di colorante alimentare che la ragazza del negozio di articoli casalinghi gli aveva venduto qualche giorno prima perché il colore che aveva ottenuto era tutto fuorché come se l’era immaginato – e sospirò, soddisfatto.
La torta che era riuscito a preparare almeno stava in piedi. Non era certo come le altre che aveva cucinato per prova nelle settimane precedenti che nemmeno si erano volute staccare dalla teglia.
Tenere tutto nascosto a Blaine, poi, era stata un’impresa vera e propria: era sempre così attento, maniacale, non gli sfuggiva mai niente ed a volte era talmente stressante in quel senso che avevano finito col litigare.
Il solito Blaine.
Kurt sorrise, limando con la punta del coltello un ricciolo di panna ribelle che voleva a tutti i costi sporcare le sue ore di lavoro in cucina. Da mesi era stato appresso a quell’idea di fare qualcosa di speciale per il compleanno di Blaine e si era procurato tutto l’occorrente, in segreto: libri di cucina, attrezzi da lavoro, video tutorial su come preparare questo e quello. Aveva passato le sere dopo il lavoro a seguire programmi di cucina, sfornare torte – quasi sempre bruciacchiate o, peggio, mezze crude – e cercare decorazioni carine da fare con la panna o la glassa.
Lui, che della cucina non sapeva niente.
Guardò l’orologio vicino alla porta, segnava le 7:00.
Aveva ancora del tempo prima che Blaine si svegliasse e scendesse al piano di sotto per fare colazione. Con le mani appiccicose di panna, afferrò il vassoio su cui poggiava la sua torta e delicatamente la poggiò sul tavolo, proprio davanti al posto che avrebbe occupato Blaine. Lì vicino, la sua tazza arancione preferita e il giornale.
Come ogni mattina, pensò Kurt, andando a sciacquarsi le mani e sentendo l’ansia crescere a dismisura: e se non gli fosse piaciuta? E se avesse sbagliato qualche ingrediente e la sua torta avesse avuto il sapore più orribile della storia?
Mentalmente ripassò tutto quello che aveva fatto da quando si era alzato, tre ore prima, e non gli parve di aver sbagliato nulla. Non si era nemmeno dato la crema sul viso, tanta era stata la fretta di scendere in cucina per mettersi al lavoro, e solo quello gli faceva venire la voglia di urlare. Resistendo a stento all’impulso di specchiarsi nella superficie del frigo, si passo una pezzuola fresca sulle guance, riprendendo momentaneamente l’autocontrollo.
Non fare l’imbecille, nessuno vedrà mai quanto sei ridotto male.
Grazie a dio nessuno avrebbe mai visto nemmeno che si era messo una fascetta a fermare i capelli sulla fronte, un po’ troppo lunghi per star su senza gel.
Ignorò la risatina malefica che gli soffiava sul collo e poggiò un’altra tazza davanti al posto che avrebbe occupato Blaine. Sorrise, mordendosi un labbro.
Era un bene che avessero scelto un appartamento su due piani: le possibilità che Blaine si svegliasse e lo scoprisse erano così ridotte al minimo, considerato anche il suo sonno pesante: svegliarlo alla mattina era sempre stata un’impresa, perché avrebbe dovuto destarsi proprio quel giorno?
Anche se la cosa più difficile era stata senza dubbio districarsi dal suo abbraccio: da che ricordasse non c’era stata notte passata insieme in cui Blaine non gli si fosse messo addosso come una seconda coperta, o anche solo gli avesse stretto una mano o gli avesse poggiato il viso contro la spalla. Era il suo modo di fare, di ricercare sempre quel calore che pareva non bastargli mai e anche se Kurt non gliel’aveva mai detto, aveva sempre amato quel lato di lui.
Come tutti gli altri lati.
Osservò la torta sul tavolo, felice di aver superato in quel piccolo traguardo.
Era anche riuscito a scrivere un timido “Buon Compleanno, Blaine” col cioccolato, e non senza sporcarsi fino sopra ai capelli. La torta alla vaniglia che aveva sfornato aveva avuto da subito un buon profumo e anche la crema al burro che aveva usato per farcirla – e senza tralasciare che aveva rischiato qualche dito per farlo, visto che quel coltello sembrava volergli sfuggire in continuazione dalle mani.
Ma poteva dirsi abbastanza soddisfatto, specie perché lo aveva fatto da solo, e lo aveva fatto per la persona che più amava al mondo.
Si figurò l’espressione di Blaine quando l’avesse vista, il modo in cui avrebbe spalancato i suoi occhi di quello strano colore tra il marrone ed il verde e come avrebbe aperto la bocca, indeciso su cosa dire. O magari gli sarebbe semplicemente corso incontro per baciarlo e dirgli che era il miglior cuoco del mondo.
Irreale quanto trovare un abito della vecchia collezione nel tuo armadio.
Inizialmente aveva pensato che sarebbe stato bello portargli quella torta a letto, fargli una sorpresa nel vero senso della parola, ma poi aveva rinunciato nella convinzione che sarebbe riuscito a farla cadere dalle scale. O magari gliel’avrebbe fatta cadere in testa direttamente, e poi sì che ci sarebbero stati dei grossi problemi: Blaine era sempre stato convinto di avere dei capelli da Medusa, se glieli avesse ricoperti anche di panna, cioccolato e quant’altro come minimo gli sarebbe venuto un infarto subito. Meglio aspettare che scendesse in cucina e la trovasse da sé.
Kurt si infilò i guanti in lattine, poco propenso a infilare in lavastoviglie tutte quelle cianfrusaglie sporche senza qualcosa che lo proteggesse da altra roba appiccicaticcia: ci mancava solo che gli si fermasse qualcosa sotto l’unghia, quella mattina. Lasciò da parte solo una piccola terrina in cui avrebbe preparato l’impasto dei pancake che a Blaine piacevano tanto. E per imparare a fare quelli non gli erano serviti programmi di cucina o video tutorial su YouTube, gli era bastato semplicemente guardare il diretto interessato: era Blaine a prepararli per entrambi ogni mattina, e aveva pochi dubbi sul fatto che avrebbe sbagliato la ricetta. Prese un uovo, sicuro di quello che stava facendo, e fece per romperlo sul bordo della terrina quando sentì dei rumori proveniente dalle scale.
Corrugò la fronte, l’uovo ancora intero stretto in mano e sulle labbra l’indecisione di dire qualcosa. Fare qualcosa.
Afferrò il mestolo, desiderando fosse una bacchetta magica che gli permettesse di fermare il tempo.
«Kurt!»
Non rispose, gettando la farina alla svelta nella terrina e sentendola perfino in bocca, nel naso, tra i capelli. Imprecò un poco, starnutendo verso l’alto per non rovinare l’impasto. Ruppe l’uovo, e ci mancò davvero poco che c’entrasse il piano di lavoro.
«Kurt! Ci sei?!»
La voce di Blaine era insistente, così come i suoi passi sulle scale. Di sicuro aveva pensato fosse strano il non trovare nemmeno un biglietto sul comodino o un messaggio al cellulare, e Kurt riusciva a figurarsi perfettamente il suo disappunto in una situazione de genere.
Unì il latto al composto, facendolo schizzare un po’ ovunque.
I passi di Blaine si stavano avvicinando, ed oltre ad essersi sporcato da cima a piedi, non era nemmeno riuscito a preparare dei pancake in tempo. Si maledisse mentre faceva girare il composto nella terrina non proprio delicatamente, arrivando a macchiare perfino i fornelli: quando uno zampillo lo raggiunse all’occhio emise un gemito, continuando a mescolare il tutto.
«Ah! Ma sei qui! Io pens-»
Kurt non riuscì a percepire bene quelle parole perché il mestolo di legno gli sfuggì improvvisamente dalle mani. Atterrò a qualche metro di distanza dopo aver lasciato una scia appiccicosa un po’ ovunque. Si ritrovò con le braccia alzate nel tentativo di prenderlo mentre la terrina finiva a terra con una un tonfo sonoro, l’impasto sparso per la cucina oltre che sul suo pigiama.
Blaine lo fissava dalla porta, un sopracciglio alzato come a non capire cosa stesse succedendo e Kurt non riusciva a dargli torto. Si rese conto di essere in una strana situazione, tutto sporco di impasto di pancake, con le braccia alzate ed una strana fascetta in testa, probabilmente puzzava di uovo e farina e non si era fatto nemmeno la barba, ora che ci pensava, perché sentiva qualche accenno di pelo pungerlo sul mento.
O forse era solo la farina che lo solleticava. Desiderò sparire, ma Blaine pareva volerlo inchiodare d’era coi suoi occhi grandi ed espressivi, attenti ad ogni minimo particolare.
Kurt lo vide mentre ispezionava in silenzio la tavola e quando posò lo sguardo sulla torta un accenno di sorriso gli nacque sulle labbra. Kurt notò il suo labiale mentre leggeva la frase che aveva così faticosamente scritto col cioccolato sulla panna gialla di cui ora si stava quasi pentendo, era quasi ridicola. Tutta quella situazione lo era, perfino lui che se ne stava immobile al centro della cucina come un perfetto imbecille.
Blaine gli si avvicinò, facendo ben attenzione a non poggiare i piedi nudi sul pavimento sporco di impasto. Quando gli fu a meno di mezzo metro, Kurt lo vide sorridere più apertamente, quasi accennare una risata.
Come dargli torto.
«Non azzardarti, Anderson» lo ammonì Kurt, inspirando profondamente e tentando di essere convincente anche se ridotto in quello stato pietoso «Anche se è il tuo compleanno non ti permetterò di ridere, okay?»
Blaine inclinò il viso, ironico. «Ah no?», e avvicinò un dito alla sua guancia, per pulirgli via una goccia di impasto dal viso. Si portò l’alluce alle labbra, senza staccare gli occhi da quelli dell’altro.
Kurt boccheggiò, indeciso se piangere o mandarlo al diavolo. Non solo si stava prendendo gioco di lui, stava anche mandando messaggi subliminali su cosa avrebbe fatto in altre occasioni.
Il solito maiale.
«Non sei simpatico» affermò, deciso, afferrando una pezzuola dal lavandino e ripulendosi il viso e le mani. Al resto avrebbe pensato dopo.
Blaine scoppiò a ridere, tirandolo a sé e poggiandogli il viso contro il collo.
Si mantenne immobile, silenzioso, stava solo sincronizzando i loro respiri: Kurt lo capiva da come fosse deciso a non mollarlo, con le mani sulla sua schiena e la bocca contro il punto in cui l’orecchio incontra la mascella. Era una delle sue posizioni preferite, nessuno sarebbe mai riuscito a smuoverlo.
Kurt si arrese, strusciando la guancia contro i suoi capelli. Lo sentì ridere di nuovo ma stavolta sorrise, accettando di buon grado quel caldo abbraccio mattutino.
Quando percepì una mano di Blaine risalire lungo il suo collo fino a fermarsi sulla sua guancia, si sporse spontaneamente verso di lui per incontrare le sue labbra. Gli strinse le spalle, mentre quel timido bacio si andava approfondendo ed il suo fiato si accorciava vertiginosamente. Fece scendere una mano alla vita di Blaine mentre con l’altra gli sorreggeva la testa: sentì l’altro strusciarsi contro la sua bocca, lungo la linea del suo collo fino alla spalla. Nel suo stomaco c’era una bolla d’aria sempre più grande che avrebbe finito col soffocarlo, Kurt se ne accorse quando percepì i loro corpi combaciare ed i loro istinti diventare sempre più reali.
Mugugnò debolmente, tirando indietro la testa e permettendo a Blaine di dargli un ultimo bacio sotto il mento. Con la coda dell’occhio lo vide alzare il capo e fissarsi nei suoi occhi: se gli guardava le labbra, le vedeva tremare. Se si soffermava sulle sue ciglia lunghissime poteva benissimo notare come facessero ombra sulla guancia.
Kurt preferì sorridere, perché ogni volta che succedeva vedeva Blaine fare lo stesso.
«Ti amo» mormorò senza pensare, afferrandogli le mani e portandoselo alle labbra.
Blaine inclinò il viso, divertito.
«Pensavo non ti stessi simpatico fino a poco fa… Posso fidarmi ad assaggiare quella?» aggiunse poi, volgendo il capo verso la torta che ancora aspettava sul tavolo.
Kurt lo prese sottobraccio, portandolo a sedere ed estraendo due candeline dalla tasca del pigiama: posizionò quel bel trenta azzurro proprio sopra la scritta al cioccolato, poi accese, sorridendo divertito. Blaine gli diede un bacio a fior di labbra, mentre osservava i particolari della torta: era rapito da come Kurt avesse potuto farlo, quel gesto gli aveva scaldato il cuore non appena aveva posato gli occhi sulla tavola poco prima.
«Spero sia buona, giuro che ce l’ho messa tutta»
Blaine sorrise, portandosi l’altro a sedere sulle ginocchia.
«Kurt Hummel, se quando ci siamo sposati mi avessero detto che un giorno mi avresti preparato una torta e avessi oltretutto sporcato la cucina con l’impasto dei pancake non ci avrei mai creduto»
Kurt alzò gli occhi al cielo, un sorrisino furbo a increspargli le labbra sottili.
«Così come non avrei mai creduto al fatto che indossassi quelle fascette per capelli» proseguì Blaine, divertito «Ti sta bene, in ogni caso!» chiarì subito dopo, notando che fosse in tinta col pigiama a righe azzurrine.
«E quindi?»
«Cosa?»
«Le candeline, Blaine!» Kurt gli strinse le guance, portandogli il viso contro la torta «Dai sbrigati che voglio assaggiarla!» poi si sporse in avanti soffiando prima che l’altro potesse farlo.
Blaine emise un verso indispettito, pizzicandogli un fianco muscoloso.
«Ehy! Erano le mie candeline!»
Ma l’altro non lo stava veramente più ascoltando, preso com’era a fissarlo. Lo amava, lo amava da morire. Anche quando lo prendeva in giro o si impuntava per riaccendere le candeline e soffiare di nuovo.
Lo amava anche quando prendeva una ditata di panna e gliela spalmava in faccia.
«Ehy Anderson! Ti ho già detto che non sei simpatico?!»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve fandom!
Allora, poche parole per spiegarmi: seguo Glee da quando è uscita la serie, ma questa è la mia prima Klaine. Non è niente di speciale, anzi, volevo solo scrivere qualcosa per il compleanno di quel cucciolo di Darren e quindi here I am. <3
 
Ultimo appunto: è per una persona speciale che ha compiuto gli anni ieri, spero che il regalo/sorpresa sia gradito/a! Ti voglio bene <3
 
Chissà, forse scriverò ancora in questo fandom. Byeee xxx

 
La foto ci voleva, I'm sorry. 
 
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