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Autore: Oducchan    05/02/2017    0 recensioni
Il suo sguardo segue il rotolare di una goccia di sudore dalla guancia su cui si è formata e lungo il profilo morbido del collo, finché non giunge allo sterno, dove la pelle finisce per venire coperta dal colletto della polo e quindi la fa scomparire alla sua vista. Improvvisamente e senza alcun avviso, Tezuka si ritrova a desiderare molto, molto intensamente di vedere Atobe nudo.
è estate, e Tezuka viene improvvisamente investito dalla pubertà.
[Atobe - Tezuka -con la compartecipazione di Sanada, Yukimura, Fuji, Echizen e il resto dei marmocchi in lontananza]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Keigo Atobe, Tezuka Kunimitsu
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan
Titolo: And when you're fifteen, don't forget to love before you fall
Fandom: Prince of tennis

Personaggi: Tezuka Kunimitsu, Sanada Genichirou, Atobe Keigo, Yukimura Seiichi, Echizen Ryoma, Fuji Shuusuke
Pairing: AtoTezu (Imperial Pair), implied SanaYuki (Alpha pair)
Genere: generale, commedia, sentimentale
Avvisi: what if, leggero OOC

Rating: giallo
Conteggio parole: 2013
Note:
Per il COW-T, prompt "incertezza"
 




And when you're fifteen, don't forget to love before you fall

Il suo sguardo segue il rotolare di una goccia di sudore dalla guancia su cui si è formata e lungo il profilo morbido del collo, finché non giunge allo sterno, dove la pelle finisce per venire coperta dal colletto della polo e quindi la fa scomparire alla sua vista. Improvvisamente e senza alcun avviso, Tezuka si ritrova a desiderare molto, molto intensamente di vedere Atobe nudo.
Batte le palpebre, accorgendosi della bizzarra e alquanto tortuosa deviazione che hanno preso i suoi pensieri rispetto le banali considerazioni tecniche sullo stile di gioco del suo autoproclamato rivale, su cui stava elaborando fino a poco prima; e come se gli avesse letto nel pensiero, proprio in quel momento il soggetto delle sue elucubrazioni ne approfitta per colpire la palla gialla con particolare ardore, emettendo un sonoro grugnito. La piccola sfera schizza al di là della rete, in un angolo del campo in cui Sanada non può nemmeno sognarsi di poter arrivare, nonostante si getti di peso per tentare. Fuji annuncia la vittoria del game e del set e Tezuka si ritrova con un’erezione imprevista tra le gambe.
L’istinto primario è di chiuderle e tentare di accavallarle, cercando di non dare nell’occhio. Ryoma, seduto accanto a lui, ha l’aria di essere annoiato oltre misura, ma ha lo sguardo incollato al campo e al servizio con cui Sanada fa riprendere il gioco e tremare il terreno. Fuji sta arbitrando, appollaiato sulla sedia con un sorriso plastico che Tezuka non fa poi molta fatica a definire inquietante, e grazie a dio non ha l’aria di star badando alle sue reazioni; il resto della sua squadra è sparpagliato sugli altri campi, mescolati ai ragazzi di Hyotei e Rikkai, chi a coppie chi in quartetti, e sono impegnati a giocare i loro match o a fare chiassosamente il tifo. Si concede un piccolo sospiro di sollievo, lieto che il suo momentaneo calo di attenzione non sia stato osservato da nessuno di loro. Ma in quel mentre, Yukimura, seduto esattamente dall’altra parte del campo, intercetta il suo sguardo, e gli sorride.
Tezuka deglutisce, iniziando a sudare freddo.
Il capitano della Rikkai pare trovare la cosa divertente. Nasconde la bocca dietro la mano, che non cela minimamente una risata malamente trattenuta, e per un atitmo i suoi occhi sprizzano malizia e… complicità? Nel mentre Sanada riesce ad evitare un Rondo diretto contro il suo polso e a far punto inferendo un Ka micidiale alla racchetta di Atobe, che schizza via con un sibilo inquietante. Genichirou esulta, la voce tonante che scuote le reti di protezione, mentre Atobe impreca tra i denti.
-Game, set e match, 7 a 5, Sanada-kun!- annuncia estasiato Fuji, facendo il blando gesto di battere le mani. Tezuka abbassa lo sguardo, ritrovandosi coi pantaloncini ancora un po’ tirati, e non sa bene che fare.
Ha abbassato la guardia.
-Complimenti, Sanada- si congratula Yukimura, con voce vagamente sognante. Genichirou si volta appena, annuendo compunto al suo indirizzo, ma poi torna a fronteggiare la rete, puntando la racchetta contro Ryoma e sbraitandogli di darsi una mossa. Ryoma brontola qualcosa tra i denti, calcandosi il cappello sul viso; ma afferra comunque la propria racchetta e trotterella rapido al posto di Atobe, già con una pallina tra le dita, mentre il capitano della Hyotei retrocede ansimando verso la panchina e vi si lascia scivolare molto poco regalmente sopra. Non c’è Kabaji, dal momento che sta giocando contro Yagyuu-kun due campi più in là, così l’asciugamano deve ripescarselo dal borsone da solo; nel tendersi della sua schiena Tezuka intravede altre gocce rotolare tra i capelli biondi, proprio dietro l’orecchio, e la pelle bianca, quasi lattea, della sua spalla far capolino da sotto la maglietta. Subito lascia scivolare via lo sguardo, sentendo le guance andare a fuoco, ma la situazione non migliora, perché per un istante che pare durare un millennio l’occhio gli cade più giù, proprio dove la polo bianca e azzurra s’è un po’ increspata e si è arricciata, lasciando scappar fuori qualche centimetro di schiena. E se guarda appena poco più giù…
La stretta dei pantaloncini si fa quasi dolorosa.
Più rapido di quello che vorrebbe ammettere, Tezuka riporta la propria attenzione dinnanzi a sé. Vorrebbe dire qualcosa al ragazzo ora seduto accanto a lui, ora impegnato a tamponarsi e a riprender fiato. Per esempio, di avere un po’ di pudore, e di darsi una sistemata. O di andare a farsi una doccia. O di andarci insieme a lui. Ma la voce pare essersi incastrata tra la trachea e la lingua, e proprio non vuole saperne di articolare alcunché. Si limita a restare rigidamente seduto, provando a pensare a qualcosa che non sia assolutamente collegata a questo suo improvviso e impellente bisogno di vedere il ragazzo accanto a lui senza vestiti, ansante e discinto. Né di sentirlo sussurrare il suo nome, o di avere le sue mani addosso, intente a sfiorarlo in luoghi in cui…

Dannazione.
-Ohi, Tezuka!- la voce di Atobe, così vicina al suo orecchio, lo coglie del tutto impreparato. Prega di non sobbalzare troppo platealmente, ma sente la pelle del viso e poi del collo e poi di tutto il fianco del corpo del lato in cui Atobe si trova andare a fuoco, come se la sua sola presenza potesse farlo bruciare vivo. Si volta e il viso di Keigo è vicino, troppo vicino, e lo scruta con troppa attenzione.
-Stai bene?- chiede l’altro, corrugando appena la fronte, e Tezuka deve soffocare l’impulso sporgersi verso di lui e chiudere la distanza che li separa per baciarlo e succhiargli le labbra fino a farle diventare lucide e rosse come ciliegie. Si volta quasi brutalmente, puntando lo sguardo verso il suo kohai, che nel frattempo sta facendo trottare Sanada da un capo all’altro del suo lato di campo senza scomporsi minimamente. Quello scomposto, invece, è Sanada, il cui cappello ondeggia pericolosamente sui capelli neri grondanti sudore.
-Sì- ribatte, più seccamente di quello che erano le sue intenzioni. Cerca di scivolare più lontano, mantenendo tutta la propria attenzione sulla partita in corso.
-Dovresti lavorare di più sulle tue volèe- aggiunge, senza veramente badare a quello che sta dicendo. Ryoma è in vantaggio per tre game a uno, e sta servendo quella che ha tutta l’aria di essere una twist serve, perciò farebbe molto bene a non distrarsi dal gioco e a non perdere altri passaggi che potrebbero essere preziosi per determinare i futuri allenamenti di Echizen. Eppure, con la coda dell’occhio riesce comunque ad accorgersi dell’espressione perplessa del capitano della Hyotei.
-Le mie volèe non hanno alcun tipo di problema- ribatte sentitamente questi, incrociando le braccia al petto indignato. Tezuka tenta disperatamente di non pensarci. Guarda Ryoma, e le mani di Ryoma, e la racchetta di Ryoma, che assesta alla palla lo spin necessario per somministrare un Cool Drive a Sanada che questi non ha alcuna possibilità di respingere.
-4 game a 1, Sanada al servizio-
Va tutto bene, si dice. Va tutto bene, e non guardare Atobe o in direzione di Atobe lo sta aiutando moltissimo a dissipare quell’agitazione e quel… bisogno, e il modo in cui Echizen pare danzare sul cemento mentre affronta in sequenza e trova il modo di sconfiggere Fuu, Rin, Ka, In, Zan e per finire un Rai che per poco non squarcia le stringhe della sua racchetta ha un che di sublime, e di ipnotico assieme. È migliorato ancora dall’ultima volta che l’ha osservato giocare, e lo stesso ha fatto Sanada, che rincorre ogni diritto come un toro inferocito e affronta ogni rovescio come un leone pronto a sbranare il suo pasto del giorno. Va tutto così bene che Tezuka riesce addirittura a scordarsi di dover stare in guardia, per una piccola ma vitale manciata di secondi, e si distrae; quindi, quando una delle mani di Atobe, calda come l’inferno e dal palmo insospettabilmente liscio, per uno che passa gran parte del suo tempo con una racchetta in mano, scivola indiscreta sul suo ginocchio per infilarsi verso l’interno della sua coscia, l’unica cosa che gli impedisce di emettere uno strillo molto poco dignitoso è l’allenamento che il dover stare per tre anni in squadra con Fuji Shuusuke e Inui Sadaharu gli ha dato.
-Atobe- sibila, imponendosi di non muovere altri muscoli all’infuori al di fuori di quelli strettamente indispensabili per parlare –Cosa stai facendo, di grazia?-
Atobe, il dannato, si permette di rispondere con una piccola risata. Uno sbuffo tiepido che gli solletica il collo, un suono argentino che gli riverbera all’orecchio. Il volto di Keigo è di nuovo vicino, così vicino, troppo vicino.
-Pensi che ore-sama non abbia notato il tuo interesse per la sua persona, Tezuka?- chiede, e nella sua voce c’è solo una piccola punta di ironia; sparisce ben presto, quando diventa solo ed esclusivamente lussuria –Permettimi di accompagnarti negli spogliatoi e mostrarti quanto esso sia ampiamente e abbondantemente ricambiato-
È troppo. E purtroppo per lui, Tezuka non è assolutamente in grado di gestire cose come queste. Scatta in piedi come se lo avessero punto, con le guance che ardono come due falò, proprio quando Echizen riesce ad averla vinta sulla Dark Aura di Sanada e segna l’ultimo punto necessario alla vittoria.
-Sette game a tre, game, set e match, Echizen!- trilla la voce di Fuji, riportandolo alla realtà, prima che il suo proprietario lo noti e continui, fintamente preoccupato –Tezuka, ti senti bene? Sei tutto rosso…-
Ryoma si volta quasi di scatto, fissandolo dall’alto in basso come se gli avessero comunicato che in realtà è stato sostituito da un alieno. Anche Sanada indugia un istante a squadrarlo, evidentemente perplesso, prima di voltarsi con una scrollata di spalle e marciare verso la propria panchina masticando un’infinita sequela di improperi per la propria vergognosa performance. Giunto a un passo da Yukimura, si artiglia la maglia fradicia di sudore (che ormai gli stava appiccicata addosso come una seconda pelle), e se la sfila brutalmente di dosso, lanciandola per terra e restando a torso nudo a scolarsi la borraccia con l’acqua.
Senza alcun accenno di discrezione, Yukimura punta lo sguardo sul suo vicecapitano, lasciandolo scivolare con pura brama e apprezzamento sulla schiena muscolosa che si concede alla vista di tutti, prima di chinarsi, prendere un asciugamano da una delle borse accatastate ai suoi piedi, e lanciarlo verso il proprio vicecapitano.
Mancandolo di almeno mezzo metro, e costringendolo quindi a voltarsi, dandogli le spalle, e chinarsi per recuperarlo, con un’altra imprecazione tra i denti.
Tezuka boccheggia, allibito. Yukimura, alzando un secondo lo sguardo dai glutei di Sanada, gli sorride angelico e si porta un indice sulle labbra, prima di fargli un occhiolino complice.
Giusto un secondo prima che Atobe gli circondi le spalle con un braccio e lo inizi a spingere verso gli spogliatoi. E Tezuka, che non ha minimamente idea di che razza di tornado ormonale lo abbia investito quest’oggi, che non sa che sta facendo, che non ha mai provato nulla del genere… beh, Tezuka lascia da perdere ogni forma di incertezza, permettendo che questa nuova parte del suo cervello che non vede l’ora di stare da sola con Atobe lontano da orecchie indiscrete per levargli tutti quegli strati di stoffa di dosso abbia il sopravvento e gli permetta di farsi trascinare senza alcuna lamentela.
 

-Si può sapere che diavolo sta succedendo?-
Fuji sorride, sgambettando giù dalla sedia di arbitraggio e assestando un buffetto sul cappello di Ryoma, impegnato a trucidare con lo sguardo le figure di Tezuka e Atobe, ormai prossime a scomparire alla vista.
-Cose che capirai quando sarai grande, Echizen. Ti va di giocare una partita con me, nel frattempo?-
Ryoma gonfia le guance, irritato. Come se non fosse in grado di capire da solo di essere circondato da una manica di adolescenti arrapati in piena tempesta ormonale che anziché pensare al tennis hanno solo in testa l’idea di scopare come conigli! È solo che da Tezuka-buchou, tra tutti quanti, un simile atteggiamento non se lo sarebbe mai aspettato. Mada mada dane.
Ma d’altro canto, finché qualcun altro è disposto a prendere in mano palla e racchetta per sfidarlo e tenerlo interessato, non può fregargliene di meno.
-Va bene. Testa o croce?-
   
 
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