Ciao a tutti^^!! I come back with a new chapter, the number 12, per me è un piccolo record, non ho mai scritto così tanti capitoli ^^ ad essere sincera però di qst cappy la seconda parte non mi entusiasma, mi piace molto di più l'ultima, spero che a voi entusiasmi di più, sono curiosa di sapere cosa ne pensate della piccola rivelazione a fine capitolo ^^ ora passo ai ringraziamenti:
Dj Kela: Ciauu^^!!! prima di tutto due cose: 1° grazieeeeee^^ nn sai quanto mi facciano piacere le tue recensioni ^^ sei troppo buona ^^ e 2° ho iniziato a leggere Sweet Nightmare a breve lo finirò e commenterò ^^ (Tra parentesi: Sara metti giù le mani da Leo, solo Celia lo può toccare!! Cmq metterò tutto nella discussione, scusami se nn l'ho ancora fatto!!!! Mia culpa!!). Sono contenta che Daniel ti piaccia, grazie^^ e uno dei miei personaggi preferiti, in questo cappy gli do poco spazio purtroppo ma dal prox avrà grande rilievo^^ a proposito della sua personalità qui si vedrà sotto una luce diversa, dalla prospettiva di Angela, ci tenevo a chiarirlo perchè potrebbe sembrare diverso dalla prima impressione che ha dato ma in realtà è solo come lo vede lei (ke pensiero contorto, accidenti, spero di essermi spiegata tra le righe, hihih!!) Se ti cosola nemmeno io so giocare a poker, hanno provato a spiegarmi le regole ma ho capito la metà di quello che mi hanno detto, però mi piace quando nei film fanno vedere i protagonisti che ci giocano, come 007 casino royal, sembra così sicuri e convinti di quello che fanno, beati loro hihihih io mi limito a ruba mazzetto!! L'idea di eleggere Denise kraken mi piace hihi, sono sicura che anke Dan concorderebbe hihi^^! Nn vedo l'ora di sapere cosa pensi di quest'ultimo cappy e grazie ancora mille per tutti i tuoi complimenti, un grandissimo bacioooo^^!!!! Kisskisses
P.S. l'immagine che avevo messo nn era nulla di speciale, era solo un'icona per separare le due aprti del cappy, un piccolo teschietto, mi sembrava carino però purtroppo nn si vede, ma prima o poi imparerò a mettere le immagini per bene, nn mi arrendo, hihi^^!!!
Summerbest: ciao! Grazie per il tuo entusiasmo ^^ a me basta sapere che hai seguito la ficcy e che ti è piaciuta che sono già felicissima ^^ glasie^^ spero ti piaccia anke qst cappy^^ kisskisses
sesshy94: Ciao!! Sono strafelice che il cappy ti sia piaciuto^^ grazieeee!!!!!!! Si Martin si è beccato quello che si meritava, hihihiih!!! Daniel a breve in quanto spadaccino sarà ancora più sorprendente, posso assicurare hihihih, i suoi talenti (tra cui quello di scappare dagli attacci di Denise hihi^^) nn sono finiti qui^^!!! Spero ti piaccia anche il 12 cappy, fammi sapere cosa ne pensi^^ ancora grazie mille, un abbraccio grandissimo^^ kisskisses!!
Grazie infinite a tutti quelli che leggono e ai 15 angeli che mi hanno messa tra i preferiti!!! Grazieeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!
Ringrazio tantotanto anche Dj Kela, CriCri88, genny 63 e LaBabi che hanno messo la mia ficcy tra le "seguite", grazie millemille^^!
Ora vi lascio alla lettura^^
kisskisses
68Keira68^^
12_ Il rischio di sperare
Correva a perdi fiato con i capelli
castani al vento e il grembiule
indossato per preparare la cena ancora legato alla vita. Il vestito,
troppo
lungo per i suoi gusti, le intralciava la corsa, ma in quel momento non
ci fece
caso. C’era solo un’unica cosa che occupava i suoi
pensieri, l’unica cosa
veramente importante in quel momento. La nave dalle vele nere era
tornata, dopo
tre anni di latitanza. Il cuore le batteva forte più per
l’emozione che per lo
sforzo fisico. Poi arrivò al porto, e finalmente lo
avvistò. Maestoso
e imponente come l’ultima volta che
l’aveva visto, il veliero scuro come la notte che aveva
esplorato acque
sconosciute ai più, era lì dinanzi a lei.
Poco più avanti scorse
la passerella che permetteva l’accesso al ponte.
La imboccò senza esitare. Ancora più della nave
c’era una persona che non
rivedeva da troppo tempo. Prima di salire a bordo però si
aggrappò al parapetto
e, quasi accarezzandolo, lo utilizzò per compiere
l’ultimo passo. Si guardò
attorno lentamente, assaporando ogni dettaglio del vascello,
abbracciando tutto
con lo sguardo, e un sorriso si fece strada sul suo bel viso. Non era
cambiato
nulla dall’ultima volta che lo aveva visto. I cannoni pronti
all’uso erano al
loro posto, le varie corde erano appese all’albero maestro, i
barili del
liquore tanto amato dai pirati sparsi in giro e a portata di boccale. E
poi,
vicino al timone al ponte di comando, la parte più
importante della nave, colui
che aveva reso possibili tutte le grandi imprese compiute su quel
veliero.
L’uomo che secondo lei rappresentava la vera anima della
Perla Nera, perché
anche la nave migliore se non è comandata dalla persona
giusta, non vale nulla.
Dritto e perfettamente calato nel ruolo da capitano, con in testa il
suo
prezioso cappello, stava lui, Jack Sparrow.
*
“Uomini, giù
la passerella” gridò il capitano.
Angela si voltò verso di
lui. Dopo aver discusso per breve tempo con
lei, Jack era tornato a dirigere il suo veliero. Ma era quel
“giù la
passerella” che l’aveva fatta voltare gaia. La
frase indicava che il suo primo
viaggio a bordo della Perla era concluso, ma probabilmente quello che
sarebbe
seguito era l’inizio della sua prima avventura da pirata.
Già solo l’idea
l’eccitava tantissimo, pensava a quella missione come una
specie di iniziazione
alla pirateria e aveva tutta l’intenzione di passare la prova
a pieni voti. A
quel pensiero sfiorò istintivamente la spada. Lei sarebbe
stata la sua fedele
amica in quell’impresa, l’arma con la quale si
sarebbe fatta rispettare e
conoscere, senza contare… Una donna sconosciuta interruppe
il filo dei suoi
pensieri. Scosse la testa e chiuse gli occhi per accertarsi che non era
il sole
a farle brutti scherzi. Ma quando riguardò verso
l’imboccatura della passerella
la donna c’era ancora, con i suoi capelli castani al vento e
un grembiule
macchiato addosso.
Cosa ci fa quella a
bordo?
Ah non ne ho la
minima idea. Però guardala, non ha l’aria
spaventata o spaesata, sembra perfettamente a suo agio.
Si hai ragione, ma
chi è? E come mai si è presa la
libertà di salire a bordo? Forse è meglio che le
vado incontro, magari ha
sbagliato nave.
Certo, ci sono
così tante navi con le nave nere
ormeggiate a porti cittadini che è facile confondersi.
Ahaha, spiritosa.
È comunque meglio che sia io ad andarle
incontro e prestarle soccorso prima che anche Pintel o qualche altro
omuncolo
la adocchiano.
Giusto, buona idea.
Ma proprio mentre le si avvicinava,
la donna avvicinò entrambe le mani
alla bocca per amplificare la sua voce e, preso un bel respiro,
urlò.
“Capitan Jack
Sparrow!”
Angela rimase di sasso,
più immobile dei bronzi di Riace.
Fece scorrere lo sguardo dalla donna a suo
padre e viceversa, cercando di venire a capo del piccolo mistero. Jack
si volse
verso la fonte del richiamo, mettendoci qualche minuto per mettere a
fuoco la
donna. Poi un lampo di comprensione passò nei suoi occhi e
assunse un
espressione sorpresa, per passare ad una contenta, poi beffarda e
infine
comprensiva.
Infine scosse la testa e si
apprestò a scendere dal ponte di comando
con il sorriso di chi la sa lunga.
Solo a pochi passi dalla donna
esclamò: “La regina dei pirati che
giunge tutta trafelata sul mio maestoso veliero, a cosa devo
l’onore?”. Il tono
era ironico e scherzoso e venne accompagnato da un buffo cenno del capo
che
doveva probabilmente fungere da inchino. Ciò non fece che
aumentare il sorriso
della donna.
“Oh Jack, vedo con
piacere che non sei cambiato di una virgola”
“Tesoro, cambia chi ha da
migliorare, ma quando uno è già perfetto non
può migliorarsi ulteriormente, comprendi?”
Lei scoppiò a ridere,
per poi sporgersi e buttare le braccia al collo
del pirata, cogliendolo di sorpresa. Lui per tutta risposta rimase
interdetto
per un attimo, infine le diede due pacche gentili sulla schiena e si
allontanò.
La donna non rimase sorpresa per quella reazione più fredda
rispetto alla sua, limitandosi
a scuotere la testa e a sospirare: “Quanto sei diffidente,
ancora per quella
storia? Non lo rifarei mai, lo sai”
Lui alzò un sopraciglio
e le rispose un scettico: “Certamente, gioia”
poi cambiò argomento. “Comunque non sei cambiata
molto neppure tu, una tua
incursione era prevedibile quanto il sorgere del sole ogni
mattina.”
“Dato che ti fai vivo
ogni cento anni devo cogliere l’occasione di
vedere
Da lontano, una spettatrice
silenziosa non si perdeva una parola,
allibita dalla scena che stava osservando. Angela non si era mossa di
un
millimetro da quando suo padre era andato incontro alla donna. Aveva
subito
accantonato l’idea che la giovane fosse salita a bordo per
caso. Dava
l’impressione di sapere esattamente dove fosse e cosa
volesse, e quando Jack
l’aveva accolta a braccia aperte ogni dubbio che i due non si
conoscessero era
stato dissipato. L’unica incognita che rimaneva da scoprire
era la sua identità.
“Cento anni, esagerata,
ne saranno passati a mala pena due, Elizabeth”
“Tre per
l’esattezza Jack.” Lo corresse. Poi risero di nuovo.
Elizabeth. Jack aveva detto proprio
Elizabeth, nome che ebbe la
capacità di impietrire Angela ancora di più. Loro
erano andati lì per cercare
la moglie del capitano dell’Olandese Voltante, Elizabeth
Turner, e se quella
donna si chiamava proprio Elizabeth allora non poteva che
essere…
Non ci credo, lei
è la moglie della leggendario
traghettatore?
Caspita, non
l’avrei mai detto, a vederla così non si
direbbe proprio un’avventuriera.
No, è
vestita in modo normale e con addosso un comune
grembiule da casalinga, pensavo di trovarla con abiti maschili e armi
dappertutto!
Bhè,
ormai sono diciassette anni che vive pacificamente,
la gente normale non dorme con un pugnale sotto il cuscino, gioia. E
poi non ti
hanno insegnato che non si giudica una persona con
un’occhiata superficiale?
Guarda la postura, l’espressione, il tono di voce.
È su un vascello pirata, e
mentre metà popolazione sarà morta
d’infarto quando ci hanno visto arrivare,
lei è salita sicura di sé e padrona della
situazione, come se salisse su una
nave di bracconieri tutti i giorni.
Un tempo era
così.
Appunto, vuol dire
che le vecchie abitudini non sono smarrite,
addosso potrà anche avere il grembiule ma sono pronta a
scommettere che il suo
cuore è ancora qui sulla Perla con una spada in mano.
Sarà, ma
prima di giudicare se la sua fama sia meritata o
meno voglio conoscerla di persona.
E allora vai e
presentati, cosa aspetti, un invito in
pompa magna?
No, ora ci vado e
solo che…
Nonostante non
abbia spade affilate al fianco rimane pur
sempre a Regina dei Pirati e sei in imbarazzo?
Io in imbarazzo?
Quando mai! Non scherzare. Piuttosto
volevo lasciare un po’ di intimità a lei e
papà, sono due amici che non si
vedono da anni dopotutto.
Certo, il motivo
è senz’altro quello. Comunque ora
avranno finito i convenevoli pure loro, quindi, a meno che non ci siano
altri
motivi più validi, fila!
Ma appena Angela mosse il primo
passo verso i due, Pintel e Raghetti si
accostarono ad Elizabeth richiamando l’attenzione di tutti.
“Ehi, gente, guardate chi
abbiamo a bordo! Bambolina, come andiamo? E
un po’ che non ci si vede eh?”
“Mrs Elizabeth, che
piacere rivederti! Noto che non sei cambiata
affatto, sei bella come sempre” si era avvicinato anche
Gibbs, con aria molto
cordiale. Pareva però turbato da qualcosa. Angela
tirò ad indovinare il motivo
dell’agitazione. Probabilmente il buon vecchio pirata stava
pensando a quanto
potesse portare male avere due donne a bordo. Ma alla fine la gioia di
rivedere
una vecchia conoscenza vinse sulla superstizione.
“Anche io sono contenta,
però, come dicevo prima al Capitano, se
faceste rotta da queste parti un po’ più spesso
non mi lamenterei” gli rispose
lei prima di ridere entrambi.
In seguito ogni pirata diede il
benvenuto alla donna a modo suo, mano a
mano che le passavano accanto, chi con un buffo inchino con la testa,
chi con
una semplice parola o con una pacca sulla spalla, ma in breve tornarono
tutti
alle rispettive mansioni, dimentichi della donna. Non che fossero
infastiditi
dalla sua presenza, anzi, alcuni bucanieri, come Pintel e Raghetti,
erano
rimasti anche qualche momento per scambiare due parole, prima di
allontanarsi.
Più che altro si trattava della loro straordinaria
capacità di rimanere
relativamente indifferenti a qualsiasi cosa non riguardasse la loro
incolumità
molto strettamente. Quelli che avevano più piacere di
rivederla erano comunque Jack
e Gibbs, gli unici due che si stavano ancora intrattenendo con lei e a
quel che
sembrava erano anche i due uomini che Elizabeth era più
ansiosa di rivedere.
Angela aspettò
pazientemente che la lunga processione dei saluti
finisse. Si sentiva ostracizzata, voleva conoscere la donna, ma si
avvicinò
solo dopo che ogni pirata si era rimesso a lavoro. Non voleva avere gli
occhi di
tutti puntati addosso mentre si presentava, né essere
interrotta.
Gibbs, Jack ed Elizabeth stavano
chiacchierando allegramente. Le parve
di capire che suo padre stesse chiedendo alla donna notizie di un certo
Daniel,
ma non le interessava più di tanto. Pensando di aver
aspettato anche troppo per
fare la sua entrata, non si curò più di tanto di
interrompere la discussione
schiarendosi sonoramente la gola. Funzionò, tutti e tre si
voltarono nella sua
direzione. Angela sorrise e porse la mano ad Elizabeth.
“Piacere di conoscerla,
io non mi sono ancora presentata, mi chiamo Angela
Sparrow e sono un nuovo membro della Perla Nera” si
presentò, fiera di potersi
finalmente annunciare con il cognome di suo padre, e
dall’occhiolino che le
inviò quest’ultimo, anche lui ne era contento.
Entrambi rivolsero poi uno sguardo
divertito ad Elizabeth, aspettando la sorpresa della donna nel sentire
il
cognome di Jack seguire il nome della ragazza che aveva dinanzi. La sua
reazione sarebbe stata di sicuro interessante.
Difatti Mrs Turner rimase
interdetta per una manciata di secondi,
squadrò Angela dall’alto al basso sorpresa e poi
guardò Jack interrogativamente
prima di risponderle.
“Piacere mio, ma dammi
pure del tu, non sono così vecchia. Comunque io
sono Elizabeth Turner”. Il tono era incerto, quello di chi
vuole dire una cosa
ma non sa come esprimersi. Infine non riuscì più
a trattenersi e chiese.
“Scusami, puoi ripetermi come ti chiami?”
Jack ed Angela risero sotto i baffi
e Gibbs tossicchiò divertito. Il
capitano decise di prendere la parola e, mentre si avvicinava alla
giovane
cingendole le spalle con un braccio, si rivolse ad Elizabeth.
“Angela Sparrow
gioia, hai sentito bene” il tono era malfermo
perché cercava di trattenere le
risate.
Elizabeth era sempre più
confusa e guardò entrambi accigliata prima di
esplodere. “Quindi voi siete…parenti?”
domandò cercando di comprendere la
situazione.
“Si” rispose
Angela senza esitare.
“Siete
fratelli?” tirò ad indovinare.
“No, tesoro, e nemmeno
cugini per rispondere alla tua prossimo
tentativo. Non indovineresti mai.” Questa volta
parlò Jack.
“Quindi mi potresti
gentilmente spiegare tu, Jack?”
“Poi, davanti ad una
bella tavola apparecchiata, cosa ne dici? Io a
stomaco pieno chiacchiero meglio, per voi non è
così?”
Poverina, davvero
sperava che mio padre le desse una
spiegazione senza farsi pregare? Non lo sa che non rinuncerebbe mai
né all’effetto
sorpresa né alla saspence?
“Io ci sto, inizio ad
avere fame!” Angela approvò subito la proposta
del padre.
Elizabeth scosse la testa guardando
contrariata Jack, ma poi sorrise
rassegnata e propose “Se volete voi due potete venire a casa
mia, stavo giusto
preparando qualcosa, il resto della ciurma non si offenderà
vero?”
Sparrow fece un gesto di noncuranza
con la mano ed assicurò che non
avrebbero preso male un giorno di licenza.
In quel momento Angela
notò che un’altra persona stava salendo a bordo
del veliero con tutta calma. Un giovane ragazzo si stava dirigendo
verso di
loro con passo sicuro e rivolgendosi a Jack, si annunciò con
un allegro “Ehi
Capitano”.
Jack si rivolse verso di lui, tolse
il braccio dalle spalle di Angela e
strinse lievemente il nuovo arrivato.
“Ohi, giovane Turner,
stavo giusto chiedendo come mai non ti avevo
ancora visto spuntare” si staccarono e il “giovane
Turner” rispose “Mi sono
dovuto riprendere dalla corsa che ho fatto per avvertire mia madre del
vostro
arrivo, poi lei è schizzata via appena ha sentito la notizia
e io non sono
riuscito a tenere il passo”
“Ahaha, immagino,
l’abbiamo vista di arrivare tutta trafelata”
“Mi fa piacere che
parliate di me con me presente” si
intromise
Elizabeth avvicinandosi a quello che evidentemente doveva essere il
figlio di
Mrs Turner, dedusse Angela.
“Ciao Gibbs!”
il ragazzo salutò con un cenno della mano il pirata
dietro la schiena di Jack. Gibbs fece qualche passo in avanti e gli
diede anche
lui un’amichevole pacca sulla spalla. “Ciao Daniel,
ti vedo bene, sei cresciuto
dall’ultima volta che vi abbiamo visto. Ti sei
irrobustito”
Daniel scosse la testa imbarazzato
e cercò di vertere l’argomento sulla
giovane ragazza che lo stava fissando attentamente, curiosa. Angela.
“Vedo che avete un nuovo
acquisto Jack, non mi presenti al nuovo
membro?” funzionò, Jack si volse verso la figlia
come per darle la parola e lei
si presentò, senza smettere di guardarlo intensamente.
“Piacere, io sono
Angela” La giovane analizzò il ragazzo che
rispondeva
al nome di Daniel. Doveva ammettere che era molto carino. Aveva i
capelli
castani e mossi che gli arrivavano alle spalle e due grandi occhi del
medesimo
colore, molto espressivi. Era poco più alto di suo padre e
aveva un fisico
atletico, longilineo ma muscoloso, eppure…qualcosa in lui le
dava fastidio a
pelle, a partire dal modo in cui l’aveva indicata.
“Piacere
mio, io sono Daniel
Turner, ma le belle ragazze mi chiamano Dan” e le fece un
sorriso sghembo accompagnato
da un’occhiata di apprezzamento. La frase confermò
l’antipatia di Angela.
L’occhiata lo segnò a vita. Ecco cosa non andava,
la sua aria troppo sicura.
Ancora non lo conosceva ma i tipi come lui erano al quanto facili da
inquadrare:
strafottenti, pieni di sé e megalomani. Faceva parte della
categoria di ragazzi
che a Telia batteva ad occhi chiusi.
Ora gli faccio
passare subito l’intenzione di fare il
cascamorto.
Tiri fuori la spada?
Esagerata, non
occorre essere sempre così drastici, a
volte basta solo qualche buona parola.
Sentì suo padre
schiarirsi la gola. La frase non era piaciuta neppure a
lui, ma prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, Angela disse con
un falso
tono cortese:
“Dan allora, a me invece
gli amici chiamano Angie, però tu chiamami
pure Angela, comprendi?”. Voleva limitarsi alla frase ma non
riuscì a
trattenersi da non sfiorare l’elsa della spada.
Avevi detto
che…
Oh piantala, mica
gliel’ho puntata alla gola no? Era solo
un piccolo avvertimento. Con certa gente è meglio mettere
subito le cose in
chiaro.
Daniel la guardò un
attimo, poi sorrise e scosse la testa, per nulla intimidito.
Infine si rivolse alla madre, che stava guardando Angela soddisfatta.
La
solidarietà femminile prima di tutto.
“Ci hai già
pensato tu ad invitarli a pranzo?”
“Tranquillo,
già fatto” gli rispose Elizabeth.
“E io ho già
accettato più che volentieri” si intromise Jack.
“Andiamo allora. Angela,
vieni anche tu?” Daniel si rivolse alla
ragazza, sottolineando il nome intero di lei volontariamente.
“Certo, Daniel”
Angela rispose a tono e si incamminò al fianco
di suo padre.
Jack sospirò divertito
dalla scena e scambiò una rapida occhiata con
Lizzy.
Certo che si sono
proprio presi in simpatia.
Ha iniziato lui,
Angela ha solo fatto bene a difendersi, anche
perché se non ci pensava lei ci avrei pensato io.
Calma, la piccola a
quanto pare non ha bisogno di difensori.
Si, lo vedo, ma io mi
tengo pronto. Voglio bene a Daniel, ma
se fa ancora lo stupido con la mia bambina gli dovrò fare un
discorsetto a
quattr’occhi.
Credo che non
occorrerà. Dopo che l’ha vista sfiorare
l’elsa
della sua spada credo che si terrà a debita distanza.
Meglio per lui.
*
“Tesoro, qualche tempo
avrei scommesso spada e pistola che non avresti
saputo mettere su una pentola d’acqua, ma mi devo ricredere,
mi sono leccato i
baffi” si complimentò Jack massaggiandosi
compiaciuto lo stomaco per
sottolineare l’apprezzamento.
Elizabeth gli fece
l’occhiolino e rispose con un “nulla è
impossibile a
quanto pare”.
Anche Angela aveva mangiato con
gusto, seduta tra il padre ed
Elizabeth, entrambi capo tavola ai due lati del piano di legno
rettangolare.
Quando era entrata, spinta dalla curiosità, aveva fatto una
rapida
perlustrazione della casa con lo sguardo, ma quello che aveva trovato
l’aveva
lasciata un po’ delusa. Si era aspettata
un’abitazione che rispecchiasse
l’importanza dello status di Elizabeth, con mobili preziosi e
oggetti che
ricordavano il suo glorioso passato, invece aveva trovato
pressoché
un’abitazione simile alla sua a Telia. Al piano terra stavano
un bagno, che
aveva intravisto infondo al corridoio e un tinello molto grande che
occupava il
resto del piano, con un tavolo, una cucina semplice e un divanetto
marroncino
addossato alla parete alla destra della porta d’ingresso. A
sinistra del bagno
invece c’era una scala a chiocciola che immaginò
portasse alle stanza da letto.
Non una spada, un fiorino o una sciabola, né forzieri pieni
di monete azteche o
manufatti arcaici. Meno di zero!
Sconsolata, si era seduta a tavola,
decisa a godersi almeno il pranzo e
preoccupata di tenersi a debita distanza da Daniel. Non che avesse
timore di
altri commenti indesiderati, al contrario, aveva paura che stavolta non
sarebbe
riuscita a limitarsi allo sfiorare l’elsa. Era incredibile
come si potesse
odiare così tanto una persona che si
conosceva da così poco.
Senza contare che il giovane da parte sua non faceva un passo verso la
riconciliazione. Non aveva smesso di fissarla durante tutto il tragitto
e il
pranzo. Però l’espressioni erano cambiate durante
il percorso. Inizialmente
c’era solo quella terribile e fastidiosa faccia compiaciuta
di chi gradisce ciò
che vede, ed Angela aveva dovuto fare appello a tutta la sua buona
volontà per
non ricorrere alle mani. Poi pian piano era sfumata in
un’espressione
pensierosa e infine incuriosita. Continuava a far guizzare lo sguardo
da lei a
suo padre, sempre più sorpreso. E proprio mentre la pazienza
della ragazza
stava per raggiungere il culmine della sopportazione, Jack aveva
salvato in extremis
il mento di Daniel, dandogli un calcio silenzioso ma sicuramente
efficace da
sotto il tavolo appena aveva notato la situazione. Era stato
così discreto che
Elizabeth non se ne era nemmeno accorta. Angela aveva visto solo Daniel
stringere leggermente le labbra e strizzare gli occhi, ma per il resto
non fece
trasparire nulla. Di sicuro era meglio essere colpiti ad una gamba che
in
faccia, Jack era già stato generoso secondo Angela. Da quel
momento Daniel non
l’aveva più fissata, limitandosi a chiacchierare
allegramente con Sparrow, come
se nulla fosse successo. Il discorso rivelò però
una cosa inaspettata e la
ragazza dovette ricredersi su un paio di aspetti della
personalità di Daniel
che aveva inquadrato male. Gli aveva già dato
l’etichetta di “ragazzo pieno di
sé e borioso” e ciò comprendeva anche
un’intelligenza ristretta e una
dialettica scarsa. Invece fu costretta ad ammettere che giovane moro
sapeva
esprimersi con un ottimo lessico e l’attiva conversazione che
riuscì a
sostenere mostrava una certa vivacità mentale.
Forse avrei dovuto
darlo per scontato, sarà anche
megalomane ma è pur sempre figlio di Elizabeth e William,
non avrebbero
permesso che crescesse ignorante o stupido, no?
Jack allontanò di poco
la sedia dal tavolo, facendola stridere
lievemente contro il pavimento, per mettersi più comodo
appoggiando le mani
sullo stomaco, in palese approvazione del pranzo appena gustato. Il
gesto fece
riemergere Angela dalle sue riflessioni, facendole notare
un’Elizabeth intenta
a sparecchiare la tavola. Si sentì in dovere di darle una
mano. Elizabeth le
aveva proibito di aiutarla sia a cucinare che ad apparecchiare, ma si
provava un
incredibile imbarazzo ad essere servita da lei. Afferrò il
piatto più vicino e
si alzò raccattando anche le altre stoviglie. Subito la mano
della signora
Turner scattò a bloccarla.
“Non ci pensare
minimente, sei un’ospite” affermò
perentoria.
Angela non le diede retta e
proseguì nella sua opera. “Non è giusto
che
sia tu a fare tutto, le mani le ho anche io”
protestò.
“Si, ma per oggi
rimarranno inattive”. Angela stava per ribattere ma
Elizabeth la precedette con una proposta “Daniel
perché non fai fare ad Angela
un giro dell’isola. Dopo giorni di navigazione
avrà voglia di godersi la terra
ferma, anche se è un pirata” e lanciò
un’occhiata perentoria al ragazzo.
Angela rimase di sasso.
No, per favore,
tutto tranne questo, non sa che i pirati
stanno stupendamente tra le onde? Chi ha bisogno della terra ferma?!
Gioia, non ti
ucciderà, ne sono certa, e se fa qualcosa
di sbagliato sarà peggio per lui. Sarebbe indelicato dire ad
Elizabeth che non
vuoi stare con suo figlio per un’ora, non credi?
Uffa, forse hai
ragione, ma se fa un passo falso…
Certo, certo, in
quel caso è tutto tuo.
Perfetto.
“Con piacere, anche se
probabilmente oggi la cosa più interessante da
vedere è proprio la sua nave” a differenza di
Angela, Daniel pareva contento
della prospettiva offertagli dalla madre, anche se ostentava una certa
indifferenza.
“Inventati qualcosa, Dan,
sono certa che sarai un buon intrattenitore”
Elizabeth sembrava quasi ansiosa di mettere alla porta i due giovani.
“Sicuro, vieni Angela?”
La giovane strinse i denti.
“Ti seguo” e si incamminò sospirando.
Con
un ultimo sguardo implorante a suo padre, nella speranza disillusa che
la
fermasse, imboccò la porta.
*
Appena i ragazzi furono usciti,
Jack si rivolse ad Elizabeth
guardandola paziente. La donna lo stava fissando a sua volta in attesa,
appoggiando le mani allo schienale di una delle sedie e scandendo il
tempo
battendo le dita nervosamente.
Passò un minuto di
silenzio, finché Elizabeth non né poté
più e sbottò
in un “Ebbene?” scocciato.
Sparrow rimase impassibile.
“Ebbene cosa, gioia?”
La calma del capitano fu la goccia
che fece traboccare il vaso.
Elizabeth esplose. “Come cosa? Jack, sono felicissima di
rivederti dopo tre
anni di silenzio, però non puoi presentarti qui con una
ragazzina che porta il
tuo cognome e che sembra la tua copia al femminile! Ora che hai
pranzato e che
ti sei riposato, non credi di dovermi qualche spiegazione?”
Il capitano si alzò e si
passò una mano sulla faccia sospirando.
“Tesoro, tu calmati e io ti dirò tutto, non
intendevo renderlo un segreto di
stato”
Elizabeth si accomodò
sulla sedia alla quale aveva appoggiato le mani,
e, continuando a fissarlo truce, gli fece cenno di incominciare con le
delucidazioni.
Jack prese a camminare avanti e
indietro per la modesta cucina, come
per mettere ordine tra i pensieri. “Ebbene cara, devi sapere
che quella fanciulla
non è né mai cugina né mia sorella.
Angela Sparrow è mia figlia” si fermò
per
vedere la reazione della sua interlocutrice. Elizabeth lo
guardò un attimo
interdetta, poi incurvò un sopraciglio e scoppiò
a ridere.
“Certo Jack, come no,
sai, credo che questa sia la balla più assurda
che ti abbia mai sentito pronunciare, batte anche quella della fuga
sulle
tartarughe marine!”
Jack fece una smorfia irritata e si
schiarì la voce per far smettere
Elizabeth di ridere. “Ma perché non mi crede mai
nessuno? Gioia, ti giuro che è
la verità!”
Elizabeth cercò di
frenare le risa e di tornare seria. “Jack, andiamo,
è impossibile che quella ragazzina sia tua figlia, tu non
hai figli!”
Il pirata sospira scocciato.
“Evidentemente ne ho una, se non mi
sbaglio la giovane l’hai vista anche tu, no? Non era un
fantasma”
Nel vedere la serietà
sul volto di Jack la donna si fermo a guardarlo.
Il pirata non era mai stato così serio e risoluto, il che la
sconcertava.
Eppure non poteva dire la verità, non era possibile.
Jack approfittò del
momentaneo blocco di Elizabeth per proseguire con
il suo discorso con più calma. “Fidati,
è stato uno shock anche per il
sottoscritto, è una novità anche per me, sai?
Eppure è la realtà. Dai, hai
notato anche tu quanto mi assomiglia. Fai due più due e
vedrai che sono
sincero.”
Elizabeth aveva visto eccome che i
due erano pressoché uno la copia
dell’altro. Gesticolavano entrambi in quella maniera buffa e
quasi ridicola,
avevano gli stessi modi di dire, per non parlare degli occhi. La donna
gli
avevano notati subito, anche se non ci aveva dato tanto peso. Avevano
entrambi
due pozzi scuri, profondi quanto espressivi. La comprensione giunse
come una
folgorazione.
“Jack, diamine, TU HAI
UNA FIGLIA!! Come è potuto accadere?”
Il pirata, contento che il
messaggio era stato recepito, a quelle
parole non poté evitare di guardare ironicamente la donna e
insinuare. “Tesoro,
hai un figlio anche tu, a questo punto mi aspettavo che certe cose le
conoscessi”
Elizabeth lo ignorò
deliberatamente. Aveva cose più importanti per la
testa per tener conto di stupide battute. “Jack, quando
è successo, chi è la
madre? Perché non è hai mai fatto parola con
nessuno di noi? Dopo tutto questo
tempo metterci a parte del fatto che sei padre mi sembra il
minimo”
Jack si risedette, con
un’espressione improvvisamente grave. “Sua madre
purtroppo è mancata poco tempo fa, per questo ora me ne sto
occupando io.”
Elizabeth si morse il labbro,
dispiaciuta. Poi notò l’espressione di
Jack. Andava oltre il semplice dispiacere per la morte di una persona
conosciuta. Il capitano pareva affranto anche da altro, era evidente,
anche se
non comprendeva da cosa. In più non aveva risposto
interamente alla sua
domanda. Chi era questa donna? La conosceva? E Jack in che rapporti era
con
lei? Avrebbe scommesso che si trattava di una ragazza di Tortuga che
lui aveva
messo incinta per sbaglio, era una cosa alquanto comune tra i pirati,
ma
avrebbe mostrato così tanto sconforto per una donna con la
quale aveva
condiviso solo un interesse fisico? Dalla risposta laconica del
capitano però
comprese che non avrebbe dato altre delucidazioni
sull’identità della
fantomatica donna. Passo alle domande successive, su quella ci sarebbe
tornata
dopo.
“Quindi quando hai
appreso la notizia sei andato a prendere la
ragazza?” chiese.
Jack alzò lo sguardo su
di lei scuotendo la testa. “Ti ho detto che è
una novità anche per me. È stata lei a trovarmi.
Ci siamo incontrati in una
locanda a Tortuga, anzi, sarebbe meglio dire che ci siamo scontrati. Io
ero lì
per fare rifornimento e lei per cercare me. E il destino l’ha
aiutata.”
Elizabeth si appoggiò
allo schienale della sedia, appesantita dalle
ultime notizie. “Incredibile, povera ragazza, sola a Tortuga,
dev’essere
davvero tenace”
A Jack brillarono gli occhi a quel
complimento, e un’espressione
orgogliosa si dipinse sul suo viso. “Non immagini quanto.
Appena salita sulla
nave è riuscita subito a farsi rispettare da tutti a colpi
di spada e di
parole.”
“Tale padre tale
figlia”
“Puoi dirlo
forte”
Elizabeth rise. Vedendo
l’entusiasmo di Jack, la notizia le sembrava
meno assurda. A quanto sembrava, qualcosa che possedeva il cuore del
capitano
più conosciuto e imprevedibile dei sette mari, esisteva.
“Quindi ora è
un membro della Perla?”
“Certo, e dovresti vedere
com’è contenta, sembra nata per fare il
pirata, è peggio di te quando avevi più o meno la
sua età sai?”
Elizabeth sorrise mesta ma non
ribatté. Fece invece un’altra domanda.
“Quindi, ora che siete insieme, quali sono i vostri
progetti?”
Jack si toccò il mento
fingendosi pensieroso, rispondendo un vago “Un
po’ di quello e un po’ di questo, sai
com’è.”
La signora Turner però
non ci cascò. Lo conosceva troppo bene per
credere che non avesse nessun piano. La mente di quell’uomo
era perennemente in
fermento, come un turbine.
“Jack, non prendermi in
giro. Non vorrai farmi credere che la prima
cosa alla quale hai pensato dopo aver appreso di essere padre sia
stata: devo
assolutamente informare Elizabeth Turner. Per quanto possa essere
contenta che
tu sia qui, non sono così sciocca da crederlo. Hai qualcosa
in mente.” lo
incoraggiò lei.
Jack alzò le mani
insegno di resa e con un sorriso sghembo insinuò:
“Come sei sospettosa, non ho niente di nuovo in testa
rispetto a qualche tempo
fa, è solo un’ideuccia che è tornata a
farmi visita appena si è presentata
l’occasione.”
“E sarebbe?”
Elizabeth iniziò a tamburellare le dita sul tavolo,
spazientita.
“Tesoro, mi dovresti
conoscere, per cosa io e il tuo caro maritino ci
siamo messi nei pasticci l’ultima volta?”
La donna alzò un
sopraciglio. “Tu ti sei messo nei guai, e Will ha
cercato di tirartici fuori rimettendoci lui”
puntualizzò acida.
Il repentino cambio di umore
allarmò Jack, facendolo ricorrere ai
ripari. L’ultima cosa che voleva era mal predisporla alla sua
proposta.
“Dettagli”
liquidò con una smorfia. “Comunque non
è questo il punto.
Rifletti, cosa cercavo a quei tempi con così tanta
tenacia?”
Elizabeth lo guardò
dritto negli occhi nella speranza di carpirgli la
risposta. Contrasse le sopraciglia e rifletté. Poi la
soluzione le giunse
limpida e cristallina, ma con essa arrivò anche
l’incredulità. Credeva che
Sparrow avesse abbandonato quell’assurda intenzione dopo i
risultati disastrosi
dell’ultima volta.
“Jack, non vorrai dirmi
che ti sei rimesso alla ricerca
dell’immortalità” sussurrò
spalancando gli occhi. Ma i pirati la lezione non la
imparano mai?
“Ci puoi
scommettere!” affermò battendo un pugno sul
tavolo. “Ma
stavolta andrà tutto liscio, ho un piano
infallibile”
“Jack, i tuoi piani
infallibili diciassette anni fa ci hanno quasi
portati allo scrigno.” Gli ricordò lei,
guardandolo diffidente.
“Bazzecole”
Jack fece un gesto di non curanza con la mano.
“Andrà tutto
a gonfie vele”
Elizabeth fece un respiro secco e
drizzò la schiena. “Bene, se è tutto
così perfetto come mai la tua nave è ormeggiata
al molo vicino casa mia? Ti
occorreva la mia approvazione?”
Il sorriso di Jack, primo tronfio,
si spense un poco e cominciò a
tergiversare. “Non esattamente”. Si
guardò attorno, sospirò e le si
avvicinò
con fare cospiratorio. “Vedi gioia, mentre mettevo a punto il
mio piano
meticolosamente, sono incappato in una piccola complicazione”
“E quale sarebbe di
grazia? Hai scoperto che l’immortalità non
è una
boccetta da bere a portata di mano?” lo prese in giro.
Jack ignorò
l’ultima domanda. “Prima di illustrartela devi
permettermi
di spiegarti come intendo agire, altrimenti potresti non comprendere il
mio
altrimenti comprensibilissimo progetto, comprendi?”
Elizabeth inarcò confusa
un sopraciglio, cercando di decifrare l’ultima
frase del capitano, ma alla fine si limitò ad annuire
fingendo di aver carpito
il messaggio.
Jack soddisfatto iniziò
a metterla a parte dei suoi programmi. “Bene
gioia, devi sapere che tra i mille tesori del mare,
c’è ne uno particolarmente
prezioso. È una collana di raffinata fattura, un monile come
altri per qualche
ricca dama, ma con un immenso valore per chi sa guardare oltre le
apparenze. Il
gioiello si chiama Torquis Marium, ovvero Ciondolo del Mare.”
Pausa enfatica
prima di riprendere. “Esso dà al fortunato
possessore la possibilità di esprime
un desiderio direttamente alla padrona del mare, Calipso” A
quel nome Elizabeth
affilò lo sguardo. Odiava Calipso come donna ma soprattutto
come dea. Era stata
lei a portarle via suo marito, lei e tutte le sue leggi nate dai suoi
capricci.
Sapeva ormai per esperienza che qualsiasi cosa collegata alla dea non
era da
prendere con leggerezza, ma il bucaniere che aveva dinanzi
evidentemente non
aveva ancora recepito il messaggio se ancora sperava di ottenere
qualcosa di
buono dall’incarnazione del mare.
Jack intanto continuò la
sua spiegazione. “L’unico problema è che
per
esaudire il desiderio occorre andare in una grotta protetta da una
barriera
magica…” lasciò la frase in sospeso,
guardandola di sottecchi.
La donna aspettò qualche
secondo nella speranza che il capitano
proseguisse nel suo discorso, ma vedendo che non accennava a
pronunciare
un’altra parola, lo incalzò lei. “E in
tutto questo io cosa c’entro? Trovi il
ciondolo, trovi la grotta, lo usi per esprimere il desiderio e tanti
saluti.
Facile come bere un bicchier d’acqua” il cinismo
nelle parole di Elizabeth era
grande quanto
“Si da il caso che il
Torquis ce l’abbia già, ma non posso usarlo io. E
poi ti sei dimenticata della barriera?”
L’affermazione sorprese
Elizabeth. “Hai già la collana? E
perché non
puoi usarla?”
“Tecnicamente ce
l’ha Angela, l’aveva già al collo quando
ci siamo
incontrati, è da quel momento che ho riaccarezzato
l’idea dell’immortalità. E
comunque non posso usarla io, non riuscirei nemmeno ad indossarla.
Serve una
persona con sangue pirata ma con il cuore pure per usufruire dei suoi
poteri.”
Spiegò paziente.
La donna sorvolò sulla
curiosa coincidenza del fatto che la figlia di Jack
si fosse presentata a suo padre portandogli in dono la chiave per
l’immortalità.
Avrebbe chiesto anche quello in un secondo momento, l’alone
di mistero intorno alla
giovane continuava ad infittirsi invece che schiarirsi.
“E scommetto che Angela
ha entrambe le qualità” osservò invece.
“Sei
perspicace” le rispose ironicamente.
Elizabeth scosse la testa,
faticando ancora a capire la situazione. “Ma
scusa, sei hai già il ciondolo, ovvero la parte
più importante, e la persona
che può usarlo vicina a te, non vorrai dirmi che il tuo
intoppo sta nel trovare
la grotta. La bussola magica ce l’hai ancora no?”
Jack giocherello un secondo con la
fibbia della cintura prima di
rispondere. “Si, certo che si, ma il problema non
è dove è situata la grotta, è
la barriera che c’è intorno, per abbatterla mi
serve l’aiuto dei cannoni della
nave del nostro caro William” rivelò guardandola
di sottecchi. Finalmente erano
arrivati alla parte cruciale.
La reazione della donna a quelle
parole fu immediata. Elizabeth balzò
in piedi strabuzzando gli occhi. Boccheggiò per un attimo,
poi, a metà tra il
furente e l’indignata, puntando un dito accusatore contro il
pirata, sbraitò: “Ecco
dove volevi arrivare! Non ti azzardare, non pensarci neppure! Ora ho
capito
perché sei venuto qui. Hai bisogno di me per contattare
Will! Ma non ti
vergogni neanche un po’? Diciassette anni fa l’hai
messo in guaio così grande
che sconterà la pena per l’eternità, ed
ora vuoi ancora chiedergli aiuto per un
tuo stupido capriccio? Per andare da Calipso poi? La strega che lo ha
imprigionato legandolo a quella nave maledetta?”
Anche Jack si alzò in
piedi, andando incontro alla donna a mani alzate
e un sorriso di scuse. Sembrava la calma fatta a persona mentre la
prendeva per
gli avambracci facendola risedere, e le parlava dritto negli occhi.
“Ascolta,
ti ho già detto che questa volta non sarò il solo
a guadagnarci, se mi lasci
spiegare…” ma venne interrotto dalla voce acuta di
Elizabeth.
“Non voglio nemmeno
sentirti! Se vuoi che ti aiuto io, ok, va
benissimo, ma non mettere di mezzo Will, gli abbiamo rovinato la vita
già
abbastanza non credi? E non provare a confondermi con uno dei tuoi
discorsi
pieni di parole prive di significato, non attacca.”
“Vuoi ascoltarmi si o no?
Angela non è la sola che può esprimere un
desiderio, c’è qualcun altro che potrebbe
risolvere tutti i vostri problemi.”
Disse d’un fiato il capitano, sovrastando la voce di
Elizabeth. L’affermazione
funzionò. La donna fece un sospiro cercando di calmarsi.
“E chi sarebbe codesta
fantomatica persona? Ma soprattutto, cosa potrebbe fare?”
chiese cercando di
nascondere con l’irritazione un filo di disperazione nella
voce.
Jack sciolse dalla sua presa le
braccia di Elizabeth, contento di aver
ricatturato la sua attenzione, e si allontanò di qualche
passo. Allargò le
braccia e teatralmente rivelò: “Tuo figlio,
tesoro, si da il caso che sia
l’unica altra persona di mia conoscenza avente sangue pirata
e cuore puro. Sono
sicuro che non ha mai ammazzato né rubato,
nevvero?”
Elizabeth rimase interdetta, ma si
riprese subito. Prima Will ora
Daniel. Non aveva la minima intenzione di mettere a repentaglio in
alcun modo
la vita delle persona a lei più care, qualsiasi cosa avesse
in mente di fare
Jack. Tuttavia stavolta non perse le staffe. “Ovviamente no.
Ma lui rimarrà
fuori da questa storia. Anche se probabilmente lui sarebbe
più che felice di
seguirti chi sa dove, non intendo permettere che corra rischi, intesi?
Quindi,
qualunque cosa tu pensi di fare, scordatela”
affermò inflessibile.
Jack fece un sorriso furbo, e con
aria saccente disse: “Cambierai idea
appena saprai quali potrebbero essere le conseguenze della buona
riuscita del
mio piano”
“Ne dubito”
“Ah si? E se ti dicessi
che il giovane Daniel potrebbe sciogliere il
caro William dalla sua maledizione e farlo ritornare qui con noi sulla
terra
ferma semplicemente chiedendolo a Calipso una volta trovata la
grotta?”
Elizabeth aprì bocca,
pronta a negare qualsiasi proposta del capitano,
ma appena il messaggio giunse al cervello, richiuse le labbra,
sbatté le
palpebre un palio di volte, certa di non aver comprese bene le parole
di Jack.
Riportare…Will…qui?
Il solo pensarlo le faceva
trattenere il respiro e provare quella gioia
incredibile che si sente quando si sa che un sogno lontano si sta per
avverare.
In tutti quei lunghi anni costretta a dormire in un letto reso troppo
grande
per lei dalla solitudine, aveva fantasticato mille volte su un
possibile futuro
accanto al marito che, nonostante la lontananza, non aveva mai smesso
di amare.
Ma ogni volta, la sua bolla di sapone rosea veniva scoppiata dalla mano
crudele
della realtà, che rimetteva tutto sotto la fredda e
distaccata prospettiva
della ragione, che ignorava maligna i sentimenti delle persone. Will
era il
capitano dell’Olandese Volante, condannato a solcare in
eterno i mari sospeso
tra due mondi, separato da lei, che l’avrebbe atteso
finché fosse vissuta per
godere di quell’unico giorno insieme che li era stato
concesso una volta ogni
dieci anni. Questa consapevolezza portava con sé un vuoto
che in diciassette
anni aveva scavato una voragine dentro il suo petto. Un senso di
desolazione,
divenuta ormai sua compagna fedele tanto da sembrarle dolce e
consolatrice nei
momenti più bui, quando crogiolarsi nei ricordi era
l’unica via per non
impazzire.
Ma per quanto potesse apparirle
impossibile, Jack le stava offrendo su
un piatto d’argento l’opportunità di far
realizzare il suo desiderio più
bramato. Sembrava semplice quanto allungare una mano e afferrare un
oggetto a
te vicino. Era troppo bello per essere vero. E sapeva per esperienza
che le
cose in apparenza semplici non erano mai come sembravano. Soprattutto
se a
proportele era un pirata.
“Dov’è
la fregatura Jack?”
Il capitano la guardò
sconcertato, come se Elizabeth gli avesse appena
fatto un gran torto. “Nessuno fregatura gioia. Come puoi
dubitare di me? Io
ottengo l’immortalità e tu tuo marito. Per una
volta possiamo ricavarci
qualcosa entrambi.” Ma dato che lo sguardo scettico della
donna sembrava immutabile,
aggiunse “Comunque se non ci tieni a riavere Will a casa ti
posso capire. La vita
da donna libera comincia a ripiacerti?” chiese ironicamente.
La sua interlocutrice
sbuffò. La proposta era allettante, troppo.
Ancora una frase da parte di Jack e avrebbe ceduto. Se voleva riavere
suo
marito a casa? Avrebbe dato qualsiasi cosa per questo. Ma non riusciva
a
fidarsi, a credere a Sparrow. Se si fosse permessa di sperare una cosa
del
genere per poi vedere i suoi sogni infrangersi di nuovo, non sarebbe
sopravvissuta. Non avrebbe sopportato di perderlo ancora.
“Jack, non mi stai
prendendo in giro, vero? Sarebbe davvero crudele
anche per un pirata.”
Incredibile ma vero, per una volta
in vita sua, Jack fece
un’espressione seria, talmente rara per lui che quasi stonava
sul suo viso. “Ti
giuro che dico la verità, se tutto va come devo andare, e
sarà così, William
potrebbe tornare.”
Quelle parole pronunciate con
cotanta serietà, finalmente ebbero
effetto. Il cuore di Elizabeth pian piano si aprì di nuovo
alla speranza, e le
sue labbra sfociarono in un sorriso sincero. Gli occhi le brillarono,
ma cercò
di trattenere le lacrime di gioia. E se Jack avesse avuto ragione? Se
c’era
ancora una speranza per Will? Poteva rischiare di perderla per paura di
soffrire ancora?
No. È meglio soffrire
altre mille volte che negargli l’opportunità di
tornare per egoismo.
“Affare fatto?”
tentatore, Jack si infilò tra i pensieri della donna.
“Oh Jack.” Fece
un respiro profondo. Altre mille volte, si
ripeté. “Ci sto. Ma se mi hai mentito, stavolta
non la passi liscia, intesi?”
La minaccia non
preoccupò minimamente Jack. “Affare
fatto” e strinsero
le mani. Negli occhi della donna, Jack rivide la ragazza temeraria di
un tempo,
colei che aveva affrontato battaglie al limite del possibile. Rivide la
grinta
che si era ormai assopita nel cuore di Elizabeth, la stessa che una
volta lo
aveva fatto invaghire. Rivide Elizabeth Swann, regina dei pirati.