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Autore: 68Keira68    01/06/2009    5 recensioni
Salve a tutti! Questa è la prima volta che scrivo una fan fiction su Pirati dei Caraibi e vi chiedo di essere clementi! La fan fiction è ambientata circa 17 anni dopo la fine del 3 film quindi se non avete ancora visto il film e non volete rovinarvi il finale vi consiglio di non leggerla :-P! Spero che la fiction vi piaccia e se potete inserire un commento anche piccolo piccolo ve ne sarei grata, così saprei se la fiction vi piace o meno! Vi ringrazio in anticipo e vi auguro una Buona Lettura!
L’estate finalmente era arrivata, il sole risplendeva nel mare che bagnava la piccola isola di Telia, ai confini del mar dei Caraibi e Angela, si stava dirigendo al mercato per fare la spesa.
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elizabeth Swann, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Sorpresa, Will Turner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell'autrice:
Ciao a tutti^^!! I come back with a new chapter, the number 12, per me è un piccolo record, non ho mai scritto così tanti capitoli ^^ ad essere sincera però di qst cappy la seconda parte non mi entusiasma, mi piace molto di più l'ultima, spero che a voi entusiasmi di più, sono curiosa di sapere cosa ne pensate della piccola rivelazione a fine capitolo ^^ ora passo ai ringraziamenti:

Dj Kela: Ciauu^^!!! prima di tutto due cose: 1° grazieeeeee^^ nn sai quanto mi facciano piacere le tue recensioni ^^ sei troppo buona ^^ e 2° ho iniziato a leggere Sweet Nightmare a breve lo finirò e commenterò ^^ (Tra parentesi: Sara metti giù le mani da Leo, solo Celia lo può toccare!! Cmq metterò tutto nella discussione, scusami se nn l'ho ancora fatto!!!! Mia culpa!!). Sono contenta che Daniel ti piaccia, grazie^^ e uno dei miei personaggi preferiti, in questo cappy gli do poco spazio purtroppo ma dal prox avrà grande rilievo^^ a proposito della sua personalità qui si vedrà sotto una luce diversa, dalla prospettiva di Angela, ci tenevo a chiarirlo perchè potrebbe sembrare diverso dalla prima impressione che ha dato ma in realtà è solo come lo vede lei (ke pensiero contorto, accidenti, spero di essermi spiegata tra le righe, hihih!!) Se ti cosola nemmeno io so giocare a poker, hanno provato a spiegarmi le regole ma ho capito la metà di quello che mi hanno detto, però mi piace quando nei film fanno vedere i protagonisti che ci giocano, come 007 casino royal, sembra così sicuri e convinti di quello che fanno, beati loro hihihih io mi limito a ruba mazzetto!! L'idea di eleggere Denise kraken mi piace hihi, sono sicura che anke Dan concorderebbe hihi^^! Nn vedo l'ora di sapere cosa pensi di quest'ultimo cappy e grazie ancora mille per tutti i tuoi complimenti, un grandissimo bacioooo^^!!!! Kisskisses
P.S. l'immagine che avevo messo nn era nulla di speciale, era solo un'icona per separare le due aprti del cappy, un piccolo teschietto, mi sembrava carino però purtroppo nn si vede, ma prima o poi imparerò a mettere le immagini per bene, nn mi arrendo, hihi^^!!!

Summerbest: ciao! Grazie per il tuo entusiasmo ^^ a me basta sapere che hai seguito la ficcy e che ti è piaciuta che sono già felicissima ^^ glasie^^ spero ti piaccia anke qst cappy^^ kisskisses

sesshy94: Ciao!! Sono strafelice che il cappy ti sia piaciuto^^ grazieeee!!!!!!! Si Martin si è beccato quello che si meritava, hihihiih!!! Daniel a breve in quanto spadaccino sarà ancora più sorprendente, posso assicurare hihihih, i suoi talenti (tra cui quello di scappare dagli attacci di Denise hihi^^) nn sono finiti qui^^!!! Spero ti piaccia anche il 12 cappy, fammi sapere cosa ne pensi^^ ancora grazie mille, un abbraccio grandissimo^^ kisskisses!!

Grazie infinite a tutti quelli che leggono e ai 15 angeli che mi hanno messa tra i preferiti!!! Grazieeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!
Ringrazio tantotanto anche Dj Kela, CriCri88, genny 63 e  LaBabi che hanno messo la mia ficcy tra le "seguite", grazie millemille^^!

Ora vi lascio alla lettura^^
kisskisses
68Keira68^^

12_ Il rischio di sperare

Correva a perdi fiato con i capelli castani al vento e il grembiule indossato per preparare la cena ancora legato alla vita. Il vestito, troppo lungo per i suoi gusti, le intralciava la corsa, ma in quel momento non ci fece caso. C’era solo un’unica cosa che occupava i suoi pensieri, l’unica cosa veramente importante in quel momento. La nave dalle vele nere era tornata, dopo tre anni di latitanza. Il cuore le batteva forte più per l’emozione che per lo sforzo fisico. Poi arrivò al porto, e finalmente lo avvistò.  Maestoso e imponente come l’ultima volta che l’aveva visto, il veliero scuro come la notte che aveva esplorato acque sconosciute ai più, era lì dinanzi a lei. La Perla Nera e la sua ciurma era tornata. Si fermò a fissarla ammirata come se la vedesse per la prima volta. Sorrise ripensando ai sentimenti che aveva provato quel giorno di tanti anni fa, così diversi da quelli attuali. All’epoca era una ragazzina spaventata, anche se cercava di non darlo a vedere, catturata da dei pirati che credeva avrebbe odiato per sempre. Ora invece la vista della nave le procurava una gioia in mensa, come un bel ricordo che si materializza e torna a trovarti.

Poco più avanti scorse la passerella che permetteva l’accesso al ponte. La imboccò senza esitare. Ancora più della nave c’era una persona che non rivedeva da troppo tempo. Prima di salire a bordo però si aggrappò al parapetto e, quasi accarezzandolo, lo utilizzò per compiere l’ultimo passo. Si guardò attorno lentamente, assaporando ogni dettaglio del vascello, abbracciando tutto con lo sguardo, e un sorriso si fece strada sul suo bel viso. Non era cambiato nulla dall’ultima volta che lo aveva visto. I cannoni pronti all’uso erano al loro posto, le varie corde erano appese all’albero maestro, i barili del liquore tanto amato dai pirati sparsi in giro e a portata di boccale. E poi, vicino al timone al ponte di comando, la parte più importante della nave, colui che aveva reso possibili tutte le grandi imprese compiute su quel veliero. L’uomo che secondo lei rappresentava la vera anima della Perla Nera, perché anche la nave migliore se non è comandata dalla persona giusta, non vale nulla. Dritto e perfettamente calato nel ruolo da capitano, con in testa il suo prezioso cappello, stava lui, Jack Sparrow.

 

*

 

“Uomini, giù la passerella” gridò il capitano.

Angela si voltò verso di lui. Dopo aver discusso per breve tempo con lei, Jack era tornato a dirigere il suo veliero. Ma era quel “giù la passerella” che l’aveva fatta voltare gaia. La frase indicava che il suo primo viaggio a bordo della Perla era concluso, ma probabilmente quello che sarebbe seguito era l’inizio della sua prima avventura da pirata. Già solo l’idea l’eccitava tantissimo, pensava a quella missione come una specie di iniziazione alla pirateria e aveva tutta l’intenzione di passare la prova a pieni voti. A quel pensiero sfiorò istintivamente la spada. Lei sarebbe stata la sua fedele amica in quell’impresa, l’arma con la quale si sarebbe fatta rispettare e conoscere, senza contare… Una donna sconosciuta interruppe il filo dei suoi pensieri. Scosse la testa e chiuse gli occhi per accertarsi che non era il sole a farle brutti scherzi. Ma quando riguardò verso l’imboccatura della passerella la donna c’era ancora, con i suoi capelli castani al vento e un grembiule macchiato addosso.

 

Cosa ci fa quella a bordo?

Ah non ne ho la minima idea. Però guardala, non ha l’aria spaventata o spaesata, sembra perfettamente a suo agio.

Si hai ragione, ma chi è? E come mai si è presa la libertà di salire a bordo? Forse è meglio che le vado incontro, magari ha sbagliato nave.

Certo, ci sono così tante navi con le nave nere ormeggiate a porti cittadini che è facile confondersi.

Ahaha, spiritosa. È comunque meglio che sia io ad andarle incontro e prestarle soccorso prima che anche Pintel o qualche altro omuncolo la adocchiano.

Giusto, buona idea.

 

Ma proprio mentre le si avvicinava, la donna avvicinò entrambe le mani alla bocca per amplificare la sua voce e, preso un bel respiro, urlò.

“Capitan Jack Sparrow!”

Angela rimase di sasso, più immobile dei bronzi di Riace.  Fece scorrere lo sguardo dalla donna a suo padre e viceversa, cercando di venire a capo del piccolo mistero. Jack si volse verso la fonte del richiamo, mettendoci qualche minuto per mettere a fuoco la donna. Poi un lampo di comprensione passò nei suoi occhi e assunse un espressione sorpresa, per passare ad una contenta, poi beffarda e infine comprensiva.

Infine scosse la testa e si apprestò a scendere dal ponte di comando con il sorriso di chi la sa lunga.

Solo a pochi passi dalla donna esclamò: “La regina dei pirati che giunge tutta trafelata sul mio maestoso veliero, a cosa devo l’onore?”. Il tono era ironico e scherzoso e venne accompagnato da un buffo cenno del capo che doveva probabilmente fungere da inchino. Ciò non fece che aumentare il sorriso della donna.

“Oh Jack, vedo con piacere che non sei cambiato di una virgola”

“Tesoro, cambia chi ha da migliorare, ma quando uno è già perfetto non può migliorarsi ulteriormente, comprendi?”

Lei scoppiò a ridere, per poi sporgersi e buttare le braccia al collo del pirata, cogliendolo di sorpresa. Lui per tutta risposta rimase interdetto per un attimo, infine le diede due pacche gentili sulla schiena e si allontanò. La donna non rimase sorpresa per quella reazione più fredda rispetto alla sua, limitandosi a scuotere la testa e a sospirare: “Quanto sei diffidente, ancora per quella storia? Non lo rifarei mai, lo sai”

Lui alzò un sopraciglio e le rispose un scettico: “Certamente, gioia” poi cambiò argomento. “Comunque non sei cambiata molto neppure tu, una tua incursione era prevedibile quanto il sorgere del sole ogni mattina.”

“Dato che ti fai vivo ogni cento anni devo cogliere l’occasione di vedere la Perla al volo quando capita.” Scherzò la ragazza.

 

Da lontano, una spettatrice silenziosa non si perdeva una parola, allibita dalla scena che stava osservando. Angela non si era mossa di un millimetro da quando suo padre era andato incontro alla donna. Aveva subito accantonato l’idea che la giovane fosse salita a bordo per caso. Dava l’impressione di sapere esattamente dove fosse e cosa volesse, e quando Jack l’aveva accolta a braccia aperte ogni dubbio che i due non si conoscessero era stato dissipato. L’unica incognita che rimaneva da scoprire era la sua identità.

 

“Cento anni, esagerata, ne saranno passati a mala pena due, Elizabeth”

“Tre per l’esattezza Jack.” Lo corresse. Poi risero di nuovo.

 

Elizabeth. Jack aveva detto proprio Elizabeth, nome che ebbe la capacità di impietrire Angela ancora di più. Loro erano andati lì per cercare la moglie del capitano dell’Olandese Voltante, Elizabeth Turner, e se quella donna si chiamava proprio Elizabeth allora non poteva che essere…

 

Non ci credo, lei è la moglie della leggendario traghettatore?

Caspita, non l’avrei mai detto, a vederla così non si direbbe proprio un’avventuriera.

No, è vestita in modo normale e con addosso un comune grembiule da casalinga, pensavo di trovarla con abiti maschili e armi dappertutto!

Bhè, ormai sono diciassette anni che vive pacificamente, la gente normale non dorme con un pugnale sotto il cuscino, gioia. E poi non ti hanno insegnato che non si giudica una persona con un’occhiata superficiale? Guarda la postura, l’espressione, il tono di voce. È su un vascello pirata, e mentre metà popolazione sarà morta d’infarto quando ci hanno visto arrivare, lei è salita sicura di sé e padrona della situazione, come se salisse su una nave di bracconieri tutti i giorni.

Un tempo era così.

Appunto, vuol dire che le vecchie abitudini non sono smarrite, addosso potrà anche avere il grembiule ma sono pronta a scommettere che il suo cuore è ancora qui sulla Perla con una spada in mano.

Sarà, ma prima di giudicare se la sua fama sia meritata o meno voglio conoscerla di persona.

E allora vai e presentati, cosa aspetti, un invito in pompa magna?

No, ora ci vado e solo che…

Nonostante non abbia spade affilate al fianco rimane pur sempre a Regina dei Pirati e sei in imbarazzo?

Io in imbarazzo? Quando mai! Non scherzare. Piuttosto volevo lasciare un po’ di intimità a lei e papà, sono due amici che non si vedono da anni dopotutto.

Certo, il motivo è senz’altro quello. Comunque ora avranno finito i convenevoli pure loro, quindi, a meno che non ci siano altri motivi più validi, fila!

 

Ma appena Angela mosse il primo passo verso i due, Pintel e Raghetti si accostarono ad Elizabeth richiamando l’attenzione di tutti.

“Ehi, gente, guardate chi abbiamo a bordo! Bambolina, come andiamo? E un po’ che non ci si vede eh?”

“Mrs Elizabeth, che piacere rivederti! Noto che non sei cambiata affatto, sei bella come sempre” si era avvicinato anche Gibbs, con aria molto cordiale. Pareva però turbato da qualcosa. Angela tirò ad indovinare il motivo dell’agitazione. Probabilmente il buon vecchio pirata stava pensando a quanto potesse portare male avere due donne a bordo. Ma alla fine la gioia di rivedere una vecchia conoscenza vinse sulla superstizione.

“Anche io sono contenta, però, come dicevo prima al Capitano, se faceste rotta da queste parti un po’ più spesso non mi lamenterei” gli rispose lei prima di ridere entrambi.

In seguito ogni pirata diede il benvenuto alla donna a modo suo, mano a mano che le passavano accanto, chi con un buffo inchino con la testa, chi con una semplice parola o con una pacca sulla spalla, ma in breve tornarono tutti alle rispettive mansioni, dimentichi della donna. Non che fossero infastiditi dalla sua presenza, anzi, alcuni bucanieri, come Pintel e Raghetti, erano rimasti anche qualche momento per scambiare due parole, prima di allontanarsi. Più che altro si trattava della loro straordinaria capacità di rimanere relativamente indifferenti a qualsiasi cosa non riguardasse la loro incolumità molto strettamente. Quelli che avevano più piacere di rivederla erano comunque Jack e Gibbs, gli unici due che si stavano ancora intrattenendo con lei e a quel che sembrava erano anche i due uomini che Elizabeth era più ansiosa di rivedere.

 

Angela aspettò pazientemente che la lunga processione dei saluti finisse. Si sentiva ostracizzata, voleva conoscere la donna, ma si avvicinò solo dopo che ogni pirata si era rimesso a lavoro. Non voleva avere gli occhi di tutti puntati addosso mentre si presentava, né essere interrotta.

Gibbs, Jack ed Elizabeth stavano chiacchierando allegramente. Le parve di capire che suo padre stesse chiedendo alla donna notizie di un certo Daniel, ma non le interessava più di tanto. Pensando di aver aspettato anche troppo per fare la sua entrata, non si curò più di tanto di interrompere la discussione schiarendosi sonoramente la gola. Funzionò, tutti e tre si voltarono nella sua direzione. Angela sorrise e porse la mano ad Elizabeth.

“Piacere di conoscerla, io non mi sono ancora presentata, mi chiamo Angela Sparrow e sono un nuovo membro della Perla Nera” si presentò, fiera di potersi finalmente annunciare con il cognome di suo padre, e dall’occhiolino che le inviò quest’ultimo, anche lui ne era contento. Entrambi rivolsero poi uno sguardo divertito ad Elizabeth, aspettando la sorpresa della donna nel sentire il cognome di Jack seguire il nome della ragazza che aveva dinanzi. La sua reazione sarebbe stata di sicuro interessante.

Difatti Mrs Turner rimase interdetta per una manciata di secondi, squadrò Angela dall’alto al basso sorpresa e poi guardò Jack interrogativamente prima di risponderle.

“Piacere mio, ma dammi pure del tu, non sono così vecchia. Comunque io sono Elizabeth Turner”. Il tono era incerto, quello di chi vuole dire una cosa ma non sa come esprimersi. Infine non riuscì più a trattenersi e chiese. “Scusami, puoi ripetermi come ti chiami?”

Jack ed Angela risero sotto i baffi e Gibbs tossicchiò divertito. Il capitano decise di prendere la parola e, mentre si avvicinava alla giovane cingendole le spalle con un braccio, si rivolse ad Elizabeth. “Angela Sparrow gioia, hai sentito bene” il tono era malfermo perché cercava di trattenere le risate.

Elizabeth era sempre più confusa e guardò entrambi accigliata prima di esplodere. “Quindi voi siete…parenti?” domandò cercando di comprendere la situazione.

“Si” rispose Angela senza esitare.

“Siete fratelli?” tirò ad indovinare.

“No, tesoro, e nemmeno cugini per rispondere alla tua prossimo tentativo. Non indovineresti mai.” Questa volta parlò Jack.

“Quindi mi potresti gentilmente spiegare tu, Jack?”

“Poi, davanti ad una bella tavola apparecchiata, cosa ne dici? Io a stomaco pieno chiacchiero meglio, per voi non è così?”

 

Poverina, davvero sperava che mio padre le desse una spiegazione senza farsi pregare? Non lo sa che non rinuncerebbe mai né  all’effetto sorpresa né alla saspence?

 

“Io ci sto, inizio ad avere fame!” Angela approvò subito la proposta del padre.

Elizabeth scosse la testa guardando contrariata Jack, ma poi sorrise rassegnata e propose “Se volete voi due potete venire a casa mia, stavo giusto preparando qualcosa, il resto della ciurma non si offenderà vero?”

Sparrow fece un gesto di noncuranza con la mano ed assicurò che non avrebbero preso male un giorno di licenza.

In quel momento Angela notò che un’altra persona stava salendo a bordo del veliero con tutta calma. Un giovane ragazzo si stava dirigendo verso di loro con passo sicuro e rivolgendosi a Jack, si annunciò con un allegro “Ehi Capitano”.

Jack si rivolse verso di lui, tolse il braccio dalle spalle di Angela e strinse lievemente il nuovo arrivato.

“Ohi, giovane Turner, stavo giusto chiedendo come mai non ti avevo ancora visto spuntare” si staccarono e il “giovane Turner” rispose “Mi sono dovuto riprendere dalla corsa che ho fatto per avvertire mia madre del vostro arrivo, poi lei è schizzata via appena ha sentito la notizia e io non sono riuscito a tenere il passo”

“Ahaha, immagino, l’abbiamo vista di arrivare tutta trafelata”

“Mi fa piacere che parliate di me con me presente” si intromise Elizabeth avvicinandosi a quello che evidentemente doveva essere il figlio di Mrs Turner, dedusse Angela.

“Ciao Gibbs!” il ragazzo salutò con un cenno della mano il pirata dietro la schiena di Jack. Gibbs fece qualche passo in avanti e gli diede anche lui un’amichevole pacca sulla spalla. “Ciao Daniel, ti vedo bene, sei cresciuto dall’ultima volta che vi abbiamo visto. Ti sei irrobustito”

Daniel scosse la testa imbarazzato e cercò di vertere l’argomento sulla giovane ragazza che lo stava fissando attentamente, curiosa. Angela.

“Vedo che avete un nuovo acquisto Jack, non mi presenti al nuovo membro?” funzionò, Jack si volse verso la figlia come per darle la parola e lei si presentò, senza smettere di guardarlo intensamente.

“Piacere, io sono Angela” La giovane analizzò il ragazzo che rispondeva al nome di Daniel. Doveva ammettere che era molto carino. Aveva i capelli castani e mossi che gli arrivavano alle spalle e due grandi occhi del medesimo colore, molto espressivi. Era poco più alto di suo padre e aveva un fisico atletico, longilineo ma muscoloso, eppure…qualcosa in lui le dava fastidio a pelle, a partire dal modo in cui l’aveva indicata.

 “Piacere mio, io sono Daniel Turner, ma le belle ragazze mi chiamano Dan” e le fece un sorriso sghembo accompagnato da un’occhiata di apprezzamento. La frase confermò l’antipatia di Angela. L’occhiata lo segnò a vita. Ecco cosa non andava, la sua aria troppo sicura. Ancora non lo conosceva ma i tipi come lui erano al quanto facili da inquadrare: strafottenti, pieni di sé e megalomani. Faceva parte della categoria di ragazzi che a Telia batteva ad occhi chiusi.

 

Ora gli faccio passare subito l’intenzione di fare il cascamorto.

Tiri fuori la spada?

Esagerata, non occorre essere sempre così drastici, a volte basta solo qualche buona parola.

 

Sentì suo padre schiarirsi la gola. La frase non era piaciuta neppure a lui, ma prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, Angela disse con un falso tono cortese:

“Dan allora, a me invece gli amici chiamano Angie, però tu chiamami pure Angela, comprendi?”. Voleva limitarsi alla frase ma non riuscì a trattenersi da non sfiorare l’elsa della spada.

 

Avevi detto che…

Oh piantala, mica gliel’ho puntata alla gola no? Era solo un piccolo avvertimento. Con certa gente è meglio mettere subito le cose in chiaro.

 

Daniel la guardò un attimo, poi sorrise e scosse la testa, per nulla intimidito. Infine si rivolse alla madre, che stava guardando Angela soddisfatta. La solidarietà femminile prima di tutto.

“Ci hai già pensato tu ad invitarli a pranzo?”

“Tranquillo, già fatto” gli rispose Elizabeth.

“E io ho già accettato più che volentieri” si intromise Jack.

“Andiamo allora. Angela, vieni anche tu?” Daniel si rivolse alla ragazza, sottolineando il nome intero di lei volontariamente.

“Certo, Daniel” Angela rispose a tono e si incamminò al fianco di suo padre.

Jack sospirò divertito dalla scena e scambiò una rapida occhiata con Lizzy.

 

Certo che si sono proprio presi in simpatia.

Ha iniziato lui, Angela ha solo fatto bene a difendersi, anche perché se non ci pensava lei ci avrei pensato io.

Calma, la piccola a quanto pare non ha bisogno di difensori.

Si, lo vedo, ma io mi tengo pronto. Voglio bene a Daniel, ma se fa ancora lo stupido con la mia bambina gli dovrò fare un discorsetto a quattr’occhi.

Credo che non occorrerà. Dopo che l’ha vista sfiorare l’elsa della sua spada credo che si terrà a debita distanza.

Meglio per lui.

 

*

 

“Tesoro, qualche tempo avrei scommesso spada e pistola che non avresti saputo mettere su una pentola d’acqua, ma mi devo ricredere, mi sono leccato i baffi” si complimentò Jack massaggiandosi compiaciuto lo stomaco per sottolineare l’apprezzamento.

Elizabeth gli fece l’occhiolino e rispose con un “nulla è impossibile a quanto pare”.

Anche Angela aveva mangiato con gusto, seduta tra il padre ed Elizabeth, entrambi capo tavola ai due lati del piano di legno rettangolare. Quando era entrata, spinta dalla curiosità, aveva fatto una rapida perlustrazione della casa con lo sguardo, ma quello che aveva trovato l’aveva lasciata un po’ delusa. Si era aspettata un’abitazione che rispecchiasse l’importanza dello status di Elizabeth, con mobili preziosi e oggetti che ricordavano il suo glorioso passato, invece aveva trovato pressoché un’abitazione simile alla sua a Telia. Al piano terra stavano un bagno, che aveva intravisto infondo al corridoio e un tinello molto grande che occupava il resto del piano, con un tavolo, una cucina semplice e un divanetto marroncino addossato alla parete alla destra della porta d’ingresso. A sinistra del bagno invece c’era una scala a chiocciola che immaginò portasse alle stanza da letto. Non una spada, un fiorino o una sciabola, né forzieri pieni di monete azteche o manufatti arcaici. Meno di zero!

Sconsolata, si era seduta a tavola, decisa a godersi almeno il pranzo e preoccupata di tenersi a debita distanza da Daniel. Non che avesse timore di altri commenti indesiderati, al contrario, aveva paura che stavolta non sarebbe riuscita a limitarsi allo sfiorare l’elsa. Era incredibile come si potesse odiare così tanto una persona che si conosceva da così poco. Senza contare che il giovane da parte sua non faceva un passo verso la riconciliazione. Non aveva smesso di fissarla durante tutto il tragitto e il pranzo. Però l’espressioni erano cambiate durante il percorso. Inizialmente c’era solo quella terribile e fastidiosa faccia compiaciuta di chi gradisce ciò che vede, ed Angela aveva dovuto fare appello a tutta la sua buona volontà per non ricorrere alle mani. Poi pian piano era sfumata in un’espressione pensierosa e infine incuriosita. Continuava a far guizzare lo sguardo da lei a suo padre, sempre più sorpreso. E proprio mentre la pazienza della ragazza stava per raggiungere il culmine della sopportazione, Jack aveva salvato in extremis il mento di Daniel, dandogli un calcio silenzioso ma sicuramente efficace da sotto il tavolo appena aveva notato la situazione. Era stato così discreto che Elizabeth non se ne era nemmeno accorta. Angela aveva visto solo Daniel stringere leggermente le labbra e strizzare gli occhi, ma per il resto non fece trasparire nulla. Di sicuro era meglio essere colpiti ad una gamba che in faccia, Jack era già stato generoso secondo Angela. Da quel momento Daniel non l’aveva più fissata, limitandosi a chiacchierare allegramente con Sparrow, come se nulla fosse successo. Il discorso rivelò però una cosa inaspettata e la ragazza dovette ricredersi su un paio di aspetti della personalità di Daniel che aveva inquadrato male. Gli aveva già dato l’etichetta di “ragazzo pieno di sé e borioso” e ciò comprendeva anche un’intelligenza ristretta e una dialettica scarsa. Invece fu costretta ad ammettere che giovane moro sapeva esprimersi con un ottimo lessico e l’attiva conversazione che riuscì a sostenere mostrava una certa vivacità mentale.

 

Forse avrei dovuto darlo per scontato, sarà anche megalomane ma è pur sempre figlio di Elizabeth e William, non avrebbero permesso che crescesse ignorante o stupido, no?

 

Jack allontanò di poco la sedia dal tavolo, facendola stridere lievemente contro il pavimento, per mettersi più comodo appoggiando le mani sullo stomaco, in palese approvazione del pranzo appena gustato. Il gesto fece riemergere Angela dalle sue riflessioni, facendole notare un’Elizabeth intenta a sparecchiare la tavola. Si sentì in dovere di darle una mano. Elizabeth le aveva proibito di aiutarla sia a cucinare che ad apparecchiare, ma si provava un incredibile imbarazzo ad essere servita da lei. Afferrò il piatto più vicino e si alzò raccattando anche le altre stoviglie. Subito la mano della signora Turner scattò a bloccarla.

“Non ci pensare minimente, sei un’ospite” affermò perentoria.

Angela non le diede retta e proseguì nella sua opera. “Non è giusto che sia tu a fare tutto, le mani le ho anche io” protestò.

“Si, ma per oggi rimarranno inattive”. Angela stava per ribattere ma Elizabeth la precedette con una proposta “Daniel perché non fai fare ad Angela un giro dell’isola. Dopo giorni di navigazione avrà voglia di godersi la terra ferma, anche se è un pirata” e lanciò un’occhiata perentoria al ragazzo.

Angela rimase di sasso.

 

No, per favore, tutto tranne questo, non sa che i pirati stanno stupendamente tra le onde? Chi ha bisogno della terra ferma?!

Gioia, non ti ucciderà, ne sono certa, e se fa qualcosa di sbagliato sarà peggio per lui. Sarebbe indelicato dire ad Elizabeth che non vuoi stare con suo figlio per un’ora, non credi?

Uffa, forse hai ragione, ma se fa un passo falso…

Certo, certo, in quel caso è tutto tuo.

Perfetto.

 

“Con piacere, anche se probabilmente oggi la cosa più interessante da vedere è proprio la sua nave” a differenza di Angela, Daniel pareva contento della prospettiva offertagli dalla madre, anche se ostentava una certa indifferenza.

“Inventati qualcosa, Dan, sono certa che sarai un buon intrattenitore” Elizabeth sembrava quasi ansiosa di mettere alla porta i due giovani.

“Sicuro, vieni Angela?”

La giovane strinse i denti. “Ti seguo” e si incamminò sospirando. Con un ultimo sguardo implorante a suo padre, nella speranza disillusa che la fermasse, imboccò la porta.

 

*

 

Appena i ragazzi furono usciti, Jack si rivolse ad Elizabeth guardandola paziente. La donna lo stava fissando a sua volta in attesa, appoggiando le mani allo schienale di una delle sedie e scandendo il tempo battendo le dita nervosamente.

Passò un minuto di silenzio, finché Elizabeth non né poté più e sbottò in un “Ebbene?” scocciato.

Sparrow rimase impassibile. “Ebbene cosa, gioia?”

La calma del capitano fu la goccia che fece traboccare il vaso. Elizabeth esplose. “Come cosa? Jack, sono felicissima di rivederti dopo tre anni di silenzio, però non puoi presentarti qui con una ragazzina che porta il tuo cognome e che sembra la tua copia al femminile! Ora che hai pranzato e che ti sei riposato, non credi di dovermi qualche spiegazione?”

Il capitano si alzò e si passò una mano sulla faccia sospirando. “Tesoro, tu calmati e io ti dirò tutto, non intendevo renderlo un segreto di stato”

Elizabeth si accomodò sulla sedia alla quale aveva appoggiato le mani, e, continuando a fissarlo truce, gli fece cenno di incominciare con le delucidazioni.

Jack prese a camminare avanti e indietro per la modesta cucina, come per mettere ordine tra i pensieri. “Ebbene cara, devi sapere che quella fanciulla non è né mai cugina né mia sorella. Angela Sparrow è mia figlia” si fermò per vedere la reazione della sua interlocutrice. Elizabeth lo guardò un attimo interdetta, poi incurvò un sopraciglio e scoppiò a ridere.

“Certo Jack, come no, sai, credo che questa sia la balla più assurda che ti abbia mai sentito pronunciare, batte anche quella della fuga sulle tartarughe marine!”

Jack fece una smorfia irritata e si schiarì la voce per far smettere Elizabeth di ridere. “Ma perché non mi crede mai nessuno? Gioia, ti giuro che è la verità!”

Elizabeth cercò di frenare le risa e di tornare seria. “Jack, andiamo, è impossibile che quella ragazzina sia tua figlia, tu non hai figli!”

Il pirata sospira scocciato. “Evidentemente ne ho una, se non mi sbaglio la giovane l’hai vista anche tu, no? Non era un fantasma”

Nel vedere la serietà sul volto di Jack la donna si fermo a guardarlo. Il pirata non era mai stato così serio e risoluto, il che la sconcertava. Eppure non poteva dire la verità, non era possibile.

Jack approfittò del momentaneo blocco di Elizabeth per proseguire con il suo discorso con più calma. “Fidati, è stato uno shock anche per il sottoscritto, è una novità anche per me, sai? Eppure è la realtà. Dai, hai notato anche tu quanto mi assomiglia. Fai due più due e vedrai che sono sincero.”

Elizabeth aveva visto eccome che i due erano pressoché uno la copia dell’altro. Gesticolavano entrambi in quella maniera buffa e quasi ridicola, avevano gli stessi modi di dire, per non parlare degli occhi. La donna gli avevano notati subito, anche se non ci aveva dato tanto peso. Avevano entrambi due pozzi scuri, profondi quanto espressivi. La comprensione giunse come una folgorazione.

“Jack, diamine, TU HAI UNA FIGLIA!! Come è potuto accadere?”

Il pirata, contento che il messaggio era stato recepito, a quelle parole non poté evitare di guardare ironicamente la donna e insinuare. “Tesoro, hai un figlio anche tu, a questo punto mi aspettavo che certe cose le conoscessi”

Elizabeth lo ignorò deliberatamente. Aveva cose più importanti per la testa per tener conto di stupide battute. “Jack, quando è successo, chi è la madre? Perché non è hai mai fatto parola con nessuno di noi? Dopo tutto questo tempo metterci a parte del fatto che sei padre mi sembra il minimo”

Jack si risedette, con un’espressione improvvisamente grave. “Sua madre purtroppo è mancata poco tempo fa, per questo ora me ne sto occupando io.”

Elizabeth si morse il labbro, dispiaciuta. Poi notò l’espressione di Jack. Andava oltre il semplice dispiacere per la morte di una persona conosciuta. Il capitano pareva affranto anche da altro, era evidente, anche se non comprendeva da cosa. In più non aveva risposto interamente alla sua domanda. Chi era questa donna? La conosceva? E Jack in che rapporti era con lei? Avrebbe scommesso che si trattava di una ragazza di Tortuga che lui aveva messo incinta per sbaglio, era una cosa alquanto comune tra i pirati, ma avrebbe mostrato così tanto sconforto per una donna con la quale aveva condiviso solo un interesse fisico? Dalla risposta laconica del capitano però comprese che non avrebbe dato altre delucidazioni sull’identità della fantomatica donna. Passo alle domande successive, su quella ci sarebbe tornata dopo.

“Quindi quando hai appreso la notizia sei andato a prendere la ragazza?” chiese.

Jack alzò lo sguardo su di lei scuotendo la testa. “Ti ho detto che è una novità anche per me. È stata lei a trovarmi. Ci siamo incontrati in una locanda a Tortuga, anzi, sarebbe meglio dire che ci siamo scontrati. Io ero lì per fare rifornimento e lei per cercare me. E il destino l’ha aiutata.”

Elizabeth si appoggiò allo schienale della sedia, appesantita dalle ultime notizie. “Incredibile, povera ragazza, sola a Tortuga, dev’essere davvero tenace”

A Jack brillarono gli occhi a quel complimento, e un’espressione orgogliosa si dipinse sul suo viso. “Non immagini quanto. Appena salita sulla nave è riuscita subito a farsi rispettare da tutti a colpi di spada e di parole.”

“Tale padre tale figlia”

“Puoi dirlo forte”

Elizabeth rise. Vedendo l’entusiasmo di Jack, la notizia le sembrava meno assurda. A quanto sembrava, qualcosa che possedeva il cuore del capitano più conosciuto e imprevedibile dei sette mari, esisteva.

“Quindi ora è un membro della Perla?”

“Certo, e dovresti vedere com’è contenta, sembra nata per fare il pirata, è peggio di te quando avevi più o meno la sua età sai?”

Elizabeth sorrise mesta ma non ribatté. Fece invece un’altra domanda. “Quindi, ora che siete insieme, quali sono i vostri progetti?”

Jack si toccò il mento fingendosi pensieroso, rispondendo un vago “Un po’ di quello e un po’ di questo, sai com’è.”

La signora Turner però non ci cascò. Lo conosceva troppo bene per credere che non avesse nessun piano. La mente di quell’uomo era perennemente in fermento, come un turbine.

“Jack, non prendermi in giro. Non vorrai farmi credere che la prima cosa alla quale hai pensato dopo aver appreso di essere padre sia stata: devo assolutamente informare Elizabeth Turner. Per quanto possa essere contenta che tu sia qui, non sono così sciocca da crederlo. Hai qualcosa in mente.” lo incoraggiò lei.

Jack alzò le mani insegno di resa e con un sorriso sghembo insinuò: “Come sei sospettosa, non ho niente di nuovo in testa rispetto a qualche tempo fa, è solo un’ideuccia che è tornata a farmi visita appena si è presentata l’occasione.”

“E sarebbe?” Elizabeth iniziò a tamburellare le dita sul tavolo, spazientita.

“Tesoro, mi dovresti conoscere, per cosa io e il tuo caro maritino ci siamo messi nei pasticci l’ultima volta?”

La donna alzò un sopraciglio. “Tu ti sei messo nei guai, e Will ha cercato di tirartici fuori rimettendoci lui” puntualizzò acida.

Il repentino cambio di umore allarmò Jack, facendolo ricorrere ai ripari. L’ultima cosa che voleva era mal predisporla alla sua proposta.

“Dettagli” liquidò con una smorfia. “Comunque non è questo il punto. Rifletti, cosa cercavo a quei tempi con così tanta tenacia?”

Elizabeth lo guardò dritto negli occhi nella speranza di carpirgli la risposta. Contrasse le sopraciglia e rifletté. Poi la soluzione le giunse limpida e cristallina, ma con essa arrivò anche l’incredulità. Credeva che Sparrow avesse abbandonato quell’assurda intenzione dopo i risultati disastrosi dell’ultima volta.

“Jack, non vorrai dirmi che ti sei rimesso alla ricerca dell’immortalità” sussurrò spalancando gli occhi. Ma i pirati la lezione non la imparano mai?

“Ci puoi scommettere!” affermò battendo un pugno sul tavolo. “Ma stavolta andrà tutto liscio, ho un piano infallibile”

“Jack, i tuoi piani infallibili diciassette anni fa ci hanno quasi portati allo scrigno.” Gli ricordò lei, guardandolo diffidente.

“Bazzecole” Jack fece un gesto di non curanza con la mano. “Andrà tutto a gonfie vele”

Elizabeth fece un respiro secco e drizzò la schiena. “Bene, se è tutto così perfetto come mai la tua nave è ormeggiata al molo vicino casa mia? Ti occorreva la mia approvazione?”

Il sorriso di Jack, primo tronfio, si spense un poco e cominciò a tergiversare. “Non esattamente”. Si guardò attorno, sospirò e le si avvicinò con fare cospiratorio. “Vedi gioia, mentre mettevo a punto il mio piano meticolosamente, sono incappato in una piccola complicazione”

“E quale sarebbe di grazia? Hai scoperto che l’immortalità non è una boccetta da bere a portata di mano?” lo prese in giro.

Jack ignorò l’ultima domanda. “Prima di illustrartela devi permettermi di spiegarti come intendo agire, altrimenti potresti non comprendere il mio altrimenti comprensibilissimo progetto, comprendi?”

Elizabeth inarcò confusa un sopraciglio, cercando di decifrare l’ultima frase del capitano, ma alla fine si limitò ad annuire fingendo di aver carpito il messaggio.

Jack soddisfatto iniziò a metterla a parte dei suoi programmi. “Bene gioia, devi sapere che tra i mille tesori del mare, c’è ne uno particolarmente prezioso. È una collana di raffinata fattura, un monile come altri per qualche ricca dama, ma con un immenso valore per chi sa guardare oltre le apparenze. Il gioiello si chiama Torquis Marium, ovvero Ciondolo del Mare.” Pausa enfatica prima di riprendere. “Esso dà al fortunato possessore la possibilità di esprime un desiderio direttamente alla padrona del mare, Calipso” A quel nome Elizabeth affilò lo sguardo. Odiava Calipso come donna ma soprattutto come dea. Era stata lei a portarle via suo marito, lei e tutte le sue leggi nate dai suoi capricci. Sapeva ormai per esperienza che qualsiasi cosa collegata alla dea non era da prendere con leggerezza, ma il bucaniere che aveva dinanzi evidentemente non aveva ancora recepito il messaggio se ancora sperava di ottenere qualcosa di buono dall’incarnazione del mare.

Jack intanto continuò la sua spiegazione. “L’unico problema è che per esaudire il desiderio occorre andare in una grotta protetta da una barriera magica…” lasciò la frase in sospeso, guardandola di sottecchi.

La donna aspettò qualche secondo nella speranza che il capitano proseguisse nel suo discorso, ma vedendo che non accennava a pronunciare un’altra parola, lo incalzò lei. “E in tutto questo io cosa c’entro? Trovi il ciondolo, trovi la grotta, lo usi per esprimere il desiderio e tanti saluti. Facile come bere un bicchier d’acqua” il cinismo nelle parole di Elizabeth era grande quanto la Perla, ma Jack non ci diede peso.

“Si da il caso che il Torquis ce l’abbia già, ma non posso usarlo io. E poi ti sei dimenticata della barriera?”

L’affermazione sorprese Elizabeth. “Hai già la collana? E perché non puoi usarla?”

“Tecnicamente ce l’ha Angela, l’aveva già al collo quando ci siamo incontrati, è da quel momento che ho riaccarezzato l’idea dell’immortalità. E comunque non posso usarla io, non riuscirei nemmeno ad indossarla. Serve una persona con sangue pirata ma con il cuore pure per usufruire dei suoi poteri.” Spiegò paziente.

La donna sorvolò sulla curiosa coincidenza del fatto che la figlia di Jack si fosse presentata a suo padre portandogli in dono la chiave per l’immortalità. Avrebbe chiesto anche quello in un secondo momento, l’alone di mistero intorno alla giovane continuava ad infittirsi invece che schiarirsi.

“E scommetto che Angela ha entrambe le qualità” osservò invece.

“Sei perspicace” le rispose ironicamente.

Elizabeth scosse la testa, faticando ancora a capire la situazione. “Ma scusa, sei hai già il ciondolo, ovvero la parte più importante, e la persona che può usarlo vicina a te, non vorrai dirmi che il tuo intoppo sta nel trovare la grotta. La bussola magica ce l’hai ancora no?”

Jack giocherello un secondo con la fibbia della cintura prima di rispondere. “Si, certo che si, ma il problema non è dove è situata la grotta, è la barriera che c’è intorno, per abbatterla mi serve l’aiuto dei cannoni della nave del nostro caro William” rivelò guardandola di sottecchi. Finalmente erano arrivati alla parte cruciale.

La reazione della donna a quelle parole fu immediata. Elizabeth balzò in piedi strabuzzando gli occhi. Boccheggiò per un attimo, poi, a metà tra il furente e l’indignata, puntando un dito accusatore contro il pirata, sbraitò: “Ecco dove volevi arrivare! Non ti azzardare, non pensarci neppure! Ora ho capito perché sei venuto qui. Hai bisogno di me per contattare Will! Ma non ti vergogni neanche un po’? Diciassette anni fa l’hai messo in guaio così grande che sconterà la pena per l’eternità, ed ora vuoi ancora chiedergli aiuto per un tuo stupido capriccio? Per andare da Calipso poi? La strega che lo ha imprigionato legandolo a quella nave maledetta?”

Anche Jack si alzò in piedi, andando incontro alla donna a mani alzate e un sorriso di scuse. Sembrava la calma fatta a persona mentre la prendeva per gli avambracci facendola risedere, e le parlava dritto negli occhi. “Ascolta, ti ho già detto che questa volta non sarò il solo a guadagnarci, se mi lasci spiegare…” ma venne interrotto dalla voce acuta di Elizabeth.

“Non voglio nemmeno sentirti! Se vuoi che ti aiuto io, ok, va benissimo, ma non mettere di mezzo Will, gli abbiamo rovinato la vita già abbastanza non credi? E non provare a confondermi con uno dei tuoi discorsi pieni di parole prive di significato, non attacca.”

“Vuoi ascoltarmi si o no? Angela non è la sola che può esprimere un desiderio, c’è qualcun altro che potrebbe risolvere tutti i vostri problemi.” Disse d’un fiato il capitano, sovrastando la voce di Elizabeth. L’affermazione funzionò. La donna fece un sospiro cercando di calmarsi. “E chi sarebbe codesta fantomatica persona? Ma soprattutto, cosa potrebbe fare?” chiese cercando di nascondere con l’irritazione un filo di disperazione nella voce.

Jack sciolse dalla sua presa le braccia di Elizabeth, contento di aver ricatturato la sua attenzione, e si allontanò di qualche passo. Allargò le braccia e teatralmente rivelò: “Tuo figlio, tesoro, si da il caso che sia l’unica altra persona di mia conoscenza avente sangue pirata e cuore puro. Sono sicuro che non ha mai ammazzato né rubato, nevvero?”

Elizabeth rimase interdetta, ma si riprese subito. Prima Will ora Daniel. Non aveva la minima intenzione di mettere a repentaglio in alcun modo la vita delle persona a lei più care, qualsiasi cosa avesse in mente di fare Jack. Tuttavia stavolta non perse le staffe. “Ovviamente no. Ma lui rimarrà fuori da questa storia. Anche se probabilmente lui sarebbe più che felice di seguirti chi sa dove, non intendo permettere che corra rischi, intesi? Quindi, qualunque cosa tu pensi di fare, scordatela” affermò inflessibile.

Jack fece un sorriso furbo, e con aria saccente disse: “Cambierai idea appena saprai quali potrebbero essere le conseguenze della buona riuscita del mio piano”

“Ne dubito”

“Ah si? E se ti dicessi che il giovane Daniel potrebbe sciogliere il caro William dalla sua maledizione e farlo ritornare qui con noi sulla terra ferma semplicemente chiedendolo a Calipso una volta trovata la grotta?”

Elizabeth aprì bocca, pronta a negare qualsiasi proposta del capitano, ma appena il messaggio giunse al cervello, richiuse le labbra, sbatté le palpebre un palio di volte, certa di non aver comprese bene le parole di Jack.

 

Riportare…Will…qui?

 

Il solo pensarlo le faceva trattenere il respiro e provare quella gioia incredibile che si sente quando si sa che un sogno lontano si sta per avverare. In tutti quei lunghi anni costretta a dormire in un letto reso troppo grande per lei dalla solitudine, aveva fantasticato mille volte su un possibile futuro accanto al marito che, nonostante la lontananza, non aveva mai smesso di amare. Ma ogni volta, la sua bolla di sapone rosea veniva scoppiata dalla mano crudele della realtà, che rimetteva tutto sotto la fredda e distaccata prospettiva della ragione, che ignorava maligna i sentimenti delle persone. Will era il capitano dell’Olandese Volante, condannato a solcare in eterno i mari sospeso tra due mondi, separato da lei, che l’avrebbe atteso finché fosse vissuta per godere di quell’unico giorno insieme che li era stato concesso una volta ogni dieci anni. Questa consapevolezza portava con sé un vuoto che in diciassette anni aveva scavato una voragine dentro il suo petto. Un senso di desolazione, divenuta ormai sua compagna fedele tanto da sembrarle dolce e consolatrice nei momenti più bui, quando crogiolarsi nei ricordi era l’unica via per non impazzire.

Ma per quanto potesse apparirle impossibile, Jack le stava offrendo su un piatto d’argento l’opportunità di far realizzare il suo desiderio più bramato. Sembrava semplice quanto allungare una mano e afferrare un oggetto a te vicino. Era troppo bello per essere vero. E sapeva per esperienza che le cose in apparenza semplici non erano mai come sembravano. Soprattutto se a proportele era un pirata.

“Dov’è la fregatura Jack?”

Il capitano la guardò sconcertato, come se Elizabeth gli avesse appena fatto un gran torto. “Nessuno fregatura gioia. Come puoi dubitare di me? Io ottengo l’immortalità e tu tuo marito. Per una volta possiamo ricavarci qualcosa entrambi.” Ma dato che lo sguardo scettico della donna sembrava immutabile, aggiunse “Comunque se non ci tieni a riavere Will a casa ti posso capire. La vita da donna libera comincia a ripiacerti?” chiese ironicamente.

La sua interlocutrice sbuffò. La proposta era allettante, troppo. Ancora una frase da parte di Jack e avrebbe ceduto. Se voleva riavere suo marito a casa? Avrebbe dato qualsiasi cosa per questo. Ma non riusciva a fidarsi, a credere a Sparrow. Se si fosse permessa di sperare una cosa del genere per poi vedere i suoi sogni infrangersi di nuovo, non sarebbe sopravvissuta. Non avrebbe sopportato di perderlo ancora.

“Jack, non mi stai prendendo in giro, vero? Sarebbe davvero crudele anche per un pirata.”

Incredibile ma vero, per una volta in vita sua, Jack fece un’espressione seria, talmente rara per lui che quasi stonava sul suo viso. “Ti giuro che dico la verità, se tutto va come devo andare, e sarà così, William potrebbe tornare.”

Quelle parole pronunciate con cotanta serietà, finalmente ebbero effetto. Il cuore di Elizabeth pian piano si aprì di nuovo alla speranza, e le sue labbra sfociarono in un sorriso sincero. Gli occhi le brillarono, ma cercò di trattenere le lacrime di gioia. E se Jack avesse avuto ragione? Se c’era ancora una speranza per Will? Poteva rischiare di perderla per paura di soffrire ancora?

 

No. È meglio soffrire altre mille volte che negargli l’opportunità di tornare per egoismo.

 

“Affare fatto?” tentatore, Jack si infilò tra i pensieri della donna.

“Oh Jack.” Fece un respiro profondo. Altre mille volte, si ripeté. “Ci sto. Ma se mi hai mentito, stavolta non la passi liscia, intesi?”

La minaccia non preoccupò minimamente Jack. “Affare fatto” e strinsero le mani. Negli occhi della donna, Jack rivide la ragazza temeraria di un tempo, colei che aveva affrontato battaglie al limite del possibile. Rivide la grinta che si era ormai assopita nel cuore di Elizabeth, la stessa che una volta lo aveva fatto invaghire. Rivide Elizabeth Swann, regina dei pirati.

   
 
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