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Autore: Sophie Robin Kendrick    07/02/2017    0 recensioni
[La leggenda di Robin Hood - Elena Kedros]
[La leggenda di Robin Hood - Elena Kedros]Fanfiction su - La saga di Robin - Elena Kedros.
Accademia Nottingham's Bow, la prima a classificarsi per 5 anni di fila nel torneo di Tiro con L'arco.
Dal 2006 in poi le cose sono cambiate, tutti parlano di una maledizione che ha colpito i vari club sportivi. Nessuno riesce più a classificarsi durante le gare. Una forte tensione galleggia nell'aria quando si pronuncia la parola selezioni.
Tocca ai nostri protagonisti smentire questa voce e ricostruire il club dell'arco ma varie cose intralceranno la sua rinascita.
Cosa si nasconde dietro il mistero dell'Accademia?
Perché non è stato proclamato nessun fondatore alla sua nascita?
Misteri che si nascondono e vengono nascosti. Misteri che tornano a galla da soli o che hanno bisogno di una spinta in più.
Buona lettura
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Arrivata l'ora si pranzo si alzò dalla sua postazione e partì verso il suo dormitori. Aveva buttato giù dei scarabocchi, ma non riusciva a levarsi dalla mente quella stanza, quell'edificio che tanto l'aveva incuriosita. Poteva essere qualsiasi edificio di quelli chiusi per questioni economiche.
Una volta nella sua stanza, si cambiò e scese per andare a pranzo. Sperava di incontrare Braelyn. Le aveva inviato un messaggio ma lei non aveva risposto.
Non era riuscita a tirare molto dalla bocca di Philip, così decise di cambiare fonte. Non la stava usando, si stava solo informando.
Si mise una canottiera con una camicia di jeans, pantaloni scuri e le Vans.
Prese il suo zaino e uscì dalla stanza. Scese le scale e si ritrovò nella sala principale.
Si sentiva come Harry Potter, solo che non aveva una bacchetta, la magia e soprattutto non aveva una splendida civetta delle nevi dolcissima e coccolona, che alla fine non avrebbe ucciso neanche sotto tortura.
Vide Robert che le si stava avvicinando.
– Buongiorno Robin, come sta tuo fratello?
– Giorno. Sta talmente bene che mi ha sbattuto fuori dalla sua stanza.
– Allora sta ultra bene, ti va di andare a pranzo insieme? – le allungo la mano.
Robin era indecisa, voleva parlare con Braelyn, ma non sapendo dove si trovava allora tanto meglio andare con lui.
– Va bene. Dove mi porti di bello?
– Sulla luna. Però non abituarti alla gravità, tornata sul pianeta terra sarà difficile non saltellare come Bambi.
– Va benissimo, ma Bambi non saltellava. Comunque evita.
– Per fare cosa?
– Di dire scempiaggini sulla Disney e io suoi personaggi.

La portò alla fermata degli autobus e aspettarono. Seduti sulla panchina si raccontavano gli aneddoti dell'infanzia. Lei gli raccontava le corse e i giochi nel parco di fronte casa. Lui la vita di campagna e della fattoria.
– Sul serio abiti in una fattoria?
– Certo, con mia madre e le mucche, galline e altri animali.
– Io sono sempre cresciuta in città, ma ho amato sempre l'aria aperta e voleva sempre andare fuori.
– Allora quando ritorno a casa vieni con me.
Sperava che non scherzasse, ci teneva tanto ad andarci. Prima che potesse rispondergli, lui continuò.
– Il prossimo mese tornerò a casa per un week-end, inviterò anche gli altri e sei obbligata a venire.
– Obbligata? Davvero? Cos'è un avviso? Mi riempirai la stanza di tamponi usati se non lo faccio?
– Non so dove prenderli i tamponi e non vedo perché qualcuno dovrebbe farlo.
– Alcune persone lo trovano divertente. Facciamo così, un giorno ti dirò “sì.” Solo un sì. Anche se non stiamo parlando. Ma un giorno a caso. Non domani, o dopodomani, né oggi.
Robert rimase sorpresa per la storia dei tamponi, ma non andò oltre.
– Ok, un “sì” basterà.

Quando l'autobus arrivò fecero i biglietti e si sedettero insieme. Non parlarono, ognuno era persone nei propri pensieri e condividerli non era proprio il caso.
Robert pensava a come chiedere gentilmente a Robin della sua vecchia scuola. Braelyn aveva detto loro di non fare domande, dicendo che Robin non voleva parlarne. Sperava solo che non fosse accaduto niente di grave a quella ragazzina.

Una volta arrivati a destinazione si avvicinarono in una trattoria a gestione famigliare.
Si sedettero a un tavolo subito, vista la poca confusione e ordinarono.
– E' la prima volta che vieni qui?
– Sì, anche se mio fratello me ne ha parlato spesso e anche con molto entusiasmo. E' molto goloso. Qui non vi annoiate mai, a quanto vedo.
– Insomma. Ci vorrebbe qualcosa da fare all'interno dell'accademia. Ci sono molti club ma non mi attirano.
– Cosa c'è di male nel club di cucito?
– Che spiritosa! – si unì alla risata della ragazza.
– Sul serio. Come ben saprai da tuo padre, questa scuola vantava di un eccellente corso di tiro con l'arco, sarebbe bello ricreare il club.
– Come fai a sapere di mio padre?
– Oh, andiamo. Matthew Hood è un eroe, non che una leggenda qui, ha portato il trofeo alla scuola per ben 5 anni di fila. Mi stupisce il fatto che tu non ti sia informata. – Troppo sopraffatto dall'eccitazione quasi urlò.
– Quando torniamo ti farò vedere una cosa.
Arrivarono i piatti ordinati e Robert prese le posate pronto a mangiare.
– Cosa?
– E' una sorpresa.
– Odio le sorprese! E sto odiando te! – gli fece la linguaccia e cominciò a mangiare.

– Adesso dove andiamo?
Una volta che avevano finito di mangiare, avevano pagato ed erano usciti.

– Ovunque vuoi andare tu. Possiamo andare al Bowling, oppure in un posto che spero ti piacerà.
La prese per mano e lo trascinò via.

– Domanda, perché proprio qui? – prese la faretra dalle mani di Robert e se la mise in spalla.
– Mi andava. E a quanto vedo anche a te, visto che non ti sei lamentata.
– Ovvio che mi andava, stavo solo chiedendo cosa c'era di male nel Bowling.
– Se è questo il tuo modo di chiedere allora non oso immaginare quando ti lamenti.
– Ah, ah. Comunque vedi che non sono brava quindi niente gare.
– Posso insegnarti. E poi sarebbe stata una bella gara, in palio una cena, ovviamente sono inclusi anche gli altri.
– Ahi, il mio portafoglio avrebbe pianto per un po'.

Davanti al tiro presero la mira. Scoccò Robert per prima e prese i cerchi rossi, quanto toccò a lei prese la mira, tese la corda vicino alla guancia, guardò fisso il bersaglio e lasciò andare la freccia.
Il tiro non andò come previsto, infatti la freccia si conficcò nel cerchio interno bianco.
La delusione fu la sua compagna per tutto il tempo che impiegò per incoccare un'altra freccia, sotto l'aiuto di Robert.
Mentre tendeva la corda lui si mise dietro di lei e guidò le mani e le braccia.
– Tira la corda vicino alla guancia. Non chiudere l'occhio, tienili sempre vigili e le braccia sempre tese. Il petto leggermente all'infuori. Spalle dritte e... scocca.
Anche con il suo aiuto non arrivò mai al centro, ma sul nero.

Uscirono verso le quattro e andarono in un parco lì vicino.
Era molto grande ma non quanto i giardini dell'accademia. Si sedettero ai piedi di un albero di quercia. – Ti sei divertita oggi?
– Molto, fortuna che mi ci hai portato tu. Con mio fratello potevo aspettare per molto tempo.
– Addirittura? Allora direi molto fortunata e visto che mi devi un favore, credo che qualche aiuto con la ricerca dell'attività scolastica non guasti.
– Cosa vorresti dire?
– Firma il foglio
Quelle parole la spiazzarono, non riusciva a capire di cosa stesse parlando.
– Quale foglio?
– Quello che guardavi stamattina.
Si alzò di scatto. – Mi hai spiato? –
– Non al metterei in questi termini visto che era un luogo pubblico, ti ho osservato. Perché non hai messo la tua firma stamattina? Per colpa di quello che Will ha detto di te o quello che ha fatto a Philip? Potresti provare ad entrare, sei brava e con un po' di allenamento ci riuscirai – Ormai anche Robert si era alzato e la guardava negli occhi color del cielo.
– Io non sono mio padre e se pensi che scriverò il mio nome solo per attirare persone ti sbagli di grosso. Vado a prendere l'autobus, non voglio più stare qui.
Si allontanò svelta per evitare di ascoltarlo, anche se sentiva i suoi occhi su di sé.

Il viaggio di ritorno fu diverso dal primo. Benché, come all'andata, i due non si parlavano adesso albergava un'atmosfera pressoché pesante tra di loro.
La rabbia che si era impadronita di Robin era evaporata, lasciandola vuota dentro.
Robert al suo contrario era molto tranquillo e non faceva caso allo stato emotivo di Robin.
– Mi dispiace, ho reagito in modo eccessivo.
Il ragazzo le passò la mano tra i capelli scompigliandoglieli.
– E' stata colpa mia, potevi fraintendere tranquillamente. Non volevo la tua firma per il tuo nome, ma per le tue qualità.
– Quello di colpire tutto tranne che il centro?
– Non hai colpito tutto e al centro ti ci sei avvicinata. Ok, non mettere la firma. Facciamo un patto. Io ti aiuto con la matematica, ma tu in cambio ti alleni con me a tirare.
– E cosa ci guadagni tu o io?
– Se tu vai bene in matematica e prendi ottimi voti, entro e non oltre la creazione e le sezioni del club, allora ti iscrivi. Se invece non riesci, allora ti lascerò in pace ma mi aiuterai lo stesso ad allenarmi.
Le allungò la mano.
– Spero che almeno tu sia bravo come dici.
Gli afferrò la mano contenta del patto.

Ciaooo, spero che vi sia piaciuto.
Mi scuso per eventuali errori.
Ancora siamo lontani dal nocciolo della fanfiction e spero di riuscire a scrivere quello che vorrei succedesse.

 

   
 
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