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Autore: L Ignis_46    08/02/2017    1 recensioni
"È sicuramente uno di loro."
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultimo sguardo
 
La prima volta che ci hanno attaccati è stato due anni e nove mesi fa.
 
Me lo ricordo così bene perché sarebbe impossibile per chiunque dimenticarsi quel giorno.
 
Era un pomeriggio caldo, afoso, se non fosse stato per una leggera brezza che veniva dall’oceano. Ricordo la spiaggia, la sabbia ardente sotto i miei piedi, i raggi del sole che mi riscaldavano la pelle.
Poi, il boato, accompagnato da un’onda d’urto. Una bomba era stata sganciata sulla città nell’entroterra.
 
In seguito scoprimmo che una cosa simile era accaduta in tutte le grandi capitali del Paese, del continente e del mondo.
 
Un primo attacco, che ci aveva avvertiti, messi in guardia, ed al quale ne seguirono altri.
 
Ci siamo protetti come meglio abbiamo potuto, ma non disponiamo più dei potenti armamenti di un tempo; ormai siamo diventati un popolo pacifico, abbiamo allontanato l’odio dai nostri cuori, rifiutato la guerra.
Ci stavamo rialzando dalle ceneri prodotte da centinaia di anni di distruzione, disgregazione, astio, che avevano portato il nostro mondo all’instabilità e veramente molto vicino al baratro della fine.
Non eravamo pronti a tutto questo.
 
Non sono mai entrati in contatto diretto con noi, per cercare di darci una spiegazione riguardo al loro attacco; non sappiamo nemmeno che aspetto abbiano, se assomiglino a noi o se siano completamente diversi, dei mostri. Qualcuno dice che è questo che sono, dei mostri dall’aspetto orribile e ripugnante, perché solo degli esseri del genere potrebbero sterminare un intero pianeta senza motivo, senza risparmiare nemmeno i bambini e senza il minimo segno di rimorso.
 
Molte volte, mi ritrovo a camminare sola fra i resti delle città, dove è più facile incappare nei corpi dilaniati dalle esplosioni. Per quanto cerchi fra le rovine, non trovo mai un cadavere anomalo od un segno che mi testimoni il passaggio fisico dei nostri assassini.
Sembra quasi assurdo che possa esserci realmente qualcuno, che indirizza quelle bombe dalle astronavi in orbita intorno al nostro pianeta. Sembra ancora più assurdo che, nonostante avessimo delle tecnologie più che in grado di contrastarli, non possiamo fare assolutamente nulla di concreto, se non fuggire da un posto all’altro, sperando di non essere colpiti da un bombardamento chimico e di non dover sopportare così una lenta e lunga agonia.
 
Alzo gli occhi verso il cielo: è azzurro e limpido, nemmeno una nuvola, il sole si staglia oltre lo zenit davanti a me. L’aria è immobile e di un tepore piacevole.
Mi fermo ed assaporo il momento.
 
I miei pensieri scorrono liberi, come l’acqua di una sorgente, la mia mente si svuota: per un secondo, solo uno, tutto sembra normale, tutto ritorna a com’era quasi tre anni fa.
 
Sospiro.
 
Apro gli occhi e torno al presente, alla mia realtà di morte.
 
Sono in mezzo ad una pianura, arbusti riuniti in gruppi fitti e pochi alberi mi circondano. A destra scorgo delle rovine: sono così ricoperte di vegetazione che sono quasi sicura che risalgano almeno al secolo scorso Che fosse una base militare? Ce n’erano molte a quell’epoca in zone come questa.
 
Riprendo il mio cammino senza meta, quando sento un rumore.
Mi blocco, congelata sul posto, poi mi volto di scatto ed inizio a guardarmi attorno. Devo sembrare un animale impaurito, ed in effetti è così che mi sento.
 
Mi volto per riprendere a muovermi e non faccio in tempo vedere un guizzo alla mia sinistra, che qualcosa mi passa a gran velocità vicino al viso, ferendomi una guancia.
 
Mi si gela il sangue nelle vene ed una voce nella mia testa si mette ad urlarmi di scappare.
 
Giro su me stessa, ed inizio a correre, sospinta da non so quale forza. Mi dirigo verso le vecchie rovine, non potendo pensare a nessun altro nascondiglio.
 
Sento dietro di me, qualcuno o qualcosa seguirmi.
 
Quando arrivo finalmente al mio rifugio improvvisato, mi avventuro nelle stanze semidistrutte dell’edificio, facendomi largo fra le piante.
Trovato un angolo che mi sembra abbastanza riparato, mi appoggio al muro e cerco di riprendere fiato, mentre ascolto i rumori intorno a me, ma tutto sembra silenzioso.
Ansimo, un po’ per la mancanza di fiato, un po’ per l’ansia.
 
È sicuramente uno di loro
 
Proprio mentre questo pensiero si fa certezza nel mio cervello, le mie orecchie captano un suono alla mia destra e, quando faccio per voltarmi, vedo solo venirmi incontro un oggetto nero, che impatta dritto sulla mia faccia. Il colpo mi fa finire a terra. Sento il sangue che inizia a scorrermi a fiotti dal naso ed un dolore lancinante si espande da quel punto a tutta la testa, facendomi venire le lacrime agli occhi.
 
Quando riesco a socchiudere le palpebre vedo una figura alta sovrastarmi: lentamente si abbassa al mio livello e mi afferra per la gola, iniziando a stringere.
Boccheggio alla ricerca d’aria ed inizio a muovermi convulsamente sotto la stretta. In quel momento la mia mano incontra un sasso; non ci penso nemmeno: lo afferro e glielo sbatto sul casco che gli copre la testa.
Il mio assalitore non si aspettava quella mossa, perché allenta la presa e barcolla all’indietro, trascinandomi con sé. Mentre vado giù, continuo il mio attacco, finché la visiera non si incrina ed inizia ad emettere scintille. A questo punto però, lui sembra riprendersi, mi blocca e mi calcia via da sé.
Finisco nuovamente a terra, senza fiato, la testa sempre più pesante.
 
Vicino a me sento una serie di grugniti. Alzo il volto e vedo l’essere strapparsi il casco dalla testa e gettarlo via.
Lentamente si volta e punta i suoi occhi su di me.
 
I nostri sguardi si incontrano.
 
Non posso fare a meno di guardarlo con stupore, perché, se non fosse per quella pelle così innaturalmente chiara e la presenza di quel cerchio nero all’interno dell’iride dei suoi occhi, saremmo pressoché identici: una testa, due braccia, due gambe… Queste creature non sembrano affatto dei mostri, anzi, assomigliano molto a noi, ma la loro espressione è fredda.
 
L’essere mi guarda con odio, poi estrae un’arma dalla cintura che porta in vita e la punta verso la mia testa.
 
I suoi occhi azzurri con quello strano disco nero al centro sono l’ultima cosa che i miei vedono, poi tutto è buio.
 


 

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Dopo circa nove millenni, ritorno su questo sito per pubblicare un'altra storia (molto allegra anche questa)... e niente, spero che la appreziate e spero di tornare al più presto con la prossima! 
 
 
 
   
 
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