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Autore: Hiromi    02/06/2009    14 recensioni
Quand’era che Ran era divenuta una donna e lui non se ne era accorto? E, soprattutto, perché il fatto che iniziasse ad essere particolarmente corteggiata gli dava un fastidio immenso? Ambientata un anno prima dell'inizio del manga, può essere considerata una sorta di prequel!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My crush on you

 

Alla mia carissima Lorenza

 

You know everything that i'm afraid of
You do everything i wish i did
Everybody wants you, Everybody loves you
I know i should tell you how i feel
And I wish everyone would disappear
Everytime you call me, I'm too scared to be me
And i'm too shy to say.....
Ooh, i got a crush on you
I hope you feel the way that i do
I get a rush when I'm with you
Ooh, i've got a crush on you

 

Crush- MandyMoore

 

 

 

 

 

 

 

 

Ridendo, Ran Mouri assestò una bottarella sulla mano del suo migliore amico, che aveva osato tentare di afferrare i suoi preziosissimi biscotti appena sfornati.

 

“Ahia!” si lamentò infatti Shinichi Kudo, esaminando il segno rosso sulla sua mano destra.

 

“Così impari; questi biscotti sono per la vendita di beneficenza a scuola, lo sai.” Replicò severa la ragazza, tentando malamente di celare un sorriso; lo sapeva bene che con il suo migliore amico di sempre non riusciva mai a tenere il punto, andava sempre a finire che, gira e rigira, lui riusciva ad incantarla, e lei gliele dava tutte vinte.

 

Tutta colpa di questi dannatissimi occhi blu, accidenti a lui…

 

“Ma dai Ran… Non puoi lasciarmene nemmeno uno?”

 

No, accidenti, e non mi guardare così! “Lo sai che ci tengo che vengano distribuiti il più uniformemente possibile. Pensa se poi-” affondando dentro quegli occhioni, Ran si sentì all’improvviso sprofondare in un mare del colore del cielo, che nulla aveva di sbagliato, anzi.

 

Ma chi voglio prendere in giro?!

 

“Okay, uno, due, e tre. Ecco qua. Mangia e falla finita.” Fece sbrigativamente, affrettandosi a prendere tre biscotti dalla teglia per poi porgerli al ragazzo.

 

Shinichi non se lo fece ripetere due volte: mangiò velocemente le creazioni della sua migliore amica, deliziandosi del loro gusto inimitabile, e poi sfoderò il sorriso furbastro che lo caratterizzava. “Farina, zucchero, uova e… Mmm… vaniglia.”

 

Ripresasi dal suo stato di agitazione nel quale era caduta fino a qualche secondo prima, Ran sorrise, continuando a togliere i biscotti appena sfornati dalla teglia per adagiarli nei vassoi. “Manca un ingrediente.” Lo informò, con un sorriso dolce.

Shinichi parve deluso. “Ah, si?” sbatté le palpebre, poi alzò gli occhi in alto, come a voler ripensare a qualcosa. Infine, sorrise largamente. “Burro! È il burro, vero?”

 

Felice per averlo reso contento, Ran annuì; lei e Shinichi si conoscevano praticamente da una vita, e lei era lieta di aiutarlo ad affinare la sua intuitività.

Soddisfatto, il sedicenne si appoggiò allo schienale della sedia, osservando ben benino la ragazza intenta a svolgere il suo lavoro: da qualche tempo aveva preso a fissarla in maniera particolare, in un modo tutto nuovo. Inoltre gli stavano accadendo varie cose, come l’improvviso accorgersi di quanto lei stesse effettivamente cambiando: dov’era finita la Ran bambina, quella tutta pelle ed ossa, e chi era quello splendore tutto curve sinuose e sorrisi dolci?

Arrossendo a quei pensieri, Shinichi si diede dell’idiota: era mai possibile che uno così bravo come lui nelle investigazioni fosse una totale schiappa quando si trattava di fare due più due con i suoi sentimenti?

 

Eppure…

 

In quel momento stava impastando altri biscotti, con un abilissimo ruolo giocato dalle dita: i capelli castani luminosi erano raccolti con un fermaglio, che ne liberava alcuni, che ricadevano ai lati del viso. I lineamenti dolci erano resi splendenti dalla luce del sole che si infrangeva sulle loro linee come a far notare il chiarore della carnagione di lei.

E poi quel corpo slanciato e tonico, asciutto e al contempo così tondo

 

Ran stava cantando una canzone a bassa voce: non era particolarmente intonata, ma il modo in cui saltellava mentre schiacciava la pasta, e la precisione meticolosa con cui levigava le forme dei suoi biscotti… Tutto ciò era a dir poco ammirevole.

 

Quand’era che Ran era divenuta una donna e lui non se ne era accorto? E, soprattutto, perché il fatto che iniziasse ad essere particolarmente corteggiata gli dava un fastidio immenso?

 

“Mi passi la formina?” Shinichi saltò praticamente in aria a quelle parole, impegnato com’era ad imprimersi nella memoria tutti i lineamenti che caratterizzavano la ragazza.

 

“Eh? Ah, si certo.” Fece, ridacchiando d’imbarazzo, mentre cercava di non arrossire.

 

“Grazie.” Disse educatamente Ran, afferrando il quadratino di metallo raffigurante una stellina.

 

Shinichi prese a guardarsi intorno, per cercare di distrarsi dai biscotti e dalla ragazza: due cose che lui avrebbe volentieri voluto per sé. “Secondo te come se la stanno cavando i tuoi?”

 

Quella domanda ebbe il potere di far arricciare il naso della ragazza. “Scommetto quello che vuoi che non ne caveranno un ragno dal buco.”

 

Shinichi sbatté gli occhi blu. “Perché dici così, scusa?”

 

Ran scrollò le spalle. “Mia madre è innamorata di mio padre, e sono certa che anche mio padre, malgrado la sua indole da farfallone, ricambi. Il punto è che lui… Non è ancora pronto.”

 

Shinichi sgranò gli occhi. “Spiegati.” Mormorò, interessato.

 

Ran sospirò. “Vedi, so bene che l’amore non è una cosa da niente: quando si inizia a provarlo bisogna affrontare dei processi duri, al quale non ci si può sottrarre.”

 

“Che genere di processi?”

 

Ran fece un sorrisetto storto. “Beh, prima c’è la tappa della confusione, nella quale non ci si capisce più niente di quello che si prova.” Qui ridacchiò, come se la sapesse lunga. “Poi c’è quella della negazione, nella quale ci si vuole auto convincere di aver preso un granchio e che, no, non si provano affatto certe cose. Si trovano un sacco di scuse: dal ‘sono-gelosa-perché-sua-amica’ alla ‘divento-rossa-perché-ho-la-febbre’.” E qui scoppiò definitivamente a ridere.

 

Shinichi, invece, da ridere non ci trovava proprio niente: piuttosto ascoltava interessato, e prendeva appunti mentalmente, annotandosi anche la strana cosa che, sin dall’inizio, aveva notato.

 

“E infine, c’è la tappa più bella.” Proseguì la ragazza, arrossendo. “Ma anche quella più dolorosa: quella dell’ammissione. Ammettere di amare qualcuno è la cosa più dolce e assieme anche quella che ferisce di più, soprattutto se questa persona la conosci da una vita, perché potresti perderla, ma da un’altra parte potresti guadagnare tutto ciò che desideri, capisci?” e, senza aspettare alcun accenno dall’amico, proseguì, imperterrita. “Ed ecco perché sostengo che mio padre, dopo un matrimonio, una figlia, e vent’anni di conoscenza, si trova ancora alla seconda tappa. Non vuole assolutamente accettare che ami quell’acida di Eri, come la denomina lui.” La brunetta sospirò, poi scrollò le spalle. “Bah, tanto peggio per lui, si vedrà che giungerà alla terza solo agli ottant’anni.”

 

Mentre Ran rifletteva ad alta voce, però, Shinichi era come rimasto folgorato, come se una cascata improvvisa d’acqua gelida gli si fosse abbattuta all’improvviso sulle spalle.

 

Ma sono alla seconda tappa anche io, lo sai Ran?E pensare che fino a cinque minuti fa ero solo alla prima… Ma è normale che adesso io voglia disperatamente arrivare alla terza pur non avendone la forza morale? Oh, andiamo, io innamorato di… Di…

 

“Shinichi? Tutto okay?” chiese la ragazza, fissandolo, preoccupata.

 

Di te…

 

Il ragazzo si riscosse, dedicandole uno dei suoi migliori sorrisi, decidendo di cambiare discorso. “E dimmi una cosa: com’è che sembri essere laureata sull’argomento amore e affini, mh?”

 

La domanda ebbe il potere di far arrossire Ran di brutto. “Ah, ecco, io…”

 

Il ragazzo sgranò occhi e bocca. “Sei innamorata!” e non era affatto una domanda.

 

All’inizio sembrò che Ran avesse intenzione di negare fino alla morte ma poi, combattendo visivamente con se stessa, fu costretta a sospirare profondamente e ad annuire, le guance in fiamme.

 

Non ci credo…

 

“E… Chi è il fortunato?” malgrado il tono fosse stato fatto per essere ironico e giocoso, gli uscì un po’ duro e aspro. La sua unica fortuna fu che la ragazza, presa com’era dal guardare tutto tranne che lui, non se ne fosse accorta.

 

“Oh, per piacere, Shinichi!” fece, la voce lievemente stridula. “E poi vogliamo mettere? Anche tu lo sei, correggimi se sbaglio!” esclamò, acquisendo sicurezza.

 

Come diavolo hai fatto, Ran?

 

Il ragazzo rimase parecchio sorpreso dall’ultima affermazione. “Beh, mi hai scoperta, Miss Marple, congratulazioni.” Fece, sorridendo.

 

“E chi è la fortunata?” domandò, scimmiottandolo.

 

Lui scosse la testa. Non sono ancora pronto a dirtelo, amore, mi spiace. “No comment. Prima devi rispondere tu.”

 

La ragazza scosse furiosamente la testa. “Assolutamente. La sua identità è top secret.”

 

“Ehi, ehi, frena cinque minuti: da quando ci sono segreti tra di noi?” chiese, tentando di ricorrere alla carta dell’amicizia, per Ran preziosa.

 

Ma la ragazza gli rispose con un sorriso furbastro. “Potrei chiederti la stessa cosa.” Affermò, tranquilla, togliendo l’ultima teglia di biscotti dal forno.

 

Ran 1- Shinichi 0. “Beh, almeno ti supplico di consolarmi del fatto che non si tratta del dottor Agasa!”

 

La brunetta ridacchiò. “E tu rassicurami sul fatto che non ti piace Sonoko!” rispose a tono.

 

Shinichi sorrise. “Puoi stare tranquilla.”

 

Ran annuì gioiosamente, come a tempo di musica. “Anche tu.”

 

Ci fu qualche secondo di silenzio, spezzato solo dal rumore che produceva la carta da forno che la ragazza appallottolava e gettava via.

 

“Ran?”

 

“Mh?”

 

Il ragazzo sfoderò il suo classico sorriso da detective. “E dillo che si tratta di mio padre!”

 

La ragazza dapprima lo guardò assolutamente allucinata, poi scoppiò a ridere e infine annuì, come a confermare. “Oh, no, ci sei arrivato! Come farò, adesso?” fece, teatralmente.

 

I due ridacchiarono, poi lei riprese a riporre delicatamente i biscotti nei vassoi, e lui continuò a fare quello che stava facendo prima.

 

“Shinichi?”

 

Lui si voltò. “Si?”

 

“E dillo che si tratta di mio padre!” questa frase, detta diversi minuti dopo quella precedente, ebbe il potere di far spaesare un attimino il giovane detective, che poi, capito la battuta, si ritrovò a far eco alle risate di lei e a ridere della grossa, piegandosi in due.

 

Risero tanto i due amici, tanto che poi si ritrovarono ad inseguirsi lungo la cucina di casa Mouri, visto che Shinichi non poteva assolutamente tollerare l’affronto causatogli dalla sua migliore amica. Il ragazzo, da abile calciatore della squadra della scuola, era un corridore veloce, ma anche Ran, campionessa di karate, lo era; infatti si rincorsero per diversi minuti, tra le risate e le battutine che si lanciarono a vicenda.

Ma la corsa ebbe fine proprio accanto al frigorifero, lì dove Shinichi inchiodò Ran, con le mani sopra le spalle di lei.

 

Forse all’inizio i due non si accorsero della situazione non proprio ideale in cui si trovarono, troppo impegnati a riprendere fiato e a sorridere. Ma poi, quando il profumo di lei cominciò ad entrare a forza in lui, quando percepì le sue curve contro i suoi pettorali… Oh, beh, allora si scostò da lei come in preda ad un raptus improvviso.

 

Perché quella scarica elettrica che era corsa lungo la sua schiena era pericolosa, ma anche dannatamente piacevole, si.

 

“Ehi, voi!”

A quella voce dannatamente nota, anche Ran sussultò.

Ecco Goro ed Eri, imbronciati ed abbronzati, sulla soglia della porta, intenti a scrutare la situazione attorno a loro nei minimi dettagli.

 

“Mamma, papà!” squittì Ran, arrossendo. “Siete qui!”

 

Eri lanciò a suo marito uno sguardo ben poco lusinghiero. “Si, siamo qui.” Fece, velenosa. “E io me ne vado all’istante. Ne ho fin sopra i capelli.”

 

Shinichi sbatté gli occhi. “Beh, io… Anche io… Uh, mi sa che sia meglio che me ne vada, si.” E il ragazzo poteva sbagliarsi, ma aveva proprio l’impressione che lo sguardo di Goro dicesse: Tanto prima o poi ti faccio nero, sbarbatello, se osi ancora sfiorare la mia principessina…

 

Eri sospirò. “Mi aiuteresti a portare le valigie, caro? Qui c’è qualcuno che sa fare il galantuomo solo con le venticinquenni!” fece, tagliente.

 

Ran lanciò all’amico uno sguardo dalla serie: portala via prima che accada il finimondo!

 

“Ma certo, signora, mi dica solo dove sono…”

 

“Di sotto, caro, ancora nel taxi.” Fece Eri, sistemandosi gli occhiali. “Vado Ran, ma stasera ti chiamo, okay?”

 

La ragazza sorrise dolcemente alla madre. “Okay, aspetto la tua chiamata, allora.”

 

Shinichi guardò la brunetta, le mani sprofondate nelle tasche dei jeans. “Noi invece ci vediamo domani a scuola, eh?”

 

Ran arrossì leggermente, per poi sorridere. “Certo.”

 

“E tienimi da parte un vassoietto di biscotti, che lo comprerò io.”

 

Lei rise brevemente. “Come ogni anno.”

Accennando ad un saluto con la mano, Shinichi uscì dall’appartamento, non senza, prima, aver lanciato un’ultima occhiata alla ragazza.

 

Non è ancora tempo, non è ancora il momento, piccola… Ma una cosa te la prometto: riuscirò a saltare la terza tappa prima di vent’anni. E allora chi lo sa che tu non sia già la nuova signora Kudo…

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

 

 

Ed ecco qui il ringraziamento alla mia amica Lolla per la sua bellissima fanfic su Heiji e Kazuha! È la prima volta che scrivo qualcosa su Detective Conan, quindi spero di non essere andata troppo OOC… E spero anche vi sia un pochino piaciuta, dai! Se è così non vi resta che cliccare la scritta in basso… ;)

   
 
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