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Autore: Pouring_Rain11    08/02/2017    1 recensioni
[Miss Peregrine - La casa dei Bambini Speciali]
{Momentaneamente sospesa}
In seguito alla sconfitta di Mr.Barron, Miss Peregrine ed i suoi Ragazzi sono riusciti a ricostruire (almeno in parte) la loro vita di prima, rimanendo nonostante tutto consapevoli delle innumerevoli minacce che potrebbero trovare sul loro cammino.
Ma quando una stramba ragazzina dai capelli corvini e gli occhi viola bussa alla loro porta, la vita degli Speciali e della loro Ymbryne subirà un'ulteriore svolta.
Cosa si cela dietro lo sguardo impaurito di Batsy? Quali sono i mostri di cui sembra tanto avere paura? E, soprattutto, come ha fatto a raggiungere il loro anello temporale?
[JakexEmma] [EnochxNuovoPersonaggio]
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III – Something Different
 
           'Cause my Echo, Echo
Is the only voice comin' back
My Shadow, Shadow
Is the only friend that I have

-Echo (Jason Walker)

 

La pioggia serale scivolava piano sui vetri della villa, mentre un gruppo di ragazzi Speciali si apprestava a prepararsi per la cena. Le risatine dei Bambini, i loro lieti discorsi e i loro passi per le scale non avrebbero potuto rallegrare di più Miss Peregrine, che li attendeva sorridendo nella sala da pranzo.
Bathsheba li aspettava dietro alla direttrice, con la solita espressione impaurita sul volto. Aveva passato la giornata girellando per la casa e cercando di scacciare i pensieri legati al vacuo che l’aveva inseguita poco tempo prima. Aveva cercato di non evocare il suo potere, ma era stato tremendamente difficile: vedeva ombre ovunque. Negli animi dei bambini, le ombre degli oggetti, le ombre che ogni giorno si affacciavano nella sua mente e le mostravano ciò di cui era capace. Aveva paura. Era spaventata da se stessa.

Quando il nugolo di ragazzi entrò nella sala, la corvina decise di prendere posto dove capitava. Si guardò attorno cercando di capire bene dove andare, ma una voce la riscosse dai suoi pensieri. “Puoi sederti qui, Batsy.” Olive, la ragazza dai capelli rosso fuoco, picchiettò allegramente la mano guantata di nero sulla sedia accanto a lei. La nuova arrivata non esitò ulteriormente e prese posto dove le era stato indicato, appoggiando sul tavolo il suo fedele taccuino. Afferrò la penna timidamente e scribacchiò poche parole, poi passò il blocco ad Olive:

 
«Perché Batsy?»
 
La rossa sorrise. “Bathsheba è un po’ troppo serio. Batsy è un po’ più sbarazzino, suona bene!” L’altra abbassò lo sguardo, mentre la curva timida di un sorriso le si delineava sul volto. Negli occhi grigi, però, ancora tutta quella paura. Non si accorse quasi che Hugh aveva preso posto accanto a lei con l’inseparabile reticella da apicoltore calata sul capo. Si rese conto di trovarsi in un luogo strano, così diverso da tutti quelli in cui era stata fino ad allora. E le piaceva. Le piaceva molto.

 
Dopo aver mangiato (Batsy non riusciva a ricordare un pasto altrettanto abbondante quanto quello di quel giorno) i Bambini si diressero verso il salotto, in cui Horace si apprestava a proiettare il film di quella sera. “Come devi sapere” Iniziò Miss Peregrine “Horace può vedere il futuro attraverso i sogni. Questi sogni sono spesso premonitori.” La ragazzina annuì, mentre accanto a lei si agitavano Bronwyn e Claire. Il ragazzo biondo si posizionò su una sedia e sollevò la lente del suo monocolo, mentre un fascio di luce si stagliava contro il tessuto bianco sospeso sopra il caminetto. La corvina afferrò con cautela la tazza di cioccolata fumante che le porgeva Olive, cercando per l’ennesima volta di abbozzare anche solo un piccolo sorriso. Ma il guizzo di un tentacolo d’Ombra verso di lei le fece soltanto chiudere gli occhi, facendole sperare che tutto finisse in fretta.

Passati pochi secondi, la ragazzina si ritrovò immersa in strane storie sui vestiti con Horace protagonista (Horace che provava un completo, oppure un nuovo cappello), immagini scure e sfocate e la sua apparizione davanti alla Casa la sera precedente. Poi delle Ombre. Delle Ombre diverse da tutte quelle che conosceva, delle Ombre che non poteva manipolare.

I Vacui.

Horace stava mostrando il futuro.

Il clima allegro e divertito di pochi istanti prima lasciò spazio ad un mormorio sommesso ed impaurito, le facce dei bambini persero a poco a poco i loro sorrisi, la stanza calò nella più cupa oscurità.

Batsy chiuse piano gli occhi, doveva scacciare quelle immagini dalla mente, si disse. Udì distintamente la voce di Miss Peregrine che tentava di tranquillizzare tutti, proprio mentre lei tentava di richiamare a sé l’Ombra e tutto il resto. La stanza iniziò a rischiararsi un poco, mentre piccoli arabeschi oscuri avevano iniziato a serpeggiare verso la ragazza che li aveva evocati. Quando la situazione si risolse, Batsy scrisse qualcosa sul blocco e lo passò alla direttrice, lo sguardo basso e gli occhi lucidi.

 
«Io non volevo… È stata la paura… Scusate.»
 
La donna sorrise comprensiva. “È stata una giornata pesante per te… Ti va di venire con noi a vedere l’anello azzerarsi? Poi sarai libera di riposare.” A Bathsheba non restò altro che annuire. Si accodò al gruppo di ragazzi a testa bassa, mentre alcuni di loro cercavano di tranquillizzarla o di farla sorridere. Ma, il pensiero di poter far male a persone che aveva appena conosciuto, non fece che spaventare ancora di più la ragazzina, che si chiuse nelle spalle e non alzò più lo sguardo fino a quando non furono usciti tutti.
 

Batsy aveva iniziato a girare per la casa quasi senza saperlo, dato che di dormire non ne aveva affatto voglia. Il corridoio si stagliava buio di fronte a lei, completamente sola ed in silenzio, spaesata e senza idea di dove andare. Notò in lontananza, quasi senza volerlo, una sottile lama di luce che tagliava il pavimento in legno, proveniente da una delle camere dei Ragazzi. Qualcuno era ancora sveglio. Attraversò a passi leggeri il corridoio, si guardò intorno con cautela e poi varcò la soglia senza neanche chiedere il permesso.

La prima cosa che la colpì, fu l’enorme quantità di barattoli ordinati sulle mensole di legno. Era tutto così buio, nonostante una debole luce fosse accesa. L’atmosfera, che ad alcuni poteva sembrare addirittura “pesante”, poteva considerarsi quasi piacevole (dal suo punto di vista, ovviamente). Iniziò ad osservare con attenzione gli scaffali, alzandosi anche in punta di piedi per capire cosa contenessero i barattoli, senza accorgersi di non essere affatto sola.
 

Enoch riconobbe quel rumore di passi quasi subito e non fece in tempo a chiedersi cosa ci facesse Bathsheba sola per la casa, che la ragazzina entrò ed iniziò a scrutare tutta la sua “riserva” di organi. Era tremendamente silenziosa (vagamente inquietante, se proprio doveva aggiungere particolari) e al tempo stesso così fragile ed indifesa. Sollevò piano lo sguardo dal suo tavolo da lavoro, pensando che la corvina avrebbe dovuto chiedere prima di entrare… Dopotutto quella era la sua camera. E invece non disse nulla. Ma, involontariamente (o forse no), fece cadere uno dei suoi attrezzi a terra. La ragazzina si voltò di scatto, puntando i grandi occhi grigi nei suoi color nocciola, trattenendo leggermente il respiro. Lì per lì, Enoch pensava sarebbe corsa via senza lasciar traccia, invece si voltò di nuovo verso le mensole e sussurrò “Tu… Tu doni la vita.”

Il ragazzo sollevò un sopracciglio. Parla. Pensò, mentre osservava Batsy muoversi con aria quasi incerta, senza fare rumore e continuando ad osservare i barattoli senza nemmeno spaventarsi un po’. “Allora parli.” Borbottò Enoch, tornando ad osservare la bambola a cui stava lavorando, sollevando di tanto in tanto lo sguardo per vedere se Batsy ricambiava. Non ci volle molto per la risposta della ragazza, che giunse nuovamente quasi sussurrata, come per paura che quella voce delicata potesse distruggere qualcosa. “Non ho mai detto di essere muta.” Il ragazzo incrociò le braccia al petto, con aria quasi divertita. “Del resto i muti non parlano… E ti ricordo che fino a un’ora fa giravi per la casa con un taccuino.” Lei non rispose, continuò, anzi, a dargli le spalle, guardandosi ogni tanto intorno, quasi come se avesse paura. “Passi tutto il tuo tempo libero qui?” Che gliene importa? Pensò Enoch. Del resto non gli aveva risposto. “Mi ricordi moltissimo Victor… Anche lui faceva tante domande… E sviava spesso i discorsi.” Batsy si voltò, gli occhi grigi spalancati e curiosi. “Chi è Victor?” chiese candidamente, come una bambina che scopre qualcosa per la prima volta. “Non sono affari tuoi.” Sputò lui, con aria risentita.

La ragazzina non rispose. Si limitò a fissarlo, con un sorriso appena abbozzato sul volto. Enoch sollevò un sopracciglio. Di certo non era quella la reazione che si aspettava. La vide anche scrollare impercettibilmente le spalle, mentre un esserino scuro delle dimensioni di un pezzo degli scacchi le scivolava lungo il braccio. “Cos’è quello?” Il ragazzo non riuscì a trattenere la curiosità. “Lei è Leila. Vive con me da sempre direi… È un tipetto difficile, bisogna saperla prendere.” Quella era la frase più lunga ed articolata che avesse detto in due giorni. Batsy si avvicinò al bordo del tavolo da lavoro di Enoch e lasciò cadere senza tanti complimenti l’ombra, che, dopo essersi alzata in piedi aveva iniziato a minacciarla con le minuscole manine e la voce che sembrava il pigolio di un pulcino. Era una minuscola figuretta completamente nera, che somigliava davvero tanto a Bathsheba, solo che aveva il viso inondato da lentiggini. Non era più alta di una decina di centimetri e pareva fatta di fumo, talmente i suoi movimenti erano veloci ed impercettibili. La corvina sorrise, mentre cercava di calmare Leila, che continuava a correre per la scrivania sbattendo contro la bambola che Enoch stava costruendo. Poi, all’improvviso, crollò sul legno, iniziando a russare sommessamente.

“È strano… Di solito non fa così con gli estranei. È molto più schiva…” Il ragazzo la guardò incerto mentre con le sue mani esili prendeva delicatamente l’ombra e la faceva sparire. Aveva appena intavolato un discorso con la ragazza ‘muta’ o era un’illusione? Si alzò in piedi quasi senza accorgersene e ripose alcuni barattoli sulle mensole senza degnarla di uno sguardo. “Bè, buonanotte Enoch.” Sussurrò Batsy, con la voce sempre un po’ tremolante. Sentendola pronunciare il suo nome, il ragazzo si riscosse e riuscì a rispondere. “Buonanotte.” Poi la sentì uscire dalla stanza e non si voltò, impegnato a cercare di capire il groviglio di emozioni contrastanti che si portava dentro.

Quella ragazzina è strana forte




L'angolo autrice non c'è per problemi "tecnici" ^^" Scusate <3
   
 
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