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Autore: Teddy_bear    09/02/2017    1 recensioni
Audielyn Foster ha diciotto anni, è all'ultimo anno di scuola, ha amiche, ha una casa, ha una madre, ama un ragazzo e prende buoni voti, ma nasconde sotto maglioni e vestiti larghi qualcosa di oscuro.
Henry Stone sarà il ragazzo, opposto a lei, che sconvolgerà tutto questo.
-
"Ah, tu non puoi capire. Sono un disastro in tutto, nemmeno riesco ad amare Jonathan come si deve"
"Io non penso che quello sia amore"
-
"Possiamo aiutarci a vicenda"
"Che stai dicendo?"
"Per una volta deve andare tutto bene, bambina".
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Scolastico
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Trentotto.

 

Dedico questo mio scritto,

a M.

l'unica persona

che mi abbia mai fatto

comprendere,

imparare

ed amare

sia l'amore,

sia la mia vita.

Grazie per averli fatti iniziare

nell'istante in cui mi hai sorriso.

 

Prologo.

 

AUDIE

 

Osservo le mie mani: stanno tremando. Vedo con chiarezza che non riescono a stare ferme, immobili. Le mie dita si stanno impercittibilmente muovendo. Non dico niente, come ogni volta che mi ritrovo in posti simili a questo. Le pareti bianche attorno a me mi fanno sentire sotto esame, inadeguata e come solito penso di non potercela fare. Non sono mai stata un granché brava a descrivere situazioni, o raccontare quello che mi succede, se poi devo farlo davanti ad un estraneo la cosa, oltre ad innervosirmi, mi disgusta, ma devo dare a me stessa questa possibilità, perché mi è stato insegnato che tentar non nuoce. E devo anche tentare di stare ferma con la mia gamba destra, ora che mi rendo conto.

“Scusi”, proferisco subito all'uomo davanti a me, che ha stortato la bocca di lato come per dirmi che, sebbene involontariamente, gli ho tirato un piccolo calcio.

“Tu sei Audielyn, quindi” si lecca le labbra, osserva un piccolo blocco note, riesco ad intravedere che c'è scritta la mia lettera iniziale, ma non mi è possibile leggere il resto.

“Audie Foster, sono io, sì”.

“Dunque Audie, come mai sei qui? Cosa ti ha spinto a iniziare una terapia psichiatrica?”

Io odio questo tipo di domande.

“In vero, prima di venire da lei, sono andata dalla dottoressa Moore che ascoltando i miei problemi, diciamo così, mi ha suggerito di seguire una terapia con lei; sono un po' tesa...” spiego.

“Oh, Audielyn, non devi preoccuparti. Io sono qui solo per aiutarti e farti stare meglio, quindi iniziamo subito. Raccontami di te”.

Raccontargli di me? Be', la cosa non promette bene per niente, non sono brava a raccontare alle persone esterne di me; sono sempre chiusa e timida.

“Oh... Io...” farfuglio, “Be', ho diciott'anni e non vivo bene, sì” annuisco, come rafforzare il concetto “Soffro di autolesionismo da quattro anni, più o meno, e questo è il motivo principale per cui mi trovo da lei” concludo, sospirando.

“Ciò significa che hai iniziato a farti del male da quando avevi quindici anni, ma perché hai iniziato? È successo qualcosa in particolare?”

“No, a dire il vero. Sono sempre stata una persona un po' scontenta di vivere, e non sono mai riuscita ad accettarmi completamente. Anzi, se devo essere onesta mi detesto con tutta me stessa e non...” mi fermo un attimo, guardo in alto. Ci risiamo, sto per piangere. Brava Audie, complimenti.

Lo psichiatra -Dio, sono messa talmente male che sono da uno psichiatra- mi porge un fazzoletto, bofonchiando un “non preoccuparti, va tutto bene, è comprendibile” ed altre parole sul fatto che qualunque cosa ci diciamo resta tra queste mura bianche. Ora che ci penso è quasi abbagliante questo bianco; sembra quello delle pareti degli ospedali, mi manca solo uno stupido letto e le persone attorno a me che mi guardano come se non ci fosse speranza perché ho troppi problemi per essere aiutata. Rabbrividisco al pensiero e lo caccio, non devo essere così negativa. Sono assurde queste cose, lo sono.

“Bene... da quel che ho capito, Audie, tu sei una ragazza che non riesce a esternare ciò che sente e questa cosa la risolveremo insieme: più ti sfogherai, più starai meglio e vedrai che risolveremo il tuo malessere e anche i tagli spariranno” mi spiega con dolcezza, mentre mi tocca una spalla; mi scanso, odio quando un uomo mi tocca, mi vengono in mente immagini che vorrei non ci fossero. Aggrotta le sopracciglia, come stranito da quel gesto ed io sfodero il sorriso più falso che ho.

“Va bene, io penso sia il caso che noi ci vedessimo una volta alla settimana, nel primo pomeriggio così ti rubo poco tempo. Potremmo fare il venerdì, così mi racconti come va la settimana, che ne dici?” mi domanda, pacato.

“Sì, d'accordo”.

“Ora dovrò farti delle domande, per prassi sai... Dunque, vediamo, quanti siete in famiglia?” mi guarda, poi apre il suo quaderno e aspetta la mia risposta per scrivere.

“Due, siamo io e mia madre” proferisco.

“E tuo padre?”

Certo, era normale me lo chiedesse. Che cosa mi aspettavo? Odio questo posto, odio queste domande.

Voglio andarmene da qui. Mentre continuo a pensare a certe frasi noto che le mani iniziano a tremarmi molto di più, peggio di quando Jonathan mi viene vicino. Pensa a Jonathan, Audie. Pensa a lui, i suoi capelli, il suo sorriso...

“Audielyn”, mi richiama.

“Mio padre non c'è, è molti anni se n'è andato” rispondo secca, spero che capisca che non voglio affatto parlarne.

“Va bene, non te la senti ancora di parlarne vero?”

Scuoto la testa energicamente. No, no e no.

“Okay. Che scuola frequenti?”

“La Millennium High School, sono all'ultimo anno”.

“Quindi quest'anno prenderai il diploma!” esclama.

“Si spera”, ridacchio.

“E dei tuoi amici? Cosa mi dici di loro?”

“Ho delle ottime amiche, la più cara si chiama Charlotte, ma anche le altre non sono da meno” spiego sorridendo veramente per la prima volta, da quando sono in questo studio.
“Sei fidanzata? Ha un ragazzo, un amore?” poi mi domanda, ed io scuoto il capo.

“Non ho un ragazzo, ma mi piace qualcuno, si chiama Jonathan. Forse è meglio dire che sono innamorata di lui, considerando che sono... Due anni, che provo sentimenti”.

“E voi avete contatti?”

“Siamo amici, sì”.

“Ma non sa che tu non lo conderi amico”.

“Esatto”.

“Immaginavo”, sorride, mentre continua a scrivere.

“Tua madre? Che lavoro fa?”

Ma cos'è? Un quarto grado?

“E' segretaria alla Spreaker”, spiego.

Guardo l'orologio sulla parete: è gia quasi un'ora che sono qua dentro, con quest'uomo che mi sta facendo un sacco di domande anche troppo personali. Ma perché devo andare da uno psichiatra?

“Va bene Audie, per oggi basta così”, mi informa come se mi avesse letto nel pensiero. Sono confusa. Basta così?

“E' la prima volta, sei molto tesa e ti sto martellando, direi che per oggi può bastare, ci vediamo venerdì prossimo, così mi racconti com'è andata la settimana, le tue novità... Quello che vuoi”.

Annuisco sorridendo. Mi alzo poi da quella poltroncina che ormai sembrava esser diventata tuttuno con il mio fondoschiena; dannate robe scomode. Mi porge la sua mano, che piano stringo per poi non toccare più. Mi sento come una di quelle persone ossessive-compulsive che non toccano nessuno per i germi, con la sola differenza che io non lo faccio per quei microscopici esserini invisibili.

“Ci vediamo venerdì”, mi saluta.

“Sì, sì... A venerdì” sospiro.

Ogni passo che faccio verso la porta profuma di libertà, neanche fossi stata in una prigione. Be', un po' lo è, solo che al posto di sporcizia sa di farmaci e medicinali e... Ah, detesto dover essere qui. Prima di toccare la maniglia della porta, il dottore mi ferma dicendomi:

“Hai fatto bene a venire da me, Audielyn”, sorride.

Cosa si dice in questi casi? Ehm, una cosa tipo -veramente mia madre ha scelto lei- non va bene, vero?

“Sono uno tra i più bravi psichiatri di New York”, poi finisce ed io gli sorrido per gentilezza, affrettandomi ad uscire da quella stanza.

La paziente dopo di me posa la rivista sul tavolino davanti a lei, è pronta per entrare in quella stanza. Buona fortuna, penso.

Intanto esco definitivamente da quell'edificio e l'aria di New York torna nelle mie narici in modo famigliare. Ah, molto meglio. Ora posso anche tornare a casa.

Spazio autrice:
allora, è da tempo che ho questa storia nel mio computer ed ora ho deciso di pubblicarla.
Spero che vi piaccia e beh, fatemelo sapere nel caso :).
Per capire meglio la trama, tra poco inserirò una introduzione.
Buona giornata, a voi la parola.
Bacioni x.

   
 
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