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Autore: _Fedra_    09/02/2017    6 recensioni
Versailles, 1764
La piccola Oscar viene invitata a un ballo in maschera in cui gli invitati avranno un unico dovere: presentarsi con gli abiti del sesso opposto.
Che cosa sceglierà l'erede del generale de Jarjayes? Manterrà saldi i propri principi o asseconderà, anche solo per una sera, la sua natura femminile?
E, soprattutto, chi è Lia de Beaumont, una ragazzina tanto sveglia quanto impertinente che sembra voler portare a corte degli ideali mai sentiti prima, che appaiono a un tempo affascinanti e pericolosi? Un'intrigante sovversiva o la sua futura migliore amica?
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1.

L’INVITO

*






 
 

La prima volta che Oscar sentì parlare dei conti de Beaumont era una mattina di settembre. Si stava allenando insieme ad André in un prato, lontano dallo sguardo paterno, quando vide una carrozza attraversare di buon trotto la strada polverosa che costeggiava il canale. Solo qualche ora dopo scoprì che si trattava dei loro nuovi vicini di casa.

Il conte de Beaumont aveva vissuto a Parigi fino a pochi giorni prima, quando il re Luigi XV lo aveva chiamato a corte per nominarlo suo consigliere. La cosa non era affatto piaciuta al generale de Jarjayes, il padre di Oscar: tutto puzzava di forzature, intrighi a corte e giochi di potere. Cose che a Versailles si respiravano tutti i giorni.
Il generale de Jarjayes era un uomo all’antica. Nel corso della sua vita aveva servito il suo sovrano affrontando l’orrore dei campi di battaglia di tutta Europa e di certo mal tollerava le frivolezze della corte, del tutto avulsa da ciò che succedeva al di fuori dei suoi eleganti giardini. Uomini arricchitisi con poco, favori comprati, denaro che scorreva ovunque: che fine avevano fatto i nobili principi che avevano forgiato l’antica aristocrazia francese, di certo ben più bellicosa ma sicuramente molto più forte e leale nei confronti di un buon sovrano al momento del bisogno?

Non c’era stato bisogno di recarsi a Versailles per incontrare i de Beaumont. Erano venuti loro di persona a presentarsi ai de Jarjayes. Il conte de Beaumont era un uomo di mezza età, ma ciononostante conservava tutto il fascino che doveva aver avuto in gioventù. I capelli argentei, che un tempo dovevano essere castano chiaro, erano legati in una lunga e fluente coda di cavallo. Aveva lineamenti delicati e gentili e due brillanti occhi verdi che gli conferivano un’espressione intelligente e vivace.
“Mi scuso, se non mi sono fatto annunciare”, disse nel momento in cui arrivò nella villa dei Jarjayes, interrompendo la lezione di scherma pomeridiana.
Fu allora che Oscar e Lia si conobbero. Avevano la stessa età e non potevano essere più diverse. Lia sembrava la versione femminile di suo padre, fatta eccezione della statura, decisamente slanciata per una ragazza. Indossava un vestito rosso e teneva i capelli raccolti in un nastro dello stesso colore. Non appena vide Oscar, le rivolse un ampio sorriso, ma la ragazzina finse di ignorarlo. Chi diavolo era, quella sfacciata?

“Sono venuto qui per invitarvi al ballo in maschera che si terrà sabato prossimo nella nostra casa”, proseguì il conte. “Ho pensato che sia il modo migliore per rendere omaggio alla corte e allo stesso tempo di permettere ai miei figli di conoscere gente nuova”.

“Avete un altro figlio, Monsieur de Beaumont?”, intervenne in quel momento il generale de Jarjayes, che non aveva considerato Lia di un solo sguardo.

“Oh, sì! D’Eon, mio figlio minore. Mi rincresce che non sia potuto venire, ma purtroppo non ci è stato possibile disdire la lezione di latino con il suo precettore. Sapete, è un ragazzo molto intelligente e volenteroso. Avrete modo di conoscerlo alla festa”, rispose de Beaumont in tono cortese.

Quella risposta bastò a far corrugare la fronte al generale, e non solo. La stessa Oscar, infatti, trovò quelle parole estremamente bizzarre: perché mai un giovane di buona famiglia doveva sprecare del tempo prezioso sui libri, quando invece c’erano incombenze più urgenti da sbrigare, come per esempio quella di imparare a combattere? Suo padre, nonostante l’avesse fatta formare dai migliori precettori messi a disposizione dalla corte, era decisamente intransigente sulle priorità di un buon soldato.

“D’accordo, vedremo di esserci”, rispose il generale asciutto.

“Vi ringrazio!”, esclamò de Beaumont. “Il ricevimento inizierà alle otto precise e proseguirà per tutta la notte. A proposito, mi raccomando la maschera: il tema della serata sarà indossare gli abiti del sesso opposto”.

Prego?!?”.

A quelle parole, il generale de Jarjayes strabuzzò gli occhi come se avesse ingoiato un intero bicchiere di acqua salata. Che diavolo di pagliacciata era mai, quella?

Per contro, il conte de Beaumont sembrava non essersi scomposto un granché per la sua reazione.

“So che la mia proposta potrà sembrare un tantino bizzarra”, rispose. “Eppure, posso assicurarvi che è una moda che sta prendendo piede in molte città europee, Parigi compresa”.

“Sì, ne sono al corrente”, si affrettò ad aggiungere il generale, determinato a dimostrare di essere molto meno ottuso e poco informato sulle ultime assurde tendenze degli aristocratici di quanto già non lo fosse.

“Mio padre e io riteniamo che sia un modo per dimostrare anche ai gentiluomini come ci si sente nell’indossare gli abiti di una donna. Per una sera, una soltanto, saremo tutti uguali: le donne libere dalle costrizioni degli abiti e dei doveri e gli uomini consapevoli di quanto coraggio e quanta determinazione ci voglia per portare avanti le loro vite in modo dignitoso”, intervenne in quel momento una voce brillante, carica di brio.

Era stata Lia a parlare. Sia il generale che Oscar le scoccarono un’occhiata di profonda sorpresa. Come poteva una bambina di soli dieci anni infilarsi in un discorso tra adulti in quel modo, quasi con prepotenza? Di fronte a lei, la piccola Jarjayes non poté fare a meno che provare una punta di antipatia nei suoi confronti: quella bimbetta doveva essere decisamente arrogante e anche un po’ stupida, per fare tutti quei discorsi assurdi.

Il generale de Jarjayes, per contro, stava facendo ben più inquietanti congetture. Libertà della donna? Parità tra generi? Dove aveva sentito tutti quei pericolosi discorsi, se non dalle parti del duca d’Orléans, quella sanguisuga che finanziava ribelli e sediziosi provenienti da tutta Europa per tirare giù dal trono il suo odiato cugino, il re Luigi XV, senza che nessuno riuscisse mai a incastrarlo a dovere? Il solo pensiero gli fece montare una rabbia incontenibile. Che il re fosse al corrente delle folli idee del suo nuovo consigliere? O forse, più semplicemente, erano state tutte le sciocchezze infilategli nella testa da parte di Madame de Pompadour, la sua insidiosa amante, a convincerlo a portarsi in casa gente simile?

“Va bene”, rispose, a sorpresa. “A presto, Monsieur de Beaumont”.

Gli ospiti si erano così congedati e l’allenamento di Oscar era ripreso. Il generale rimase taciturno e meditabondo per tutto il pomeriggio. Si rivolse a Oscar solo per farle qualche correzione, prima di ritirarsi nel suo studio per non uscirvi più se non all’ora di cena. Rimasta libera, Oscar poté finalmente concedersi un po’ di tempo libere insieme ad André. Nemmeno lei, però, sembrava dell’umore giusto.

“Cosa c’è, Oscar?”, chiese l’amico, lanciandole una mela dalla sommità dell’albero su cui si era arrampicato.

La ragazzina afferrò il frutto e prese a sbocconcellarlo distrattamente, seduta sull’erba.

“Stavo pensando alla festa”, rispose in tono meditabondo. “Secondo te, come devo andarci vestita?”.

André si lasciò cadere giù dall’albero, sedendosi accanto a lei.

“Mmm, è abbastanza curiosa, come domanda”, disse.

In effetti, non era facile decidere in che modo vestirsi, dal momento che Oscar indossava panni maschili sin dalla nascita. Quella del generale de Jarjayes era stata una decisione difficile quanto sofferta, ma non aveva avuto altra scelta: Oscar era stata solo l’ultima di una serie di parti, tutti femminili, e di certo le speranze di avere un erede maschio erano ormai scemate. Non c’era altra scelta, quindi, che inventarsi quell’erede, nelle cui vene scorreva in ogni caso il sangue della famiglia.

“Io non ci andrò a quella festa”, tagliò corto la ragazzina dopo averci pensato a lungo. “Perché mai dovrei farlo?”.

Quella sera, Oscar e suo padre cenarono insieme. Sua madre era stata intrattenuta per delle faccende a corte (era la dama di compagnia della regina in persona) e per questo la casa sembrava ancora più grande e silenziosa del solito. Il generale de Jarjayes appariva più taciturno che mai.

“Ho deciso”, disse improvvisamente. “Di certo per me non è stata una scelta facile, ma per il bene della nostra famiglia non abbiamo altra scelta: dovrai andare a quel ballo da sola”.

“Che cosa? E voi non verrete, padre?”, esclamò Oscar, delusa.

“Mi spiace, ma non posso espormi a una simile onta. Ma, allo stesso tempo, se rifiutassimo l’invito sarebbe un palese segno di ostilità nei confronti di un uomo molto prossimo al re. Per questo ci andrai tu”.

“Ma padre…”, Oscar non riusciva a trovare le parole giuste. “Come dovrò vestirmi? Da uomo o da donna?”.

“Che sciocchezze vai dicendo, Oscar? Ci andrai vestito da donna, in quanto tu sei nato maschio e maschio resterai. Ci vuole ben altro per infangare il nome dei Jarjayes, mi sono spiegato?”.

Sì, suo padre era decisamente infuriato. Oscar avrebbe tanto voluto protestare, alzarsi in piedi e sbattere i pugni fino a quando il generale de Jarjayes non avesse capito che a lei quella stupida festa non importava un accidente, così come non le importava di quegli assurdi abiti femminili che impacciavano i movimenti e rendevano chiunque delle fragili creature. Voleva dirgli quanto odiasse le calze, i pizzi, le sete pregiate; quanto preferisse la polvere e gli stivali infangati, ma sapeva che quando c’era di mezzo l’onore della famiglia non poteva fare altro che obbedire.

Per questo, chinò il capo con fare rassegnato, preparandosi al peggio.

“Va bene, padre”, rispose in tono sottomesso. “Può venire anche André?”, aggiunse subito.

“Certo, che verrà. Non ho alcuna intenzione di mandarti in giro da solo!”, fu la risposta secca.

A quella parole, Oscar trattenne a stento una risatina. Perlomeno, vedere André in abiti femminili avrebbe dato una piega alla serata decisamente più interessante.

“A proposito, Oscar”, aggiunse suo padre subito dopo. “Stai lontano da quella ragazzina. È pericolosa”.

Lia. Anche lui aveva capito che c’era qualcosa di profondamente sbagliato in quella bambina dai modi impertinenti.

“D’accordo, padre”, rispose Oscar decisa. “Non c’è problema”.




Ci siete ancora o vi siete già stufati?
In caso contrario, benvenuti e bentrovati a tutti coloro che già seguivano le mie follie efpiane già in precedenza!
Come avrete già intuito, anche questa volta abbiamo a che fare con un bel crossover, questa volta tra Lady Oscar e Le Chevalier d'Eon... ma non è finita qui! Infatti, oltre questa mini long, ho intenzione di scrivere una storia ben più lunga che insieme alle due opere sopracitate vorrebbe coinvolgere nientemeno che il mondo alternativo di Assassin's Creed Unity!
Okay, forse mi sto allargando troppo...
Se però questo incipit vi ha attirati, non posso che consigliarvi anche un'altra mia piccola, minuscola OS sempre dedicata a questo crossover in cantiere: potete leggerla qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3559441&i=1
Se avete domande o curiosità a riguardo sono a vostra completa disposizione :)
Grazie a tutti coloro che vorranno intraprendere questo nuovo viaggio insieme a me. Spero di aggiornare al più presto!

Un abbraccio <3 

Vostra,

Fedra






 
 
 

   
 
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