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Autore: Giuliapuffa    10/02/2017    0 recensioni
Mi ritrovai di fronte ad una situazione molto più grande di me,che non sapevo come gestire. Mi ritrovai a versare lacrime dietro la porta di un ospedale.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so come ….  Ma ancora una volta mi ritrovai a spiarlo, a leggere le nostre conversazioni e a controllare il suo ultimo accesso …. Quanto avrei voluto che il suo ultimo accesso fosse diventato uno “sta scrivendo” ma non accadde. Mi ritrovai ancora una volta triste e delusa, io e la mia autostima ultimamente non andavamo molto d’accordo e a peggiorare il tutto era il fatto che il ragazzo di cui ero innamorata faceva continui apprezzamenti su qualcuno che non ero io. Mi ripetei ancora una volta che non avrei potuto farcela, considerando anche il fatto che avevo una tachicardia avevo bisogno di sfogarmi ma dovetti calmarmi altrimenti avrei rischiato l’infarto. Mi addormentai e dopo qualche ora quando mi fui svegliata vidi che il cellulare era pieno di messaggi e chiamate,che ignorai almeno all’inizio ma poi mi venne come la sensazione che fosse successo qualcosa e decisi di controllare. Sbloccai il telefono e trovai 500 messaggi e 20 chiamate, non usavo il cellulare da appena un ora ed erano davvero troppi sia i messaggi che le chiamate così iniziai a preoccuparmi. Il ragazzo di cui ero innamorata,Giovanni, aveva avuto un incidente ed era in ospedale “oh cazzo” pensai, non riuscii a spiegare ai miei cosa stesse succedendo ma gli dissi che gli avrei spiegato tutto la sera quando sarei rientrata a casa, nel frattempo convinsi mio padre a prestarmi il motore, salutai i miei con una frase breve e coincisa “non ritorno per pranzo quindi non aspettatemi” mi ritrovai con la borsa in spalla e il casco al braccio, non mi era mai capitato di uscire di casa senza dare alcuna spiegazione ma quella volta dovevo correre da quello che io definivo “il mio uomo” anche se non lo era, perché parliamoci chiaro … io e Giovanni non stavamo insieme eppure ci volevamo,ci amavamo ma qualcosa ci bloccava, ogni qual volta che i miei occhi incontravano i suoi mi sentivo quasi spogliata, mi guardava con un non so che di speciale ed io amavo il modo in cui mi guardava; ci amavamo, qualcosa ci bloccava rendendoci infelici. Quando arrivai al pronto soccorso Vale,Auri,Manfro e Josi erano già lì e le loro facce non erano per niente rassicuranti, feci per varcare la soglia della porta per entrare nel reparto di rianimazione ma Manfro mi bloccò e con fare molto convincente disse “non è il caso che tu lo veda in quelle condizioni” ma quelle parole non mi fecero cambiare idea,volevo vederlo lo stesso non mi importava quindi mi divincolai dalla stretta di Manfro e feci per muovere un passo quando lui mi afferrò e mi tirò a se abbracciandomi e facendomi scoppiare in un pianto liberatorio. Dopo qualche minuto mi calmai e nel frattempo rimasi sola,i ragazzi erano andati a comprare qualcosa da mangiare mentre io ero rimasta lì ad aspettare,per me era come un modo per trasmettergli forza,per dirgli che lo amavo e che non lo avrei mai lasciato solo. Il tempo sembrava non passare mai, i minuti sembravano ore, e le ore secoli ma nonostante la lunga,dura e snervante attesa rimasi lì non me ne andai,non potevo voltargli le spalle lasciandolo solo. Poco dopo le 17:00 uscì un medico che fu travolto dalle mie mille domande alle quali nemmeno rispose, non ero mai stata il tipo di ragazza che rimaneva senza parole ma le sette parole pronunciate dal medico mi lasciarono senza fiato,senza parole con l’amaro in bocca e la tristezza nel cuore. La sentenza di quelle sette parole per me fu devastante “il paziente non ce l’ha fatta” fui travolta da mille emozioni e sentii che le gambe non avrebbero più potuto reggermi,così appoggiai le spalle al muro e scivolai lentamente fino a quando non mi sedetti sul pavimento. Non sapevo come gestire quella situazione,dovevo avvisare i ragazzi che dopo aver pranzato erano andati a casa a riposare, volevo vedere Giovanni  e allo stesso tempo volevo scappare per stare un po’ da sola. Decisi di chiamare i ragazzi e successivamente entrai in camera, quando entrai e lo vidi disteso sul letto mi venne voglia di morire ma quando vidi il suo volto capii che era stato proprio lui a spingermi a vivere davvero. Sapevo che non avrei mai superato del tutto quel dramma,”un futuro senza lui proprio non riesco ad immaginarlo” dissi con un filo di voce senza nemmeno accorgermene eppure dovevo continuare da sola sulle mie gambe,senza il suo aiuto,senza i suoi sorrisi che rendevano tutto meno difficile ma dovevo continuare a vivere perché lui non avrebbe mai voluto che la mia vita si fermasse. 
   
 
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