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Autore: shywr1ter    11/02/2017    0 recensioni
Due omicidi, entrambi di ex SEAL, riuniscono due cugini a un continente di distanza.
Crossover tra la prima serie di Dark Angel e NCIS. Ambientato intorno all’anno 2020 nel mondo di Dark Angel. Max/Logan.
ATTENZIONE: questa storia è stata scritta nel 2006.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan 'Eyes Only' Cale, Max Guevara
Note: Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Traduzione a cura di: AryYuna
Betato da: Serpentina


   L’originale di questa storia può essere trovato qui .

   Disclaimer: Come i capitoli precedenti.
  
  Questo capitolo non era preventivato – si è inserito da solo quando mi sono decisa a finire la storia sul serio.
  Molto serio.
  (È colpa del rospo: gli altri autori hanno una musa, io non ho nulla di così raffinato. Ho una rospetta che vive nel mio giardino e viene a suggerirmi storie su Dark Angel, che io coscienziosamente metto giù per lei – come potete immaginare, scrivere al computer non è tra i talenti dei rospi)



   Just desserts



  SEATTLE, WASHINGTON. 12 febbraio 2020, 6:40 pm.
  
  Settore Nove. Fogle Towers. Attico.
  

  Max si chinò sul tavolo della cucina, osservando le mani di Logan all’opera, come tante volte prima di allora. La differenza, stavolta, era che non provò nemmeno a nascondere la palese ammirazione per la poesia di quei gesti e l’effetto calmante che avevano su di lei, mentre guidava i semplici ingredienti a comporre piatti così meravigliosi, solo per lei. Lo osservò sbucciare la frutta e tagliarla in bocconcini, e lui notò la sua ammirazione e si ritrovò a sorridere.
  «Hai mescolato?» chiese sollevando lo sguardo verso l’amato viso di lei, ricordando ancora una volta quante cose erano cambiate negli ultimi giorni. Il mondo è cambiato, pensò Logan, e nel bel mezzo dell’incertezza, del caos, delle riunioni, Max è stata così coraggiosa da forzare la situazione… ed eccoci qua.
  
Lei annuì. Uh-uh. «E ora?»
  Quegli occhi meravigliosi, rifletté lui – ma riuscì a rispondere, «Beh, che sapore ha, ora? È abbastanza dolce, secondo te?”
  La osservò tuffare un dito nello yogurt che aveva mescolato col miele e metterselo in bocca, assaporandolo, riflettendo; immerse anche lui il dito nella miscela quando lei gli porse la ciotola, annuirono entrambi, e lui si chinò verso di lei, «Magari mettici uno di questi» le disse porgendole dei barattolini che erano sul tavolo tra loro due. «Vedi quale ti piace. Puoi anche combinarli» le spiegò mentre lei apriva uno dei contenitori e ne annusava il profumo di cannella. «Però vacci piano, un po’ per volta, e assaggia.»
  «Finirà tutto prima che avrò terminato gli assaggi» disse lei.
  Logan ridacchiò. «Ce n’è in abbondanza.» Tornò a tagliare la rara pera che era riuscito a procurarsi qualche giorno prima, ed osservò Max portarsi il barattolo di noce moscata grattugiata al naso.
  Quando avevano lasciato il terminal dell’aeroporto diretti alla macchina, Logan era ancora silenzioso per la partenza di suo cugino, ma grazie alla presenza gentile e insistente di Max – che gli chiedeva degli schemi di basket preparati da Tony, di cui normalmente le sarebbe importato ben poco; che gli raccontava di aver sempre voluto volare ma non era mai stata nemmeno su un aereo militare; che gli ripeteva quanto fosse meravigliata che Logan le avesse nascosto un parente così interessante e divertente per così tanto tempo – si ritrovò a sorridere quando salirono sulla Aztek, pensando a quanto fosse stato fortunato.
  
«Però non è giusto» confessò Max guardando lo chef che trasformava cose a caso in un altro piatto gourmet. «Avevo promesso di preparare io la cena per te…»
  «E lo hai fatto» la rassicurò lui. «Questo è il dessert.»
  «Bella cena» mormorò lei aprendo un barattolo di chiodi di garofano e posandolo subito per prendere quello con l’etichetta ‘coriandolo’. «Ho solo saccheggiato il tuo frigo per preparare dei panini.»
  «Mi piacciono i panini.» Era passato a sbucciare a tagliare una mela, che unì alla pera e a uno spruzzo di succo di limone,
  «Ma sei tu che hai deciso che avremmo potuto fare un’insalata di pollo. Con le noci e la frutta» sospirò con fare teatrale. «I miei panini non erano proprio alla tua altezza.»
  «Max» ridacchiò lui, i suoi occhi ridevano della drammaticità nel tono di lei. «Lasciami essere più bravo di te almeno in una cosa…» Lei alzò gli occhi al soffitto, e lui ne fu contento. «E poi, stai preparando la crema. E decidi tu quante che spezie metterci.»
  «Con un po’ di aiuto.»
  «È quello a renderci fantastici, Max: siamo qui per aiutarci a vicenda.»
  Alle sue parole, Max si fermò e lo guardò, realizzando quanto quella piccolissima cosa fosse importante per entrambi; una cosa così grande, due persone solitamente troppo testarde per chiedere aiuto. La sua bocca si curvò in un sorriso, impossibile da controllare, e rivolse lo sguardo all’uomo che le aveva fatto scoprire che c’era qualcosa di romantico nel suo DNA, dopotutto. «Lo siamo. E tu l’hai appena scoperto?» La sua voce era dolce, i suoi occhi caldi.
  E Logan Cale credette di nuovo nella vita.
  Esitò, preso in contropiede, e alla fine sorrise. «Credo di avere…» disse a bassa voce, guardandola, e alla fine fece spallucce. «C’è ancora tanto da discutere, Max» le ricordò, incapace di fidarsi tanto della propria fortuna.
  «Non così tanto» ribatté lei. «E il difficile è andato» gli ricordò lei. «Ma se vuoi parlare di qualcosa, il mondo è stato abbastanza tranquillo, ultimamente.» Allungò la mano per rubare un pezzetto di mela. «E possiamo parlarne anche stanotte, se, insomma…» Fece spallucce in quel suo modo da dura che, nel silenzio della cucina, era così teneramente Max, così come il sorriso lieve che non riuscì a trattenere. «Se ti viene in mente qualcosa…»
  Logan strinse le labbra, annuendo e cercando di mantenere la sua espressione neutra. «Se mi viene in mente qualcosa, te lo farò sapere.» Il sorriso che gli sfuggì, però, contagiò anche Max. «Allora, quella crema?» chiese posando il coltello; indietreggiò e girò su se stesso per andare alla dispensa a cercare altri ingredienti.
  «Uhm… Proviamo…» Lei tornò alla ciotola, in cui versò un po’ del contenuto di un barattolo, e poi di un altro, e mescolò. Logan tornò con un altro paio di ingredienti in grembo, e ne porse uno a Max. «Potresti provare questo; un mezzo cucchiaino, se vuoi.»
  Lei aprì la bottiglietta, annusò e subito annuì. «Vaniglia, sì.» Prese uno dei cucchiai che Logan le aveva preparato; aggiunse una piccola quantità alla ciotola, mescolò e assaggiò. Batté le ciglia, sorpresa. «Logan, è buonissima!» esclamò.
  «Sì?» La sua gioia era contagiosa.
  La ragazza annuì in fretta e immerse un altro dito nella ciotola. «Tieni» gli disse porgendoglielo piena di entusiasmo, e lui prese in bocca il dito offertogli, sorpreso; con gli occhi in quelli di lei, iniziò a succhiare lo yogurt dolce, sentendone appena il sapore, troppo preso da quell’improvviso momento sensuale…
  … ed arrossì, realizzando cosa stava accadendo e lasciando andare il dito. «Mi dispiace» mormorò.
  Anche lei arrossì, ma continuò a toccare le labbra di lui, speranzosa. «A me no» sussurrò. Lui sorrise, osservandola con attenzione, e catturò nuovamente la punta delle dita di lei con le labbra; mordicchiò, una domanda negli occhi. Il sorriso di lei si allargò, e lei chiese, la testa piegata, la voce bassa e maliziosa «Che ne pensi?»
  «Perfetto» mormorò.
  Lei rise. «Lo yogurt, Logan.»
  Lui scosse la testa, facendo spallucce. «Non lo so» ammise. E mentre ridevano della loro goffa infatuazione, Max riprese lo yogurt col dito e glielo porse. «Stavolta bada allo yogurt, ok?»
  «Come vuoi.» I suoi occhi brillavano deliziati. Lentamente, delicatamente, avvolse le labbra intorno al dito, solo la punta stavolta, e altrettanto lentamente si allontano, senza mai interrompere il contatto visivo. Ridacchiò. «È molto buono.»
  «E ora?»
  Una miriade di risposte gli passarono nella mente prima di fermarsi sull’intenzione originale, e Logan sollevò il pacchetto che ancora aveva in grembo. «Beh…» con rammarico distolse l’attenzione da lei per riportarla al tavolo da lavoro, dove erano due coppe di cristallo. «Potremmo finire il dessert che ti avevo promesso.»
  «Per iniziare.» La ragazza sollevò le sopracciglia, e Logan fissò intensamente il tavolo, sorridendo ancora.
  «Innanzitutto, mettiamo un po’ di macedonia» disse raccogliendo con un cucchiaio la frutta e mettendola nelle coppe, «e poi…» Aprì il pacchetto in cui erano ancora alcuni savoiardi che aveva usato per il tiramisù, e ne sbriciolò uno nella coppa. «Ora metti un po’ di crema, magari un terzo.» La osservò versare lo yogurt sulla frutta e annuì. «Ora ripetiamo la stessa cosa un paio di volte.» Mise altra frutta e altri biscotti; e lei di nuovo aggiunse la crema finché non riempirono la coppa; il silenzio tra loro era ancora suggestivo, ma sorprendentemente confortevole quanto prima. Logan si ritrovò a chiedersi se si fosse mai innamorato tanto prima. Forse perdere le gambe – e la fiducia in se stesso – gli aveva dato una nuova prospettiva, rifletté. Un tempo, era solito prendere decisioni sbagliate con le donne, ma non aveva mai apprezzato cosa significasse essere amato per ciò che era, non per il suo aspetto o la sua ricchezza.
  Amato?
Logan tornò a guardare Max che riempiva le coppe, rivolgendogli lievi sorrisi di successo mentre raccoglieva il resto della crema dolce e passava il dito nella ciotola per prenderne le ultime tracce. Mentre la ragazza metteva il recipiente vuoto nel lavello, Logan si rimproverò: sì, “amato”, Cale. Pensa un po’.
  Ignara della fiducia di Logan che sbocciava dall’altra parte della stanza, Max sollevò la caraffa fumante dalla sua postazione sul bancone. «Preparo il caffè» offrì.
  «Che ne diresti, se mangiassimo il dessert in salotto?» Logan si chiese se avrebbe mai smesso di sorridere.
  «Ok.» Max tirò fuori due tazze e, caffè in una mano, fece strada verso il salotto mentre Logan portava le coppe di cristallo. Lei posò la caraffa sul tavolino e gli prese i dessert, osservandolo, e impulsivamente suggerì «Che ne dici si sederti sul divano… accanto a me?»
  Lui esitò, ancora disabituato a quello che stava succedendo tra loro. «Ok» annuì, distogliendo lo sguardo, improvvisamente imbarazzato all’idea di mostrare a Max quanto fosse contento che gliel’avesse chiesto. Si avvicinò e fece scattare i freni per fare il passaggio, e Max sedette con grazia sul bordo del divano, una gamba piegata sotto di sé in modo da essere girata verso Logan. «Caffè» disse porgendogli una tazza, che lui posò sul tavolino, «e dessert» finì, incerta su come chiamare la loro creazione. «Perfetto» disse allegramente, prendendo l’altra coppa mentre Logan posava la sua accanto al caffè.
  «Lo è» sorrise Logan, grato per tutto ciò che aveva fatto Max per far progredire le cose nella loro relazione. Da quando aveva parlato, al capanno, e gli aveva detto che quel loro bacio tante settimane prima aveva significato qualcosa per lei, non si era più voltata indietro; lo aveva avvicinato a lei, si era avvicinata a lui… Aveva abbassato ogni difesa e gli aveva permesso di entrare. A Logan ancora girava la testa.
  La osservò assaggiare ciò che avevano preparato. «Qual è il verdetto?»
  Max deglutì, si leccò le labbra… e sorrise. «Non sono così male come cuoca, dopotutto» decise. E notando come Logan si era illuminato alle sue parole, ammise con piacere «Bel lavoro di squadra.» La sua voce si addolcì e disse «Siamo una bella squadra in tutto, Logan.» Lo scrutò per valutarne la reazione e aggiunse «Non pensi? Voglio dire, anche se abbiamo avuto un inizio strano…»
  «Il destino ci ha fatti incontrare. È uno dei modi migliori per iniziare, a volte.» Logan pensò che non si sarebbe mai stancato di guardarla. Lei fece spallucce, ma la contentezza nei suoi occhi sembrò scemare; la ragazza aveva lo sguardo nella coppa di dessert, che posò sul tavolino. «Max?» Logan non era sicuro di come le sue parole fossero improvvisamente la cosa sbagliata da dire, ma chiaramente quella di lei era una reazione a ciò che aveva detto lui.
  Max rifletté per un altro momento prima di alzare lo sguardo su di lui e ammise «È una di quelle cose di cui non abbiamo ancora parlato.» Fece una pausa e abbozzò un sorriso. «Mi dispiace.»
  «Cos’hai detto prima, che il mondo è stato tranquillo, ultimamente?» Nonostante il suo imbarazzo nel parlare delle sue paure sulla loro storia, e sul fatto che c’erano migliaia di partner migliori per lei, nel momento in cui Max aveva perso un po’ della sua felicità, Logan dimenticò tutto, tranne il desiderio di vederla sorridere di nuovo. «Se vuoi parlarne, Max… Non vado da nessuna parte.»
  La forza dell’uomo accanto a lei diede a Max il coraggio di ammettere uno dei pochi veri rimpianti della sua vita – e di affrontarlo per ciò che era. «Logan, il fatto che io non sia venuta con te, quel giorno, a proteggere Lauren e Sophy…» Lui scosse subito la testa e prese fiato per parlare, ma la ragazza alzò una mano per zittirlo, interrompendolo per insistere «No, devo dirlo.» Fece una pausa, le parole erano difficili, e i suoi pensieri ancora di più. «Mi dispiace averti abbandonato quando hai chiesto il mio aiuto. Avrei potuto impedire che…»
  Lui scosse di nuovo la testa, un po’ sorpreso che lei volesse prendersi la colpa di quel giorno – e deciso a non lasciarglielo fare nemmeno per un altro momento. «È stata una mia scelta andare, e conoscevo i rischi. Tutti li conoscevamo – Peter, Lauren…» Logan sospirò, e disse a bassa voce «È stata colpa mia, Max; sapevo che il piano era rischioso, ma ero sempre riuscito in tutto, prima di allora. Ero diventato arrogante.»
  «Ma è quello il punto.» Max si voltò per guardarlo meglio; nei suoi occhi il rimpianto e il biasimo per se stessa erano dolorosamente palesi. «Sapevo che ci avresti provato; sapevo che un tizio tanto temerario da portare avanti i bollettini di Solo Occhi sotto il naso di tutti, dal centro di Seattle, in un attico lussuoso non si sarebbe fermato finché non fosse riuscito a portare i testimoni al sicuro.» Fece una pausa, il senso di colpa ancora presente. «Avrei potuto fare la differenza… e forse non ti avrebbero sparato.» La sua voce era un sussurro quando la ragazza distolse lo sguardo, esprimendo finalmente la parte peggiore.
  Logan allungò la mano per accarezzarle gentilmente la guancia con le nocche, cercando di sorridere in modo incoraggiante. «Non lo sapremo mai. Con tutti gli uomini che aveva Sonrisa, probabilmente sarebbe successo comunque – e magari avrebbero fatto del male anche a te.» Max vide che Logan era onestamente sollevato che lei non fosse rimasta coinvolta, e si sentì ancora più in colpa. «Peter aveva accennato alla possibilità di abbandonare, ma si sarebbe assicurato che rinunciassimo se avesse pensato fosse impossibile.» Logan esitò, di nuovo pronto ad assumersi la responsabilità di tutto quello che era successo durante la missione. «Penso che se avessi deciso che avevamo bisogno di riorganizzarci e far uscire Lauren e Sophy dal paese in un altro modo, Peter sarebbe stato contento… e forse sarebbe sopravvissuto.» Logan distolse lo sguardo, combattendo quella che era chiaramente una vecchia battaglia con la sua coscienza; sospirò, tornando a guardarla. «È stata una lezione dura, Max, e ci ho messo molto tempo ad impararla. Il lavoro che sto facendo è importante, e necessario – ma è anche pericoloso, e non ci sono molte reti di sicurezza là fuori a proteggerci. Ho chiesto a troppe persone di assumersi troppi rischi… come feci con te.» Tornò a guardarla e ammise «Come ho fatto da quando ti ho conosciuta.»
  Sentendolo spostare l’argomento sulla propria colpa riguardo i pericoli del lavoro per Solo Occhi, fu Max a scuotere la testa, a negare, e a dire «Mi hai permesso di aiutare coi dettagli per rendere le cose più facili e sicure per tutti, e non ti saresti opposto se avessi mai voluto abbandonare una missione. Mi hai lasciato fare ciò che faccio.»
  Lui sospirò; i suoi pensieri erano difficili mentre affrontava la propria ammissione. «Non all’inizio.» Guardò gli occhi scuri di lei e confessò «Quando sei comparsa qui, dopo tutti quei mesi… l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era l’egoistico bisogno di riprendere Solo Occhi, e tu eri la mia chance migliore per farlo.»
  La premura negli occhi di lei nel ricordare quei momenti somigliava a quella che aveva avuto proprio quel giorno, e Logan sentì una nuova ondata di sensi di colpa. «Quindi sapevi che sarei venuta.»
  «No. Ma ci speravo. Anche se, dato com’erano andati i nostri incontri precedenti e quello che ti avevo chiesto di fare, avevo molti dubbi.» Distolse lo sguardo, ricordando gli eventi che avevano cambiato per sempre la sua vita in così tanti modi. «Ho avuto molto tempo per pensare, dopo quello che è successo… e mi sono reso conto che nella mia ossessione di eliminare Sonrisa, non avevo riflettuto su cosa ti stavo chiedendo; ma tu lo avevi già capito. Vorrei poter dire che il mio interesse nell’averti come protezione per Lauren e Sophy fosse solo per loro, perché meritavano di essere al sicuro… ma non le stavo nemmeno considerando come persone. Lauren era solo una testimone, solo un passaggio per togliere Sonrisa dalla strada.»
  «Non c’è niente di male nel volere entrambe le cose.»
  Logan tornò a guardare il bel viso di lei che cercava di convincerlo a perdonare se stesso per ciò che era accaduto. Lui continuò a confessarsi. «Non sono sicuro che fosse così, Max. Tutte le belle parole… erano solo parole. Fino a quel momento, parole vuote da parte di qualcuno che era stato fortunato.»
  L’espressione di Max si addolcì di fronte a quell’uomo che era pronto a portare il peso – e la colpa – del mondo sulle spalle. «Non tu, Logan. Io ti conosco.» Non aveva intenzione di lasciargli negare la parte migliore di sé. «Forse ti sarai lasciato trascinare per qualche minuto qua e là, ma non hai mai dimenticato Lauren e Sophy. E sapevi che sarei tornata, avevi Bast e il file su Zack…»
  «Non sapevo…» Sospirò, e stavolta non incontrò gli occhi di lei. «Ma quando sei tornata, nonostante fossi consapevole di averti già chiesto di rischiare tutto… è stato già orribile da parte mia chiedertelo una volta, ma eccomi lì, ad aspettare e sperare che tu tornassi per chiedertelo di nuovo.»
  Max piegò la testa per intercettare il suo sguardo, e quando lui si rifiutò di guardarla allungò la mano per prendere quella di lui, poggiata sulla gamba, e intrecciare le dita alle sue. «E sono contenta tu l’abbia fatto.»
  Lui alzò la testa e fu contento di vedere che non solo lei diceva sul serio, non solo sembrava perdonare la sua audacia… ma sembrava anche capire che le sue ferite non erano state colpa di lei, e che lui non poteva permetterle di accettare la colpa per ciò che era ora la vita di Logan – beh, a parte per l’avermi fatto innamorare così perdutamente di lei. Fu il suo turno di sorridere lievemente, per lei.
  «Eri così calmo, me l’hai chiesto e basta.» Gli offrì un breve sorriso, vedendo che Logan stava iniziando ad accettare tutto ciò che era rimasto non detto tra loro, prima di allora. «Dopo tutto quello che era successo, me l’hai chiesto senza esitazioni, come mi stessi chiedendo l’ora, così sicuro di te, sicuro che avrei accettato.»
  «Calmo?» Lui scosse la testa. «Ero terrorizzato, Max. Sapevo di essere egoista, e ti stavo chiedendo così tanto…» Aveva fatto tanto, e sapeva che chiarire le cose su quella parte della loro vita significava ammettere anche il resto. «Ma che fosse razionale o no, avevo anche deciso che se non avessi potuto aiutarmi, non ci sarebbe stata nessuna possibilità per Solo Occhi di andare avanti, con me così. E senza Solo Occhi… non avevo nessuna ragione per portare avanti le cose… o per andare avanti io.» Fece una pausa, sentendo che le doveva un’ammissione completa. «Ti stavo chiedendo di darmi una ragione per vivere, e tu non lo sapevi.» Ancora imbarazzato per averla manipolata tanti mesi prima, confessò «Mi dispiace…»
  Gli occhi di lei luccicavano ora che lui le aveva spiegato il motivo per cui l’aveva reclutata, e si sentì sollevata nel realizzare che, da allora, Logan aveva trovato se stesso e la sua fiducia, abbastanza da mantenere Solo Occhi forte nella regione, abbastanza da costruire un attacco contro una pazza armata decisa a proteggere suo figlio qualche giorno prima… abbastanza da iniziare a credere alle parole di Max sul fatto che la sua condizione non lo rendeva sminuiva agli occhi di lei.
  In risposta, lei si chinò verso di lui per dargli un lungo, tenero bacio, che rimase dolcemente insistente finché lui non rispose. Soddisfatta che quella “risposta” fosse stata udita, Max tornò a sedersi dritta e, gli occhi che brillavano per lui, continuò, come se quelle parole dolorose non fossero mai state pronunciate. «Ovviamente, il mio primo pensiero fu che fossi pazzo, subito in sella poco dopo quello che era successo… ma il mio secondo pensiero, subito dopo il primo, fu che dovevo conoscere quel tizio che era pronto a rialzarsi e riprendere da dove aveva lasciato, testardo e determinato e pazzo…» Negli occhi di Logan c’erano la speranza e l’incertezza che Max aveva imparato a riconoscere; Logan stava iniziando a credere a ciò che lei provava per lui, ciò che lui poteva offrire a lei… e aggiunse, incoraggiante «Logan, in qualunque modo ci siamo conosciuti – il fatto che ho commesso un reato per entrare in casa tua per derubarti, che tu mi abbia chiesto aiuto per andare avanti – è nel passato, e il passato è servito ai suoi scopi. Siamo qui, ora… e per tutto il tempo che mi vorrai, ho intenzione di restare.»
  Logan cercò in quel viso che tanto amava segni di incertezza o pietà o menzogna e non trovò nulla, nessuna condizione, nessun rimpianto; solo l’amore che le illuminava il viso di speranza.
  Con una risata abbandonata, troppo piena di emozione per i suoi gusti, lui si arrese. «E pensavi che fossi io il pazzo…»
  «Beh, pensaci» rispose lei di nuovo allegra ora che lui era riuscito a liberarsi di alcuni scheletri e ne era sopravvissuto. «Eccoti qui, con una ragazza potenziata praticamente in braccio, e ancora non hai sfruttato il vantaggio tattico? Non costringermi a chiamare Tony così presto…»
  Ci volle un momento perché apparisse, ma alle sue parole tornò quel sorriso così luminoso che Logan condivideva con suo cugino; e con esso, l’uomo sollevò una mano verso la guancia di lei, attirandola a sé per mordicchiarle le labbra con fare sensuale. «Perché sei seduta così lontano?» la prese in giro, «quando ci sono le mie braccia che ti aspettano qui?»
  «Pensavo non lo avresti mai chiesto» miagolò lei e si spostò tra le braccia di lui che l’attendevano.
  
  … continua…
  

  Note della traduttrice: Il titolo è un gioco di parole tra la parte culinaria del capitolo e l’espressione inglese “just deserts” (con una S), che si riferisce a “una punizione o un premio che si considerano meritati” (wiktionary). Alcuni scrivono l’espressione proprio con due S, ma è un errore dovuto all’assonanza tra i due termini (e al fatto che il deserto non c’azzecca niente, diciamocelo XD). Quel che conta, comunque, è che i nostri beniamini stanno avendo l’happy ending che meritano *-*
  Come sempre, qualsiasi recensione verrà tradotta ed inviata all’autrice, e se ci saranno risposte ve le posterò tramite il servizio di replica di efp.
   
   


   
 
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