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Autore: Eden891    11/02/2017    2 recensioni
[STORIA AD OC ISCRIZIONI CHIUSE]
L'Edoras di una volta non esiste più, i pochi maghi esistenti nella dimensione sono stati braccati come bestie da un re crudele e timoroso che essi potessero usurpargli un trono che in verità non gli appartiene.
Pochi conoscono la verità e sono quasi tutti stati messi a tacere.
In un disperato tentativo di salvare Edoras dalla sua devastazione ad opera del re, i maghi affidano ad un portale dimensionale il destino dei loro figli, perchè possano crescere al sicuro e tornare, un giorno, a riprendersi ciò che gli appartiene, quando il portale si riaprirà per riportarli a casa...
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mirajane
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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                                                                         CAPITOLO 2


La musica nelle sue orecchie era assordante e caotica ma gli piaceva tenerla così, ad alto volume per non sentire le chiacchiere inutili della gente che lo circondava. Eric Nylud alzò ulteriormente il volume del suo mp3 mentre le sue dita agili e veloci digitavano, sulla tastiera del computer tutte le informazioni che il suo contatto richiedeva per il lavoro da eseguire. 
La luce dei molteplici schermi lì presenti, risultava quasi abbagliante in quella taverna buia dove Eric si era rintanato ormai da parecchio tempo. 
Era un luogo buio, pieno delle uniche cose che Eric riusciva a tollerare ovvero i manga e i computer, che gli hanno fatto compagnia durante l’infanzia e l’adolescenza asociale che aveva scelto di vivere dopo aver capito che la maggior parte delle persone non era minimamente degna della sua attenzione. Uniche decorazioni presenti in quella taverna erano i numerosi premi da lui vinti per aver inventato numerosi videogiochi tra cui quello fantascientifico più famoso di sempre. Erano al contempo motivo d’orgoglio e una gran scocciatura poiché i mass media non facevano altro che cercare di scoprire la vera identità di colui che aveva battuto di gran lunga tutti gli altri programmatori. 
Eric sbuffò annoiato quando la vibrazione del suo cellulare interruppe i suoi pensieri. Osservò per qualche minuto lo schermo, indeciso se rispondere o meno, ma sapendo perfettamente chi fosse la persona ad attenderlo dall’altra parte sapeva anche che non avrebbe riattaccato.
«Ebbene?»
«Ebbene un corno, Eric! Sto girando in tondo da un’ora!» disse una voce che lui ben conosceva dall’altra parte del ricevitore. Era il suo contatto, il ragazzo con il quale lavorava come mercenario a pagamento.
Non era proprio un lavoro nobile, ma era estremamente redditizio e per uno come lui al quale non importava sostanzialmente di niente e di nessuno era un impiego come un altro.
Alla fine, dei due, non era lui quello in prima linea, colui che simbolicamente premeva il grilletto.
No, il lavoro sul campo richiedeva decisamente troppa fatica e sudore e lui non aveva la minima intenzione di provare certe sgradevoli ed appiccicaticce sensazioni.
«Ti sto mandando le nuove coordinate. Non ci posso fare niente se il bersaglio continua a muoversi…E’ all’università» rispose Eric, il tono basso, calmo e tranquillo e nell’altro orecchio ancora la cuffietta con la musica.
«Scherzi?? Ci sono appena stato. Se tornassi…lei mi vedrebbe.»
«Cerca di non farti vedere allora. Non so che dirti. Lui è lì.» 
Dall’altra parte della cornetta, Eric udì un profondo sospiro, seguito da un basso ringhio frustato e, come spesso capitava, il ragazzo non riuscì a comprendere i sentimenti del suo contatto.
Era una delle poche persone con cui, tutto sommato, andava d’accordo ma faticava davvero a comprendere il suo rapporto con quella ragazza. D’altro canto non erano affari suoi e per tale ragione il suo interesse tornava ad indirizzarsi immediatamente alla missione in sé.
Stava per dargli ulteriori indicazioni quando improvvisamente tutti i suoi computer andarono in tilt.
Gli schermi iniziarono a lampeggiare in maniera sinistra e ad emettere strani ed inquietanti crepitii, fino a che non si spensero del tutto.
«Cazzo…» mormorò lui sentendo una risata sommessa dall’altra parte del cellulare.
«Pare che per completare il lavoro sarà necessario farti uscire dal tuo tugurio. Passo a prenderti. Fatti trovare fuori tra dieci minuti.» disse, ed Eric riattaccò senza nemmeno rispondere. 
Restò per qualche istante al buio, in un silenzio rotto solamente dalla musica che ancora pompava nelle cuffiette, prima di alzarsi, sbadigliare pigramente ed avviarsi verso l’uscita.


                                                                    ***
Era una giornata calda, quella, quasi afosa.  Il sole rifletteva prepotente, picchiava sull’asfalto irradiando il suo calore facendo si che molte persone cercassero riparo in qualche locale climatizzato o all’ombra di qualche albero centenario. Nonostante il caldo afoso di quella giornata, però, Ashin Sakain, commerciante ventiduenne delle desertiche terre del sud, camminava a passo spedito come se tutto quel caldo non lo sentisse neppure. Dopotutto, dalle terre desertiche dalle quali proveniva , il caldo era molto più torrido, talmente intenso che la pelle bruciava se non veniva adeguatamente protetta con la crema solare e con dei vestiti adeguati, perciò per lui quella era semplicemente una giornata più fresca di quelle a cui normalmente era abituato. Si terse il sudore presente sulla fronte con il torso della mano destra , mentre la sinistra cercava di sistemare al meglio la bandana rossa e blu che aveva sul capo e dalla quale mi si separava. Gli occhi neri saettavano rapidi in ogni direzione cercando la persona con la quale doveva incontrarsi per chiudere quell’affare, talmente delicato che suo padre aveva mandato lui personalmente a trattare con il cliente che, purtroppo, rientrava tra le sue conoscenze. Si guardò intorno mentre trasportava il pacco che era stato richiesto, un fucile di precisione che  Era un’edizione limitata, molto costosa , ma il suo cliente poteva permettersela e sapeva alla perfezione come usarla. Camminò velocemente cercando di non attirare troppo l’attenzione su di sé, maledicendo quel ragazzo e il suo ottimismo. Cosa gli era saltato in mente di organizzare il loro incontro in un’università? Un posto più gremito di persone non poteva esserci, specialmente in quel periodo dell’anno. Lo stava ancora maledicendo quando lo scorse appoggiato alla colonna, leggermente in disparte rispetto alla fiumana di persone che stava entrando per assistere alla cerimonia di apertura.
Teneva le braccia conserte, la pelle chiarissima a differenza della sua che era bronzea a causa del sole del deserto.  Si voltò a guardarlo con i suoi occhi castani ed appena lo vide s’illuminò in un sorriso e si scostò dalla colonna facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli biondi, sistemandosi la canottiera nera aderente sui suoi muscoli scolpiti.
Ashin sospirò rassegnato raggiungendolo ed insieme entrarono nel campus raggiungendo indisturbati il retro di quello che doveva essere l’auditorium. 
«E’ incredibile, siamo entrati indisturbati» commentò Ashin guardando poi il suo cliente non ché suo amico di traverso.
«Suvvia Ashin non guardarmi in quel modo. Con il casino che c’è oggi è normale che nessuno si sia accorto della nostra presenza» disse l’altro, guardando il pacco portato da Ashin ed illuminandosi letteralmente.
«E’ lui, vero? Dimmi che è lui…»
Ashin sbuffò consegnandoglielo.
« Si. E ti prego Aikuro smettila di chiamarlo “lui”. È un fucile non un tenero cucciolo di Labrador» commentò Ashin mentre Aikuro Miyazaki, anni 21, professione mercenario, scartava il pacco impaziente come un bambino la mattina di Natale.
«Questo non è un semplice fucile amico mio. E’ un M200 Cheyenne Tactical Intervention. Un gioiello. Un prezioso manufatto dotato di un mirino ottico diurno e notturno con regolazione del reticolo illuminato ad undici livelli, caricatore da cinque a sette copi e oltre duemila metri di precisione di tiro!» rispose Aikuro con gli occhi illuminati mentre Ashin lo guardava come se stesse parlando arabo.
« Benissimo ma…cosa hai intenzione di farne?» chiese e vide Aikuro tornare improvvisamente serio, mentre un ghigno sadico si dipingeva sul suo volto. Eccolo il famigerato The king. 
« C’è una grossa taglia su una persona che è presente qui oggi e so che uno dei miei concorrenti più agguerriti l’ha puntata, ma lui ha un punto debole grosso come una casa che ho intenzione di sfruttare al massimo»
«E come pensi di fare?» 
Aikuro sorrise ancora di più.
« Noi mercenari abbiamo delle regole Ashin. Una di queste è non affezionarsi a nessuno e se succede tenerlo ben nascosto. Il mio avversario non ha rispettato né l’una né l’altra e con il suo punto debole presente, rubargli l’obbiettivo sarà facile come bere un bicchier d’acqua»disse Aikuro appostandosi poi con Ashin ad una delle finestre in attesa dell’obbiettivo da colpire.
«Sarà un lavoro veloce amico, poi ti lacerò tornare alle tue dune.»

                                                                        ***

Erano in ritardo. Spaventosamente in ritardo. Il rettore Corona era appena salito sul palco, di fronte al leggio e presto avrebbe fatto l’appello per presentare le matricole e sarebbero stati alcuni studenti del secondo anno ad affiancarli per il primo mese universitario. Se quelle due non fossero arrivate per tempo, il rettore avrebbe preteso le loro teste. 
Neren Erikus, ventun anni al terzo anno della facoltà di Lettere, guardava di continuo la porta dell’Auditorium sperando di veder entrare Faye e Carhan che essendo due ragazze con una media a dir poco stellare, erano state selezionate tra gli studenti del secondo anno che avrebbero avuto l’onere di accompagnare le matricole per il primo mese ed ovviamente erano in ritardo.
«Dove accidenti si saranno cacciate quelle due?» disse ad alta voce, irritata come non mai, mentre sistemava la treccia con la quale aveva legato i suoi capelli asimmetrici e verde bosco, lunghi sino a metà schiena sul lato sinistro e corti sul lato destro.
Era una bella ragazza, alta robusta e proporzionata, dalla pelle olivastra e splendidi occhi rosa scuro che si guardavano intorno curiosi. Avrebbe fatto una lavata di capo a Carhan e Faye che se la sarebbero ricordata per tutta la vita, poiché lei per carattere era convinta che le regole fossero state fatte per essere rispettate e per tale ragione se qualcuno le infrangeva seppur per sbaglio era inevitabile che scatenasse le sue ire.
Si rendeva perfettamente conto che questa parte del suo carattere poteva risultare tremendamente insopportabile, ma era fatta così ed era davvero contenta che Carhan e Faye le fossero amiche pur sapendo di questa sua pecca caratteriale.
Quando le vide arrivare, trafelate e con il fiatone prese il libro che aveva in mano tirandolo in testa ad entrambe.
«Neren accidenti vuoi ucciderci?» disse Faye mentre Carhan si massaggiava la testa dolorante.
«Magari! Forse la morte metterebbe un po' di senno in quelle vostre zucche vuote! Siete in ritardo! Faye, tuo padre sta per iniziare e sai perfettamente che voi sue dovete salire sul palco. Inoltre…» disse ma Carhan la interruppe guardandosi intorno allarmata.
«Cosa accidenti succede?» chiese la ragazza notando che intorno a loro, il tempo pareva essersi fermato. Utti i presenti erano fermi immobili, come statue, persino il rettore si era immobilizzato restando a bocca aperta con una mano sospesa per richiamare il silenzio che era calato fin tropo bene. 
Faye corse da suo padre allarmata. 
«Papà! Papà rispondimi» disse chinandosi sul suo petto e sospirando di sollievo quando avvertì distintamente il battito del suo cuore.
«Qualunque cosa sia accaduta sono tutti ancora vivi sembra» constatò Neren che nel frattempo aveva controllato le persone accanto a lei così come Carhan, ma prima che potessero dire qualcos’ altro la terra fu scossa da un terremoto mentre un tuono irruppe nel cielo. Le tre uscirono di corsa spaventate ed in quel momento nel cielo si formò uno squarcio ed un fascio di luce le avvolse sollevandole da terra.
«Carhan che accidenti stai facendo?!» domandò Faye.
«Piantala di giocare, facci scendere!» disse Neren, entrambe loro convinte che la corvina con il suo potere dell’aria potesse essere in qualche modo responsabile dell’accaduto.
«Vi giuro che io non c’entro nulla!» disse la ragazza.
Stavano per essere risucchiate in quel varco e Carhan alla disperata ricerca di una soluzione si guardò intorno notando che erano stati aperti altri quattro varchi e i rispettivi fasci di luce stavano risucchiando altre persone che a quanto pare non erano state immobilizzate. Non riconobbe i due nei varchi più lontani ma in uno dei due più vicini vide Shoichi con un altro ragazzo che non aveva mai visto.
«Sho!!!» urlò ma lui non sembrò sentirla.
Cosa stava capitando? Sarebbero morti tutti? Queste ed altre domande si affollarono nella mente della corvina che prese le mani di Faye e Neren protese verso di lei. 
«Qualunque cosa accada, non lasciate la presa!» disse Neren un istante prima che il varco le risucchiasse e si richiudesse.

Successivamente il tempo riprese a scorrere e le persone a parlare come se nulla fosse accaduto…Come se quei ragazzi spariti in quei fasci di luce, non fossero mai esistiti.



                                         ***








Note dell’autore: Ciao a tutti. Lo so, il ritardo è assurdo ed imperdonabile perciò sono aperta ad accettare insulti e frasi sgarbate di ogni genere e sorta ><. Non mi giustificherò in alcun modo, solamente tra una cosa e l’altra non sono stata in grado di conciliare bene i tempi e quindi il capitolo è venuto pronto davvero tardi.
Presentazioni degli OC conclusa, ci vediamo alla prossima con l’avventura su Edoras.
Un ringraziamento a tutti voi che seguite la storia e uno particolare a Lord_Ainz_Ooal_Gown per le sue delucidazioni sulle armi da fuoco.

Alla prossima, Un abbraccio.

Eden891

  
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