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Autore: Lady I H V E Byron    12/02/2017    0 recensioni
-PREMESSA: non è una storia Yaoi/Yuri/Shonen/Shoujo-ai-
"L’amore ha molti volti, ma quasi nessuno li conosce: esiste l’amore romantico, quello tra i membri di una famiglia; anche la fedeltà ad una persona, non necessariamente coinvolta sentimentalmente, può essere considerata amore, poiché anch’essa può creare un legame indissolubile. Oppure, come diceva un antico poeta, “Amicizia è Amore senza le sue ali”."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora, Ventus
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun gioco
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Note dell'autrice: scusate per la lunghezza (7 pagine), ma forse questo capitolo merita... scena ispirata da un episodio di "Once Upon A Time"


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-No, Kairi, non così. Il Keyblade deve proteggerti la schiena se vuoi deviare un attacco simile! Così sei troppo esposta!-
La ragazza annuì e si rimise in posizione di attacco, appena sistematasi le ciocche di capelli rossi che le occultavano la vista.
Brandiva un Keyblade rosso dalla lama floreale, un dono di Aqua, appena le fu detto che voleva imparare a difendersi da sola.
-Di nuovo!-
Principessa e cavaliere scontrarono di nuovo i loro Keyblade, simulando un combattimento.
La prima non indossava un abito: portava una casacca bianca e larga, con un gilet da cavallerizza marrone, pantaloni attillati e stivali lunghi fin sotto il ginocchio.
Lo stesso completo che indossava quando cavalcava.
Si era legata i capelli in una coda bassa.
Si allenavano sempre nel cortile, nei pressi della fontana.
Ad ogni colpo di spada, Kairi borbottava qualcosa.
-La prossima volta non mi farò fregare…-
Stava ancora pensando al ladro e al boccone amaro che aveva subito per non essere stata in grado di difendersi. Aveva deciso di allenarsi duramente pur di essere finalmente pronta ad affrontarlo faccia a faccia e dimostrargli il suo vero valore.
-Vedrai come gliele suonerò… Mi ha preso in giro… Ma lui vedrà… Oh, sì!-
Anche Aqua si sentiva nello stesso modo della sua protetta: entrambe le giovani si stavano allenando per un proprio motivo. Entrambe dovevano dimostrare qualcosa alle persone che le avevano sempre sottovalutate, sempre derise per il fatto di essere donne e, come tali, non essere abili nella scherma.
Dalla mattina che aveva seguito la sera del furto, aveva ordinato alla sua guardia del corpo di allenarla più del solito con il Keyblade. Il cavaliere aveva protestato,
Da lontano, sedute su una panca di pietra, Naminé stava nuovamente disegnando sul suo blocco disegno, ogni tanto lanciando uno sguardo alla sorella e alla sua guardia del corpo, e Dawn stava rammendando delle calze.
La ragazza bionda sospirò, prima di fermarsi.
-Naminé… tesoro, che succede?- domandò la donna, toccando dolcemente una gamba della nipote.
-Vorrei avere metà della sua determinazione…- fu la risposta, con una punta di invidia sulla lingua –Guardo Kairi e mi rendo conto che in ogni cosa che fa ci mette determinazione, coraggio… non si ferma davanti a nulla. La vedo libera. Io sento come una catena che mi lega alle mie tele e ai miei pennelli, come se mi dicessero: “Questa è la tua vita.” Dipingere mi è sempre piaciuto, ma non da quando è divenuta l’ancora di salvezza per il nostro regno, nonna. E’ come se la mia vita fosse già stata scritta, senza darmi possibilità di scelta. Poi vedo Kairi e non posso fare a meno di invidiarla: lei ha così tante scelte, mentre io, da quando mamma e papà sono morti, ne ho una sola…-
L’anziana si morse entrambe le labbra: la nipote non aveva torto. Sia lei che Ansem comprendevano il suo stato d’animo, del suo disagio nell’essere privata di ogni svago, ed essere condannata a dipingere per salvare il suo regno. Ma, come esigeva l’etichetta reale, ogni sovrano doveva mettere il bene del regno prima degli affetti personali. Ma il sovrano non aveva intenzione di sacrificare una principessa, una figlia di suo fratello, condannandola al collasso mentale, per un bene superiore. Tuttavia, non aveva visto altre vie da percorrere, all’infuori di esigere tasse dal popolo.
Ogni soluzione era l’una peggio dell’altra.
-Kairi è invidiosa di te...- disse Dawn, riprendendo il suo lavoro; tale affermazione fece stupire Naminé –Lei, come hai detto giustamente tu, ha scelta, troppa, forse, a tal punto da sentirsi smarrita. A differenza di te, tesoro, lei si sente spaesata, è indecisa, non sa cosa fare nella vita. Spera di colmare quel vuoto con la scherma, ma io so che le serve altro. Vuole solo essere apprezzata come te. E’ vero, ora dipingere è divenuto come un dovere per te, ma ricevi complimenti da dame e gentiluomini. Lei si sente un po’ nella tua ombra, ecco perché appare così determinata.-
La ragazza bionda sentì un tremolio strano nel cuore; infatti, mise una mano sul petto.
-Mia sorella… invidiosa di me?- mormorò, dispiaciuta –Io… io non lo sapevo…! Buffo… siamo invidiose l’una dell’altra…- restò un attimo in silenzio, afflitta da sensi di colpa -Ma io voglio bene a Kairi, non voglio che sia in odio e in invidia con me…-
-Molto bene, ora sulla fontana!- esclamò Aqua, dopo un ultimo scambio di colpi con la sua protetta.
-Sulla fontana?!- esclamò Kairi –Ma così cado!-
-Se impari a combattere in equilibrio, puoi combattere ovunque!-
Detto ciò, le due giovani salirono sulla fontana, facendo toccare i loro Keyblade, restando in equilibrio.
La ragazza rossa, ovviamente, barcollava, ma il cavaliere continuava a mostrare la sua grazia in combattimento, dimostrando un ottimo controllo dei suoi movimenti e dell’equilibrio, in perfetta armonia con l’acqua che zampillava dalla fontana.
La mente di Naminé fu come oltrepassata da un fulmine: rapida, girò il foglio su cui stava disegnando e, su un foglio bianco, cominciò un nuovo disegno, osservando, di sfuggita, Kairi e Aqua mentre combattevano.
Dawn diede un’occhiata e sorrise: rivide nuovamente la luce negli occhi della nipote, la stessa luce che brillava ogni volta che disegnava per passione, non per dovere.
In quel preciso momento, Sora e Ventus stavano percorrendo un sentiero terroso, che li avrebbe condotti verso Gambadilegno. Non si erano detti una parola per tutto il tragitto, e nemmeno scambiati degli sguardi, soprattutto da parte di Sora, per assicurarsi che il cavaliere lo stesse seguendo. In realtà, non aveva bisogno di voltarsi: il rumore dell’armatura gli dava la conferma della sua presenza. Aveva ancora il suo Keyblade in custodia, motivo in più per convincere Gambadilegno a restituire la collana della regina Claire.
-Siamo arrivati.-
Avevano camminato per mezz’ora. Il tramonto era vicino.
Cavaliere e ladro erano nei pressi di un ponte di legno, legato con corde.
-Quindi è questo il covo di quella canaglia?- domandò Ventus.
Dall’altro lato del ponte c’erano due guardie, armate di tutto punto.
Nessuno conosceva il covo di Gambadilegno: l’imperatore trattava con lui direttamente sul ponte.
Si sapeva solo che viveva in una rocca abbandonata con i suoi mercenari. Vi si poteva accedere solo oltrepassando il ponte.
-Sì.- rispose Sora, serio, per nascondere il timore; rare volte aveva incontrato Gambadilegno, ma sapeva che tipo era –Per sicurezza, è meglio se ti metti l’elmo.-
-L’elmo? E perché mai?-
-Incuterai più timore in quelle canaglie. Dammi retta, con quella faccia non spaventeresti nemmeno un coniglio.-
-Ma solo portare l’armatura reale non basterebbe a farmi temere?-
-A loro non importa se sei un popolano o un nobile; se vuoi trattare con questa gente devi prima colpire su come ti presenti.-
Sospirando, soprattutto pensando al fatto che non ci fossero alternative, il cavaliere indossò l’elmo, dubbioso.
-Spero tu abbia un piano, ragazzino…-
-Sora.-
-Come?-
-Il mio nome è Sora. Se tu non vuoi che ti chiami “cavaliere”, tu non chiamarmi né “ragazzino”, né “ladro”. Sora.-
Seguì un breve momento di silenzio.
-Sora, eh…?-
-Sì, lo so che è strano, ma è il mio nome. E comunque, basta che tu non parli e lasci fare tutto a me, chiaro?-
Ventus trovò alquanto umiliante prendere ordini da un ladro, ma se voleva riprendere la collana della regina Claire, doveva fare quel sacrificio.
Il ragazzo fece un lungo respiro, raccogliendo tutto il suo coraggio, e avanzò di un passo verso il ponte.
-DEVO PARLARE CON IL VOSTRO CAPO GAMBADILEGNO!- urlò alle guardie –HO UN ACCORDO DA PROPORGLI!-
Così dovevano annunciare coloro che volevano trattare.
Le due guardie annuirono silenziosamente, prima di passare sotto lo stipite e scomparire al suo interno.
A chiunque sarebbe venuta la tentazione di passare il ponte, ma sulle torrette della rocca erano sistemati dei cecchini, con il dito pronto a scoccare la freccia della balestra a chiunque osasse fare un passo sulla torre prima dell’arrivo del capo.
Dopo un minuto, infatti, i due giovani udirono dei passi pesanti provenire dall’altra parte.
Pietro Gambadilegno era un abitante dell’Impero Disney, prima di venire esiliato dall’imperatore stesso, per tentato colpo di Stato con l’ausilio di una strega oscura, Malefica.
Tuttavia, il colpo fallì, a causa della morte di Malefica, causata da Sora e Riku, e Topolino condannò Gambadilegno all’esilio. Non potete immaginare, lettori, la soddisfazione di quest’ultimo quando l’imperatore si diresse da lui, supplicandogli di aiutarlo.
Fu la sua vendetta per il suo esilio, mettere gli esuli dell’Impero sotto il suo giogo.
Si diceva, inoltre, che anni prima di divenire imperatore, Topolino lavorava per lui.
Ma erano solo voci. Niente di pubblico.
Con la rapina della sera della festa, Sora sperava veramente di liberare i suoi amici da lui, ma ancora una volta, i timori di Topolino ebbero la meglio sui suoi istinti.
Gambadilegno era un gatto enorme, dalla mascella canina, grasso e di aspetto tozzo. Ispidi capelli lunghi e neri coprivano il suo cranio.
Anche lui portava un’armatura, ma leggera, di cuoio, non come quella di Ventus, quindi adatta ad un mercenario.
Era accompagnato da Sgrinfia, il suo assistente tonto, Plottigat, suo cugino stratega, Macchia Nera, il suo braccio destro, la banda Bassotti, e da Trudy, la sua compagna, grassa come lui e altrettanto tozza nell’aspetto. Nel suo carattere, non aveva nulla che si riconoscesse in una donna: sapeva essere più volgare di Gambadilegno.
Questi erano solo alcuni dei suoi seguaci, tutti composti da ex-carcerati dell’Impero.
-COSA VUOI?!- tuonò il capo, con voce potente.
Se qualcuno osava avvicinarsi a lui, doveva tapparsi il naso, dal fetore del suo alito.
-Ah, ma tu non sei Topolino…- notò, con sguardo serio e passandosi la mano sul mento –Oggi il piccolo imperatore mi manda uno dei suoi protetti? Quello scemo, oltretutto?-
Ventus trattenne una risata: per fortuna nessuno poté vedere la sua espressione con l’elmo.
La vista del gatto fece arretrare Sora; ma il giovane aveva ancora il suo Keyblade e aveva dato la sua parola che avrebbe recuperato la collana della regina Claire, quindi dovette farsi coraggio.
-La collana che l’imperatore ti ha dato la settimana scorsa, quello a forma di cuore azzurro.- disse, mostrandosi serio e un pizzico intimidatorio –La rivoglio indietro.-
Quella frase fece esplodere i presenti (escluso Ventus) in una sonora risata, dopo un breve momento di pausa.
-E… e sentiamo, pulce…- proseguì Gambadilegno –Per quale motivo dovrei ridartela? Davvero rinunceresti alla somma che ho dato al piccolo mozzo?-
-Un semplice cambio di programma.- fu la risposta, secca.
-Ma i soldi per riprendertela ce l’hai? Altrimenti non si separa dal collo della mia adorata Trudy…-
Un luccichio azzurro diede la conferma ai due giovani: Trudy non amava tutto ciò che era femminile, ma non disprezzava i gioielli, o meglio, tutto ciò che luccicava.
A quella domanda, Sora si morse il labbro inferiore e strinse il pugno, come per riprendere la determinazione.
-No…- disse, assumendo uno sguardo freddo –Ho portato di meglio…-
Senza pensarci due volte, prese Ventus per un braccio e lo trascinò verso il ponte.
-Lui è una guardia reale di Radiant Garden.- spiegò –E le guardie reali fanno la guardia ai castelli, e nei castelli vivono i re, ovvero persone ricche. Se accettate questo scambio e mi ridate la collana, potete scrivere al re che se rivuole una delle sue guardie, deve pagare un riscatto, ovvero la stessa somma con cui ci hai pagato la collana.-
Il cavaliere si voltò di scatto verso il ladro, sgomento.
Ecco il piano che lui aveva in mente.
-COSA?!-
-Scusami…- uscì dalla bocca di Sora, pentito.
-E cosa ti fa pensare che il sovrano sia disposto a svuotare una parte delle casse del regno per una delle sue guardie?- proseguì Pietro, mentre rifletteva.
-Con la guerra in corso, la maggior parte dei cavalieri ha lasciato Radiant Garden per andare sul campo. Quindi a proteggere Radiant Garden ne è rimasta una minoranza. Un cavaliere in meno significa meno protezione per il regno, e sappiamo entrambi che re Ansem non lo permetterebbe.-
-E’ inaudito!- esclamò nuovamente Ventus, frustrato per il tradimento del ragazzo –Questo non era previsto!-
-Stai calmo, Ventus. Andrà tutto bene…- cercò di calmarlo Sora, sottovoce.
-Mi calmo un cavolo, accidenti! Immaginavo che sarebbe finita così…-
In quel momento, Macchia Nera, un uomo alto, magro, capelli neri come quelli di Gambadilegno e due sottili baffi scuri che gli sfioravano le labbra, si era avvicinato al capo, sussurrandogli qualcosa all’orecchio, rivolgendo occhiate al ragazzo castano. Gli aveva persino passato un foglio arrotolato su se stesso, che fu aperto e guardato con interesse da tutti.
-Ehi, guarda! Qui c’è…!- si stupì Sgrinfia, che fu zittito da una botta di Trudy sulla testa.
-L’idea del riscatto non è male, ragazzino…- sentenziò Gambadilegno, distogliendo lo sguardo dal foglio –Ma non per il cavaliere… Per te.-
Sora finalmente scoprì il contenuto del foglio, impallidendo: era il manifesto che ordinava la sua cattura. Allora anche loro ne erano a conoscenza.
-E la cifra per la tua testa è anche doppia rispetto a quella che vi ho pagato per la collana… PRENDETE IL RAGAZZINO!-
Il cavaliere rivolse un rapido sguardo a Sora.
-Ora siamo nei guai tutti e due…-
Il resto dei mercenari di Pietro Gambadilegno uscirono dalla rocca, con le loro armi in mano, pronti a catturare il ricercato.
Alcuni apparvero persino dalla posizione in cui erano giunti i due giovani.
Sora e Ventus si misero in posizione, pronti ad attaccare.
Ma il primo non aveva alcuna arma con sé.
E il secondo, pur avendone due, dovette fare una scelta, per adempiere al suo dovere.
-Non te lo meriti dopo quello che mi hai fatto, ma tieni!- disse, restituendo il Keyblade al suo legittimo proprietario.
-Grazie!-
Anche se rivali, anche se su due fronti differenti, ladro e cavaliere dovettero combattere fianco a fianco.
I nemici intorno a loro erano tanti, ma non si lasciarono intimidire.
Scambiarono dei colpi, parando ogni attacco inferto loro.
Sora e Ventus combattevano in perfetta armonia tra di loro; avevano uno stile di combattimento simile tra di loro.
Il ponte stava tremando, ma nessuno dei presenti ci fece caso.
Il cavaliere scambiò un paio di colpi obliqui con un membro della Banda Bassotti, facendo pressione con il suo Keyblade, quando i restanti due Bassotti erano pronti a colpirlo alle spalle. Il ladro, però, volgendo rapidamente lo sguardo all’indietro, si accorse del pericolo del compagno e corse in suo aiuto. Per fortuna, questi era chino, così Sora fece una rapida giravolta sulla sua schiena per dare un calcio ad un Bassotto, che cadde insieme al fratello.
Ventus si voltò indietro, notando la situazione.
-Grazie.- disse, prima di parare un fendente di un altro seguace di Gambadilegno, e contrattaccare con un calcio rotante.
A Sora non interessava combattere: teneva lo sguardo fisso sulla collana, momentaneamente sul collo di Trudy.
Doveva prenderla a tutti i costi.
Calcolò bene il percorso, anche mentre scambiava colpi con i suoi avversari, e alla fine seppe cosa fare.
Schivò un fendente con una capriola e si mosse agilmente tra i seguaci di Gambadilegno, eseguendo delle piccole acrobazie. Saltò ad un’altezza di due metri, appena vicino ai due gatti giganti. Dopodiché puntò il Keyblade verso la collana, dal quale uscì un raggio che la colpì al centro.
Quel raggio fece volare la collana in alto, proprio in direzione di Sora, che la prese al volo, con sbigottimento di Trudy.
-Mi spiace, ma questa mi appartiene!- disse, prima di correre nuovamente verso il ponte, dove Ventus era solo contro tutti i seguaci.
Trudy era rimasta senza parole per la mossa appena eseguita, lo stesso Gambadilegno.
-Pietruccio! Ha preso la collana! Fa’ qualcosa!- lo incitò lei, con un colpo sul braccio.
Il gatto scosse la testa, cadendo dalle nuvole, e indicò in avanti.
-PRENDETELO! NON DEVE SUPERARE IL PONTE!-
Troppo tardi.
Esattamente come aveva raggiunto il capo, il ragazzo superò l’orda nemica, raggiungendo l’altra sponda del ponte, correndo più veloce che poteva.
Sparì tra gli alberi.
-SORA!- esclamò Ventus, intento a parare l’ennesimo colpo –TRADITORE!-
Era da solo.
Un po’, in fondo, se lo aspettava.
Dopo aver spinto il suo avversario verso i suoi pari, il cavaliere fece un passo indietro, per esaminarli meglio.
Dovevano essere circa una ventina.
Aggrottò le sopracciglia, serrò le labbra, strinse i denti e puntò il Keyblade in avanti: da esso uscì una raffica di vento che fece volare via alcuni seguaci di Gambadilegno, facendoli addirittura cadere dal ponte.
Sora, nel frattempo, stava di nuovo correndo per i boschi, ridendo, soddisfatto di come era riuscito a prendere la collana e pensò alla faccia stupita di Trudy.
-Sono davvero imbattibile per queste cose…- si adulò, prima di osservare la pietra a forma di cuore.
Per fortuna non aveva subito danni. Era rimasta integra e splendente.
Tuttavia, un pensiero oscuro spense il suo radioso sorriso sulle labbra: Ventus.
Lo aveva lasciato da solo.
Solo contro l’intera banda di Gambadilegno.
Non poteva farcela contro tutti.
Lo avrebbero preso, imprigionato, e chiesto veramente un riscatto al re.
-Tanto l’ho già tradito, che differenza fa se lo lascio al suo destino…?- mormorò cinicamente, incamminandosi nella direzione che portava all’accampamento –Questa è la lezione per avermi catturato in quel modo…-
Ma il suo cuore non la pensava in quel modo.
Un tremolio strano lo fece fermare. Lo stomaco gli era come salito in gola e il suo respiro si era fatto sempre più affannoso.
Si voltò indietro, con aria pentita e preoccupata, senza che lui potesse prendere il controllo delle sue emozioni.
Erano i suoi sensi di colpa.
-Cavolo… perché mi devo sempre cacciare nei guai…?-
Solo una decina sopravvissero all’assalto del cavaliere.
Era abituato a scontri del genere, ma non era riuscito a vincere.
Un seguace gli aveva sottratto il Keyblade dalle mani, mentre altri due lo tenevano fermo per le braccia, facendolo inginocchiare di fronte a Gambadilegno.
Poté sentire il suo alito pesante persino con l’elmo indosso.
-Hai combattuto bene, figliolo…- disse l’altro, osservando il suo prigioniero con indifferenza –Ma non abbastanza. Ora sei mio prigioniero. E devo ammettere che l’offerta del ragazzino non era male. Vorrà dire che dovrò chiedere al tuo caro re di pagare una bella somma per la tua liberazione… Ora vediamoti in faccia!-
Rimosse l’elmo con un gesto fulmineo: lo sguardo di fuoco di Ventus era fisso sul gatto.
-Sai…- commentò quest’ultimo –Ti preferivo con l’elmo… Ti dava un’aria spaventosa.-
-Bando ai commenti sul mio aspetto…!- tagliò corto il cavaliere, serrando le labbra –Non importa quello che farai di me. Tornerò ugualmente dal mio re, se pagherà il riscatto!-
Quella frase, per poco, non fece scoppiare a ridere tutti i presenti.
-Davvero credi nel tuo re, ragazzino?- ironizzò Gambadilegno, passando un dito sotto il naso, pieno di muco, e avvicinando il suo volto a quello del giovane –Credi davvero che sarà disposto a sprecare soldi per una guardia inutile come te? Sappiamo tutti che Radiant Garden è sull’orlo del precipizio da quel punto di vista. Basta poco per precipitare e tutto dipende da te. Se il tuo caro re non pagherà il riscatto, posso sempre venderti come schiavo, sempre con la stessa somma con cui ho pagato la collana all’imperatore. Come vedi, c’è sempre un modo per ottenere il denaro perduto con le persone…-
Ventus si sentì con le spalle al muro. Temeva che quella fosse stata veramente la sua ora. Ma non si lasciò prendere dalla paura.
-Se questo è il destino che mi attende, preferisco morire, piuttosto che divenire schiavo! Morirò con onore, per il mio regno, che ho giurato di proteggere!-
Quel tono fece irritare Gambadilegno, e anche Trudy. Senza dire una parola, il primo estrasse un coltello molto affilato. Il cavaliere deglutì alla sola vista.
-Beh, da un certo punto di vista, se sarai fortunato, tornerai dal tuo re…- mormorò, minatorio –Ma chi ha detto che ci tornerai vivo?-
La lama del coltello fu alzata al cielo, riflettendo i raggi del sole sulla via del crepuscolo.
Ventus chiuse gli occhi, in attesa della sua ora.
Ma un suono metallico, non sapeva come, gli fece alleggerire il cuore, anche se poco.
Il coltello era conficcato nel terreno e il gatto gigante si stava massaggiando la mano.
-Lascialo stare!-
Era Sora. Era tornato. Per salvare Ventus.
Riprese il Keyblade al volo, con aria sicura.
-Sora…- mormorò il giovane, voltandosi. Aveva persino accennato un mezzo sorriso.
Gambadilegno fu sorpreso del suo ritorno, quasi quanto l’ultimo citato.
-E così sei tornato, eh…?- notò, aggrottando le sopracciglia –Cosa c’è? Ti sei pentito di quello che hai fatto e vuoi restituire ciò che hai rubato alla mia colombella?-
-Pentito? Pentito lo sono, sì, ma non di quello che hai detto. E per dirla tutta… sono qui per assicurarmi che tu non faccia del male ad altra gente…-
Posizionò il Keyblade dietro le spalle.
Nessuno sapeva cosa avesse in mente.
Ventus, invece, sì.
-VENTUS!- chiamò il ragazzo.
-Sì!-
Rapido, il cavaliere si liberò, dando un calcio a coloro che lo tenevano prigioniero, riprese l’elmo e il Keyblade e corse sul ponte.
In quel momento, anche Pietro comprese il piano di Sora.
-NO!- urlò.
Senza pensarci due volte, Sora con un colpo del Keyblade, tagliò le funi che collegava la rocca all’altra sponda.
Ventus era ancora al centro, ma non poteva permettere che il gatto lo seguisse.
Il primo, infatti, appena il ponte aveva cominciato a precipitare, saltò più in alto che poteva.
Aveva messo l’elmo sotto lo stesso braccio in cui impugnava il Keyblade e l’altro lo allungò in avanti, mentre era a mezz’aria.
Sora, come risposta, gli allungò la sua, di mano.
Lo prese.
-NON FINISCE QUI, RAGAZZINO!- urlò Gambadilegno, ormai prigioniero della sua stessa rocca –NON LA PASSERAI LISCIA LA PROSSIMA VOLTA CHE CI RIVEDREMO! LA FARO’ PAGARE A TE E ANCHE A QUEL MOZZO DEL TUO IMPERATORE!-
Il ragazzo alzò un angolo della bocca.
-Sì, certo, ne parleremo quanto sarai nelle celle di Radiant Garden, ciccione!- schernì, aiutando Ventus a salire.
-NOOOOO…!!!-
Fu questione di pochi minuti che Sora e Ventus percorsero nuovamente quel sentiero, quella volta dal verso opposto in cui erano giunti.
-Come puoi dire che lo metteremo in cella, se hai tagliato l’unica via di fuga per quelle canaglie…?- domandò il secondo, osservando il ragazzo con aria delusa.
-C’è un altro passaggio che conduce a quella rocca. Ma Pietro è troppo pigro per prenderla. E’ facilmente accessibile arrivando da Radiant Garden.-
-Ottimo, quando ritornerò al castello manderò una squadra per catturarlo.-
-Bene…-
Seguì un breve momento di silenzio tra di loro.
Quella pausa fu imbarazzante per entrambi.
Erano abbastanza lontani dalla rocca di Pietro, quando Ventus si fermò improvvisamente, lasciando camminare Sora per un paio di metri.
-Non posso credere che tu mi abbia venduto a loro…-
Anche il secondo si fermò. Si morse entrambe le labbra, dalla vergogna.
Quel tono aumentò i suoi sensi di colpa.
-Scusami.- mormorò, voltandosi -Non mi era venuto in mente altro…-
Gli occhi blu di entrambi osservarono il terreno sotto di loro, per qualche secondo.
-Eppure sei tornato…- aggiunse il biondo, prima di osservare nuovamente il ladro -Avevi l’occasione di scappare, con la tua refurtiva in mano… Perché sei tornato?-
Lo sguardo di Sora vagò in vari punti per un attimo, poi incrociò lo sguardo di Ventus.
-Non lo so. Sentivo solo… che era la cosa giusta da fare.-
-Beh… grazie.-
Rimasero nuovamente in silenzio.
Da nemici a probabili alleati… una cosa inaspettata per entrambi.
Il ragazzo mise una mano nella sua tasca.
-Comunque, credo che questa ti appartenga…-
Lanciò qualcosa, che il cavaliere prese al volo: la collana della regina Claire, finalmente nelle sue mani.
-Finalmente hai ottenuto quello che volevi, no…? Forse è meglio che io ritorni all’accampamento. È quasi il tramonto, e anche tu forse devi tornare a Radiant Garden per fare rapporto…-
Senza voler udire risposta dal suo interlocutore, Sora riprese a camminare.
C’era dell’imbarazzo nel suo tono e Ventus lo sapeva.
Infatti sorrise, divertito.
-Ehi, ragaz… ehm! Sora.-
Il citato si voltò, sorpreso.
-Per caso devi ritornare all’accampamento entro un momento preciso?-
-Ehm… tecnicamente… no.-
-Nemmeno io ho un limite alla tua caccia. A nessuno dispiacerà se tardiamo un po’.-
Sora era sempre più confuso.
-Non capisco. Cosa vuoi dire?-
Il cavaliere sorrise di nuovo, prima di camminare e prendere il ragazzo per una spalla.
-Vieni con me…-
   
 
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