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Autore: Gely_9_5    12/02/2017    2 recensioni
Il matrimonio di John e Mary.
La chiamata di aiuto di Sherlock a suo fratello.
Mycroft alle prese con i sentimenti di Sherlock.
"E' una notte pericolosa"
Traduzione della fanfic di currently-in-my-mind-palace
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Cosa causano noia, influenza e solitudine, tutte mescolate in un freddo sabato sera? Mi portano ad esplorare nuovi campi, a leggere fanfiction in inglese e, in accordo con gli autori originali, a tradurle in italiano.
Come se non avessi degli esami da preparare, insomma!
Comunque, il gioco ormai è cominciato, no? Tanto vale giocare.
Ed eccomi qui con la mia prima Johnlock! A dire la verità, più che essere una Johnlock è una fanfic incentrata sul rapporto tra Mycroft e Sherlock, ma i sentimenti di quest’ultimo per John sono più che evidenti.
Terza stagione, secondo episodio. Il matrimonio di John e Mary. Ovvero, l’evento più triste dell’intera serie, soprattutto per noi Johnlockers.
Ringrazio infinitamente l’autrice di questa piccola storia che mi ha dato il permesso di tradurla e pubblicarla. Vi invito a fare un salto nel suo blog  , ne vale la pena!
Che altro dire? Spero che vi piaccia, spero di non aver commesso errori di traduzione e vi invito calorosamente a lasciare qualche recensione, ho promesso all’autrice di farle sapere cosa ne pensa l’Italia, quindi fatevi sentire!
Con questo, vi saluto e vi auguro…
BUONA LETTURA!
 
 
“Ti ricordi di Barbarossa?” chiese Mycroft e sentì Sherlock prendere un respiro tremante.
“Non sono più un bambino, Mycroft” disse con enfasi suo fratello minore.
Mycroft annuì a se stesso e fece un sorriso cinico. “No, certo che no. Goditi il tuo non coinvolgimento, Sherlock.”
Sentì Sherlock prendere un profondo respiro ancora una volta. Poi la conversazione finì.
Mycroft chiuse gli occhi e sospirò.
Lasciò cadere il telefono e si passò una mano sul viso, ancora sudato per gli allenamenti.

Non sono più un bambino…

Involontariamente, gli occhi di Mycroft si posarono sulle due fotografie fissate alla parete dal lato opposto a dove si trovava.
Nella prima, uno Sherlock molto giovane aveva le braccia intorno ad un grande Setter Irlandese, un sorriso a illuminargli il volto.
L’altra immagine mostrava Sherlock steso nell’erba, mentre leggeva un libro, e Barbarossa steso, addormentato, accanto a lui.
Le fotografie infondevano pace ed erano piene di un’atmosfera viva e felice che Mycroft non riusciva più a ricordare.
Deglutì.
Di sicuro non aveva scelto di non partecipare al matrimonio perché credeva che non sarebbe stato il benvenuto. Certo, non sarebbero stati poi così felici di averlo lì, ma non avrebbe rovinato la loro stupida, piccola festa. No.
La ragione principale per cui non era lì era Sherlock.
Sherlock. Che aveva attraversato il mondo ed era tornato indietro per un certo medico militare.
Sherlock, il cui primo pensiero dopo essere stato salvato dalla tortura e dopo aver saputo di un imminente attacco terroristico a Londra, era stato il medico militare. John Watson.
John Watson che era entrato in quella storia dal nulla e che aveva rubato il cuore di Sherlock. Velocemente e in maniera efficiente.
Solo un idiota poteva essere abbastanza cieco da non vederlo.
E Mycroft non era un idiota.
Una volta, qualcuno aveva definito Sherlock il suo punto debole. Il suo unico punto debole. Mycroft ne aveva riso. Idea ridicola, aveva detto.
Ma dietro la sua maschera, sapeva che quella persona aveva ragione.
Sherlock era davvero il suo unico punto debole.
Era sempre stato il suo punto debole.
Sospirò e si allontanò dalle immagini sulla parete.
Avrebbe potuto mostrare alle persone di non essere freddo e senza emozioni, ma una maschera era una maschera. Fatta per proteggere coloro che la indossano. Fatta per nascondere le debolezze.
Aveva indossato la sua maschera ancora una volta, quando aveva parlato con Sherlock al telefono.
Sherlock, che lo aveva quasi implorato di andare.

Le auto possono essere prenotate, e un jet privato può essere requisito.

Ma Mycroft temeva che la sua maschera non sarebbe stata abbastanza forte. Si sarebbe frantumata nell’esatto momento in cui avrebbe visto rompersi il cuore di Sherlock. Quando i due si sarebbero scambiati le loro promesse nuziali.
Mycroft guardò l’orologio.
Doveva dire ai suoi uomini di osservare quando il matrimonio sarebbe finito. Doveva assicurarsi che Sherlock sarebbe stato sotto controllo mentre tornava a casa da solo.
Era sicuro che quella sarebbe stata una notte pericolosa.
Mycroft sospirò ed entrò nella sala da pranzo. Era affamato. Colpa dei nervi. Aveva sempre fame quando c’era qualcosa che lo riguardava.

*

Qualche ora dopo, ricevette una chiamata da uno dei suoi uomini. “Signore.”
“Il matrimonio è già finito?” chiese Mycroft, sorpreso. Pensava che la festa sarebbe durata fino a notte fonda.
“No, Signore. Suo fratello è andato via prima. Solo. Sta chiamando un taxi proprio adesso.”
Mycroft chiuse gli occhi e deglutì.
Oh, Sherlock.
“Grazie. Andrò fino a Baker Street, ora. Mi informi immediatamente se dovesse andare da qualche altra parte.”
“Sì, Signore.”
Mycroft lasciò in fretta la sua casa.
Una notte pericolosa. E questa volta non c’era John Watson a Baker Street. Solo Sherlock, per conto suo. Sherlock da solo con i suoi pensieri e Mycroft sapeva esattamente come sarebbe andata a finire quella notte.

Non finché ci sono io.

*

Quando Sherlock entrò nel palazzo, Mycroft era seduto sulla poltrona di John ad aspettarlo.
Si guardarono l’un l’altro per un momento.
Non c’era una vera sorpresa negli occhi di Sherlock. Il suo sguardo era un misto di torpore e lieve rabbia. Pronunciò le sue prime parole con voce rauca: “Che ci fai qui?”
“Mi hai chiamato” disse semplicemente Mycroft. Con calma.
“No, non l’ho fatto” rispose Sherlock e aggrottò le sopracciglia. “Ma vedo che lasci ancora i tuoi uomini ad osservarmi come se fossi un criminale o…”
“Mi hai chiamato all’inizio di questa sera” lo interruppe Mycroft. “Era una richiesta d’aiuto, non è vero, fratellino?”
Sherlock serrò le labbra e lo fissò.
Ci fu silenzio per un minuto.
Si fissavano l’un l’altro e Mycroft poté percepire l’esatto momento in cui Sherlock si ruppe. Il momento in cui la maschera di suo fratello si frantumò.
Il suo sguardo divenne disperato. Le lacrime riempirono velocemente i suoi occhi. Oh, così velocemente. Iniziarono a scorrere sul viso di Sherlock senza incontrare ostacoli, quando lui aprì la bocca e disse in tono sommesso: “Perché fa così male, My?”
Prima che Mycroft potesse rispondere, Sherlock emise un singhiozzo soffocato e cominciò a lasciarsi andare a terra.
Immediatamente, Mycroft si alzò in piedi e si precipitò da suo fratello. Si accovacciò davanti a lui e se lo tirò tra le braccia senza esitazione. “Sono qui” gli sussurrò. “Sono qui.”
Un secondo dopo, le mani di Sherlock gli artigliarono disperatamente la schiena e il suo intero corpo cominciò a tremare tra le braccia di Mycroft. I singhiozzi rotti di Sherlock ferirono Mycroft nel profondo.
“Va tutto bene” mormorò e chiuse gli occhi. Tenne Sherlock stretto a sé. “Va tutto bene. Sfogati.”
“Fa male” piagnucolò Sherlock e premette il viso nel petto di Mycroft. “Fa così male, perché… Io pensavo…”
“Lo so” disse Mycroft con voce calma, e una singola lacrima scese sul suo viso fino al mento e cadde tra i capelli di Sherlock. “Lo so. Mi dispiace tanto, William.”

Tutti i cuori vengono spezzati.

  
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