Serie TV > La Spada Della Verità
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Autore: 50shadesofLOTS_Always    12/02/2017    0 recensioni
Dal testo:
'‘Ma da quando era tornato da quel misterioso viaggio nelle Terre Centrali, qualcosa era cambiato in lui. Gli occhi grigi erano spenti e il sorriso raramente colorava il suo volto. Tutti al villaggio si chiedevano cosa gli fosse accaduto, ma lui continuava a ripetere le solite frasi cortesi, dal cipiglio nervoso.’'
Richard è tornato, da circa un anno e mezzo, a vivere nella propria terra. Fra le alte sequoie e gli abeti del balsamo, lontano soprattutto dalla magia, ritrova un po’ di pace. Nonostante quella pace avverte in sé una sensazione strana, che non gli piace e che allo stesso tempo, lo rende indipendente. Il suo cuore è ormai legato alle Terre Centrali e non potrà nascondersi in eterno. Presto qualcuno tornerà dal passato…
(Ff da collocarsi dopo la Prima Stagione)
Genere: Drammatico, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darken Rahl, Kahlan, Richard, Un po' tutti, Zedd
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Mancavano ancora due ore all’alba. Il buio cominciava a sgretolarsi oltre l’orizzonte segnato dalle montagne lontane, assumendo una colorazione violacea. 
Kahlan strinse le cinghie delle bisacce colme di provviste, abiti da viaggio e medicine, mentre Emma porgeva a Richard un piccolo cesto in più per il pranzo.
« Avete preso tutto? » chiese ancora.
« Grazie, Emma. – disse con un’occhiata eloquente - Per tutto » aggiunse e la donna rispose con un sorriso « Non ce n’è bisogno. – gli posò una mano sulla spalla - Ma cerca di tornare ».
« Non posso promettervi niente… »
« Dici sul serio, Richard? » chiese Chase, compiendo un passo avanti.
« Devo andare. Zedd potrebbe essere in pericolo. »
« Hai tutta la mia comprensione, amico mio. Ma ci mancherai »
« Ti ringrazio, Chase. » rispose e si abbracciarono con la stessa intensità di due fratelli mentre Emma e Laura salutavano Kahlan.
Richard si staccò dall’amico e abbassò gli occhi sui due frugoletti che gli avevano impedito di essere risucchiato nella trappola di ricordi intessuta da quei boschi.
« Zio perché te ne vai? - domandò Johnny con i lacrimoni agli occhi - Diventerò più bravo. Lo prometto » borbottò tremante mentre Richard si chinava sui talloni, alla sua altezza.
« No, Johnny. Non me ne vado per questo. – gli asciugò una lacrime con un pollice - Devo fare una cosa molto importante con Kahlan e… »
« Possiamo venire con te » propose Josephine più speranzosa.
« E’ troppo pericoloso. Ma prometto che vi scriverò ogni giorno » 
« Ma non è la stessa cosa… » protestò la piccola, cominciando a piangere. 
« Lo so, Josephine. Mi renderesti molto felice se continuassi ad andare bene a scuola e a prenderti cura di tuo fratello » rispose lui, cercando di tenere la voce salda. 
« Lo farò, zio ».
« E tu Johnny, devi promettermi che ti impegnerai a proteggere tua sorella e anche zia Anna, come farebbe Signor Spadino. – sollevò lo sguardo sull’amica per un brevissimo istante - Adesso sei tu l’uomo di casa »
« Lo farò, zio » rispose il piccolo e Kahlan dovette fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non commuoversi in pubblico. Non le piaceva mostrare le proprie emozioni, anche se in quell’ultimo periodo le lezioni impartitole fin dalla più tenera età, le sembrarono inutili.
« Bravissimi. – li abbracciò - E cosa più importante, non dovete mai dimenticare che vi voglio bene » disse con un sussurrò mentre i due affondavano i visi nel suo petto.

*

I D’Hariani stavano arrivando. Zedd poteva vederli, affacciato su uno dei bastioni segreti che portavano alla Cupola del Palazzo Bianco. La nuvola di polvere portata dall’avanzamento inesorabile di quella forza distruttrice si univa alla cacofonia di nitriti dei cavalli e tintinnii argentini delle armi che gradualmente diventava sempre più forte e prorompente. Le nodose dita si aggrapparono alla pietra liscia del marmo in quell’asfissiante attesa del nemico. Metri più in basso il Generale Wolf diede l’ultimo ordine prima di posizionarsi in prime linea per la difesa del palazzo. L’ansia era diventata così evidente che poteva sentire il battito cardiaco dei propri uomini.
Poi arrivò l’avanguardia proprio davanti a loro, un’intera colonna formata da fanti armati di lancia. Si gettarono su di loro come un branco di lupi famelici, scendendo dalla collina più alta attorno alla città. Vi si riversarono dentro, dilagando come l’acqua rovesciata di un vaso. Un’acqua scura, densa.
Il Generale non ebbe bisogno di dare l’ordine. Mentre la prima fila sguainava le spade, gli arcieri appollaiati sulle guglie o nascoste dai merli delle mura del Palazzo, incoccarono le frecce e tesero gli archi. La Guardia Bianca rispose con un grido di ferocia e cominciò a far retrocedere i D’Hariani. Il clangore delle armi esplose in modo assordante.
Dopo pochi minuti, giunse la cavalleria. Gli stalloni D’Hariani galopparono verso di loro in una folle corsa, ma prima che giungessero alla fine, gli uomini di Aydindril intervennero schiacciandoli lateralmente. Alcuni uomini vennero disarcionati, altri mulinarono spade e mazze colpendo i nemici. Coloro che riuscivano a sopravvivere, fanti e cavalieri, vennero sommersi da una pioggia di candidi dardi avvelenati.
Il suono dei muscoli dei cavalli che si comprimevano a vicenda era spaventoso tanto quanto l’orda D’Hariana che continuò ad imperversare. Il terreno guadagnato venne nuovamente perso. Wolf e i suoi omini vennero obbligati a indietreggiare fino al punto di partenza. Erano in troppi.
Zedd raccolse le proprie energie e unendo le mani a coppa, vicino al petto, chiamò a sé il fuoco. Una sostanza luminescente simile alla lava si mosse in modo circolare fino a creare una piccola pallina. Le fiamme liquide si avvolsero fra loro e la sfera si ingrandì sempre più velocemente. Mano a mano che diventava più grossa fino alle dimensioni di una testa umana, il Vecchio Mago sollevò le mani sopra la testa. Inspirò, poi scagliò la palla infuocata che volò verso il basso, evitando la Guardia Bianca. Rotolando su sé stessa, riprese ad ingrandirsi ancora e senza arrestarsi, passò attraverso uomini su uomini che vennero ridotti istantaneamente in polvere. I D’Hariani più vicini vennero accarezzati dalle fiamme magiche e dopo pochi secondi, seguivano il fato dei precedenti commilitoni. Il fuoco si diffuse in fretta poi svanì improvvisamente quando giunse in cima al promontorio. Zedd rimase basito e fissò il proprio incantesimo dissolversi contro un muro invisibile. Una fascia color rosso sangue si delineò sulla curva della collina. Mord-Sith.
Mentre le frecce della Guardia Bianca continuavano a cadere sui nemici, Zedd corse lungo il bastione ed entrò in una delle torri, urlando la ritirata. Di corsa scese le scale a chiocciola mentre i primi arcieri lo seguirono, scagliando alcuni dardi dalle feritoie lungo il tragitto. Una volta terminata la discesa, si ritrovò nel palazzo vero e proprio. Corse il più velocemente possibile, superando corridoi e stanze lungo la strada più breve che conosceva per raggiungere il Comandante Smith, che si occupava dei D’Hariani penetrati nel castello. Lo raggiunse mentre era intento ad estrarre la spada da un cadavere.
« Comandante, dobbiamo ritirarci. Richiamate i vostri uomini » disse sbrigativo.
« Che cosa?! » sbottò quello, stupito da un simile ordine.
« Hanno portato con sé delle Mord-Sith. Non posso combattere contro di loro » ammise con malcelata desolazione. A quelle parole, l’ufficiale parve perdere parte del coraggio e dell’ardore che lo avevano portato alla lucidità durante il combattimento. 
« Non è possibile… » sussurrò, rivolto più a sé stesso. Per quanto fosse ferito nell’orgoglio di milite, sapeva che non potevano permettersi di perdere anche il Primo Mago.
« Dobbiamo sbrigarci. Uscite dai corridoi del lato nord, dopo gli alloggi della servitù – aggiunse, avviandosi dalla parte opposta a quella indicata – Andate al Mastio! ».
Diretto verso l’uscita, dovette incenerire diversi d’Hariani sfuggiti alle prime file; segno che la resistenza stava faticando a compiere il proprio dovere. Alcuni erano entrati anche se erano stati feriti per poi crollare a terra qualche attimo dopo. Altri sfuggirono alla sua orbita e cominciarono ad assaltare le stanze, a spingere i mobili in terra trascinando con sé libri, soprammobili e candelabri. Altri ancora strapparono via le lussuose tende delle alte vetrate, già ridotte in frantumi. Mentre i suoni di quella devastazione senza coscienza rimbombavano sulle pareti marmorei, Zedd raggiunse infine il Generale. Lui e gli uomini rimasti vivi stavano lottando con tutte le forze, ma inutilmente. Sapeva che il Mastio era la loro unica possibilità di sopravvivenza a quella battaglia, che lentamente si stava trasformando in un massacro. Il dislivello fra le due forze era troppo ampio per essere colmato da un  solo mago.
Si pose davanti a loro e con un muro d’aria, spinse indietro i soldati. Wolf in un primo momento pensò che il Vecchio fosse impazzito, ma quando i loro sguardi si incontrarono, comprese le sue intenzioni.
« Ritirata! » sbraitò prima che fosse troppo tardi.

**

Il piccolo fuoco scoppiettava vivacemente, rischiarando l’oscurità attorno al loro campo. Sotto le fronde pendenti di alcune grosse conifere cadute a terra dopo un probabile temporale, si erano rifugiati dalla lieve pioggerellina che da quel pomeriggio annebbiava il sottobosco. L’aria umida aveva appiccicato i vestiti sulle pelli dei due viaggiatori silenziosi.
Kahlan seduta a gambe incrociate su una coperta, osservava Richard che scriveva qualcosa. Il ronzio degli insetti stava diventando fastidioso.
« Cosa scrivi? » gli chiese incuriosita dal modo concentrato in cui stava scrivendo.
« Una lettera per Jennsen1. La invierò domani quando passeremo per Southeaven » si spiegò, continuando a scrivere.
Dopo un po', si sentì obbligato a fermarsi e quando lo fece, si accorse che Kahlan lo stava ancora fissando con uno strano sorrisetto.
« Che c’è? » chiese, arcuando un sopracciglio.
« Sei… Tenero » rispose lei e Richard ridacchiò.
I minuti passarono lentamente, come se la notte volesse prolungarsi. Dopo aver finito di scrivere la lettera, aveva pescato la mappa per studiare la strada più breve ma sicura. Dovevano arrivare velocemente ad Aydindril evitando montagne, paludi e fiumi da guadare e allo stesso tempo, dovevano aggirare i centri abitati. Da sotto le ciglia, vide Kahlan ancora sveglia.
« Dovresti dormire » le suggerì gentilmente quando sollevando lo sguardo, notò uno strano dettaglio. Aveva le palpebre stanche e vagamente gonfie. La pelle era bianca come la neve, ma le guance erano arrossate e il suo respiro appariva troppo lento. Come quando aveva dormito dopo lo stupro.
« Non ci riesco » ammise lei a bassa voce e Richard trasalì.
Ripose di nuovo la mappa nello zaino e si avvicinò a lei, senza drizzarsi in piedi. Con un ginocchio a terra, la scrutò sollevandole il mento. Faceva troppo caldo perché avesse freddo. Era troppo vicina al fuoco per tremare. Capì tutto quando si accorse che stava sudando, come se avesse appena corso nel deserto. Fece scivolare entrambe le mani sul collo della Depositaria e poi una sulla fronte. Sembrava un tizzone ardente.
« Ho la febbre vero? » gli chiese tremante.
« Niente di grave – mentì - Ho qualcosa nello zaino che ti aiuterà » la rassicurò. Si sporse verso lo zaino e dopo aver frugato, estrasse una scatola. Le porse una strana foglia violacea « Cos’è? ».
« Foglie di krim. Abbasseranno la temperatura del tuo corpo » rispose e Kahlan la prese tra le dita. Osservò la foglia e la mise in bocca. Abbozzò un sorrisetto quando cominciò a masticarla.
« Sputala quando diventa amara – aggiunse, poi rimise tutto a posto - Hai freddo? ».
Quando la donna annuì, Richard afferrò la propria coperta e la arrotolò per farne un cuscino. Lo sistemò vicino a lei e distese meglio le coperte che facevano da isolante dal terreno umido. Le fece cenno di farle spazio e si coricò. Kahlan lo fissò stranita o forse solo confusa dalla febbre. Le sorrise e la prese per un gomito, tirandola giù. La fece sdraiare accanto a sé, permettendole di poggiare la testa sul suo braccio. La osservò girarsi su un fianco col viso rivolto verso di lui.
« Va’ meglio? – le chiese e lei annuì di nuovo – Passerà » mormorò. 
Pensò che dovesse essere un effetto ritardatario dei medicinali di Anna. Abbassò lo sguardo su di lei e vide che lo stava scrutando.
« Se è così, perché sei preoccupato? » gli chiese debolmente.
Scosse piano la testa e le scostò una ciocca di capelli dal volto. Se non fosse stata per la nuova pericolosa missione che stava intraprendendo e per il suo malanno, Richard sarebbe stato felice di averla fra le braccia. Rimase immobile quando la donna si strinse maggiormente a lui, poggiando la fronte nell’incavo della sua spalla. Con le dita di una mano, le pettinò i capelli lunghi.
« Dormi » le sussurrò all’orecchio, sapendo che era già crollata in un sonno profondo.

***

Nonostante il confine non ci fosse più, era stato faticoso raggiungere le Terre Centrali. Si trovavano molto a sud, in un territorio fatto prevalentemente di vaste praterie alternate a zone aride e semi-desertiche.
Richard si guardava continuamente intorno come un lupo solitario che passava per una landa priva di rifugi. Il villaggio si estendeva all’interno di grandi caverne, che scendevano sempre più in profondità. Poste su più livelli, erano collegate da vicoli di pietra abbastanza grandi da permettere il passaggio di un uomo a cavallo. Le abitazioni erano ricavate direttamente dalla roccia della montagna sotto cui si trovavano quei passaggi. Il luogo risultava asciutto e ben areato nonostante si trovassero sottoterra.
Un fiume sotterraneo scorreva nelle caverne più basse. L’acqua era accessibile attraverso dei pozzi, costruiti in punti che non minavano la stabilità della roccia della montagna.
Avevano raggiunto quel posto dopo quattro estenuanti giorni di cammino. Superate le prime due cavità, Samira li condusse su un corridoio secondario che portava ad una caverna più piccola, come una stanza per gli ospiti. Vi erano circa una decina di casupole, sistemate su più terrazzamenti. Ne salirono due, attraverso corte scale lignee, giungendo in una delle abitazioni.
Aveva poche finestre, piccole abbastanza da permettere il cambio dell’aria, e una tenda fatta di perline colorate e fili intrecciati che scendeva fino a terra. Samira ne scostò un lembo e si mise da parte per dare la precedenza ai due viaggiatori. Kahlan entrò per prima pur contro la volontà di Richard.
L’interno della casupola era rischiarato da un fuocherello, gestito all’interno di una buca centrale nel terreno, circondata da alcune pietre. Una donna di mezza età, con uno strano copricapo fatto con la testa di un coyote imbalsamato, era seduta a gambe incrociate e sembrava meditare. Senza aprire gli occhi, le sue labbra si inarcarono verso l’alto. 
« Kahlan Amnell. – esordì - Sono felice di rivederti sana e salva. » aggiunse, aprendo finalmente le palpebre. Richard guardò alternativamente le due donne.
« Anche io, Tamrah. Ho temuto che i D’Hariani vi avessero sterminato » 
« Ci vuole più di qualche veterano dell’est per uccidere noi Ahlaki – sorrise e puntò il proprio sguardo su Richard - Chi è l’uomo al tuo fianco? » chiese come se lo stesse valutando.
« Il mio nome è Richard Cypher. Voi siete la Matriarca? » rispose senza troppe cerimonie.
« E’ un piacere conoscerti. – lo riprese la capo tribù - Qual è il tuo compito? ».
« Portare Kahlan in salvo dal Primo Mago »
« Il mio è di proteggere la nostra tribù. Soprattutto dagli uomini » disse, abbassando la voce sulle ultime sillabe come un pericoloso avvertimento. Richard le rispose con un sorrisetto obliquo.
« E’ una minaccia? » domandò e Tamrah cominciò a sghignazzare.
« Mi piace questo giovanotto. Puoi tenerlo, a patto che rispetti le mie regole » 
« Sì, Tamrah » assentì Kahlan, lanciando un’occhiata in tralice al compagno.
« Bene. Per festeggiare, faremo un banchetto. – volse gli occhi sulla figlia - Samira, porta i nostri ospiti nella loro casa e offri loro tutto ciò che possiamo ».
« Sì, madre. Venite » mormorò la ragazza e li invitò a seguirli.
Una volta fuori dalla casa, raggiunsero un’altra caverna dove tutti sembravano già impegnati nell’organizzazione del banchetto. 
Richard si chiese se quella di Tamrah non fosse stata una semplice formalità e che in qualche modo, fosse già a conoscenza de loro arrivo presso il loro villaggio sotterraneo.
« Che genere di regole hanno? » domandò sovrappensiero mentre continuava a scandagliare le persone che li circondavano. Notò anche alcuni uomini armati, di lance e archi, che dovevano essere i cacciatori.
« Vedi, gli Ahlaki considerano le donne come tramite fra il mondo degli spiriti e l’uomo, poiché genitrici della prole. Pertanto sono ritenute le sole in grado di condurre la comunità verso la pace. »
« Perciò devo stare attento a cosa mangio? » chiese sarcastico.
Kahlan trattenne un sorriso e lo fissò di sottecchi.
« Cerca solo di non conquistare troppe fanciulle » lo schernì mentre continuavano a camminare.
« Cos’altro devo sapere? » sussurrò tornando serio. 
« Non puoi parlare a una donna maritata »
« Come faccio a sapere con chi sto parlando? » chiese ancora, con tono stizzito.
Kahlan girò la testa per guardarlo apertamente. Arcuò un sopracciglio.
« Sei agitato? » domandò, incapace di trattenere un sorriso obliquo.
Richard ricambiò lo sguardo, mordicchiandosi l’interno della guancia.
« No, ma mi sento come se stessi camminando su delle mine di Alito di Drago ».
La Madre Depositaria scosse il capo e alla fine, decise di non infierire. 
« Le donne maritate indossano un nastro rosso alla vita »
« Perché le tue parole non mi rassicurano? ».

*

Samira stava acconciando i capelli di Kahlan con treccine, perle, ossa e, piume di falco e poiana. Era stata ben disposta a indossare abiti diversi da quelli da viaggio che, nonostante la loro comodità, le ricordavano con troppa insistenza i propri doveri. Quella tappa stava fornendo loro un’occasione per distrarsi dal viaggio, dalla nuova missione.
« Piacerebbe anche a me avere i capelli così lunghi » mormorò la ragazza, riscuotendo la Depositaria dal flusso di pensieri. 
« Non ti è permesso? » chiese confusa.
« Non ancora. Prima devo sposarmi » sospirò Samira.
Kahlan si accigliò, ma senza farsi notare dalla ragazza.
« Lo dici come se non ne fossi contenta… »
« Io vorrei viaggiare e conoscere le meraviglie fuori da queste caverne prima di sposarmi, come fece mia nonna. Ma da quando è morta, mia madre è diventata dura come la pietra » disse sconsolata.
Kahlan abbassò leggermente i capo prima di rispondere con un borbottio mentre si fissava le mani, raccolte in grembo.
« La capisco. Perdere la propria madre è difficile. So cosa significa sentirsi soli… ».
Samira inclinò appena la testa di lato, come confusa e si sporse pur non potendola vedere in faccia.
« Ma mia madre non è sola, ci sono io. – ribatté la ragazza, interrompendosi per un attimo - E tu hai Richard » aggiunse riprendendo ad acconciarle i capelli.
Kahlan glielo impedì, voltandosi a guardarla di scatto.
« Che c’è? » chiese per un attimo preoccupata.
« Richard non è il mio compagno » disse semplicemente lei, controllando la voce.
« Ma viaggiate insieme e portava anche il tuo zaino – sorrise - E poi chiunque noterebbe il modo in cui ti guarda ».
Kahlan dovette distogliere gli occhi da quelli di Samira perché temeva che potesse accorgersi dei suoi reali pensieri. In quelle due settimane le era risultato estremamente difficile contenersi. Sia tenne dal sorridere e cercò di cambiare il soggetto dell’argomento.
« E tu hai già qualcuno che ti porta lo zaino? » domandò e Samira capì di aver colto nel segno.
« Più o meno… - sollevò una spalla in segno di timidezza - Si chiama Kocum »
« Dev’essere affascinante per farti arrossire così » commentò ed entrambe si lasciarono andare ad una breve risata.
__________________________
1Jennsen: sorella di Richard che compare nella puntata 16 della prima stagione, “Rivelazioni”;

   
 
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