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Autore: Najara    14/02/2017    11 recensioni
Kara Zor-El indossava il vestito bianco e oro della sua casata, sul petto aveva intessuto lo stemma araldico e i capelli color del grano maturo erano trattenuti da una piccola treccia che simboleggiava la sua prima volta alla Festa del Sole e della Luna. In più, quel giorno, era anche il suo compleanno. Dieci anni prima sua madre l’aveva data alla luce e lei era diventata il Sole della famiglia El.
Piccola AU SuperCorp partecipante all’Iniziativa FemUniverse2016 indetta dal gruppo “In Femslash, We Trust (Official Group)".
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Parte II

 

Il giardino era immerso tra le ombre, le stelle brillavano nel cielo e le torce baluginavano nel leggero vento primaverile. Kara si mosse con naturalezza lungo il percorso che aveva seguito ogni anno per quindici anni. Quando fu sul punto di arrivare individuò una figura lì dove solo qualche giorno prima sorgeva il muro d’acciaio e magia.

Il suo cuore prese a battere mentre riconosceva la linea dura della mandibola, il naso sottile e la postura elegante.

“Desideravo tanto che fossi tu…” Ammise in un soffio, il cuore che le rimbombava nelle orecchie. La figura si voltò e incrociò i suoi occhi.

“Quando lo hai capito?” Chiese, Lena Luthor, con voce altrettanto leggera, gli occhi nascosti tra le ombre del viso. Kara tirò fuori dall’abito il ciondolo con la Luna e lo mostrò alla donna.

“Ti chiamano la Luna dei Luthor, perché sei nata in questo stesso giorno.” La donna annuì e mostrò il bracciale che teneva nascosto sotto la manica dell’abito.

“Il Sole degli El, che compie gli anni oggi.”

Avevano finto di non sapere chi ci fosse dall’altro lato del muro, perché ammetterlo avrebbe significato conoscere il nemico così intimamente da non poterlo più chiamare nemico.

Kara guardò verso il cielo e sospirò, poi si sedette a terra lì dove si era seduta tante volte. Lena la guardò per qualche istante poi la imitò sedendosi al suo fianco.

“Credi che la Luna si senta sola?” Le chiese dopo un lungo momento di silenzio. Kara si voltò a guardarla, Lena aveva chiuso gli occhi e parlava con la voce calma che aveva sempre avuto quando chiacchieravano una di qua e l’altra di là dal muro. Chiuse gli occhi a sua volte, felice di sentire la sua voce senza la distorsione della magia, felice di poterla avere accanto a sé, così vicina che allungando la mano avrebbe potuto toccarla.

“Le stelle hanno molte sorelle, il Sole è amato da tutti, ma la Luna… la Luna è sola e per quanto tenti di brillare è solo una pallida imitazione del Sole.” Continuò la donna.

“La Luna non è sola e non è una pallida imitazione.” Ritorse lei.

“Perché?” Chiese Lena, come faceva spesso quando lei contestava le sue parole. Kara sorrise nel percepire quel rituale durato quindici anni.

“Perché il Sole non smette mai di ammirarla.” Mormorò piano. Lena non disse nulla per un lungo istante poi Kara sentì le dita della donna sfiorare le sue. Con il cuore che accelerava allungò la mano e intrecciò le loro mani. Le dita di Lena erano setose e morbide, ma fredde, mentre le sue erano calde.

“Hai paura?” Chiese allora, Kara.

“Sì.” Rispose la donna.

“Perché?” Chiese e sentì lo sguardo della donna posarsi su di lei, con il cuore che batteva aprì gli occhi e incontrò quelli chiari e bellissimi di Lena.

“Perché stai per sposarti. Questa notte, finalmente, ho potuto guardarti negli occhi senza temere che tu leggessi in essi la debolezza che ho provato ogni volta che ci siamo sfidate in battaglia, quella paura di poterti fare del male, quella consapevolezza di doverci provare comunque. Ora, qui, posso guardarti negli occhi senza timori, ma presto non potrò più farlo…” La donna si interruppe, la sua voce si era leggermente incrinata perdendo la solita sicurezza. Il cuore di Kara batteva ancora più veloce.

“Perché non potrai più farlo?” Chiese in un sussurro, incapace di controllare il tremore nella sua voce. Lena inclinò la testa, osservando ogni dettaglio del suo viso, come se volesse memorizzarne ogni frammento.

“Perché quando sarai sposata dovrò nascondere i miei sentimenti per te.” Kara si sentiva rossa in viso e il cuore le batteva veloce come mai aveva fatto in battaglia. Aprì la bocca per chiedere ancora, ma Lena sollevò la mano posando due dita sulle sue labbra, implorandola di non chiedere ciò che non avrebbe potuto dire, ma che, lì, nel segreto di quel posto, sotto le silenziose stelle, avrebbe ammesso.

Kara rimase a lungo in silenzio cercando nel suo cuore le parole giuste da dire, la cosa giusta da fare. La mano di Lena lasciò le sue labbra e scese lungo la sua figura fino a fermarsi sul ciondolo che anni prima le aveva regalato.

“Un dono dal cielo.” Ricordò con un sorriso. Poi le sue labbra tremarono. “Sei stata la mia unica amica.”

“Non parlare al passato…” La supplicò lei, mentre la sua mano andava ad accarezzare il bracciale d’oro che Lena teneva al polso. Le sue dita però proseguirono seguendo la linea del braccio e salendo ad accarezzare il volto della giovane. Sentì che i loro cuori battevano veloci, quasi all’unisono. Guardò le labbra di Lena e lentamente si avvicinò ad esse, ma la donna scosse la testa e si tirò in piedi.

“Credo che tu debba tornare alla festa.” Kara rossa in volto si alzò in piedi. “Non pensare a quello che ti ho detto prima, l’Olsen e il principe di Daxam sono entrambi validi pretendenti.”

“Sì… ehm… certo…” Kara abbassò il volto incapace di sostenere lo sguardo di Lena i cui occhi erano di nuovo precipitati nell’ombra.

La donna fece un brusco cenno con la testa poi si allontanò decisa, tornando all’interno della grande sala della Festa.

 

Kara.” James le si parò davanti con aria seria, la figura imponente del guerriero sembrava evidenziata dal ricco vestito della festa, ma gli occhi di Kara non riuscirono ad ammirarne la bellezza perché sfuggivano alla ricerca di un’altra figura, molto più sottile, ma che spigionava eleganza ad ogni passo.

“Sì?” Chiese, cercando di concentrarsi, se le stava per chiedere di ballare doveva decidere quello che voleva e doveva farlo in fretta.

“Non dovresti dimostrarti così amichevole verso la Luthor.” Le sue parole furono come una doccia fredda per Kara, dopo sua madre anche lui? Ma come osava?

“Mi fido di lei e non credo che ti debba riguardare con chi mi mostro amichevole.” Ritorse e gli occhi del giovane si sgranarono dalla sorpresa, non si era aspettato una simile risposta da lei, sempre disposta alla mediazione e al buon umore.

“Io…” Cercò di dire, ma lei lo piantò in asso dirigendosi a passo deciso verso il tavolo con le pietanze del banchetto: doveva mangiare qualcosa perché era stufa di sentire quel fastidioso grumo nello stomaco.

“Salve principessa!” La salutò Mon-El intercettandola, evidentemente aveva visto come si era sbarazzata di James.

Mon-El.” Lo salutò lei afferrando un involtino e infilandolo tutto intero in bocca, dimenticandosi dell’etichetta.

“Fame?” Chiese lui, con aria divertita. Lei mugugnò un sì, mentre si infilava un secondo involtino in bocca. “Mi chiedevo… visto che James è, evidentemente, fuori dai giochi, balleresti con me, questa sera?” Kara si voltò scioccata verso il giovane, trangugiò l’involtino che aveva in bocca e alzò un dito puntandoglielo addosso.

“Fuori dai giochi? Il mio futuro, il nostro futuro assieme per te è un gioco?” Chiese sentendo tutta la frustrazione che aveva addosso fuoriuscire da lei come un uragano.

“No, certo che no… era solo un modo di dire e…”

“Un modo di dire? Parliamo, probabilmente, della scelta più importante della mia vita: la persona che vorrò accanto a me per sempre, un compagno, un sostegno, un amico, un amante. Qualcuno con cui ridere e piangere, qualcuno che sappia consolarmi o pungolarmi a migliorare, qualcuno che io possa rispettare e di cui possa fidarmi.” Kara cercò di calmarsi conscia che stava attirando l’attenzione degli ospiti.

“Ecco… io vorrei essere quella persona, sì.” Mormorò il ragazzo cercando di recuperare il terreno perduto con l’infelice frase di poco prima. Kara lo guardò a lungo, ma non erano i suoi occhi quelli in cui voleva specchiarsi. Sospirò e alzò la mano incontrando il ciondolo della luna che ancora pendeva al suo collo.

“Mi dispiace.” Disse al ragazzo e poi si allontanò, la scelta era chiara davanti ai suoi occhi eppure era qualcuno che non avrebbe potuto avere.

 

Alex, come sempre, riuscì a trovarla mentre lei lanciava delle pietre in una delle fontanelle del giardino.

“Cosa succede? Tua madre mi ha detto che dopo aver rifiutato sia James che Mon-El sei sparita.” Kara rimase in silenzio e la ragazza annuì appoggiandosi accanto a lei, aspettando.

“Non voglio nessuno dei due.” Ammise alla fine Kara, con un sospiro abbattuto.

“Va bene, sei stata coraggiosa a rifiutarli anche quando sarebbe stato più facile e comodo scegliere uno di loro.” Kara si voltò a guardarla e Alex sgranò gli occhi nel vedere le lacrime scenderle lungo il viso, lacrime silenziose, ma che mostravano la grande sofferenza della ragazza che aveva saputo sollevare il morale a tutti anche dopo le battaglie più difficili.

“Cosa succede, sorellina?” Non la chiamava spesso così, erano sorelle di spirito non di sangue, ma quando lo faceva era per tirarle su il morale.

“Credo…” Scosse la testa e ricominciò. “Ti ricordi che ti dissi di aver perso il bracciale che mi aveva regalato mamma, quando avevo dieci anni?” Alex corrugò la fronte, cercando di ricordare, poi annuì, si erano prese due settimane di punizione per quella storia del bracciale. “Non era vero.”

“Come?” Alex la fissò stupefatta, Kara non sapeva mentire, non a lei almeno, e non lo aveva mai fatto.

“Lo avevo regalato…”

“Regalato? A chi? E perché non me lo hai detto?”

“Ero uscita in giardino, ricordi?” Al suo vago cenno di assenso Kara continuò. “Ho sentito piangere, era una bambina, dall’altra parte del muro.” Indicò con il mento il salone buio dei Luthor e Alex la fissò sempre più perplessa. “Ho parlato, abbiamo parlato e lei ha detto che era il suo compleanno, era triste e io… io le ho lanciato il bracciale. In cambio, lei mi ha lanciato questo.” Kara aprì il palmo della mano e mostrò il ciondolo d’argento con lo zaffiro incastonato.

“Una Luna?” Chiese Alex sgranando gli occhi, immediatamente consapevole di ciò che significava.

“Lena Luthor era quella bambina.” Ammise e Alex rimase in silenzio per un lungo istante, poi si strinse nelle spalle.

“Va bene…”

“Non ho finito.” La interruppe Kara. “Quella fu la prima volta, ci siamo incontrate ogni anno, in questa notte, accanto al muro, per quindici anni abbiamo passato un’ora a chiacchierare. Quel momento era speciale, io so chi è, conosco il suo cuore e lei conosce il mio.”

“Questa notte hai scoperto che era lei la ragazza che incontravi?” Le chiese Alex iniziando a capire, però Kara scosse la  testa con aria colpevole.

“In realtà l’ho scoperto qualche anno dopo la prima volta, quando avevo tredici o quattordici anni. Ricordo ancora mia madre che parlava della Luna dei Luthor… non ci ho messo molto a fare due più due e per lei è stato lo stesso, immagino.”

“Avete continuato a incontrarvi anche sapendo che poi sareste scese in guerra una contro l’altra il mattino dopo?” Chiese stupefatta Alex.

“Noi… noi non lo abbiamo mai detto, non ce lo siamo mai confidate, era… era un momento nostro, non c’era il mondo, non c’era la guerra, solo io, lei e le stelle sulla nostra testa.”

“E un muro di acciaio e magia a ricordarvi perché non dovevate parlare!” Scattò Alex passandosi la mano tra i capelli.

“Alex…” La donna scosse la testa cercando di assimilare quella verità sulla sua protetta, incredula che per tutti quegli anni vi fosse tra loro un simile segreto. “Io sono innamorata di lei.” Mormorò però Kara e quelle parole lasciarono la giovane donna a bocca aperta.

“Tu, cosa?” Kara strinse nel pugno il gioiello a forma di Luna e sospirò.

“E… e credo che lei provi lo stesso per me.”

“Questo è troppo.” Alex si lasciò cadere sul bordo della fontana incurante dell’abito che si sgualciva, i gomiti appoggiati alle gambe mentre i palmi delle mani le sostenevano la testa.

“Ho bisogno che tu mi aiuti.” Supplicò Kara e lei alzò il viso a fissare le nuove lacrime che facevano brillare le sue guance.

“Come posso aiutarti?” Chiese allora lei, incapace di veder soffrire la sua sorellina.

“Dimmi di dimenticarmene… dimmi di scegliere un guerriero che vada bene alla mia famiglia e io lo farò.” Alex scosse la testa, continuando a guardarla.

“Non posso… non posso dirti una cosa simile.”

“Perché?” Chiese, disperata, Kara.

“Perché tu l’ami!” Ritorse Alex. Conosceva la giovane El come le sue tasche e finalmente, ora che aveva un quadro completo della situazione, comprese molte cose che prima aveva ignorato.

“Non posso!” Ripeté ancora Kara. Alex prese un profondo respiro e si tirò in piedi.

“Non hai tremato davanti alle battaglie più difficili, non hai ceduto davanti alla sconfitta, ritirando le truppe con scaltrezza e limitando al massimo le perdite, non hai permesso, mai, che un solo civile cadesse vittima della guerra, non ti sei mai sottratta a un dovere scomodo, non hai mai chiesto a qualcuno di sostituirti anche quando la decisione da prendere era difficile.” Alex la guardava dritta negli occhi con severità, ma adesso addolcì lo sguardo. “Ora ti sei innamorata, non permettere che qualcosa come un nome si metta tra te e colei che il tuo cuore ha eletto.”

“La mia famiglia non lo accetterà mai.” Le lacrime non cadevano più dagli occhi di Kara e la sua voce aveva smesso di tremare, Alex sorrise accarezzandole il volto con gentilezza.

“Questa è la Festa del Sole e della Luna, mia coraggiosa sorella, danza con lei nel salone della Festa e nessuno potrà sciogliere il vostro impegno davanti al regno.”

 

Kara sentiva il cuore batterle veloce nel petto, Alex le aveva chiesto di essere coraggiosa, ma lei non doveva sfidare la sua intera famiglia davanti a tutto il regno e poi Maggie avrebbe detto di sì al volo, Lena invece… e se avesse detto di no? Se l’avesse rifiutata davanti a tutti? Le sue mani tremavano e Kara le strinse con forza, sul petto il suo stemma araldico brillava, così come brillava il ciondolo d’argento.

Mentre attraversava la stanza molti sguardi si fermarono su di lei seguendola, forse colpiti dalla sua inusuale serietà.

Incrociò lo sguardo di Alex che le sorrise fiduciosa, cercando di infonderle in coraggio che vedeva mancare ai suoi passi.

Si mosse fino a vedere la figura di Lena, le era di spalle e stava parlando con Kal, Kara poteva immaginare che il ragazzo, sempre educato e gentile, nell’averla vista da sola aveva fatto lo sforzo di andarle a parlare. La situazione peggiorava ancora di più per lei, ora avrebbe dovuto parlare davanti al cugino. Cercò con gli occhi Lois, sperando in un suo aiuto, ma la ragazza chiacchierava con la sorella, Lucy, ed era distratta.

Kara prese un profondo respiro e poi un altro, cercò di cadere nella calma che le permetteva di levitare sul campo di battaglia, scagliando fulmini dagli occhi o gelando i nemici con il suo respiro, ma le era impossibile, non con il cuore che batteva così veloce.

Si fermò alle spalle della donna e accarezzò il ciondolo in un ultimo tentativo di calmarsi. Kal la notò e Lena si voltò perplessa. Quando i loro occhi si incontrarono Kara vide un bagliore, presto nascosto, brillare in quelli di Lena.

Kara, va tutto bene?” Le chiese Kal premuroso e probabilmente preoccupato nel vederla così visibilmente agitata. L’intera stanza sembrò cristallizzarsi, come se ogni occhio e ogni orecchio fosse fisso su di lei. Kara si schiarì la gola annuendo a Kal e poi fissando il proprio sguardo su Lena.

“Lena Luthor, posso… posso…” Si interruppe, abbassando gli occhi, le parole della formula rituale le sfuggivano dalla mente. Kal guardò verso i genitori con aria stupefatta, mentre nella stanza ogni residuo di conversazione spariva. Le sembrò quasi di sentire Alex che le chiedeva di respirare e così lo fece, respirò e tornò a guardare Lena che, immobile, aspettava.

“Lena Luthor, posso avere il piacere di danzare con te, in questa notte lunga un giorno e per tutti i giorni e le notti che seguiranno?” Questa volta la sua voce non aveva tremato, Lena rimase in silenzio, ma lei tese la mano, inchinandosi, senza distogliere gli occhi da lei, ma ammirando ogni sfumatura verde azzurra del suo sguardo, aggrappandosi al silenzio che era mille volte meglio di un rifiuto.

“Come può la Luna dire di no allo sguardo del Sole?” Mormorò infine la donna e sulle sue labbra apparve il sorriso più bello che Kara avesse mai visto. La donna tese la propria mano e prese la sua, le loro dita si intrecciarono e Kara, emozionata, la condusse al centro del salone.

Il silenzio non era ancora stato spezzato, ma la giovane El non si chiese se la musica avrebbe suonato per loro, perché nel suo cuore essa risuonava già.

Piano, piano iniziò a muoversi seguendo un ritmo che solo lei e Lena conoscevano, poi eccola la musica iniziare a scandire i loro passi. I loro occhi erano intrecciati, i loro lunghi abiti sfrusciavano sul pavimento di marmo, mentre loro due danzavano eleganti e bellissime sotto lo sguardo stupefatto dell’intero regno.

“La tua famiglia non approverà…” Bisbigliò Lena.

“Oh, non piacerà neanche alla tua di famiglia.” Ricordò Kara e Lena le sorrise. Volteggiarono una, due e tre volte.

“Lena, quali sentimenti avresti dovuto nascondere ai miei occhi?” Chiese Kara, Lena le aveva detto di sì, ma non aveva ancora detto cosa provava per lei. La donna sorrise, volteggiò ancora una volta e poi si fermò davanti a lei. I loro sguardi non si erano mai lasciati e, ora, Kara poté leggere negli occhi chiari di Lena tutta l’emozione che l’albergava, ma la donna non disse nulla, invece, dolcemente si avvicinò a lei fino a quando non chiuse le palpebre e posò le proprie labbra sulle sue.

Avrebbero potuto essere sole per quanto ne sapeva Kara, perché quel bacio annullò ogni cosa esistente se non il corpo che poteva stingere contro di lei. Le loro labbra si fusero in un bacio dolce, pieno di promesse e aspettative per il futuro. Poi Lena si tirò indietro e sorrise commossa, non vi era bisogno di parole, ora Kara lo sapeva: Lena Luthor l’amava.

Sorrise felice, non importava cosa avrebbero detto i suoi genitori o cosa avrebbe detto il mondo. Nulla aveva importanza.

Il Sole degli El e la Luna dei Luthor non avrebbero mai smesso di brillare una per l’altra.

 

 

 

Note: E così finisce anche questa piccola storia. Spero il finale vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me scriverlo! J

 

Vi ringrazio per aver letto e recensito, come sempre spero di poter condividere altre storie con voi in futuro.

 

Ultima cosa: sentitevi liberi di spoilerare l’episodio appena uscito (2x12).

Ciao ciao

  
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