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Autore: Blue_Passion    14/02/2017    3 recensioni
Due cuori sono legati dalla nascita, questo si sa, ma prima che si possano unire devono superare molte difficoltà, percorrere nuove strade e riuscire a trovarsi.
E loro quest'anno avevano deciso di donare il loro cuore alla propria metà mancante, dopo disavventure e complicazioni lo avevano donato al pezzo che li avrebbe completati, perché solo così erano loro stessi, ed anche se il loro amore era piuttosto strano, era amore, il loro.
[Scusate per la pessima introduzione ma sono una frana su queste cose...piccola fluff Amuto, spero piaccia]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli incontri
più importanti
sono già combinati
 dalle anime
prima ancora
che i corpi
si vedano.
(Paulo Coelho, Aforisticamente)

 

Questo San Valentino ho deciso di donarlo a te, soltanto a te…

Mi guardo incerta a destra e a sinistra, cercando di evitare spiacevoli incontri, cercando in vano di passare inosservata, ma dubito che io, Hinamori Amu, possa riuscire in questa ardua impresa in questo maledetto giorno, questo smielato momento dell’anno dove improvvisamente tutte le ragazze della nostra cittadina hanno qualcuno a cui regalare i propri cioccolatini, quando persino le bambine più piccole danno i cioccolatini anche solo al proprio fratello maggiore, o addirittura le anziane signore tornano giovani e decidono di fare un regalo al loro ormai venerando marito; il 14 febbraio, San Valentino. Traduzione: la mia rovina.
Tutta la scuola all’improvviso mi ama più del solito, tutti i ragazzi mi riempiono di regali, cioccolato e confessioni come se fosse l’ultima volta della loro vita in cui mi vedono, e, incredibile ma vero, io come al solito riesco a non arrossire come una deficiente e accetto rifiutando tutti cordialmente.
L’unico problema per cui non posso affrontare questo 14 febbraio, proprio di questo anno, come tutti gli altri? Semplice…lui. Quel subdolo ragazzo che si è infiltrato nel mio cuore senza nemmeno chiedere il permesso, che ha osato oltrepassare la corda rossa che divideva me e lui, ignorando bellamente il cartello “Vietato oltrepassare la corda rossa. Vietato toccare”, come in un museo, quel ragazzo che, offertagli una mano, ti prende tutto il braccio e anche di più…perché, perché non hai dato retta a quel cartello come in quel dannato museo dove siamo andati mesi fa?! Perché hai scavalcato la corda come se non fosse nemmeno lì?! Perché devi essere così dannatamente…te?
Stringo nervosamente il piccolo pacchetto blu notte legato con un nastrino rosa e lo nascondo in fondo alla cartella, attenta a non rovinarlo e non rischiando minimamente che durante il giorno si possa anche solo muovere…è importante, e per la prima volta ho fatto da sola del cibo, rimanendone più che soddisfatta.
Entro a scuola, venendo subito accolta dall’aria di festa e di amore che si respira, accolta dal concorso che si tiene qui ogni anno, accolta dai miei spasimanti e dagli assaliti guardiani, che, a quanto pare, non si trovano in una situazione troppo migliore della mia.
Gli saluto, sorrido e nel tragitto insieme a loro dal cancello d’entrata alla porta d’ingresso io e Tadase siamo già pieni di cioccolatini fino al midollo…so che amo la cioccolata, so che anche se è per me la dividerò con quel ragazzo fin troppo geloso, ma comunque esagerano…si sono confessate persino tre ragazze! Ragazze! Incredibile…me lo sento, questa sarà una giornata faticosa, molto più dello scorso anno; se trovavo confessarmi a Tadase difficile...non oso immaginare cosa accadrà con quell’idiota!
 
 
Evito l’ultima ragazza svoltando a sinistra, nascondendomi dietro al muro del retro della scuola, maledicendo questo fottuto giorno. L’anno scorso ero nascosto con Yoru senza ragazze che rompevano le palle, mentre questo anno sono letteralmente sommerso di letterine del cazzo e cioccolatini terribili…il cioccolato è sacro, come osano provare a farlo quando non possono farlo decentemente?!
Sospiro, fissando quello stupido del mio chara che ghigna divertito e sghignazza come se questa situazione fosse la più divertente del mondo, facendosi maledire a morte da me.
Lo ODIO quando fa così, a MORTE!
-Qualcuno l’ha visto? –
-No, è improvvisamente sparito…IKUUUUTOOOOO, DOVE SEEEEEIIII?! –
Mi tappo le orecchie, sospirando nuovamente addolorato dalla situazione, fissando nervosamente il gruppetto di ragazze che si è riunito al centro del cortile principale solo per partecipare al gioco del giorno: “caccia ad un disperato Ikuto Tsukiyomi” …non ci credo, è impossibile, queste ragazze saranno la mia disgrazia.
Mi appoggio di più al muro, schiacciando distrattamente un rametto e facendo girare tutto il gruppetto verso di me…okay, sono sicuramente degli alieni, hanno l’udito superiore al mio quando si tratta di trovarmi!
-Eccolo! –
-Cazzo
In meno di un secondo sto sfrecciando via, cercando di seminare la mandria di ragazze impazzite al mio inseguimento per poter usare Yoru, nascondendomi in santa pace. Porca puttana ma tutte a me questo giorno!
Dopo svariati minuti mi sento afferrato per la giacca della divisa e tirato indietro, per poi essere sbattuto su un materasso in palestra e osservare distrattamente da una finestra poco appariscente le ragazze di prima che si guardano intorno spaesate.
-Che…? –
-Ikuto! Stai bene? –
Guardo da dove è arrivata la voce, osservando un mio compagno di classe, amico, quello che è, dai capelli castani scompigliati, occhi nocciola coperti da un paio di occhiali e carnagione mediamente colorata.
-Si…ora si-
-Ma che è successo? –
-Secondo te? Vogliono darmi quella roba…non per essere indiscreto, maleducato o altro, ma non accetterò mai il loro cioccolato-
-A questo proposito…-
Si sposta, facendo spazio a tutti gli altri miei…amici.
-Che c’è ora? –
-Ecco, Kira vorrebbe dirti una cosa-
Kira…la prima ragazza che non mi ha valutato il suo prossimo “fidanzatino” da potersi scopare quando voleva, la mia prima…amica, potrei dire, con dei lunghissimi capelli color viola intenso e un paio di occhi verdi.
Mi alzo, osservando Kira arrivare davanti a me piuttosto rossa in viso, porgendomi velocemente un pacchettino arancione avvolto da un nastro bianco con un piccolo bigliettino, chinandosi leggermente.
-Kira vuol dire che tu…? –
-S-si. Ikuto, i-io ti amo! Sempre così calmo, così lontano e affascinante, alla fine mi sono innamorata di te-
Sorrido leggermente, prendendo il pacchetto e chiudendo gli occhi. Un lampo rosa mi passa per la testa, una risata, due globi d’oro, delle lacrime, una promessa…un lucchetto e una chiave, e riapro gli occhi. Scusami, Kira, ma sinceramente non sai nulla di me.
-Mi spiace, ma non posso ricambiare i tuoi sentimenti. Ti ringrazio davvero, ma non ci riuscirei nemmeno se mi sforzassi-
-Capisco…potrei sapere almeno perché? –
-Già un’altra creatura ha catturato il mio cuore, e non sono disposto a rinunciare a lei tanto facilmente-
Annuisce, per poi sorridere e prendere sotto braccio gli altri.
-Bene! Ti lasciamo solo…almeno hai accettato il mio regalo, è già tanto per me-
-Scusa ancora-
-Ma di nulla! –
La vedo scomparire in fretta fuori dalla palestra e scuoto la testa, leggermente disorientato. Che cosa è appena successo?
Non mi soffermo troppo sugli eventi appena accaduti e mi sistemo meglio, mettendo via il pacchettino e guardandomi attorno.
-Yoru…-
-Certo Ikuto! A nasconderci! –
In poco siamo fuori da scuola, tra gli alberi, al sicuro, tranquilli, tra i pensieri.
 
 
-Kira stai bene? –
-Certo! –
Guardo tutti i miei tre amici, sorridendo tristemente e pensando chi potrebbe aver catturato il cuore di Ikuto.
-Tu non stai affatto bene-
Mi sento male, mi sento male a fare questo a loro, a lui, il mio migliore amico, quello che mi è sempre stato accanto,      quello che si è innamorato di me. È stato lui a tirare dentro Ikuto, è stato lui che ha ideato questo piano, al che sorrido.
Gli sistemo gli occhiali meglio sul ponte del naso quando cadono leggermente, ridacchiando.
Aki, è questo il suo nome, il mio Aki.
Poi c’è quello stupido di Kou, sempre felice, come dice il suo nome.
Ha dei capelli nocciola sbarazzini che vanno in tutte le direzioni, due occhi azzurri pieni di felicità ma tinti adesso con una leggera preoccupazione, ma più di tutto: comprensione.
Anche lui è stato respinto da una ragazza perché innamorata di un altro, quindi come potrebbe non capirmi?
E poi c’è il terzo, quello che in questo momento è il più incazzato di tutti, Kenta.
Davvero, Kenta è arrabbiato a morte.
I suoi capelli neri sono più spettinati del solito, i suoi occhi verdi mi scrutano con prepotenza e si guardano intorno adirati, come a cercare una preda, come a trovare una vittima.
Sento le lacrime iniziare a rigarmi il volto e annuisco, abbracciando Aki.
-N-no, non sto bene! Ikuto mi ha appena rifiutata, quando sono stata la prima a parlarci! Quando sono stata la prima a non vederlo come un oggetto, quando sono stata l’unica, quando io lo amo per quello che è…non posso credere che mi abbia rifiutata, eppure mi pareva di aver colto dei segni, qualcosa-
-Chissà cosa gli passa per la testa, però hey, c’è ancora speranza! Magari l’ha fatto perché in imbarazzo! –
-Come no…-
Sento un piccolo buffetto sulla testa e guardo in alto, ritrovandomi a fissare una piccola personcina dai capelli lilla tenuti in due trecce laterali, vestito alla greca bianco con dei sandaletti dorati, arco in mano e frecce con un cuore sistemate in una faretra.
La mia piccola Shugo Chara, Lovely.
-Andrà bene, vedrai! –
-Si si! Andrà bene-
Altri tre Shugo Chara si fanno avanti, uno vestito da cavaliere, munito persino di elmo e spada, dai folti capelli biondi e grandi occhi azzurri.
Masanori, il piccolo di Aki.
Quello di Kenta sembra più un ragazzo di strada, quelli che si cacciano sempre nei guai e fanno sempre a botte, vestito con strappati jeans, scarpe di tela e una maglietta grigia coperta da un giubbotto di pelle nero. Per il resto, tranne gli occhi, è uguale al suo portatore, i suoi globi sono grandi e neri; Sadao.
E in fine, quello dello stupido del gruppo, Kou: Satoru.
Sembra vestito come un uomo colto, quei professori universitari o studiosi di fama, in giacca e cravatta con un libro sotto mano, occhiali rettangolari sul ponte del naso e sguardo serio.
-Mi chiedo Ikuto come reagirebbe a vedervi-
-Perché non lo seguiamo e scopriamo dove va? –
-Non credo sia il caso- Rispondo, guardando incerta tutti.
-Dai, su! Andiamo! –
Iniziano a spingermi verso una direzione a caso, quello dove solitamente Ikuto si riposa e sospiro, accettando. Uffi sempre a convincermi.
 
-Eccolo! Tutti zitti, zitti! –
Lo osservo da una lontananza di sicurezza, che comunque mi permette di vedere perfettamente ogni dettaglio di lui e inizio a viaggiare con la fantasia.
È seduto su una panchina con la testa buttata all’indietro, una custodia per un qualche strumento accanto a lui e Taiyaki in una mano.
-Dio…come sono stanco-
Lo osservo, lo guardo fissare il dolce che ha in mano e sorridere, per poi guardare accanto a lui, verso il lato che non posso vedere.
-Yoru…-
Una piccola creaturina esce da quel lato cieco, un piccolo cosino volante uguale ad Ikuto tranne per gli occhi dorati e l’abbigliamento, totalmente in pelle, con l’aggiunta di un paio di orecchie e una coda da gatto blu che si muovono alla proposta di Ikuto.
Afferra il dolce e inizia a mangiarlo con gioia, finendolo in meno di quattro bocconi.
Ikuto…ha uno Shugo Chara?!
-E quello da dove spunta, è di Ikuto?! –
-Zitti voi tre…non lo so, vogliamo scoprirlo? –
Annuiscono, zittendosi.
Ikuto si alza, fissando il Chara gatto e aprendo la custodia, tirandone fuori un…violino?
Da quando Ikuto lo suona?
-Ora, Ikuto? –
Chiede il gattino.
-Si, Yoru…mi sento come se avessi bisogno di suonarlo ora…sento che è vicina-
Che stia parlando…di una ragazza?!
Porta il violino al mento e poggia piano quella lunga stecca sulle corde, per poi iniziare piano a produrre un dolce suono.
Io…non conosco questa canzone, che cos’è?
Continua a suonare ed io mi beo del dolce suono che produce, continuando a tenere gli occhi chiusi anche dopo la fine.
Mi sto per alzare per andargli in contro, applaudirlo ed elogiarlo, ma sento un leggero applauso provenire dalla mia destra…beh, non proprio la mia, più come davanti ad Ikuto, ma comunque alla mia lontana destra.
Apro gli occhi, osservando una ragazzina che non avrà più di tredici anni osservare sorridente Ikuto mentre continua a battere timidamente le mani, una ragazzina con dei buffissimi capelli rosa e gli occhi di un oro stupendo, divisa della scuola elementare, immagino la Seyo Accademy, sistemata in modo un po’ strano e respiro un po’ più veloce del normale.
Chi è? Perché applaude ad Ikuto? L’ha notato per la sua bellezza come tutte quante? Una così piccola…
-È nuova? –
Ikuto esce dalla trance, sorridendo dolcemente e girandosi, mettendo via il violino.
-E-ehi! Rispondimi…-
Dopo che ha messo via il violino prende la custodia e si gira nuovamente verso quella piccola ragazzina che cerca inutilmente di farlo parlare, avvicinandosi a lei.
-E cosa te lo fa pensare, confettino? –
Quella in tutta risposta arrossisce, abbassando lo sguardo e guardando di sfuggita Ikuto.
-Non ti ho mai sentito suonarla, e conosco tutte le tue composizioni, quindi ho dedotto fosse nuova. Per chi è? –
-Chi lo sa-
-Come chi lo sa?! Devi averla composta pensando a qualcuno! –
Ikuto sospira, per poi prendere una mano della ragazzina e attirarla a lui, abbracciandola.
-Magari l’ho composta per un certo confettino…no? Sarebbe plausibile, guarda che rispetto all’anno scorso i miei sentimenti si sono solo ampliati, non lo troverei troppo strano…ma che ne so io? Non sono mai stato innamorato, poi arrivi tu e mi trascini in questo turbine di emozioni. Si può sapere chi sei? –
-A questo proposito, Ikuto…- La ragazzina si stacca da Ikuto, aprendo la cartella e tirandone fuori un piccolo pacchettino avvolto nella carta blu notte, chiuso saldamente da un nastrino rosa -L’anno scorso sono stata terribile, è vero, era il quattordici marzo, ma non importa, non ho creduto ad una sola parola della tua confessione, ho continuato a considerarti il cattivo che si approfittava del più debole, fino a che non ho scoperto il tuo passato e il piano della Easter, poi ho capito. Ho compreso che tu volevi non ti credessi, ti dovevi sfogare ma io non dovevo crederti. Però mi rendo anche conto che sto usando questo giorno come scusa, come un pretesto, un pretesto per trovare il coraggio di dirti dei sentimenti che sono in crescita continua verso di te al mio interno, da quando ti ho realmente conosciuto, superando le facciate e tutto il resto, perché un lucchetto non può aprirsi senza la sua chiave, perché, perché io ti amo, si Ikuto, ci sei riuscito, mi hai fatta innamorare di te-
Porge il pacchetto ad Ikuto, che lo prende senza fiatare e senza controbattere, lo prende e la osserva, praticamente divorandola con gli occhi.
-Mi spiace Amu, ma io proprio…non riesco a resistere un mese come dice “la tradizione” -
Lei lo fissa confusa, fino a che Ikuto non si avvicina di più, le prende il volto tra le mani, si china e…la bacia, letteralmente, e non uno di quei baci a stampo che durano due secondi, no, un bacio.
 
 
Dalle mie guance scende al collo, per poi circondarmi con le sue lunghe braccia e abbracciarmi, tenendo saldamente le sue mani al centro della mia schiena, come se avesse paura che io possa scappargli. E come darli torto? L’ho fatto così tante volte…ma ora sono qui, sono qui solo per lui, e l’amore che proviamo l’uno per l’altra è qualcosa di inspiegabile, intangibile, ma al tempo stesso visibile da tutti, magico.
Sento il mio petto bruciare, e capisco in quel momento che probabilmente non è l’Humpty Lock che ha deciso di illuminarsi, dato che quello l’ho attaccato alla gonna leggermente calda, no, è il mio cuore, che finalmente ha deciso di aprirsi a qualcuno seriamente e si è gonfiato di quel sentimento tanto dolce.
Timidamente metto le mie mani sul suo petto, stringendomi più a lui e rispondendo con più vivacità al bacio che mi sta dando, per poi allacciarle velocemente al suo collo, bisognosa di sentirlo vicino, con me.
Non so per quanto rimaniamo così, ma so che appena ci stacchiamo abbiamo entrambi il fiatone, e i suoi occhi mi scrutano con quel colore così scuro e limpido, adesso velato da un sentimento proibito, un sentimento di desiderio, passione.
Sono felice che non abbia aspettato, come d’abitudine, un mese per dire che ricambiava i miei sentimenti, tanto…lui me lo aveva già detto lo scorso anno, no? Sono io colei che ha fatto quasi tardi, ha rischiato di perderlo, e se non si decide in fretta a dire qualcosa rischia di perderlo anche adesso.
-Ikuto…non hai per nulla rotto la tradizione, l’abbiamo solo invertita e rimandata, sono io, questa volta, che ho risposto alla tua di confessione, e nemmeno la prima. Mi dispiace, mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare, dopo tuo padre, la tua famiglia, la Easter, dovevi anche innamorarti di una ragazzina impacciata e del tutto estranea a questo sentimento, dovevi andarti a cercare ancora l’impresa più ardua, ma a quanto pare, come è tuo solito fare, sei riuscito a superare anche questa-
Credo di avere le lacrime agli occhi, non lo so, non mi interessa, voglio solo rimanere stretta tra le braccia di Ikuto e non staccarmi mai, mai da lui.
-Amu, di chi potevo innamorarmi, se non di te? Ci siamo conosciuti in uno dei più strani modi possibili e fuori luogo, da nemici, ma alla fine non abbiamo tenuto conto di nulla, di nessuno; anche se sapevo dall’inizio che entrare nel tuo cuore sarebbe stato difficile non mi interessava, tu eri l’unica che riusciva a capirmi a fondo, con una maschera tutta tua, che piano hai abbassato del tutto con me, riuscendo a farmi vedere ogni lato di te, quelli che non vedeva nessuno, aiutandomi ad abbassare anche la mia, e prima che potessi capirlo, ritrovandomi innamorato di Amu Hinamori, ogni parte, ogni pregio, ogni difetto, tutto-
Si porta le mani al collo, slacciandosi il fascino nero con la croce e si china, mettendolo intorno al mio collo.
-Ikuto, ma questo…non puoi darmelo! È troppo importante per te-
-Amu, voglio che lo abbia tu, è un piccolo ringraziamento per i cioccolatini. Prendilo come un simbolo di possedimento se la prima opzione non ti va-
Piego le labbra in una smorfia arrossendo e salto letteralmente al collo di Ikuto, abbracciandolo.
Mi prende per i fianchi, allacciando poi un braccio sotto le mie cosce e tenendomi fermamente ancorata a lui, mentre io lo stringo e osservo Yoru sorridere apertamente.
Le mie piccole amiche escono dal loro nascondiglio, sospirando di felicità e osservandoci felicemente.
Ne abbiamo passate di tutti i colori, si, ma si sa, l’amore vince sempre, no? Che sia nel bene o nel male.
 
 
Ride, mentre la tengo ancora in braccio e i suoi stupendi occhi d’orati rispecchiano la luce delle stelle, che questa sera hanno deciso di essere più luminose del solito, la luce lunare illumina il suo volto delicatamente, aiutata dalle luci calde dei lampioni e dei pochi negozi in questa strada, facendola apparire un miraggio.
I pochi passanti ci guardano divertiti, incuriositi e confusi. Le persone nei primi anni responsabili ci osservano piuttosto stupiti che due della nostra età agiscano così insieme e davanti agli altri, non curandosene di nulla. Gli adulti, padri, madri, anche semplicemente persone in età da matrimonio, con comprensione, probabilmente capendo cosa dobbiamo provare. Gli anziani, che ci osservano malinconici, ricordando il loro tempo da giovani, quando erano loro a fare queste cose. E poi i bambini, con gli occhi scintillanti, imbarazzati, curiosi e impazienti di provare le stesse emozioni.
Ma a noi non interessa, basta che stiamo insieme.
-Quindi, ti hanno seguito e ci hanno visti? –
Annuisco, toccando il suo naso con il mio e facendola ridacchiare ancora, osservando le sue gote dipingersi di quel rosso che amo con tutto me stesso.
-Direi che è meglio…così sanno che sei già preso! –
Si stringe di più a me e questa volta è il mio turno di ridere, perché Amu è davvero una ragazza unica, che non si vergogna di mostrare la sua possessività verso di me, ma soprattutto ci scherza su.
-Quindi, il piccolo re? –
-Tadase? Facile, lui…lui è solo un amico, un fratello, nulla di più; mentre tu, tu sei la mia vita-
Siamo quasi arrivati a casa sua, e la strada si fa quasi del tutto deserta, con i pochi vecchietti fermi sulla soglia di casa per controllare probabilmente che i figli dei vicini rientrino tutti a casa, e appena posano lo sguardo su me ed Amu spalancano gli occhi.
Ridacchiano un po’, dicendo frasi del tipo “quella ragazza quindi si è trovata una sistemata” o “sono così teneri insieme, ti ricordi noi alla loro età caro?” e cose così, ma, come ho già detto, non ce ne curiamo, e continuiamo a parlare, a ridere, ad amarci.
Amu prende le chiavi, si stacca un po’ da me, allunga il braccio e apre il cancelletto, per poi invitarmi con lo sguardo a proseguire.
Apre la porta di casa, emettendo un piccolo “sono a casa” dolce e basso, per non assordarmi, facendo comunque apparire subito sua madre, che appena mi vede, dopo aver avuto una reazione da infarto, sorride e mi invita ad entrare.
Rifiuto gentilmente, mettendo giù Amu e baciandola sulla tempia, per poi lasciarla con un colpetto con il medio, aiutandomi con il pollice.
La lascio sulla porta, salutando sua madre che mi guarda confusa, e si porta una mano al centro della fronte, dove l’ho colpita, mentre piano diventa rossa.
Il nostro amore non sarà perfetto, ma è il nostro amore.
 
 
-Amu, so che è presto, ma ho un sogno. Se questo durerà, se il “per sempre” non durerà solo un secondo, avrei un sogno, che vorrei realizzare con te-
Erano stesi sul letto di lei, la sera di quel San Valentino.
Dopo che Ikuto aveva lasciato la porta d’ingresso era tornato a casa sua, sentendo però il bisogno di tornare dalla ragazzina che amava, ed Amu, non sorpresa affatto, lo aveva accolto a braccia aperte, con un bacio.
-E cosa vorresti? –
Si stavano tenendo per mano, lei in pigiama, lui ancora completamente vestito, stesi sopra le coperte, insieme, in una posizione simile a quella fetale, una incastrata dentro l’altro.
-Una famiglia. La famiglia che non ho mai avuto, unita, forte e piena di amore-
Ovviamente lei doveva arrossire, non era lei altrimenti, ma annuì lo stesso.
-Se durerà, te lo prometto, un giorno, un giorno avremo la famiglia che abbiamo sempre voluto, senza maschere, senza muri, sincera, vera, la nostra famiglia-
Il loro amore sarebbe durato, non ne erano sicuri, ma ormai la storia era già scritta. Il lucchetto e la chiave saranno una cosa sola appena si riuniranno. Quindi, come potevano non continuare insieme il percorso della vita, se entrambi completavano l’altro?
A volte per raggiungere l’amore bisognava semplicemente girare l’angolo, alle volte invece dovevi viaggiare miglia e miglia, certe volte, invece, bastava semplicemente attraversare mille problemi per trovare l’amore più grande.
Ebbene loro avevano fatto così, e quell’anno, quel singolo anno, avevano finalmente deciso di donarlo al compagno, di donare il proprio cuore alla loro metà, il loro pezzo mancante.
 
 
 
Angolo autrice:
Lo so, lo so, sono sparita, ma sono stata SUPER impegnata.
Giuro che per chi sta aspettando il capitolo che avevo promesso secoli fa appena possibile lo posto, devo solo finire con il periodo delle verifiche.
 
Che dire? Seconda fluff! Spero sia venuta bene, ci ho lavorato seriamente, e anche se San Valentino non è il mio giorno preferito dell’anno per questa coppia sono disposta a chiudere un occhio ed esprimere quello che penso di loro.
Non sono tenerissimi?
 
Forse ci sono delle mancanze, forse non va benissimo come OS, ma spero di aver almeno un pochino raggiunto il vostro cuore, trasmettendo i sentimenti che provano i due protagonisti come se li steste provando voi.
 
Con questo chiudo, perché parlare troppo sarebbe inutile, aggiungere parole per questa piccola storiella creata dalla mia mente alle volte troppo romantica farebbe sfumare il significato che vuole dare, che ognuno di voi deve interpretare come vuole.
 
Baci Blue, fatemi sapere come l’avete trovata, vi prego!

   
 
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