Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: AlenGarou    14/02/2017    2 recensioni
Piccola storia priva di senso dedicata alle persone che a fatica riescono ad alzarsi dal letto, figuriamoci trovare la forza di passare san Valentino con qualcuno.
I personaggi non sono altro che l’odiosa combriccola di When the children play, ma non preoccupatevi; potete leggere questo speciale benissimo così, senza aver bisogno d’incorrere in altro disagio. Con la storia non c’entra veramente nulla. Il mio cervello ha solo voluto creare una mini parentesi in onore di una delle feste più amate per ricevere regali a scrocco: san Valentino!
Trama:
Alexander non è una ragazza romantica, proprio per niente. I sentimenti per lei contano davvero poco e passa molto più tempo ad analizzarli che a esprimerli; sempre se ci riesca. Tuttavia ha fatto un errore madornale: non tenere conto della sua migliore amica, Emily.
Alla vigilia di una delle feste più insignificanti buttate nel minestrone temporale detto calendario gregoriano, Alex viene presa in scacco dalle sue amiche, decise a elaborare un piano di battaglia per la festa degli innamorati.
Riuscirà la povera protagonista a sopravvivere al declino sociale che ne deriverà? Riuscirà a non farsi coinvolgere e a continuare con la propria vita invece di trovare l’amore? Oppure soccomberà?
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

14 febbraio

 

 

 

 

Quel giorno, Alex si svegliò avvertendo una strana sensazione. Non era mai stata una persona mattiniera eppure, quando si trascinò fuori dal letto, si sentì incredibilmente fiacca. Per grande pace della sua sveglia, non riuscì nemmeno a picchiarla come di norma. Invece di lanciarla contro il muro, si limitò a disattivarla dopo averla fatta suonare a vuoto per diversi minuti. Se tale condizione di disagio fosse determinata dell’importanza di quel giorno o dalla possibilità che se stesse covando l’influenza, non le era dato sapere, eppure ciò non migliorò il suo umore. Quando si diresse in cucina per prepararsi dei pancake in modo da tirarsi un po’ su, trovò i suoi genitori in atteggiamenti poco professionali e civili. Ignorandoli mentre si riempivano di bacini per tutto il viso e sua madre ridacchiava come una giovincella, arrancò come uno zombie verso i fornelli. L’unica nota positiva fino a quel momento, si rivelò essere l’assenza di macchie e di crateri sul piano di lavoro. Inoltre, suo padre era stato così furbo da sommergere la donna di rose, evitando così la crisi.

Con un sospiro, iniziò a preparare la pastella, finendo poi per minacciare i due adulti alle sue spalle con il cucchiaio di legno sporco. Dio, doveva proprio ricordarsi di prendere quel dannato pesticida. Starnutendo, finì di prepararsi la colazione e la mangiò in fretta e furia, desiderosa di uscire di casa nel minor tempo possibile per non dover sopportare ancora un minuto di più quell’atmosfera opprimente. Per poco non si dimenticò i cioccolatini che aveva preparato il giorno prima. Con un moto di stizza, l’infilò nella borsa a tracolla e, mentre si apprestava a uscire al freddo e al gelo, pregò gli dei che il tempo frigido calmasse un po’ gli animi.

Ma le sue aspettative di normalità e pace interiore furono infrante. Stringendosi nel cappotto, notò per strada numerose coppiette che si sbaciucchiavano o si scambiavano regali, incuranti di dar mostra di sé. Alex premette il viso nella sciarpa e camminò ancora più svelta.

Una volta arrivata nei pressi dell’istituto scolastico, si rese conto che nemmeno lì sarebbe stata al sicuro e ormai il suo naso la faceva dannare. Starnutendo nuovamente, si accorse che numerose ragazze avevano tra le mani pacchettini o borsette dal contenuto inequivocabile. Alcuni ragazzi stavano regalando rose finte nei pressi della scalinata d’ingresso, donando gioia e speranza alle povere donzelle sprovviste di cavaliere.

Alex passò in mezzo a loro come un toro, ignorando i richiami di un suo compagno di corso che per poco non le lanciò dietro il fiore. Senza accorgersene, si ritrovò a digrignare i denti: ma che diavolo avevano tutti?

Il punto di non ritorno comparve quando incrociò il banchetto di beneficenza che Leyla aveva sistemato vicino la segreteria. Vendeva cioccolatini vegani di san Valentino per poter racimolare la somma necessaria a comprare le nuove divise alla squadra di cheerleader, da lei capitanata. Assieme a lei c’era la sua vice ed entrambe non si risparmiavano con le risatine e le occhiate languide verso i giovani studenti che facevano la loro entrata nell’edificio. Per ben cinque dollari, i poveri polli ricevevano in dono un pacchettino rosso con tanto di cuoricini che nascondeva una terribile verità. Quando s’infilavano un cioccolatino in bocca, dovevano dar prova della loro forza di volontà per non sfigurare davanti alle due più belle ragazze dell’istituto, ritrovandosi così a ingoiare il rospo per non sputarlo. Tale visione la fece starnutire più volte, ma Alex liquidò il tutto come la sua tipica allergia alle trovate salutiste.

Quando arrivò davanti al suo armadietto, era ormai un fascio di nervi. Appoggiò la fronte sulla superficie fredda di metallo, incominciando a colpirla a ripetizione finché non percepì una presenza inquietante alle sue spalle.

«Non dire nulla…»

«Wow, Alex! Sei davvero uno straccio» le fece notare Emily. Per l’occorrenza si era vestita interamente di bianco e rosso; le calze avevano una stampa a cuori improponibile e aveva domato i riccioli biondi in due alte code ai lati della testa. Ovviamente gli elastici avevano dei fermagli a forma di muscolo cardiaco.

«Ha ragione» rincarò Sarah al suo fianco, per fortuna vestita come al solito. «Dovresti riguardarti o rischi di beccarti l’influenza.»

«Ma fino a ieri stavo bene» si lamentò lei, inserendo la combinazione per aprire il suo armadietto. «È da quando mi sono svegliata che…»

Si bloccò non appena aprì l’anta e si accorse di cosa spiccava tra i testi scolastici. Le sue amiche si sporsero, incuriosite dalla sua reazione, ma prima ancora di poter scorgere ciò che aveva intravisto all’interno, Alex richiuse la portella così forte da far traballare l’intero armadietto.

«Alex, che ti prende?» squittì Emily, visibilmente spaventata da quella reazione.

Lei non reagì. Contò a mente fino a dieci, dopodiché lo riaprì. No, la composizione floreale era ancora lì. Fremendo di rabbia, afferrò i fiori senza badare ai petali che disseminò per il corridoio e si diresse a passo di marcia verso il bagno dei ragazzi. Come aveva supposto, Ren e la sua banda erano appostati lì. Il teppista stava come al suo solito fumando, conscio di commettere una grave infrazione del codice scolastico. Nulla di nuovo, dato che gli piaceva trascorrere ore in presidenza a osservare il muro. Quando la vide arrivare con un’espressione omicida estremamente ridicola a causa del viso arrossato, si mise sulla difensiva con un sopracciglio alzato.

«Ren! Figlio di uno stalker! Quante volte ti ho detto di non scassinare il mio armadietto!»

Ren aprì la bocca con fare annoiato, ma quando si accorse dei fiori malmenati che reggeva in mano, rimase basito. Quasi sconcertato. Finché non scoppiò a ridere con grande stupore di tutti. L’espressione che le rivolse sarebbe stata divertente, se estrapolata in un altro contesto. Sembrava quasi incredulo della situazione, come se compatisse il poveretto che aveva ingenuamente pensato di farle cosa gradita sradicando un giardino.

«Questa volta io non c’entro nulla» esclamò, gli occhi plumbei divertiti. «Ti sembro un tipo da erba selvatica?»

Nell’udire quella domanda, Alex non poté fare a meno di sospirare. Purtroppo doveva ammettere che aveva ragione. Rennis Fauster era molte cose, ma di certo non un tipo romantico. E non era nemmeno il tipo di ragazzo che doveva compiere la fatica di compiacere il sesso opposto. Lo faceva già di per sé con il suo sorriso sghembo, gli occhi intriganti come le profondità marine e i lunghi capelli neri che accendevano a qualsiasi ragazza il desiderio di fermarsi per fargli delle treccine, senza dimenticare poi l’aria di pericolo che emanava da ogni poro. Questa somma qualitativa faceva letteralmente sciogliere le ragazzine nelle loro mutande e fili interdentali; per quanto la riguardava, l’effetto che aveva su di lei le faceva ardentemente desiderare di scogliere lui in una vasca di acido. A dimostranza di questo, il gruppo era attorniato da studentesse che rallentavano il passo per guardarlo intensamente, indecise o meno se consigliargli i loro regali in quel momento o in privato.

Alex incominciò a sentirsi osservata.

«Lo spero per te!» bofonchiò irritata, puntandogli contro il mazzo di fiori. Senza perdere altro tempo, si diresse verso il primo cestino sul suo percorso e gettò via il regalo, sotto lo sguardo atterrito di Emily.

«Alexander!» Si protese subito a salvare i poveri arbusti, stringendoseli al petto. «Ma insomma! Ti pare questo il modo?»

La ignorò, ritornando a osservare il ragazzo, che ricambiò la sua occhiataccia.

«Come, tutto qui? Niente minacce di morte o promesse di spargere le mie viscere per il campo sportivo?» Prese una boccata di fumo, dopodiché la scrutò meglio. La sua espressione si acquietò, divenendo seria. Persino il suo sguardo sembrava sinceramente preoccupato. «Sei sicura di stare bene? Hai un aspetto orribile.»

Alex dovette trattenere l’impulso di starnutirgli in faccia. «Perché continuate tutti a ripetermelo?»

«Perché è così.»

Alex sussultò, così come Emily. Alle loro spalle era apparso Gregory, un loro caro amico nonché rivale perenne di Ren, ma purtroppo non era da solo. Keiran si trovava subito dietro di lui, la sua espressione solare si disperse nell’etere quando si accorse dei fiori che Emily reggeva in mano. Sarah distolse lo sguardo per non scoppiare a ridere.

«Dovresti andare a casa» commentò Gregory.

Prima che Alex potesse ribattere, Emily l’abbracciò a koala. «No, Alex non va da nessuna parte!»

Stupiti da quella reazione, gli altri rimasero a fissare la bionda esterrefatti, mentre Alex cercava di togliersela di dosso.  

«Ma, Emily…» provò a farla ragionare il ragazzo.

«Niente ma!»

«Ragazzi, state occupando il corridoio.»

A parlare, era stata la professoressa Aaron. La donna aveva già disperso la maggior parte dei ragazzi che, persi com’erano nell’osservare quello strambo teatrino, non avevano sentito la prima campanella. Inoltre, molti degli amici di Ren se l’erano filata non appena il ticchettio dei suoi tacchi li aveva raggiunti. Dal canto suo, il ragazzo si limitò a spegnere la sigaretta con un gran sorriso. La donna lo fulminò con lo sguardo.

«Signor Fauster, dovrò continuare a ricordarle che è vietato fumare nel complesso per tutto l’anno o le piace davvero così tanto la tappezzeria della presidenza?»

Il ragazzo si limitò ad alzare le spalle. «Che posso dirle, trovo la compagnia di Doris adorabile. Per non parlare della preside. I biscotti alla cannella che tiene sulla scrivania sono deliziosi.»

La professoressa non commentò tale ironia, né l’assecondò. Si limitò a battere il tempo con un piede, le braccia incrociate al petto e lo sguardo colmo di serietà. Sconsolato, Ren si mise lo zaino in spalla e la precedette.

«Non si preoccupi, conosco la strada.»

Prima di seguirlo per verificare che stesse andando verso il posto dov’era più di casa, la professoressa ammonì anche loro con un’occhiataccia.

Con un sospiro, Alex si allontanò dagli altri. «Qualcosa mi dice che non ha finito per tempo la relazione.»

«O non l’ha nemmeno incominciata» commentò Gregory, per poi spostare il suo sguardo su Emily. «Ci vediamo in mensa?»

La bionda gli sorrise. «Certamente! Non vedo l’ora.»

Alex rimase in silenzio a fissarli, notando il modo in cui i due si guardavano. Forse il mistero di Mr. X non era poi così misterioso…

Dopo uno scambio veloci di saluti, Sarah prese sottobraccio l’amica per trascinarla a lezione.

«Allora, sicura di voler rimanere?» le chiese Gregory una volta che Emily scomparve alla vista.

«Sei sicura di non essere allergica alle cose carine e coccolose?» infierì Keiran.

In tutta risposta, lanciò a entrambi un’occhiataccia. «Se fosse così dovrei essere allergica anche a Emily e no. Ho tutta l’intensione di seguire le lezioni come da programma.»

E detto questo, girò sui tacchi, entrando in aula.

 

 

Le lezioni si susseguirono come sempre. O meglio, quasi.

Alex continuò ad arricciare il naso e a rannicchiarsi contro il banco per tutto il tempo, ignorando le occhiate stranite che i professori le lanciarono nel susseguirsi delle ore. Non aveva mai perso un giorno di scuola e di certo non se ne sarebbe tornata a casa sconfitta da quella ridicola festicciola.

Come se non bastasse, Ren non era nei paraggi quando più le serviva una distrazione. Tempestarlo di palline di carta sarebbe stato infantile, ma almeno l’avrebbe distratta dalla sensazione di avere il naso in fiamme. Essendo sconfinato in presidenza, come da programma, saltò la consegna della relazione di Biologia e non degnò nemmeno la professoressa di Storia della sua presenza. Non che gli adulti ci facessero molto caso, dato che erano più le volte in cui il suo banco rimaneva vuoto e freddo di quelle in cui lui e il suo ego mal contenuto lo occupavano. Per cui, era tutto nella norma.

Eccetto per quell’insistente sensazione di essere osservata.

Non sapendo bene come, al suono della campanella del pranzo, Alex raccolse le sue cose e si diresse con un sospiro verso la mensa ghermita di ragazzi starnazzanti assieme a Gregory. Il quale non la smetteva di osservarla apprensivo, rischiando così di guadagnarsi un bel pugno in faccia.

Trovare gli altri in mezzo a quel caos si dimostrò piuttosto semplice, dato il modo in cui Emily si sbracciava per attirare la loro attenzione. Dopo aver preso qualcosa da mangiare, si avviò verso i suoi amici anticipata dal ragazzo, finché qualcuno non richiamò la sua attenzione con un colpo di tosse.

Sorpresa e allo stesso tempo stranita, non riuscì a contenere la propria sorpresa quando Ren le si parò davanti con un sacchetto di carta unticcio ancora tiepido. Su di esso, spiccava in bella vista il logo di una piccola tavola calda che si trovava nei pressi della scuola.

«Per te» disse semplicemente, posandoglielo sul vassoio con nonchalance. «Ho pensato che potesse aiutarti a ritrovare un po' d’energia.»

Con una mano, Alex aprì l’involucro e per poco non scoppiò in lacrime nel vedere il succoso cheeseburger che conteneva. Senza contare le patatine fritte.

«Beh… Grazie…» mormorò, confusa da quel gesto. Poi ebbe un’idea. «Non credo che li mangerò, per cui se vuoi posso darti in cambio i…»

Non finì la frase. Ren le mise una mano davanti per bloccarla. «Dio, stai proprio male se credi che te l’abbia portato per farti un favore. E poi, no grazie. Il cioccolato mi fa schifo.»

«COSA???» Un coro femminile si levò attorno a loro nell’udire quella constatazione, ma Ren si limitò a sbuffare. Probabilmente era così che i suoi amici si procuravano il cioccolato ogni anno, tramite l’aiuto del ragazzo che sembrava incapace di dire di no a del cibo gratis.

«Ad ogni modo non eri obbligato.»

«E sprecare la possibilità di farti sentire in debito? Perché non approfittarne?» Il sorriso ferino che le rivolse le fece venire voglia di gettargli addosso il cibo, ma un cheeseburger rimaneva pur sempre un dono divino e non ci avrebbe mai rinunciato, anche se voleva dire dare soddisfazione a quel teppista.

«Ti piacerebbe» bofonchiò, mentre Ren si allontanava da lei per tornare dalla sua combriccola.

Sbuffando, si sedette di fianco a Emily, che la osservava con gli occhi a cuore.

«Oh mio dio… è stato così dolce.»

«Nei tuoi sogni Emily. Ed è bene che la cosa rimanga lì» sentenziò lei, scartando il suo panino. Non riuscì a non gongolare, nonostante tutto. Ignorò le espressioni rabbiose di Keiran e Gregory e diede il primo morso, gemendo di piacere.

«E così Ren non è un lord malvagio. Chi l’avrebbe detto?» Sarah giocherellò con la sua insalata. Di fianco a lei, Eric, il suo ragazzo, sgranocchiava felice i suoi muffin, senza badare molto alla conversazione che stava avvenendo al tavolo.

A quella vista, Alex perse quel poco di appetito che le era rimasto. Si voltò verso Emily con curiosità. «Allora, hai già dato i biscotti al tipo che ti piace?»

L’amica sorrise e scosse la testa. «In realtà aspettavo il momento giusto per darglielo ma, dato che ci tieni tanto…»

Incominciò a rovistare nella borsa per recuperare il pacchetto fatto il giorno precedente. Nello scorgerlo, Gregory s’irrigidì. Emily non notò la sua espressione, dato che era troppo impegnata a scrutare Alex con ilare curiosità. Poi si guardò attorno in modo teatrale, come se stesse cercando qualcuno tra gli studenti impegnati a mangiare o discutere tra di loro.  Confusi da quel gesto, gli altri incominciarono a seguire il suo sguardo, finché la bionda non scoppiò a ridere in modo incontrollato.

«Scusatemi, ma le vostre espressioni sono troppo buffe.»

«Suvvia Emily. Daglielo e basta, altrimenti credo che Gregory ucciderà qualcuno» sentenziò annoiata Sarah, mentre l’amica si asciugava le lacrime agli occhi.

«Sì, hai ragione.» Si schiarì la voce e ritornò seria. Tra di loro cadde un silenzio pesante, finché la ragazza non porse i biscotti ad Alex.

«Alexander, vuoi essere il mio San Valentino?»

Nell’udire quella domanda, Alex rimase letteralmente a bocca aperta, imitando l’espressione sconvolta che Gregory e Keiran avevano assunto dall’altra parte del tavolo. Guardò il pacchetto sgangherato che le porgeva, poi Emily, poi di nuovo il pacchetto. Sentiva tutti gli occhi puntati addosso, ma lei si limitò a stringersi nelle spalle.

«Sì, perché no?»

«Evviva!» Emily l’abbracciò con slancio tale che per poco non caddero dalle sedie. Nonostante il lieve fastidio per quel contatto fisico, Alex non riuscì a evitare un sorriso. Come sempre si era preoccupata per nulla e, doveva ammetterlo, dentro di lei si sentì un po' felice per quella svolta. Accarezzò i folti ricci dell’amica con scarsa naturalezza, ma tutto sommato doveva ammettere che non era così male.

«Ma…»

Ridacchiando, Emily rivolse un sorriso di scuse a Gregory che, era rimasto spiazzato. «Mi dispiace Greg, però l’avevo già detto. San Valentino va passato con la persona a cui vuoi bene e poco importa che sia il tuo ragazzo, la tua migliore amica, il tuo cane o Netflix. L’amore non ha forme, ma solo emozioni.»

«E poi, se proprio volete, posso pur sempre darvi io dei cioccolatini» esclamò Alex, recuperando le sue praline per poi posizionarle tra di loro. «Mi raccomando, dividetevele.»

I ragazzi si guardarono confusi e ammutoliti per qualche istante, ma poi sospirarono e accettarono quel dono non esattamente personale con un grazie bofonchiato.

Per quel che la riguardava, Alex si sentiva apposto con se stessa e libera da un peso. Forse due. Almeno il cioccolato non le si sarebbe sciolto in borsa. Tornando a guardare l’amica con un sorriso, si accorse che il naso non le prudeva più.

 

 

 

 

 

Ed eccoci alla fine XD Dio mio, credevo di non fare in tempo. Ho scritto questo capitolo in fretta e furia, per cui chiedo umilmente perdono per gli errori. Sì, senza se. Sono sicura di essermi lasciata sfuggire qualcosa nonostante l’abbia riletto un sacco di volte. Quindi chiedo venia. Spero comunque che questa piccola parentesi “romantica” vi sia piaciuta.

Alla prossima :3

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: AlenGarou