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Autore: Cioccolasha    14/02/2017    2 recensioni
|| makoharu||
Non vi era niente di insolito in quella mattina di metà febbraio, nulla di diverso che lasciasse intendere che quella giornata potesse essere differente rispetto alle altre ...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"You know that you make me feel like we have been caught like kids in the school yard again"
James Blunt - Postcards
 
Non vi era niente di insolito in quella mattina di metà febbraio, nulla di diverso che lasciasse intendere che quella giornata potesse essere differente rispetto alle altre.
L'aria fresca pizzicava gentile il viso, portando con se le ultime tracce della gelida notte appena trascorsa.
I primi audaci boccioli ancora chiusi facevano capolino dai rami dei ciliegi. Un vero peccato, sarebbe stato bello se fossero già fioriti, per puntellare il paesaggio col loro candore, avrebbero reso l'atmosfera più romantica.
I gradini da percorrere cinquantotto - come sempre - centosedici se si tiene in considerazione anche il percorrerli a ritroso per raggiungere la strada principale.
Eppure, sentiva che c'era qualcosa in più, forse era quella striatura rosa nel cielo, restia a lasciare il posto all'azzurro limpido, o per quel lieve profumo di cioccolata che si avvertiva nell'aria, quasi sicuramente proveniente da una delle tante cioccolaterie prese d'assalto da orde di ragazzine.
Ancora un ultimo gradino e poi ancora un paio di passi per trovarsi davanti al massiccio portone in legno, affiancato dalla targhetta sbiadita dal tempo che il proprietario dell'abitazione non si era mai preso la briga di sistemare, tant'è che qualunque sconosciuto fosse passato di lì, magari per recarsi al tempio, avrebbe certamente pensato che vi abitasse un certo  ​NANA​SE.
Il campanello venne premuto dall'indice guantato come tutte le mattine da ormai dieci anni, ma nessuno in dieci anni era mai venuto ad aprire e di certo le cose non sarebbero cambiate proprio quel giorno.
Sospirò, non che ci avesse davvero sperato, ma almeno aveva annunciato come si deve il suo imminente ingresso.
Le erbacce crescevano indisturbate davanti alla porta sul retro, ma lui le calpestò senza curarsene, una mano che afferrava la maniglia e faceva scorrere il pannello di legno, mentre l'altra si poggiava sul petto all'altezza del cuore, che come ogni mattina batteva all'impazzata per la consapevolezza che questa restava aperta solo per lui e per nessun altro; non avrebbe mai smesso di emozionarsi.
La terza asse a destra e la quinta a sinistra scricchiolavano, non aveva bisogno di calpestarle per saperlo dire.
"Haru sto entrando" disse abbassandosi per evitare di sbattere la fronte contro l'architrave, ormai scostare la corta tenda di panno blu non bastava più, data la sua altezza.
La cesta con i vestiti sporchi era abbandonata accanto alla porta - come al solito - il grembiule da cucina appeso all'attaccapanni pronto per essere indossato - niente di nuovo - una porzione di sgombro fresco appoggiata accanto ai fornelli - si sarebbe preoccupato se non ci fosse stata - ed un ciuffo di capelli corvini che spuntava dalla vasca.
"Haru esci di lì, faremo di nuovo tardi" insistette avvicinandosi e piegandosi leggermente in avanti, poggiando i palmi sulle ginocchia.
Lentamente, dal profilo dell'acqua emersero due occhi blu, un naso sottile ed un mento appuntito.
"Buongiorno, Haru-ch ..."
"Ti ho detto mille volte di non aggiungere il -chan" fu la risposta che arrivò secca dal corvino mentre afferrava saldamente la mano che l'altro gli offriva.
"Scusami Haru" rispose l'altro senza batter ciglio, consapevole del fatto che certe abitudini sono dure a morire e che molto probabilmente il giorno dopo si sarebbe ripetuta la medesima scena.
Il castano aprì il giaccone pesante, rivelando custodito nella tasca interna un bocciolo di rosa candido come la neve, appena sbocciato, impaziente di rivelarsi al mondo.
Gli occhi del più grande si posarono diffidenti su quel piccolo capolavoro di Madre Natura, per poi saettare sul viso del compagno, che si era aperto in un largo sorriso.
"Avevo detto niente regali" affermò con evidente disapprovazione.
"In realtà avevi detto niente cioccolata" lo corresse Makoto ammiccandogli trionfante, subito dopo afferrò il fiore con delicatezza, quasi avesse paura di rompere lo stelo sottile con le sue mani enormi.
"Le ha piantate mia madre in giardino, spiegò porgendolo all'altro "Sembrava che la pianta fosse morta senza dare fiori; ma stamattina ho trovato questa quando sono uscito. Non pensi anche tu che sia straordinario?  E' come se a questo fiore non importasse di dover essere morto e sfidare il gelo."
Haruka accolse il dono fra le dita affusolate, studiando la corolla di petali setosi.
"Allora" mormorò senza alzare lo sguardo per nascondere all'altro il suo imbarazzo "allora suppongo che vada bene."
Poi i suoi occhi incontrarono quelli smeraldini del fidanzato e vi lessero un tacito desiderio che aspettava solo il suo consenso.
Sospirò, come se avesse mai potuto rifiutare. "Puoi salutarmi adesso" mormorò.
E fu bello quando le braccia forti di Makoto lo accolsero, incuranti della pelle umida e dei capelli fradici, era come risvegliarsi da un incubo ed accorgersi che fuori il sole splendeva di nuovo e sapere che andava di nuovo tutto bene.
Fu solo un sussurro, prima che le loro labbra si incontrassero.
"Buon San Valentino amore mio."
 
*
 
Forse la situazione gli stava un tantino sfuggendo di mano, ma da quando entrambi avevano messo piede a scuola non vi era stato un attimo di pace.
Troppe ragazze che si aggiravano per i corridoi come tanti avvoltoi aspettando che il ragazzo oggetto del loro desiderio si facesse vivo per rifilargli una scatolina più o meno grande contenente un dolce al cioccolato fatto con le loro mani. Troppe teste si voltavano al passaggio di Makoto, prontamente trascinato via prima che qualcuna di loro si approfittasse della sua ingenuità per mettergli fra le mani una di quelle scatoline, o un biglietto romantico o chissà cos'altro.
Non sapeva con precisione che cosa lo avesse spinto a cambiare così drasticamente la sua decisione, ad arrivare al punto di essere incoerente con se stesso sul fatto che non ci fosse bisogno di una festa per dimostrare il proprio affetto al partner.
Forse era stato il modo in cui Makoto aveva guardato quella coppia  intenta a scambiarsi i proprio doni nascosta fra una fila di armadietti e l'altra, convinta di non essere osservata; o la vista di Nagisa che correva incontro a Rei con una scatola a forma di cuore fra le mani e l'assoluta conferma di quello che i due senpai sospettavano già da mesi.
Fatto sta che il motivo per cui ora stava sfrecciando a tutta birra fra i corridoi lo stava aspettando sul tetto per pranzare, convinto che lui si trovasse in fila ai distributori automatici a  comprare da bere per entrambi.
Ed infine eccola lì, quella chioma di capelli rossi inconfondibile, uguale a quella del fratello.
"Gou!"
La diretta interessata si guardò in torno confusa, prima di riconoscere il proprietario di quella voce che si era fermato davanti a lei giusto in quell'istante.
"Haruka-senpai" esclamò sorpresa. Era strano incontrare uno dei ragazzi del club di nuoto durante l'intervallo in un luogo che non fosse il tetto. "A cosa devo?"
"Ho bisogno del tuo aiuto."

La porta che dava sul tetto era difettosa. Non si chiudeva mai come avrebbe dovuto e perciò aprirla era sempre stato facile. Ma in quel momento, con il cuore che batteva all'impazzata nella gola, non lo era affatto.
Forse è il caso di lasciar perdere, si ritrovò a pensare per la millesima volta  mentre fissava la scatolina blu che teneva fra le mani, grande quanto il suo palmo e decorata con un fiocco rosso acceso. Non era tagliato per quel genere di cose, era Makoto quello romantico fra loro due. Era il castano che lo prendeva per mano e lo portava a passeggiare sulla spiaggia durante il tramonto, o che gli afferrava il mento con delicatezza per baciarlo nel segreto delle loro stanze, mai il contrario.
Ad Haru non piaceva esternare il suo amore con segnali troppo espliciti, di cui avrebbero potuto accorgersi anche gli altri, preferiva farlo in segreto con piccoli gesti che sapeva lo avrebbero reso felice.
Ed era stato proprio questo motivo a spingerlo a dare uno strappo alla regola, anche se non era sicuro di voler sapere come Gou si fosse procurata quella scatola di cioccolatini in meno di quarantasette secondi ...
Meglio non pensarci.
Raccolse abbastanza coraggio da imporre alla sua mano di afferrare la maniglia e spingere la porta di acciaio per poi ritrovarsi di fronte a ...
... nulla.
Una brezza leggera soffiava sul tetto deserto, facendo svolazzare a qualche centimetro da terra un tovagliolo per il bento che qualcuno aveva dimenticato giorni prima.
"Makoto?"
Nessuna risposta.
Magari si era stancato di starsene lì da solo ed era tornato in classe ad aspettarlo al caldo. Doveva per forza essere così, altrimenti non se ne sarebbe mai andato senza avvertirlo.
Fece per tornare sui suoi passi quanto un movimento a sinistra catturò la sua attenzione.
Da quella posizione si aveva una visuale perfetta della piscina, che di norma in quel periodo avrebbe dovuto essere deserta, se non fosse stato per una familiare figura dai capelli castani che se ne stava in piedi dandogli le spalle ...
 
"Makoto."
Il diretto interessato sobbalzò sentendosi chiamare, girandosi di scatto rischiando di far cadere quel che teneva fra le mani. "Ha-Haru, mi hai spaventato."
Ma il corvino non lo ascoltava già più, troppo impegnato a squadrare con un'espressione apparentemente impassibile la mezza dozzina fra scatole e pacchetti che pendevano dalle le braccia del fidanzato.
"Cosa sono?"domandò come se non fosse già abbastanza palese.
"Ecco io" rispose l'altro grattandosi la nuca con evidente imbarazzo. "Ti stavo venendo a cercare, ma poi ho incontrato delle ragazze che hanno voluto che avessi questi, io ho rifiutato all'inizio ma loro insistevano e ... HARU CHE STAI FACENDO?"
Era una cosa priva di senso, giusto? Totalmente insensata ed irrazionale. In fondo era stato lui ad insistere perchè la loro storia rimanesse segreta almeno per il momento, ed era sempre stato lui a lasciarlo solo nonostante  la consapevolezza che metà della popolazione femminile della scuola avesse i suoi stessi gusti.
Eppure ... era come se una spia rossa nella sua testa si fosse messa a suonare all'impazzata, e non avrebbe smesso se prima non si fosse liberato di quegli affari.
Gli bastava solo allungare la mano e ... Splash!
I malefici pacchetti vennero gettati nell'acqua melmosa e viscida della piscina invernale, non si sarebbero più potuti recuperare ora che erano fradici e ricoperti di alghe e foglie marce.
"Haru, cosa ... ma perchè?" biascicò un Makoto evidentemente sconvolto,  rimasto spiazzato da quel gesto improvviso.
"Buon San Valentino" fu l'augurio che Haruka gli diede come se non avesse appena mandato in malora il duro lavoro di tante ragazze speranzoso.
Makoto fissò interdetto la scatola che l'altro gli aveva messo sotto il naso, prendendola con fare inizialmente insicuro fra le mani, mentre una lampadina si accendeva nella sua testa.
"OH HARU!" esclamò gettandogli le braccia al collo, incurante del fatto che qualcuno avrebbe potuto sentire, ma non gli importava. Quando era assieme ad Haru tutto il resto perdeva importanza.
"Grazie, grazie, grazie" mormorò fra i suoi capelli. "Ricambierò per il White Day, promesso."
"Sì beh, come ti pare" rispose l'altro fingendo indifferenza.
Ma dentro di se sapeva che nulla gli avrebbe fatto più piacere.
 
 

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Sul serio, dovrei smetterla di scrivere queste cose fluff dalle quali so che non potrà uscire niente di buono ...
... Ma anche no, buon San Valentino a tutti <3
   
 
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