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Autore: njaalls    15/02/2017    3 recensioni
«Eva?» chiede gentilmente Vilde, sorridendo alla porta chiusa, come se l'amica potesse vederla. «Potresti ripetere?»
Ci sono un paio di istanti di silenzio, prima che la musica ricominci al piano superiore e loro perdano quasi ogni ogni possibilità di comunicare con Eva, senza doversi sforzare di urlare. Quando credono che non dirà più niente, però, la voce di Eva si fa sentire più forte di prima. «Voglio Chris»
«Chris... Christoffer?»

[CHRISEVA]
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Post s3.
E' uscita fuori molto più zuccherosa (ma non troppo, almeno credo e spero) di quanto avessi in mente, ma è il risultato di un pomeriggio di scrittura avvenuta praticamente di getto e non mi sono senita di lasciarla a marcire in un angolo del pc. Quindi eccola qui.
In modo non esplicito, è ispirata alla canzon
sHe di Zayn (nell'introduzione originale di questo commento, spiegavo perchè il 'non esplicito', ma alla fine ho deciso di cancellarlo e lasciare tirare le conclusioni a chi legge).

njaalls

 
She’s crying out that she loves me
Holding my hands so I won’t leave
Cause baby don’t wanna be lonely
She says “I just want you to hold me”

 
«Eva, apri la porta»
«No»
«Eva, se non la apri tu con le buone maniere, lo faremo noi con le cattive»
«Andate via»
«Apri questa dannata porta!»
«No!»
Sono trascorsi almeno cinque minuti da quando Eva si è letteralmente chiusa all'intero del bagno di casa propria, mentre nel resto dell'edificio la musica rimbomba e dà il ritmo alla serata. Sono passati cinque minuti in cui tutte hanno provato a parlare e a convincerla ad uscire dal piccolo bagno in camera, prima di iniziare a battere in maniera furente ed esasperata i palmi delle mani contro la porta di legno. Invano.
Vilde è spaventata, anche se non vuole ammetterlo, e l'idea di un'Eva ubriaca e da sola dentro ad un bagno la terrorizza quanto finire sulla lista nera dei bus. In modo appena meno egoistico, forse le interessa di più, perché è la sua migliore amica ed ha dato di matto all'improvviso. Senza un motivo preciso.
«Quanto ha bevuto?» sussurra Chris alle altre, mentre tutte cercano di restare più vicine alla porta per poter sentire cosa succede all'interno. Sono piuttosto certe di averla vista bere al piano superiore, tra i corpi accaldati ed eccitati degli invitati, forse un paio di shots e qualche sorso da diverse bottiglie sparse per la casa. Sana è sicura avesse con sé una Vodka sotto il braccio, prima di sbattere la porta scorrevole del bagno e barricarsi dentro.
«Abbastanza» risponde Noora, con i capelli biondi che le svolazzando davanti al viso ad ogni movimento e l'orecchio poggiato sulla superficie di legno, come se con quel sottofondo frastornante possa sentire qualcosa di più forte delle urla di Eva. «Credete che potremmo scassinare la serratura?» chiede subito dopo, lanciando un'occhiata curiosa alle altre.
Sana scuote la testa, ma è Chris a parlare per lei: «No, la serratura è quella senza chiave» dice, indicando la chiusura metallica sul bordo della superficie fredda. «Può essere aperta solo dall'interno. Le abbiamo anche a casa e una volta, quando ero piccola, sono rimasta bloccata dentro, ho dato di matto e—»
«Non ci interessa» la interrompe Sana con espressione imperturbabile, portandosi un dito sulle labbra e facendo segno all'amica di far silenzio. «Sh»
Chris si ammutolisce, un po' dispiaciuta di essere stata zittita, trovando conforto solo in Vilde che le lancia un'occhiata gentile, come se volesse scusarsi per il solito comportamento autoritario e poco delicato di Sana.
«Eva?» chiede di nuovo Noora, interrompendo qualsiasi muto discorso che le altre stanno portando avanti all'interno della camera incasinata di Eva. Batte le nocche sulla porta una volta sola e attende qualche secondo prima di tornare a parlare. «Di' qualcosa e sapremo che stai bene»
«No» si sente piagnucolare da dentro, con voce strozzata. «Non voglio»
«Lo hai appena fatto» le fa notare Chris, con tono allegro e una risatina, prima di essere additata dallo sguardo delle altre. In silenzio si scusa, alzando le mani con fare sottomesso.
«Cosa possiamo fare per farti uscire da lì?»
«Niente»
«Vuoi dirci almeno perché ti sei chiusa dentro al bagno?»
«No!» si sente urlare da oltre la porta, prima che la musica si interrompa al piano superiore, per lasciare spazio ad un'altra canzone. Tra un cambio ed un altro, le ragazze riescono a sentire in maniera confusa le voci che si accavallano al piano terra e poi quella di Eva, solitaria e ruvida, che si fa largo tra le altre in maniera più nitida. «Chris»
Le ragazze si lanciano uno sguardo confuso, le sopracciglia aggrottate e gli occhi che fluttuano per più tempo su Chris Berg, anche se tutte hanno il sentore che non sia la persona giusta.
«Eva?» chiede gentilmente Vilde, sorridendo alla porta chiusa, come se l'amica potesse vederla. «Potresti ripetere?»
Ci sono un paio di istanti di silenzio, prima che la musica ricominci al piano superiore e loro perdano quasi ogni ogni possibilità di comunicare con Eva, senza doversi sforzare di urlare. Quando credono che non dirà più niente, però, la voce di Eva si fa sentire più forte di prima. «Voglio Chris»
«Chris... Christoffer?» tenta Noora, alzando le sopracciglia verso le altre, che hanno tutte un'espressione diversa dipinta in volto: Vilde ha le labbra ridotte ad una fessura, che fanno sembrare il suo viso un'unica smorfia preoccupata, mentre Sana alza gli occhi al cielo, come se avesse dovuto aspettarselo, e Chris Berg si stringe nelle spalle, arricciando le labbra in un “che si fa?” silenzioso. Noora smette di premere il proprio orecchio contro la porta e rivolgendosi ad Eva barricata dentro, domanda se, portando lì Christoffer Schistad, lei accetterà di uscire.
«Forse» risponde di rimando. L'altra vorrebbe urlarle che una volta arrivato Chris lei dovrà uscire, ma ogni suo tentativo è interrotto da un rumore che sovrasta perfino la musica nelle orecchie delle ragazze: qualcosa all'interno del bagno va in mille pezzi, causando un tonfo sordo di tanti cristalli che si frantumano, prima che tutte trattengano il respiro e il loro pensiero vada alla bottiglia di Vodka.
«Eva?!» urla Noora preoccupata, battendo la mano sulla porta, più e più volte. 
«Eva, stai bene?» continua Sana, prima di sussurrare a Chris e Vilde di andare a cercare Christoffer. Le due spariscono su per le scale che uniscono il seminterrato, adibito a camera da letto, fino al piano terra, dove si estende la casa solitamente vuota ed inabitata della signora Mohn. «Eva?!»
«Sto bene!» le rassicura, ma il tono eccitato dall'alcol non fa che aumentare la loro preoccupazione, se aggiunta ad una bottiglia frantumata in mille pezzi all'interno di un minuscolo bagno. «Perché urlate così?»
Eva resta chiusa in quel bagno per degli istanti che sembrano infiniti, mentre Noora inizia a camminare nervosa per la camera, sotto lo sguardo altrettanto preoccupato di Sana. Ascoltano la musica al piano superiore cambiare due volte, mentre imprecano contro Eva e Chris, Vilde e Christoffer, per ragioni diverse: chi è in ritardo e chi ubriaco marcio. Sana cerca di tranquillizzare Noora una sola volta, l'altra le risponde di stare bene, ma quando Eva beve, lo sanno tutti, è imprevedibile.
Quando Eva si ubriaca solitamente finisce per pomiciare con qualcuno -anche se negli ultimi tempi è sempre stato Chris-, ha anche provato a baciare Jonas dopo la loro rottura, ha cercato di rimorchiare Isak, scatenato una rissa con un una ragazza che in un locale le aveva pestato per sbaglio un piede e chissà cos'altro. A Noora viene il mal di testa solo a sforzarsi di ricordare tutte le ubriacature di Eva Mohn finite in tragedia.
«Eccomi» la voce di Chris Schistad è come una ventata di aria fresca per tutte, quando Noora gli va incontro per la prima volta felice di vederlo e Sana lo guarda come se da lui potesse dipendere la sorte del mondo, che sta inevitabilmente per schiantarsi. Non che non creda nelle sue capacità persuasive, ma sa anche che Eva e Chris sono una combinazione letale, sopratutto se uno di loro è ubriaco fradicio e l'altro non sa tenere a freno la bocca, il più delle volte. Un passo falso ed Eva non vorrà più uscire. 
Vilde e Chris lo seguono, accomodandosi sul bordo del letto di Eva, in religioso silenzio.
«Non sono mai stata più felice di vederti» fa presente Noora al nuovo arrivato, prima di prenderlo per un polso e trascinarlo davanti alla porta del bagno, senza troppi complimenti. Lui fa una smorfia, messo già al corrente della situazione, e in altre situazioni farebbe una battuta alla frase appena espressa da Noora, ma quella volta decide che è meglio tacere. «Si è chiusa dentro. Ha chiesto di te»
«Perché?» domanda Chris, scuotendo la testa con un'espressione confusa, più che preoccupata.
«Non so perché abbia domandato di te, dato che noi» e Noora indica con enfasi se stessa e le altre. «Siamo tutte qui per lei. Ma è ubriaca, quindi non mi—»
«Intendevo» la interrompe Chris, alzando un sopracciglio nella sua direzione. «Perché si è chiusa dentro. So per quale motivo ha chiesto di me, Noora» le risponde, una scrollata di spalle, come per mostrare quanto sia ovvio che qualcuno voglia lui e soltanto lui.
Noora sospira e Sana risponde per lei, sollecitandolo a fare quello per cui è stato chiamato e non per iniziare un litigio che non avrà mia fine. Chris non risponde, né annuisce, ma le sue labbra si arricciano in una smorfia, quando si decide a battere le nocche sulla porta del bagno e di avvicinare l'orecchio alla superficie.
«Eva?» chiama, il tono più gentile di quanto chiunque gli abbia mai sentito utilizzare, senza nessuna traccia di spavalderia o divertimento. «Sono Chris»
«Chris?!» si sente esclamare da dentro il minuscolo bagno, la voce di Eva un tutt'uno con la musica assordante del piano soprastante.
«Sì, sono io» le risponde e quando i capelli più lunghi gli cadono su una tempia, se li porta indietro distrattamente, non curante. «Che ne dici di aprire e dirci che succede?»
«No»
«No?» domanda Chris, evidentemente confuso. Prende un profondo respiro e lancia un'occhiata alle ragazze, come se ritrovarsi in quella situazione lo metta più in soggezione di quanto voglia ammettere; la pressione che ha addosso sarebbe quasi insostenibile se non sapesse di essere Christoffer Schistad e di poter fare qualsiasi cosa. Quando distoglie lo sguardo da un punto vago, voltato verso le amiche di Eva, torna a studiare il legno della porta che divide la camera da letto dal minuscolo bagno in cui la ragazza si è rifugiata. «Perché mi hai fatto chiamare, se poi non accetti di uscire? Sono qui, come avevi chiesto» prova, con tono alto, ma il più possibile gentile. Si allontana dalla superficie di legno e si abbassa osservando e passando l'indice sulla serratura metallica. «In un modo, o in un altro, apriremo questa porta, Eva. Che ti piaccia o no»
«Ci riusciresti?» sussurra elettrizzata l'altra Chris, alle spalle del ragazzo, ancora seduta accanto a Vilde, con gli occhi ora sgranati per la sorpresa. Sorride al suo omonimo, come se avesse appena ammesso un segreto indicibile. «Potresti scassinarla?»
«Sì, immagino» risponde Christoffer, preso in contropiede da quella domanda. «Un cacciavite e forzandola dovrebbe aprirsi»
«Ma non mi dire!»
«Perché non lo fai!» esclamano all'unisono Chris euforica per la scoperta e Noora quasi infastidita di averlo appreso solo ora. Il ragazzo guarda tutte e quattro le amiche di Eva, prima di sostenere il peso degli occhi chiari di Noora, probabilmente i più accusatori, nonostante quel posto sia riservato di solito a Sana. Questa sembra più infastidita dall'intera situazione.
«Riuscirò a farla uscire da lì, senza dover rompere la serratura» afferma Chris, comunque sicuro delle proprie capacità. 
«Ah, sì?» domanda Noora, incrociando le braccia al petto e avanzando, fino a fronteggiarlo. Non è cattiva, questo lo sanno tutti lì dentro e in quel momento, è solo preoccupata per la sua migliore amica e Chris ne è a conoscenza, eppure non riesce a non provare fastidio. «E come pensi di riuscirci? Con il tuo incedibile charme, o promettendole una notte folle tra le lenzuola—»
«A te dà fastidio che lei abbia chiesto di me» è la prima frase che Noora riceve in risposta, non trovando nulla con cui ribattere, anche perché Chris non le lascia il tempo di pensare ad un modo in reagire all'accusa. Le altre ragazze trattengo il fiato, mentre i loro occhi si spalancano per la sorpresa. «A te dà fastidio che abbia preferito me a te, è così, vero? Che abbia chiesto espressamente di Chris e non di Noora, per una volta. Bene, ora sai come ci si sente ad essere la spalla»
«Che vuoi dire?» domanda la diretta interessata, sulla difensiva. «Non so nemmeno a cosa ti riferisca»
«Tu lo sai» insiste Chris.
«Parli di me e William?» domanda incerta la bionda, appuntando una ciocca di capelli corti dietro l'orecchio. Sembra ferita e Chris non vuole dire di esserne felice, ma appena soddisfatto forse sì. 
«Tu che dici?» rincara, alzando gli occhi verdi al cielo e cercando di evitare lo sguardo di Noora. «Hai mai pensato di aver scombussolato la vita di più di una sola persona? Hai mai pensato, che prima del tuo arrivo ci fossero degli equilibri in questa città?» continua, facendola arretrare, sebbene non le presti nemmeno più attenzione. «No, perché sembra che tutto ti sia sempre dovuto, che tu sia il centro del mondo e che tutti debbano dipendere da te. Ma ora Eva vuole me, anziché te, nello stesso modo in in cui William ha preferito scappare con te, anziché stringere i denti e restare qui, dove invece io e lei» e indica la porta del bagno, per far capire che è proprio di Eva che parla. «Siamo rimasti indietro»
«Noi non volevamo—» tenta Noora, incerta su come proseguire. «Ferirvi»
«Non eravamo feriti, Noora» risponde Chris ovvio, cercando di forzare invano la serratura con le mani. «Eravamo felici per voi. Ma ora, solo perché non ha funzionato con William, non puoi pretendere che tutto sia esattamente come lo hai lasciato, che tu sia l'unica persona importante per la vita di qualcuno, solo perché è così che tu vuoi. Per una volta, fatti da parte, dannazione»
Nella camera cala il silenzio più imbarazzante a cui abbiano mai assistito. Christoffer poggia il palmo di una mano sul legno freddo e poi poggia la fronte contro lo stesso. Noora retrocede, lacerata, fino a prendere posto proprio accanto a Chris e Vilde, le quali le sussurrano parole gentili per consolarla. Lei forza un sorriso, riconoscente, mentre Sana si poggia al muro accanto alla porta del bagno: lei e Christoffer si scambiano uno sguardo, quando lui alza un sopracciglio sfidandola a dire qualcosa, lei si limita a sorridere. Distoglie subito lo sguardo ed è sorpreso, ma non lo vuole ammettere.
«Eva» cantilena, bussando di nuovo piano, il capo ancora contro la porta. «Mi senti?»
«Sì»
«Bene» mormora Chris, più a se stesso, prima di alzare la voce in modo che anche la ragazza dall'altro lato possa sentirlo. «Cosa vuoi che faccia per farti uscire da lì?»
«Niente»
«Niente?»
«Niente»
«Quindi noi dovremmo solo—» si interrompere Chris, scrollando le spalle. «Aspettare?» 
Per alcuni istanti in silenzio governa la situazione e nulla sembra essere al suo posto, perché sono ad una festa piena di gente e dovrebbero divertirsi, scherzare, ballare e godersi la serata, e invece si ritrovano alla fine tutti seduti in attesa di Eva, sul letto di questa. Nessuna guarda Chris, che invece è ancora in piedi, le spalle contro la porta e la testa indietro. 
Poi per l'ennesima volta la musica al piano di sopra sembra fermarsi, probabilmente per fare iniziare un'altra canzone che loro non ascolteranno nemmeno, ed Eva decide di parlare. «Chris?»
«Uhm?» mugugna quest'ultimo, staccando le spalle dalla superficie di legno e prestando attenzione all'interno del bagno. «Dimmi»
«Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?» domanda Eva, la voce attutita dalla muro che li divide, ma chiaramente impiastricciata dall'alcol. Chris si scambia uno sguardo con le ragazze, che improvvisamente non sanno se essere sollevate per quel cambio in Eva, o se sentirsi di troppo all'interno di quella conversazione.
«Sì» è la risposta di Christoffer, che dà le spalle al loro pubblico, concentrandosi sulla voce di Eva dall'alto lato della porta. «Certo» 
«Sembravo una puttana» sente dire, prima che al piano di sopra la musica ricominci a distribuire un ritmo allegro e spensierato alla casa. 
«Non è vero» esclama Chris, sentendosi un po' uno stupido a parlare con una porta. «Eri carina, come sempre»
«Ero truccata in maniera pesante e Ingrid mi ha detto che sembravo una puttana» dice Eva, il tono alto per farsi sentire.
«Le ragazze danno della puttana alle altre perché sono invidiose» le assicura Chris, picchiettando ritmicamente un dito contro la porta. Alle sue spalle, le altre si scambiano mute e sorprese uno sguardo, prima che Noora si alzi con coraggio e faccia segno alle amiche di uscire insieme a lei. Chris volta appena la testa, quanto basta per intercettare i loro sguardi fiduciosi e vederle annuire, ringraziandolo. Quando escono e chiudono la porta della camera, isolano la stanza dal resto della casa e Chris torna a concentrarsi sui rumori all'interno del bagno. «Eri bella e non voleva ammetterlo» continua, sedendosi per terra, le gambe incrociate avanti a sé e le ginocchia che toccano la porta chiusa.
«Le avevo rubato il ragazzo»
«Non era stata abbastanza per Jonas e le dava fastidio»
«Anche Iben» piagnucola Eva, strappando a Christoffer un sospiro stanco. «Anche lei mi ha dato della puttana, perché ho baciato te. A te però nessuno ha dato dello stronzo sessista» poi la sente ridacchiare e non può fare a meno di aggrottare le sopracciglia. «Tranne me. Io l'ho detto, che eri uno stronzo. Il più grande coglione della scuola»
Chris non può non trattenere una risata, prima di scuotere la testa, affatto colpito o ferito dalle sue parole: è il discorso di una ragazza ubriaca e, anche se si dice che quando si è ubriachi si è più sinceri, Chris sa che Eva aveva tutte le ragioni del mondo per detestarlo e che, ora, ha comunque già cambiato opinioni su di lui. È anche fermamente convinto che quel genere di errori si facciano in due, ma sa ammettere che, per quanto quel bacio alla festa di Halloween lo avesse colto alla sprovvista inizialmente, aveva puntato Eva fin dal loro il primo incontro e una parte di colpa era della ragazza, quanto sua. «Ti ringrazio» si morde il labbro e inizia a giocare con un braccialetto che porta al polso, in modo ossessivo. «E mi dispiace. Per averti fatto passare l'inferno ed essermene disinteressato»
«Io volevo baciarti, Christoffer Schistad» dice Eva, poi la sente, mentre scoppia in lacrime e lui non può fare altro che ascoltare il suo ansimare dall'altro lato della porta. «Io volevo baciarti. E avevo un fidanzato. E mi sono comportata da vera troia»
«Ascolta» mormora serio Chris, un po' imbarazzato dalla piega che sta prendendo quella conversazione, perché vorrebbe ritrovarsi in qualsiasi situazione con Eva, ma non in una in cui lui deve almeno tentare di essere sincero. «Tu non sei una troia. Sei una spina nel fianco, mi hai fatto sudare prima di dimostrarti appena interessata e sei letteralmente un tormento, ma sei anche l'unica ragazza che mi piaccia frequentare, hai incasinato la mia vita con i tuoi drammi e sei tremendamente insicura, quindi mi fai incazzare perché sei fantastica, Eva, ma il tuo credere di essere sempre qualcosa che gli altri vogliono tu sia, ti impedisce di vederlo» fa una pausa, in attesa che lei dica qualcosa, ma Eva resta in silenzio e non sente più nemmeno il suo respiro affannato. «Cosa è successo stasera per farti crollare così?»
Tutto tace, tranne la musica al piano superiore. La bocca di Chris è cucita, come quella di Eva, ma poi la tensione e l'imbarazzo si allenta, quando all'improvviso, senza avvertire, la serratura scatta. La porta resta chiusa e Chris cerca di trattenere l'espressione soddisfatta che è involontaria gli dipinga il volto. Si alza e si pulisce istintivamente i jeans scuri che indossa quella sera, poi si accosta alla porta e «Posso entrare?» chiede gentilmente. «O vuoi uscire tu?»
«Entra»
C'è un secondo in cui Chris tentenna sull'uscio, la mano sulla porta scorrevole e il respiro che cerca, prima di far scivolare il pannello di legno sul pavimento. Quando i suoi occhi incontrano quelli rossi e gonfi di Eva, raggomitolata sul gabinetto chiuso, si lascia sfuggire un sorriso d'incoraggiamento, che lei evita, voltandosi dall'altro lato. 
Il pavimento è cosparso di frammenti di vetro di varie dimensioni, mentre il collo intatto di una bottiglia tra i vari cocci, è l'unica cosa che ricordi vagamente a Chris che doveva trattarsi di Vodka classica. Quando avanza, cercando di non calpestare nulla di ciò che è sparso sulle mattonelle, Eva si volta e lui si lascia sfuggire una smorfia quando la sua suola ne frantuma alcuni, in pezzi ancora più piccoli, nonostante lo sforzo per evitarli.
«Stai attento» dice Eva, tirando di naso e indicando con lo sguardo il pavimento. «Potrebbero attaccarsi alla suola e ti faresti male»
«Tu?» chiede Chris, continuando ad avanzare. «Ti sei fatta male?»
Eva scuote la testa ed solo quando finalmente Christoffer la raggiunge, che si scansa appena per farlo sedere sulla tavoletta del gabinetto insieme a lei. Le sorride e con leggerezza le dà una spallata amichevole, facendo aprire le sue labbra in un sorriso. «Mi vuoi dire che è successo?» 
Eva arriccia le labbra e sbatte più volte le palpebre, prima di appoggiarsi alla spalla di Chris e di chiudere gli occhi. Una zaffata di alcol arriva alle narici di Christoffer, oltre quello di cui è ormai impregnato il pavimento, ma non vi bada e si avvicina di più alla testa di Eva. «Non lo so bene... Forse c'era qualche shot sul tavolo e questo ragazzo con cui ho pomiciato per un po', finché poi è comparsa una ragazza del primo, penso, e l'unica cosa che mi ricordo è che abbiamo ballato, finché non ci siamo baciate. Quando sono passata per puro caso vicino al ragazzo di prima, l'ho sentito parlare con i suoi amici—» la voce di Eva si inclina, fino a spezzarsi e come se nulla fosse successo, prima ancora che Chris possa intervenire, si asciuga una lacrima solitaria che le bagna la guancia e prosegue. «E mi ha dato della puttana. Sapeva tutto. Di me, di te, di Jonas e Iben e diceva che l'avevo data a tutti. E quando diceva tutti, intendeva proprio tutti» mormora, le guance rosse fuoco un po' per l'affanno e un po' per l'alcol. «Ragazzi e ragazze»
«Saresti dovuta venire da me» le dice allora Chris, in un vano tentativo di tranquillizzarla e strapparle magari anche un sorriso. «Gli avrei spaccato la faccia e la prossima volta avrebbe raccontato ai suoi amici che con te è meglio non immischiarsi, perché ci sarà sempre Chris Schistad a guardarti le spalle»
Eva tira di naso e Chris riesce nel suo tentativo di rubarle una smorfia, che vagamente ricorda un sorriso stanco e forzato. «Devo cavarmela da sola, o tutti penseranno che sono una bambina, che viene a piangere da te quando qualcosa non va»
«Non è quello che stai facendo?» la prende in giro Chris e quando crede che sia una battuta fuori luogo, vede il viso di Eva mantenere un accenno del sorriso di poco prima. Alza lo sguardo e guarda Chris, che per tutta risposta le cinge le spalle con un braccio. «Devi smetterla di pensare agli altri prima di te stessa. Sei fantastica, Eva, perché non riesci a vederlo? Lascia che la gente creda di te quello che vuole, anche che sei una puttana che se la fa con tutti e che va a piangere sulla spalla di Chris, quando le cose si fanno difficile. Che te ne importa di loro» le dà una scrollata e con la mano libera, le porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Tutti pensano di me che sia uno stronzo sessista, eppure mi lascio cadere ogni critica addosso. Indipendente che sia vero o no»
«Ma loro pensano che tu sia figo»
«Non tu» mormora Chris, con un sorriso amaro sulle labbra sottili. «Sei l'unica che me lo abbia detto come una condanna e io so, che questo è ciò che mi sono abituato ad essere. Non posso diventare un'altra persona, ma posso migliorare, quindi prendo quello che la gente dice di me e allo uso a mio favore. Se a loro non va bene, a quel punto è un problema loro. Troveranno sempre un modo per buttarti giù»
Eva arriccia le labbra, prima di alzare lo sguardo verso quello di Chris. «Mi dispiace» si scusa con un filo di voce, prima di toccarsi la testa che scotta. «Per aver detto che eri uno stronzo e un coglione, quando io ero identica a te. Mi dispiace»
Chris schiude le labbra per parlare, quando ci ripensa e semplicemente si allunga ancora verso Eva e la bacia. Sa di Vodka, ma si gode il bacio, chiudendo gli occhi in quel unico istante in cui le loro labbra si toccano. Non vuole forzarla, ne tanto meno approfondire qualcosa con Eva quando lui è troppo sobrio e lei troppo ubriaca: di solito, o bevono entrambi quanto basta per aumentare l'euforia, ma potendo comunque ricordare il giorno dopo, oppure non bevono proprio e non sono per forza le loro versioni più sincere, ma sicuramente quelle in grado di provare maggiori sensazioni anche solo per un tocco. Poi Chris si allontana ed Eva non si oppone, ma anzi gli sorride timidamente.
Quando crede che stia per dire qualcosa di importante, invece, si alza dalla tavoletta chiusa e comincia ad abbassarsi le mutande senza alzare troppo il vestito aderente che ha addosso quella sera.
«Devo fare pipì» spiega a Chris, che la guarda confuso un istante. Poi fa una smorfia e le lascia il gabinetto libero, alzandosi e cercando di accumulare il vetro tutto in un unico punto del pavimento. 
«Vuoi che ti chiami le ragazze?» domanda Chris, incerto se possa farle piacere o no, mentre lei esaudisce i suoi bisogni fisiologici. Ha imparato a conoscere anche le amiche di Eva e sa che sono tutte molto apprensive, forse fin troppo, quindi non si stupirebbe se gli chiedesse di non dire loro nulla. «O preferisci evitare un interrogatorio di Vilde. O Noora»
«No, forse mi farebbe bene essere viziata un po' dalle mie amiche» risponde, forza un sorriso, prima di toccarsi per l'ennesima volta la fronte. «Sembra che la mia testa stia per esplodere»
«Ci dovrai convivere per un po'» le comunica Chris, passandosi una mano tra i capelli lunghi. «Un'aspirina, una dormita e domani starai come oggi, ma potrai almeno dire di essere sopravvissuta ad una bella sbronza. Ora vado a chiamare le tue amiche, o potrebbero morire per l'ansia dell'attesa»
«Mi vogliono bene»
«Sì» sussurra Chris, spostando un frammento di vetro solitario con la punta della scarpa, verso il cumulo che ha già formato. «Te ne vogliono» e quando fa per allontanarsi, una mano lo obbliga ad arrestarsi.
Le dita affusolate di Eva lo tirano verso di sé, ancora seduta sul gabinetto, con le mutande che restano a mezz'aria trattenute dalle gambe rigide. Chris asseconda i suoi movimenti ed è quando si trova in piedi davanti a lei, che la vede allungarsi verso il suo corpo, per quanto possibile: si incontrano a metà strada, una mano dentro l'altra e le labbra che si toccano, di nuovo, in maniera gentile. È un bacio che dura un po' più a lungo rispetto a quello prima, la bocca di Eva è rovente e si schiude quanto basta, per lasciare che possano approfondire il contatto. Poi si scosta per parlare. «Resti questa notte?» e sa di alcol e di altre bocche a cui Chris non vuole pensare, quando annuisce e chiude gli occhi per riceverne un altro, di bacio. Questa volta la mano libera di Eva si aggrappa alla nuca del ragazzo, tirandolo ancor più verso il basso, e torna ad unire le loro bocche. Si baciano finché le loro labbra non sono consumate e arrossate e finché le dita lunghe di Chris non si poggiano sulle gambe nude di Eva, ricordandogli inevitabilmente che è ancora seduta sul gabinetto, la pipì terminata già da un po' e gli occhi semichiusi per la stanchezza.
«Devi alzarti» le dice, tra un bacio ed un altro, prima di allontanarsi. «Io vado a chiamare le tue amiche»
Chris non si stupisce di trovarle sedute sulla parte più alta della scalinata che unisce la camera di Eva al resto della casa, quindi semplicemente le guarda con il solito sorriso bastardo sulle labbra e le invita a raggiungerlo. In men che non si dica, sono tutte in camera ed è involontario per Noora ringraziare con un cenno Chris, colpita ed impressionata dal suo lavoro. Lui si stringe nelle spalle ed è Vilde ad interrompere quelle occhiata mirate e poco bene nascoste, attirando l'attenzione di tutti su di sé.
«Oh, Eva» esclama quasi cantilenando, prima di trasformare il viso perennemente stupito in una maschera di divertita apprensione. Chis e le ragazze la raggiungono subito sull'uscio della porta e quando Christoffer scoppia a ridere, Vilde lo rimprovera.
«Vai via» gli dice con tono autoritario, lanciando un'occhiata ad un'Eva ancora con l'intimo abbassato tra le gambe e la testa poggiata contro al lavandino di ceramica bianca, mentre dorme, abbattuta dalla stanchezza. «Ci pensiamo noi a tirale su le mutandine. Dovresti andare»
«Vilde, di solito lui gliele toglie» è il commento di Sana, la quale alza un sopracciglio come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo. «Ha già visto tutto ciò che Eva ha da offrire»
«Oh mio dio» è l'unico commento incredulo di Noora, prima che Chris si faccia largo tra i corpi delle quattro amiche e raggiunga quello di Eva. La solleva dal gabinetto e le tira su l'intimo con l'aiuto di Noora che, dopo un istante di indecisione e confusione, vedendo le difficoltata di Chris nel rivestire Eva con una mano sola, decide di aiutarlo. Sotto le loro suole qualche pezzo di vetro continua a frantumarsi.
C'è Chris che mette a letto la rossa e la copre con il piumone, intanto che le ragazze puliscono il casino che Eva ha combinato con la bottiglia di Vodka e nessuna di loro presta attenzione in maniera sfacciata a Christoffer Schistad, che invece si accerta che la ragazza abbia tutto quello che le possa occorrere, almeno finché la festa non sarà finita e lui avrà buttato tutti fuori dalla villetta, in assenza della padrona di casa. In effetti, trascorrono delle ore. 
Quando rimangono finalmente solo loro due, sono le due del mattino passate e ogni muscolo del corpo di Chris sembra essere attratto da qualsiasi superficie che abbia dei cuscini dove poter poggiare la testa: a fatica si trascina giù per le scale e si toglie le Converse nere per miracolo, prima di sprofondare sul materasso, accanto ad Eva. Questa si muove e la sente impiastricciare dei rumori nel sonno, prima che si volti su un fianco e si avvicini al corpo stanco di Chris. 
Poi anche lui chiude gli occhi e non percepisce la mano gentile di Eva che sia aggrappa al suo braccio o i suoi capelli che gli solleticano il collo, quando si avvicina al centro del letto, attirata dal calore umano di Chris: è troppo stanco per poterlo notare e si lascia semplicemente trasportare via.
Si addormenta anche lui, con la consapevolezza di dover affrontare il giorno successivo i postumi di una sbronza e tutte le insicurezze che verrano a galla, una casa da pulire e dei baci da scambiarsi; ma l'unica cosa che non si aspetta è di doversi tirare su dal materasso, dopo appena due ore di sonno, per reggere la testa di un'Eva distrutta, che vomita anche l'anima e tutte le preoccupazioni di una festa andata a rotoli.
«Grazie» è l'unico commento strascicato che riceve in cambio, mentre entrambi combattono contro gli occhi quasi chiusi. Nemmeno le risponde, Chris, mentre aspetta che beva l'acqua e che possano tornare a dormire come dovrebbero, dopo una serata disastrosa come quella appena trascorsa. 
Se Eva si alza altre volte quella mattina, Chris è troppo stanco per notarlo e non apre gli occhi fino a pranzo inoltrato, con la luce del sole che entra dalla finetra e le tende che volazzano a causa delle imposte aperte. A quel punto, Eva è già sveglia, ha un mal di testa martellante e una cera da paura, ma con un bacio che sa di dentifricio gli dice che è immensamente grata.
  
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