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Autore: vero_bonnie    15/02/2017    2 recensioni
Sam e Dean sono a casa di Bobby per recuperare le sue cose dopo la sua morte, quando Sam nota qualcosa in mezzo ai rottami delle vecchie auto... Quella che diventerà la sua Baby.
Scusate, ho una passione insana per Sam in moto. Non so come mi sia uscita ma "Sam" + "motocicletta" son cose che mi fanno felice. Spero vi piaccia! :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Baby

 

Il cartello in sé è ridotto in pezzi: è consumato, la vernice si scrosta ed è sbiadita, ma la scritta Singer Auto campeggia imponente nella notte. Un brivido freddo si arrampica lungo tutta la spina dorsale di Sam.

Il ragazzo sprofonda ancor di più nel sedile, l'unica cosa che può fare – anche se vorrebbe dire a Dean di fare inversione e guidare finché non crolla esausto sul volante, o perlomeno raggomitolarsi in posizione fetale e piangere. Perché no, ancora non ha pianto.

Sa che Dean l'ha fatto: sotto la doccia nella stanza del motel, l'acqua a lavare via le lacrime dalle sue lentiggini; durante la corsa notturna in macchina, con la musica sparata al massimo, quando credeva che Sam stesse dormendo... Lui piange. Non parla, ma piange. Sam, adesso, non riesce a fare nessuna delle due cose.

L'Impala splende come una stella quando entra lentamente nel cortile: la luce dei lampioni si riflette sulla carrozzeria e sulle cromature lucide, rendendola viva, facendo pulsare quella meraviglia di metallo che è il suo motore come se fosse un cuore irrorato di benzina. Sam osserva il suo splendore che si riflette negli occhi di Dean, fissi sulla strada polverosa mentre parcheggia; nelle orecchie ha il lieve rombo di tutti i suoi cavalli, accentuato dal silenzio ora che Dean ha spento l'autoradio; l'aria è satura dell'odore di cuoio dei sedili; sulla lingua sente il sapore di birra calda, che ha imparato ad associare alla macchina; e sulla pelle striscia il sottile velo di sudore tipico dei viaggi così lunghi. Tutto questo è familiare, accogliente: sa di casa, sa di Dean.

« Facciamola finita in fretta ». La voce di Dean è un ringhio roco, che rotola su per la sua gola come il ruggito minaccioso di un animale in gabbia. E' la prima cosa che dice in più di ventiquattr'ore, ma Sam sa che la sua voce non è roca solo per il prolungato silenzio. Dean gira la chiave e la estrae dal cruscotto con uno strattone: la « piccola » si zittisce. Dean esce e sbatte la portiera, metallo contro metallo, amplificato all'inverosimile nelle orecchie ronzanti di Sam.

Andiamo, devi farlo. Sam respira profondamente, poi apre la portiera. Non è difficile. Finirà presto.

Uno stivale nella polvere, poi l'altro. Una leggera contrazione dei muscoli. Si alza in piedi, si volta e chiude la portiera. Una gamba davanti all'altra. Non è difficile. Finirà presto. Continua a rigirarsi quelle parole nella testa come un mantra, sperando che forse, se le ripete abbastanza volte, prima o poi finirà per crederci.

Solleva gli occhi su Dean che cammina davanti a lui, l'incedere degli anfibi rabbioso verso la casa. Se si trattasse di un'altra persona, di chiunque altro, Sam parlerebbe. Direbbe qualcosa come mi dispiace per la tua perdita, oppure so come ti senti, oppure devo chiederti di essere forte per lui. Farebbe i suoi occhi da cucciolo, che funzionano sempre. Forse ricorrerebbe al contatto fisico perché, nonostante a lui non piaccia neanche un po' essere toccato da sconosciuti, negli anni ha imparato che la maggior parte della gente sembra averne bisogno. Ma si tratta di Dean. E Dean non è una qualsiasi altra persona.

Dean ha bisogno di contatto fisico e di conforto e di comprensione molto più di chiunque altro al mondo, ma Dean è suo fratello e Sam sa quando può avvicinarglisi – in ogni senso, fisico ed emotivo – e quando invece è meglio mantenere una certa distanza. Se Sam gli parlasse ora, probabilmente si troverebbe in un attimo bloccato contro un muro dalla mano destra di Dean che lo tiene per la gola. E dopotutto, Sam non ha nessuna voglia di parlare.

Entrano in casa con la chiave che hanno preso dalla tasca di Bobby – Sam spinge via con violenza quel ricordo, fuori dalla sua testa – e si fermano nell'atrio.

Dean si volta verso di lui e gli fa un cenno verso lo studio. Poi si dirige su per le scale.

Sam si lascia sfuggire un sospiro esausto. Immaginava che sarebbe stato così, e Dean gliel'ha appena confermato con uno sguardo: a Sam sarebbero andati i libri di Bobby, a Dean i suoi vestiti, poi avrebbero incorporato le sue armi nel loro arsenale.

Entra nella stanza. Libri di ogni forma e dimensione, dalle copertine più elaborate a quelle minimaliste, chiusi da un laccio di cuoio o da un sigillo magico, con le pagine di carta o di pelle umana, scrigni di antica conoscenza o giornaletti di cialtronerie. Sam aveva sempre sognato di poter leggere tutto quel sapere – ma non così, non così.

Apre il borsone che si è portato dietro e lo posa a terra. In due minuti è pieno e la stanza continua a traboccare di libri. Esce nel corridoio proprio mentre Dean sta scendendo le scale con un borsone simile sulla spalla.

« Finito? », chiede Sam. Dean annuisce. « Io ho bisogno di altre borse. Stavo andando in macchina a prenderle ».

« Okay, andiamo ».

Escono, senza preoccuparsi di richiudersi la porta alle spalle. Tanto lì dentro non entrerà più nessuno. Camminano lentamente nella notte, diretti verso l'Impala, quando uno scintillio cattura l'attenzione di Sam. Il ragazzo si ferma a guardare tra le carcasse delle vecchie auto che riempiono il cortile. Dean si volta verso di lui, in una muta richiesta di spiegazioni, ma Sam non distoglie lo sguardo dalla luce. Avanza tra i rottami finché non capisce. Scosta una lamiera – si taglia un dito, com'era prevedibile, ma non batte ciglio – e rimane a guardarla. Dean lo affianca, incredulo, le labbra schiuse.

« Che cos'è? », chiede Sam, affascinato.

Dean scuote la testa. « Non ne ho idea ».

Sam si avvicina e spazza via uno spesso strato di polvere con la mano. Norton Model 50.

« Per la miseria, e questa come ci è finita qua?! »

Sam non sa cosa rispondere, ma i suoi occhi sono spalancati e non riescono a staccarsi da quel gioiellino. Il serbatoio è beige, con rifiniture rosso scuro, dello stesso colore delle amarene. Le cromature argentate brillano nella luce delle stelle, producendo il luccichio che aveva attirato lo sguardo di Sam. Il manubrio è basso e dritto. Sulla manopola dell'acceleratore è appeso un casco nero.

Non sta pensando razionalmente, quando tende le braccia. Dean lo riscuote, bloccandolo per un polso. « Ehi, che diavolo fai? »

Sam lo guarda con occhi vacui. Apre la bocca per rispondere, ma niente esce dalle sue labbra. Alza le spalle, scuote appena la testa. Dean solleva gli occhi al cielo e sospira, esasperato. « Sam, andiamo. Non ti è mai importato un accidente di motori ».

« Ehi, questo non è vero », ribatte lui. « Io all'Impala ci tengo ».

« Sai cosa voglio dire ».

« Beh... » Posa una mano sulla sella della motocicletta. « Io vado ».

Dean lo guarda sconvolto mentre lui si calza il casco sulla testa e monta a cavalcioni della moto. « Sam, ti schianterai da qualche parte. Sei andato in bici cosa, una, due volte in vita tua? Scendi, non fare l'idiota ».

Sam scalcia sul pedale di avviamento: all'inizio non succede nulla, ma dopo un paio di volte la motocicletta si accende. La sua voce è un ruggito roco, come quello di una belva selvaggia. E Sam ha intenzione di domarla.

« Aspettami qui ».

Dean rimane a guardarlo, impotente, le braccia larghe a esprimere la sua incredulità. Ma Sam ha gli occhi persi nelle tenebre, mentre esce a bassa velocità sulla strada statale, e non si gira a guardarlo. Sembra aver dimenticato tutto, per un attimo: ora esistono solo la notte attorno a lui, il vento sul suo viso, la sensazione ruvida dell'acceleratore sotto il palmo. Ruota appena il polso e la moto inizia a correre sempre più veloce. Solleva la mano destra quel tanto che basta per iniziare a decelerare, mentre la sinistra preme la leva della frizione e lo stivale ingrana la seconda. E così avanti, scala le marce fino alla quinta, mentre la Norton si mangia la strada ferocemente, di nuovo alla sua vecchia gloria: è stanca, affaticata da tutti gli anni che ha passato sepolta sotto quella montagna di rottami che nessuno voleva più, ma si sta svegliando. Un po' come Sam.

Una curva si profila davanti a loro nella penombra e Sam spalanca gli occhi, improvvisamente conscio di cosa sta facendo. Ma è solo un istante. La moto si ricorda perfettamente come fare il proprio lavoro e Sam in qualche modo trova dentro sé un istinto che non credeva di avere, e si affida a questa conoscenza ancestrale. Imboccano la curva e tagliano la traiettoria, stringendo sulla sinistra, piegati appena di lato come una creatura sola.

Ed è qui, su questa strada sperduta del South Dakota, in sella a una Norton del '63, in mezzo al buio più totale illuminato solo dal faro rotondo di una moto vecchia e sconosciuta, che Sam piange.

Piange, finalmente: per Bobby, per i libri che dovrà portare via con sé e che non potrà commentare con lui. Piange perché lui e suo fratello hanno perso loro padre – di nuovo. Piange perché ora sono solo loro due, solo Sam e Dean schiena contro schiena a combattere per il mondo e per se stessi. Piange per Dean, la sua unica famiglia, e per l'Impala, la loro unica casa. Ma Sam piange anche per la Norton che ringhia fra le sue cosce, simbolo dell'indipendenza, emblema del credere in se stessi.

Questa notte, la Norton parla a Sam, e gli dice di essere forte: per se stesso, per Dean, per tutte le persone che salvano ogni giorno dai mostri che infestano il nostro mondo. Gli dice di non lasciarsi andare, gli dice di andare avanti, perché può farlo. E' sopravvissuto a un sacco di merda, e può sopravvivere a tutta la merda che ancora lo aspetta. E' vivo, il suo cuore batte sotto la camicia a quadri, il suo respiro si condensa in vapore contro la visiera del casco. E' vivo.

In quel momento la strada si illumina un pochino di più, e Sam riconosce dietro di sé il rombo dell'Impala. Rallenta e, quando si ferma sul bordo della strada, la macchina gli si affianca.

Dean ha tirato giù il finestrino e lo osserva, preoccupato. Ma Sam, tra le lacrime, sta sorridendo.

« Dean », mormora. « Ho trovato la mia Baby ».

   
 
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