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Autore: Madame_Padfoot93    19/02/2017    2 recensioni
Tre bambini sono sempre sinonimo di grandi guai, per ogni famiglia. Se poi quella famiglia prevede il gene Weasley-Potter... E cosa c'è di meglio, per calmare tre bambini "malandrini", se non una bella storia? Davanti al fuoco di uno scoppiettante camino, i signori Potter cercheranno di placare i scalmanati figli con un racconto: il loro.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Una serata a casa Potter

 

 

Il fuoco del camino scoppiettava allegramente, cambiando ogni tanto colore quando i bimbi lanciavano al suo interno magiche palline colorate.
Harry li guardava giocare, seduto sul divano, partecipando di tanto in tanto ai loro giochi, mentre Ginny stava cercando di sistemare la cucina, che dopo ogni pasto sembrava un campo di battaglia visto che i figli preferivano di gran lunga giocare con il cibo, piuttosto che mangiarlo, nonostante le proteste di Kreacher.
«Padrona, Kreacher può farlo da solo. Kreacher no stanco.» gracchiava l’Elfo Domestico, scuotendo la testa, tanto da far scuotere le orecchie da pipistrello, da cui spuntavano soffici ciuffi bianchi.
«Oh Kreacher, tranquillo. Ora va in salone e sta attento ai bambini».
I grandi occhi dell’Elfo si allargarono ulteriormente, leggermente spaventati: quei piccoli monelli erano davvero tremendi; nonostante ciò si inchinò e dopo un Si, Padrona! uscì, dirigendosi verso il salotto. Grandi cambiamenti si erano verificati nella casa della sua precedente padrona e con un sospiro ripensò ai tempi in cui erano i Black ad abitare quella casa. In fondo con i Potter stava bene: veniva trattato con gentilezza e ed era grato a quel padrone che lo aveva reso partecipe dei suoi piani durante la guerra e che gli aveva donato il medaglione del padron Regulus. Si sentiva felice, nonostante gli anni ormai gli gravassero addosso.
Entrato nel salone vide la piccola padroncina che cercava, con non poche cadute, di rincorrere il maggiore dei tre (esattamente uguale a quello screanzato del padron Sirius), mentre il padroncino Albus sedeva tranquillo, davanti al fuoco, intento a sfogliare la varie figurine delle Cioccorane. La piccola, non appena lo vide, si arrestò e gli andò incontro allegra, urlano Keccè! Keccè!
Il povero Elfo Domestico, sgomento, se la vide arrivare addosso come un Bolide e riuscì ad afferrarla miracolosamente.
«Lily! Sta attenta e non importunare troppo Kreacher! - esclamò Harry, con un sorriso e poi rivolto all’anziano Elfo – Kreacher, scusala… lei ti adora».
«Oh, no padron Harry. Kreacher contento della piccola padroncina. Kreacher gioca con lei.» gracchiò quello, ma con voce incerta e gli occhioni spalancati.
Harry rise: «Tranquillo, Kreacher! So bene che sono dei piccoli monelli. E se non te la senti di badare a loro puoi anche andare».
«No, no padrone. Kreacher bravo Elfo. Io occupa dei piccoli Potter. Kreacher vuole bene ai padroncini. Soprattutto a padroncino Albus. Lui tanto buono con Kreacher !»
Da quando Kreacher aveva collaborato con Harry al ritrovamento del medaglione di Serpeverde e, soprattutto, da quando veniva trattato con gentilezza, l’Elfo si era mostrato sempre gentile, cordiale e leale. Harry, con un misto di rassegnazione e divertimento, aveva già ammesso che in fondo Hermione (così come anche Silente) aveva sempre avuto ragione: un Elfo Domestico dimostra gentilezza e rispetto, nella stessa misura in cui il suo mago ne mostra a lui.
Harry sorrise, arruffandosi ancor di più i capelli, ma vedendo come Lily cercasse di aggrapparsi a un disperato Kreacher, ripetendo sempre Keccè! Keccè! e come James e Al litigassero, disse con tono autoritario: « Ora basta, bambini! Lily, lascia in pace Kreacher! James, piantala di disturbare tuo fratello!»
Ginny, leggermente allarmata dal tono di Harry, si precipitò in salotto, con ancora il grembiule addosso: «Che succede? Harry…»
«Nulla, Ginny. - rispose il marito, con un mezzo sorriso – I nostri figli sono sempre più discoli!»
«E cosa potevo aspettarmi, dai figli di Harry Potter?» fece lei di rimando, con un sorriso sornione.
«Ah, si? Guarda che questa… esuberanza… è tutta marchio “Weasley”.» e così dicendo l’aggirò e l’abbraccio da dietro, facendole scappare un risolino.
Kreacher guardava i padroni sconcertato, mentre cercava di far giocare la piccola Potter.
Al si avvicinò alla sorella: «Lascia in pace Krecche! Lui non vuole giocare. Lascia in pace!» squittì il bimbo, storpiando il nome del povero Elfo.
«Noooo! Keccè mio! Keccè mio! Mammaaa! Di Keccè mio!» pianse invece lei.
«Ho detto “Basta” !» disse di nuovo Harry, stavolta con un tono più duro, ma non troppo severo.
«Che ne dite se vi raccontiamo una storia, bambini?» disse Ginny, inginocchiandosi all’altezza di Lily e facendole una carezza.
«Si, una storia! Racconta, papà. Racconta una storia tu!» urlò Al, abbracciando le gambe del padre e guardandolo con gli occhioni verdi imploranti. «Si, papà! Racconta di te e la mamma!» disse di rimando James.
Kreacher sospirò: finalmente il padrone era riuscito a ristabilire un po’ di quiete. Ma poi si mise a dondolare su sé stesso, incerto «I padroni vogliono che Kreacher va via?» gracchiò lui.
Harry piegò leggermente la testa, mentre si sedeva sul comodo sofà, mettendo Al sulle proprie ginocchia : «Non vuoi ascoltare la storia?»
«Oh no, no padron Harry. Troppo onore per Kreacher star qui ad ascoltare le storie di famiglia. Io non può, padrone».
«E perché no? Anche tu fai parte della famiglia Kreacher. E – aggiunse, vedendo il singulto di Kreacher alle sue parole – non cercare di punirti. Fai davvero parte della famiglia. Ora siedi».
L’Elfo, un po’ commosso dalla gentilezza del padrone e un po’ frastornato per il modo di fare di questi, si sedette vicino al caminetto, ubbidendo a quello che lui voleva considerare un ordine.
«Allora… - cominciò Harry, con un finto sguardo concentrato sul ricordo - La prima volta che vidi vostra madre avevo undici anni e stavo cercando il binario per l’Espresso per Hogwarts. Era insieme ai vostri zii e vostra nonna e piangeva come una disperata perché anche lei avrebbe voluto andare a scuola. Ricordo di aver pensato Che frignona!…»
«Non è vero, stupido! Io non piangevo. Non credetegli, bambini. Vostro padre sta mentendo!» lo interruppe Ginny, con falsa indignazione. I bambini sghignazzarono.
«Ok, ok non piangevi. Come no! - fece poi, rivolto ai maschietti, che sghignazzarono ancora un po’ - Comunque, quando grazie a vostra nonna sono riuscito ad arrivare al Binario 9 ¾ e i vostri zii Fred e George mi hanno riconosciuto, dicendolo a tutta la famiglia, vostra madre si mise a strillare “Oh, mamma, posso salire sul treno per vederlo? Mamma, ti prego...”*. Che dire? Era già pazza di me!» Harry fece un sorriso strafottente e i figli si misero a ridere, mentre Ginny scuoteva la testa, nonostante sorridesse. Anche Kreacher rideva, anche se di nascosto. Harry cercò di calmarli e proseguì.
«Va bene, va bene...basta, bambini. Allora… dove ero rimasto? Ah, si! Non ho visto più vostra madre per tutto l’anno scolastico, ma ricordo esser stata la prima persona che vidi una volta tornati da Hogwarts. Era lì, alla stazione, che mi indicava con il dito “Eccolo, mamma, è lì, guarda! Harry Potter! (...)”* . Da quella volta, la rividi solo dopo che i vostri zii mi portarono alla Tana; e al solito, timida com’era, quando scese in cucina e mi vide, diventò rossissima e si rintanò in camera sua! Vostro zio Ron mi confidò che aveva parlato di me per tutta l’estate!»
I piccoli Potter risero di nuovo, mentre Ginny diede al marito un piccolo pugno sulla spalla: «E smettila, Harry!»
«E da quel giorno – riprese Harry – diventammo… più o meno amici. Per me era sempre la sorellina del mio migliore amico e non ci badavo più di tanto. Al mio secondo anno, vostra madre ebbe un piccolo incidente con un diario oscuro e io dovetti salvarla dalla furia di un mago cattivo e delle zanne di un tremendo Basilisco!»
«Cos’è basilico, papà?» squittì Lily
«Il mago cattivo era Voldemort, vero?» disse James, eccitato.
«Hai ucciso un Basilisco! Wow!» disse Al sorpreso.
Ovviamente, tutte queste osservazioni da parte dei figli, erano arrivate ad Harry tutte insieme, accompagnate da gridolini e incitazioni varie.
«Ok, ok! Calma, bambini! Lily, un Basilisco è un gigantesco serpente. E si, Al, sono riuscito a sconfiggerlo con la spada di Grifondoro. E si, James – disse, rivolgendosi al figlio maggiore, con un tono grave – quel mago cattivo era Voldemort. Ma voi siete ancora piccoli per conoscere la sua storia».
James protestò: «Io non sono piccolo! Ho sei anni!»
Ginny intervenne, placando il figlio: « Ma come? Non volevi ascoltare la storia di mamma e papà, prima?»
«Infatti! Mamma ha ragione. Dunque… - continuò Harry, ignorando lo sbuffo di protesta del figlio maggiore – Oh già, dimenticavo la parte migliore. Durante quell’anno vostra madre mi dedicò un messaggio musicale per San Valentino. Com’è che faceva Ginny?» chiese, sorridendo furbo alla moglie.
«Harry, non ti azzardare…» minacciò la moglie, ma lui non ci badò e continuò, cantilenando:
«Occhi verdi e lucenti di rospo in salamoia…»
«Basta!»
«Capelli neri e lucidi come di corvo in volo…»
«Smettila!»
«Vorrei che fosse mio, quale divina gio… *»
«Harry, piantala subito!»
Ginny era paonazza e i figli ridevano come matti. Anche Kreacher, ormai, rideva apertamente. La donna fulminò il marito e, cercando di ricomporsi, disse: «Ero una bambina a quei tempi!»
«Che cosa buffa, mamma!» disse Al, sghignazzando.
Harry riprese, divertito: «Devo ammettere che quella volta ne fui molto imbarazzato. Ma adesso ne conservo il ricordo con affetto. Concluso il secondo anno, vostra madre e io ci rivedemmo prima dell’inizio di Hogwarts, ma non ci frequentammo molto. Così come l’anno successivo…»
«Ah si, racconta cosa è successo, quell’anno, caro.» lo interruppe Ginny, con una punta di malizia.
«Ma... non successe nulla di particolare…» borbottò lui.
«Ah no? Io ricordo invece che vostro padre era molto preso da un’altra ragazza!»
«Papà!» dissero in coro i due maschietti, mentre Lily, che non capiva ancora bene, guardava la mamma confusa.
«Quell’anno ad Hogwarts c’era un evento importante e si era organizzato un Gran Ballo. Speravo che vostro padre mi invitasse, ma lui invitò quell’altra, che lo ha rifiutato.»
I bambini scoppiarono a ridere e, stavolta, fu Harry ad arrossire. Kreacher aveva le lacrime agli occhi per il troppo ridere: «Ahahah, padrone!»
«Comunque – riprese Ginny – non mi scoraggiai, nonostante ci rimasi molto male. Accettai il consiglio di zia Hermione, che mi diceva di provare a vedere altri ragazzi e andai al ballo con lo zio Neville!»
«Mamma! Sei andata al Ballo con zio Neville?» chiese James, tra lo stupefatto e il disgustato.
«Proprio così. E durante il Ballo ho anche conosciuto il mio primo fidanzato!»
«Corner! - sembrava ringhiare Harry, per il divertimento di tutti, poi riprese – Si vostra madre si fidanzò con quello lì. E l’anno dopo lo lasciò per mettersi con un altro; ma quell’anno anche io mi fidanzai.» concluse Harry, compiaciuto.
«Si, con la Chang. Proprio un bell’acquisto!» lo punzecchiò la moglie.
«Ok, non era simpatica come la mamma, ma ai tempi mi piaceva. Tuttavia dopo un po’ ci lasciammo. E al mio sesto anno ad Hogwarts, finalmente mi accorsi di quanto fosse bella, divertente, forte e sicura vostra madre».
A quelle parole Ginny arrossì e distolse lo sguardo dal marito, per poi sorridergli calorosamente.
«Mamma, come sei rossa!» esclamò Al e James ghignò.
«Tuttavia vostra madre era ancora fidanzata con Dean. Vi ricordate di Dean, l’amico di mamma e papà? - chiese, rivolto ai bambini che annuirono vagamente – Bene. Una sera, mentre ero sotto il Mantello, ho spinto la mamma senza farlo apposta: lei, però, credeva che fosse stato Dean e si arrabbiò con lui e lo lasciò. Io ovviamente ne ero molto felice, ma non potevo ancora mettermi con lei».
«Perché, papà?» fece Al.
«Perché vostro padre aveva paura della reazione di vostro zio Ron.» rispose lei.
Tutti scoppiarono a ridere e James si rivolse al padre: «Ma come, papà? Che fifone!»
«Non è vero! Non volevo urtare i sentimenti di vostro zio! Ad ogni modo – riprese Harry – quello stesso anno feci una cosa davvero brutta a un mio compagno e fui mandato in punizione. Così mi impedirono di giocare la finale di Quiddich!»
Nonostante fossero ancora piccoli, James e Al misero su un’espressione dura e seria: prendevano quello sport molto seriamente e ne erano appassionati.
«Così al mio posto giocò la mamma, che acciuffò il Boccino e fece vincere Grifondoro!» continuò, alzando le braccia in esultanza e i bimbi, rallegrati, lo imitarono con un Yeah! Bravissima, mamma!
«Una volta rientrato dalla punizione in Sala Comune vidi l’esultanza dei nostri compagni e poi mi concentrai su di lei, che mi venne incontro e mi abbracciò. E io, che le volevo davvero tanto bene, la baciai, lì davanti a tutti».
Anche in questo caso Ginny arrossì, mentre i figli (ormai solo James e Al, dato che Lily si stava lentamente addormentando tra le braccia della madre) fecero gesti di disgusto, esclamando continuamente Bleah! Che schifo!. Invece Kreacher si stava asciugando i grandi occhioni lucenti e il lungo naso.
«Voi non potete capire! - esclamò la madre, ancora rossa in viso – E comunque da quel momento ci fidanzammo. Fino a quando…» si interruppe, pensosa.
«Fino a quando – continuò per lei il marito – non ci fu la guerra.»
«Quella con Voldemort?» si illuminò James, speranzoso che almeno stavolta il padre raccontasse del mago oscuro.
«Padroncino James, non chiede ancora del mago cattivo!» lo riprese Kreacher, con un po’ di impazienza.
«Si, James. Ma come ha detto bene Kreacher – e a quelle parole l’elfo si illuminò e inorgoglì – non puoi ancora sapere di quei fatti».
James mise su un broncio deluso e incrociò le braccia con un sonoro Uffa! Poi, riprendendosi, esclamò allegro : «Ma tu l’hai sconfitto, vero papà? E poi hai sposato la mamma?»
«Si – sorrise Harry – ma non proprio subito dopo. È passato un po’ di tempo».
«E perché?» chiese Al, stropicciandosi gli occhi.
«Perché eravamo giovani e dovevamo ancora finire di studiare… ma adesso basta. È ora di andare a dormire!» disse Harry, guardando il vecchio orologio ammaccato, che era appartenuto a Fabian Prewett.
«Ma io non ho sonno!» disse James, ribellandosi, ma si vedeva che stava crollando.
«Avanti padroncini, vi accompagna Kreacher alle vostre stanze!» disse pronto l’Elfo Domestico.
«Grazie, Kreacher. E quando hai finito, va a riposare. Sarai molto stanco.» disse Harry, con un sorriso gentile.
«Grazie a lei, padron Harry.» e con un ultimo inchino ai padroni, prendendo i piccoli per mano, li condusse su per le scale, mormorando ogni tanto un Su, su padroncini. Ora di nanna.
Lily, ancora in braccio a Ginny, si agitò un po’ e la donna decise che sarebbe stato meglio portarla nella sua stanzetta. Harry annui e guardò la moglie salire la scale che portavano al piano superiore. Infine si stiracchiò e guardò il fuoco con tale intensità che non si accorse della piccola mano che si posò sulla sua spalla : «Non vieni a dormire, Harry?» chiese Ginny, dolcemente.
Ed Harry, ringraziando ancora una volta Merlino per avergli permesso di averla accanto, rispose con un sorriso radioso, le prese la mano e la portò in camera.
La loro era davvero una famiglia felice.

 

 

 

 

 

 

 

Note canine:

Ciriciao a tutti! Spero che questa mia nuova fic vi sia piaciuta. Alcuni appunti su essa sono d’obbligo. In primo luogo ho voluto approfondire e introdurre la figura dell’Elfo Domestico Kreacher, mostrando un suo cambiamento che, comunque, è presente anche ne I Doni della Morte: mi sembrava giusto ricordare anche lui, visto che ha combattuto e guidato gli alti Elfi durante la Battaglia di Hogwarts.

Poi ho voluto mostrare un attimo di vita quotidiana, un attimo di vita con la famiglia, ispirandomi a quelle volte in cui imploravo con mia sorella i miei genitori perché ci raccontassero la storia su come si fossero conosciuti.

Infine voglio farvi notare che tutte le frasi seguite da un asterisco (*) sono tratte dai libri della Rowling (ovvero Harry Potter e la Pietra Filosofale e Harry Potter e la Camera dei Segreti).

Detto ciò io vi saluto, vi mando un bacino affettuoso e spero di sentirvi presto.

Ciriciao!

 

 

P.s.: ringrazio coloro che hanno recensito, messo tra seguite/ricordate/preferite o anche solo letto ( o più probabilmente aperto, sospirato, gridato “Cos’è sta boiata?” e chiuso) le mie precedenti storie; che dirvi se non un milione di grazie? Ho accolto con gioia le vostre bellissime parole e i vostri consigli e spero possa migliorarmi sempre più. 

Con affetto

 

 

 

Madame_Padfoot

 

  
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