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Autore: Alieno Disperso    19/02/2017    0 recensioni
Una giovane ragazza, durante un semplice incontro con una vecchia amica, si ritroverà faccia a faccia con un essere la cui esistenza era stata solo immaginata e trascritta in piccole storie mirate a creare paura, le Creepypasta... può essere stato davvero Jeff the killer a terrorizzarla o, sotto sotto, nascosta ai suoi occhi, si cela un'altra, ancor più agghiacciante verità?
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Hey signor White si sente bene? Si calmi- disse la calda voce di una donna sulla trentina

-Cos'è successo?- chiese l'uomo visibilmente sconvolto e confuso

-Non ti ricordi? Sei qui per l'omicidio di tua figlia Margareth e, siccome il giudice ti ha ritenuto incapace di intendere e di volere ha preferito condannarti a passare il resto dei tuoi giorni in questa struttura altamente specializzata il cui nome e luogo sono tenuti strettamente riservati-

-Chissà perchè mi sembra di avere già sentito tutto ciò- disse grattandosi la testa e muovendosi rannicchiato avanti e indietro

-Beh, ha ragione, infatti tel o dico ogni giorno-

-Da quanto sono qui?- chiese, stavolta guardando un punto non ben identificato del soffitto insonorizzato

-Da circa 10 anni... oh, a proposito, hai una visita, ti sta aspettando-

La signora diede una mano al paziente ad alzarsi da terra, gli mise una mano sotto il braccio destro e, assieme, si diressero verso la sala d'aspetto dove incontrarono quella che una volta era sua moglie, Anna Stringhen

-Ciao Calvin, ti ricordi di me? Sono Anna, tua moglie- la signora Stringhen aveva perdonato il gesto del marito e, a detta del medico curante, avrebbe dovuto fingere di essere ancora legata a lui (anche se si era risposata ben 6 anni prima) così da non distruggere completamente la sua psiche, già gravemente compromessa

-Anna, sei proprio tu? Fatti vedere- richiesta insolita da un uomo che perse la vista alcuni mesi prima.

Calvin allungò la sua mano verso quella che era la guancia sinistra di Anna e la accarezzò dolcemente prima di iniziare ad urlare al vento come se la stesse in qualche modo esorcizzando.

I medici intervennero subito e placarono immediatamente la sua ira ma, mentre i 3 che accorsero in aiuto della donna portavano vai Calvin, egli "guardò" dritto negli occhi la moglie e le disse

-Sappi che non è finita qui, io so tutto maldetta-

L'inquietante reazione del marito non turbò granchè la donna, abituta ormai da 10 anni a simili comportamenti da parte dell'ex coniuge... tornò sui suoi passi, verso casa, non prima però di aver firmato il verbale riguardo le visite programmate ed aver organizzato la successiva, prenotata per due settimane a partire da quel giorno.

...

Sono passati 5 giorni dalla crisi dell'uomo e, come ogni Sabato, il medico Walter Wallace si accingeva a sottoporre il paziente all'ennesimo interrogatorio circa le gesta che portarono alla sua condanna

-Calvin, sono il dottor Wallace, ti ricordi?-

-Salve dottore- salutò l'uomo con il gesto vulcaniano di Star Trek senza alcuna apparente ragione

-Calvin, ti ricordi cos'è successo il 25 Ottobre di 10 anni fa?- la domanda era molto precisa e, sebbene strano fosse, egli era perfettamente in grado di esprimersi riguardo quel giorno e raccontare tutto nei minimi particolari

-Ricordo che erano le 7:45 di sera, stavo tornando dal lavoro quando, per caso, notai che vicino la ruota destra della mia macchina, appena parcheggiata nel garage, vi era un gatto... era l'animale preferito di mia figlia Margareth.

In quel periodo il mio lavoro era diventato molto stressante, al punto da non riuscire più a dormire la notte nè, tantomeno, a passare più di 10 minuti con la mia famiglia... credevo di impazzire.

Poi successe qualcosa quel maledetto 25 Ottobre... ero così turbato da un'operazione al cuore andata male che decisi di riprovare a casa col mio manichino; notando quel gatto vicino a me però mi venne in mente una cosa: se ho un paziente vivo, l'esperimento potrebbe risultare molto migliore e soddisfacente una volta finito-

Giunto a questa parte del racconto, una dottoressa che in quel momento era entrata nella camera disse

-Questa è la parte che più detesto- e uscì mettendosi una mano davanti la bocca in segno di rifiuto

-A quel punto entrai in casa, portai il gatto con me, salutai mia figlia dandole un bacio sulla guancia e dicendole che avrei dato una lavata al gatto perchè emanava cattivo odore.

Chiusi la porta del bagno a chiave, presi il collo dell'animale e, mentre lui si dimenava e graffiava la mia sporca pelle della mano, lo immersi nella vasca facendolo annegare... infine, preso il rasoio da me utilizzato ogni mattina per farmi la barba, estrassi il suo cuore e lo gettai nel cestino posto sotto al lavandino.

Mia figlia purtroppo sentì tutto; vidi il suo occhio attraverso la fessura nella quale si inserisce la chiave e corsi a prenderla mentre, disperata, cercava di scappare, piangendo e imprecando contro di me.

Le diedi una botta dietro la nuca così forte da farla svenire per diversi minuti, tempo per me sufficiente per denudarla, legarla al tavolo della cucina e imbavagliarla; quando si svegliò dovette affrontare la cruda realtà... stava per diventare la mia cavia.

Ah, in tutto questo mia moglie era in viaggio di lavoro e sarebbe tornata appena il giorno dopo.

Presi un bidone e lo posizionai sotto il tavolo, vicino il bordo, afferrai il rasosio e, mentre le dicevo:"Amore mio grazie di tutto, finalmente potrò portare a termine la mia operazione", le incisi il petto, mostrando le ossa della gabbia toracica... tutto rigorosamente da viva.

Tramite un metodo segreto che non posso al momento confessarvi, ruppi tutte quelle ossa ed estrassi il cuore; mentre moriva davanti a me corsi a prendere quello precedentemente estrasso dal gatto e lo impiantai nel suo petto, conscio del fatto che non si sarebbe mai più ripresa ma che, almeno, mi era servita da cavia per la mia ultima operazione, finalmente riuscita.

Infine le diedi un bacio sulla bocca, così lungo che quasi mi fece dimenticare delle grosse lacrime che ancora cadevano sul suo bel visino ormai senza un'anima... a quel punto persi completamente la memoria e non ricordo più nulla-

Il medico, rimasto ormai solo, si congratulò col paziente elogiando il fatto che, ogni volta, la storia che ripeteva era assolutamente identica.

A quel punto chiese alla stessa dottoressa di prima di fare entrare una persona, qualcuno che aveva voglia di parlare con lui; il povero Calvin rimase di stucco quando, per la prima volta dopo 10 anni, riascoltò le parole di sua figlia

-Ciao papà, ti ricordi di me?-

   
 
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