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Autore: ToscaSam    19/02/2017    0 recensioni
Queste sono le pagine scritte da Sama di Suna
nella sua ora più disperata.
Ore di una vita che pareva infinita,
oppure no?
Jashin l'ha abbandonata
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(dal testo)
"Lavorava così, il Kazekage. Si sbarazzava degli scomodi. E io decisi di diventare scomodissima.
La notte è fonda ormai. Sto finendo la candela.
La foresta di Kusa fruscia docilmente sotto le carezze del vento.
Sono stanca di pensare."
***********
"< Sama> mi disse.
< Prendi la falce e seguimi. Oggi andiamo molto più lontano>.
< Perché?> chiesi io, forse falsamente innocente.
< Perché è quello che cazzo ho deciso> Hidan è sempre stato famoso per la sua finezza d'espressione."
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Sama è stato il mio primo, primissimo original character. Volevo scrivere la sua storia, dall'inizio alla fine e mi è piaciuta l'idea di farlo attraverso pagine di una specie di diario. La storia sarà quindi apprezzabile nella sua interezza solo alla fine, grazie al puzzle completo che ne uscirà.
Genere: Guerra, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Hidan, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Naruto Shippuuden, Più contesti
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 Foresta di Nara,
notte fonda.
 
Ho smesso di contare le ore. L'unica distinzione che mi riesce è di non confondere il giorno con la notte.
Oggi non ho fatto progressi. Questa foresta mi fa impazzire.
Se dovessi dire da quanto tempo ho cominciato a scrivere queste pagine, non saprei rispondere. Ricordo di aver usato il termine “settimane”, una volta. Quindi in totale si parla di mesi? È passato già un anno? Più di un anno?
E Hidan … oh Hidan. Se sto impazzendo io, da sola ma tutta intera, cosa ne sarà di te, ora? Sarai sempre una mente vigile, in grado di capire … o il dolore e le speranze infrante di un salvataggio veloce, ti hanno fatto cadere nell'oblio?
Jashin mi perseguita: le piaghe sul petto sono concentrate, proprio nel punto in cui …
si, devo raccontarlo, ormai.
 
Molti anni fa, quando ero una piccola mocciosa ribelle – che credeva di poter far saltare in aria il Kazekage – ricevetti un compito che mi scaraventò a capo fitto nella mia da nukenin.
Avevo frequentato l'accademia ninja come tutti i bambini, ma solo a me erano toccate le occhiatacce, lo sdegno e la solitudine. A me e a Gaara, il figlio del Kage. In effetti, Suna non ha molto da farsi invidiare per le relazioni sociali.
Quando venne formato il mio team, ricordo la riluttanza dei miei due compagni maschi. Si chiamavano Hoshiko e Kinji. Non ho molto più dei loro nomi in testa. Ogni tanto mi tornano in mente, come una specie di antico ritornello senza senso. Le loro facce le ho rimosse, dopo aver pensato per anni di possederle ancora. Hoshiko e Kinji. Chissà perché la mia memoria ha deciso di inventarsi questa filastrocca.
Se ne stavano sempre per i fatti loro e quando ci assegnavano le missioni, facevano finta che io non ci fossi. Il maestro a volte mi diceva l'orario sbagliato, per non farmi presenziare.
Credo che mi odiassero tutti così tanto perché ero ingestibile: nessuno mi era stato accanto dalla morte dei miei genitori e una bambina che si tira su a pane e rancore non è proprio il massimo. Lo dico mettendomi nei panni di quelli di Suna … forse anche io mi sarei detestata. Però quella ero io e ormai non posso cambiare.
Mi infervoravo di tutto, facevo baccano, non parlavo d'altro se non di uccidere il Kazekage. Mi sentivo superiore a chiunque … o forse solo più furba.
Fatto sta che un giorno venimmo convocati per una missione di livello piuttosto alto. Hoshiko e Kinji erano stati tutto il tempo a crogiolarsi nell'idea che il Kage avesse individuato la loro bravura. Io ero stata tenuta fuori dall'ufficio, col maestro. Non potevo mica stare alla presenza del Kazekage.
Mi venne poi detto che la missione era la seguente: dei ladri avevano derubato un'anziana ricca signora ed erano diretti verso il confine con la foresta. Beh, che grande idiozia fu il mio pensiero. Almeno non dovevamo spazzare la sabbia via dal cortile di qualcuno, ma restava una missione idiota per dei ninja diplomati.
Che ingenua, sapete?
Quelli che ci aspettavano, sul confine, non erano ladri. Erano mercenari assoldati per ucciderci. Il Kazekage aveva deciso di sacrificare Hoshiko e Kinji pur di liberarsi di me. Una missione trappola, proprio come per i miei scomodi genitori.
Capimmo subito che si trattava di qualcosa di più pericoloso del previsto e io mi resi conto di che cosa significasse.
Ero certa che sarei caduta combattendo. Piccola, lentigginosa e totalmente fuori di cervello: decisi che sarei morta, ma che l'avrei fatto con almeno un kunai in mano. Non è un atteggiamento da lodare: una ragazzina dovrebbe fuggire davanti a gente che minaccia di farla fuori.
Hoshiko e Kinji se la diedero a gambe, ma sinceramente non so se siano sopravvissuti o meno. Peccato, sarei quasi curiosa, adesso.
Beh, mi ricordo di aver sentito molto male. Così tanto da non avere paragoni. La certezza di non poter mai più alzarsi in piedi e l'incertezza di come fosse fatto il mio corpo. Poi qualche voce diceva che sarei morta di lì a un paio di attimi e che potevano sloggiare. Il lavoro era finito, il Kage li avrebbe pagati al punto di ritrovo.
Se ci ripenso ora, mi vengono i brividi … di odio! eppure in quel momento non credo di essermi agitata troppo. Era una disperazione totale.
Attesi in un silenzio simile a una bolla, che la morte venisse a prendermi.
Poi ci furono degli altri rumori,. Più velati, poco dopo che i briganti se n'erano andati. Questi qui erano come passi di qualcuno che non è certo se uscire allo scoperto.
Aprii gli occhi e vidi qualcuno in lontananza.
 
< Ehi tizio ….> dissi: .
Poi svenni, o principiai a morire.
In un istante il tizio mi era vicino e mi sussurrava delle cose. Posso aiutarti diceva. Allora aiutami.
Vuoi diventare immortale? Boh, si. Non sapevo nemmeno se lo stavo sognando.
Avrai degli obblighi. Va bene.
Sarò il tuo maestro. Va bene,
Sei pronta? Si.
E con un colpo netto, venni colpita al petto da un gigantesco palo appuntito. Mi trapassò la cassa toracica e si conficcò nel terreno sotto di me. Emisi un urlo efferato, di paura più totale. E mi vidi quel coso nero venir fuori dal petto. Ero inchiodata, sanguinante, distrutta!
Con gli occhi pieni di lacrime vidi chi mi aveva fatto questo: un ragazzo più grande di me … con la carnagione pallida e due occhi rosa violaceo, da albino. Occhi eloquenti e molto, molto intriganti.
< Perché mi hai fatto questo?> dissi, devastata, urlando, fra le lacrime.
Lui rispose, tranquillo: < Sei viva>.
E io mi accorsi di essere viva. Avevo un palo conficcato nel petto! Ma ero viva!
Sgranai gli occhi nel più incredulo stupore. Lui rise. Aveva una voce beffarda. Anche da una risata gentile si riconosceva il tono di uno sbruffone.
< Ti ho detto che ti avrei resa immortale. Non mi hai ascoltato?>
< Beh … no> risposi con franchezza. Ero un po' troppo impegnata a morire, qualche istante prima.
Lui rise di nuovo. Mi ipnotizzai ancora in quel colore insolito di occhi. Aveva una faccia molto piacevole e quegli occhi la rendevano speciale.
< Senti, perché sei stata lasciata qui a morire, piccoletta? Ho visto dei criminali di basso rango allontanarsi in fretta e furia>.
Aveva un tono sbrigativo, si guardava intorno, come se aspettasse qualcuno. Decidendo che eravamo soli, almeno per il momento, si accovacciò accanto a me, parlandomi come se fossimo davanti a una tazza di tè e non davanti al mio corpo spappolato.
< Beh> dissi io, percependo il palo vibrare ad ogni parola: < sono di Suna. Il Kazekage ha fatto uccidere i miei genitori, quando avevo quattro anni. Da quel giorno medito di fargli altrettanto. Solo che lui se n'è accorto e credo che ci sia riuscito prima di me>.
Il ragazzo, che aveva uno strano abbigliamento e un coprifronte rigato (era un ricercato, allora!), sospirò:
< Naaah, non c'è ancora riuscito a farti fuori. E mi sa che ormai non gli riuscirà più. Più che altro, ormai non puoi più tornare in quella fogna> disse alludendo a Suna, con un cenno del capo. < Tu ora sei mia discepola. Ti insegnerò a diventare una Jashinista. E ti allenerò per bene, finché non sarai in grado di uccidere il Kazekage>.
< Tu mi …. mi porti via da Suna?>
< Si, mocciosa. Se non ti sta bene dovrò usare la forza>
< Ohhh! Hai capito male! Tu … tu mi salvi la vita! Mi porti via! Mi allenerai ….. chi sei tu? Sarò per sempre tua debitrice!>.
Il palo iniziava a farmi molto male. Non ne potevo nemmeno più di vederlo così orribilmente conficcato nel mio torace.
< Mi chiamo Hidan. E senti, non pensare che sarà tutto rose e fiori. Tanto per cominciare, il tuo primo problema si chiama Kakuzu. E lo incontrerai prima del previsto>.
Prima di capire, avevo visto i suoi occhi dardeggiare in una direzione imprecisata della foresta.
Aveva assunto un'aria di sfida, ancora prima che i miei sensi mi suggerissero la presenza di un terzo individuo.
Rabbrividii nell'incrociare lo sguardo del nuovo arrivato, la cui faccia era tenuta nascosta da una specie di maschera di stoffa. Avevo visto certa gente di Suna, con dei copricapo simili, ma il coprifronte di questo Kakuzu, mi risultava sconosciuto.
I suoi occhi non erano affatto amichevoli. In una manciata di secondi, riuscì a gelare tutto l'ambiente. Guardò me, poi il ragazzo di nome Hidan, poi di nuovo me.
 
< Perché l'hai fatto?>
La sua voce risuonava infagottata, da sotto quella maschera.
< Tsk. Fanculo, Kakuzu!> Lo rimbeccò Hidan. < Voglio espandere la mia religione! Non posso fare quel che cazzo mi pare?!>.
< Risparmia le parolacce, imbecille. E dovevi espandere la tua religione proprio con una mocciosa incontrata per strada, vero? Questo non ha niente a vedere con il discorso che ti ha fatto il leader non meno di ventiquattr'ore fa, vero? “Uno può dire di essere un bravo ninja quando ha addestrato un allievo. Quando mi porterai un allievo in grado di battersi come si deve, saprò che sei diventato qualcuno.” il leader te l'ha detto perché ti stavi atteggiando, come se tu fossi il ninja più dotato del mondo! Non perché dovevi presentargli il primo idiota che ti capitava a tiro!>
< Quante parole, vecchia bambola di stoffa. Rattoppato! Vai a fare i discorsi a qualcun altro. Mi importa un cazzo di quello che pensi!>
< Farebbe bene a importarti, perché noi ora stiamo rientrando al covo e tu dovrai portarti dietro questa mocciosa. Perché ormai ha visto e sentito molte cose di noi, ma non posso più ucciderla. Se è una ripicca, sappi che è la cosa più infantile che tu abbia mai fatto. Che te ne farai di lei? La porterai dietro per sempre come un animaletto?>
< La allenerò. E la mostrerò al leader.>
< Tu sei senza cervello>
< E tu sei un vecchio rincoglionito!>
 
Ovviamente avevo sentito ogni parola, anche se si erano comportati come se fossi sorda.
Non ci avevo capito un accidente, se non che ero sgradita a quello di nome Kakuzu, mentre Hidan mi avrebbe dovuta portare con sé. Avevano parlato di questo leader … chissà di che cosa.
Improvvisamente sentii che non avevo paura. Né di Kakuzu, né del fantomatico leader.
Ero immortale.
Non avrei mai più dovuto temere niente.
Questa consapevolezza improvvisa, quel misto infinito di emozioni, belle, brutte, fortissime, mi fecero girare la testa e in un attimo, svenni.
Di certo non avevo fatto una bella impressione.
  
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