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Autore: kuutamo    20/02/2017    2 recensioni
'Mystic Falls. L'aria che si respira in questa cittadina mi è sempre sembrata ambigua. All'inizio sembra di trovarsi in un posto normale, ma basta poco per scoprire che pullula di esseri immondi e crudeli, degli assetati di sangue. Io sono uno di loro.
Il punto è che questa volta Mystic Falls sembra davvero una normale cittadina, tranquilla e felice.
Forse dovevo davvero lasciar perdere e non tornare: forse tutti qui sono stati meglio senza il vecchio e cattivo Damon. Ma ahimè, la felicità altrui non mi è mai interessata molto.'
Gli eventi sono stati ambientati (e scritti) durante la 6a stagione: Elena e Damon si sono lasciati, lei non è caduta nel sonno di Kai e gli eventi della 7a e 8a stagione non sono avvenuti. Inizialmente partita come una one-shot (dal nome "Dressing coffins for the souls I've left behind in time") e ora diventata una long. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Matt Donovan, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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   Dressing Coffins for The Souls I've Left Behind in Time

 

'Mystic Falls.

L'aria che si respira in questa cittadina mi è sempre sembrata ambigua. All'inizio sembra di trovarsi in un posto normale, silenzioso quasi armonico; ma basta poco per scoprire che sotto la sua sottile e debole corteccia di normalità si nasconda un orribile passato, presente e futuro composto da una storia che pullula di esseri immondi e crudeli, degli assetati di sangue. Io sono uno di loro.

Ma il punto è che questa volta Mystic Falls sembra davvero una normale cittadina, tranquilla e felice. 

Forse dovevo davvero lasciar perdere e non tornare: forse tutti qui sono stati meglio senza il vecchio e cattivo Damon. Ma ahimè, la felicità altrui non mi è mai interessata molto.'

 

Damon evidentemente pensò che quella studentessa che camminava verso casa tutta sola fosse uno squisito spuntino serale prima di presentarsi alla porta di suo fratello e sorbirsi le sue domande o peggio un rifiuto. Allora si avvicinò a lei e in un batter d'occhio le fu davanti: poteva sentire il suo cuore battere, ad un palmo dal suo petto. Le sembrò molto carina, capelli lunghi, gambe snelle, ma quella sera non c'era bellezza che potesse davvero fermarlo. 

" Non urlare " comandò alla ragazza, mentre le sue pupille si dilatavano. 

La ragazza rilassò i muscoli e abbassò le spalle ricurve fino a quel momento. Il vampiro le tolse la cuffia dall'orecchio e la provò.

 

<< It's you that I adore >>

 

" Oh, anch'io darling . Ottima scelta come ultima canzone ..come tua ultima colonna sonora "

" Mi farai del male ? " gli chiese.

" Molto, sì "

" Come ti chiami ? " il vampiro le diresse un'espressione corrucciata.

" Damon "

" Damon... fai in fretta " rispose la ragazza con quel poco di lucidità che le restava.

Lui la guardò con un punto interrogativo stampato in faccia. 

" Ma cosa diavolo avete voi piccole teenager masochiste di quest'epoca? Non mi chiedi di risparmiarti, sai da queste parti lo fanno tutti, continuamente "

" Non m'importa di cosa farai "

" Come vuoi " 

Il vampiro sollevò le labbra e i canini scintillarono grazie alla fioca luce della luna calante. Piccole venuzze nere confluivano verso i suoi occhi, donandogli un'aria ancor più sovrannaturale. La vita della povera ragazza stava per cadere dall'altra parte del baratro e schiantarsi per sempre sulle rocce. 

Il vampiro gemette guardando il cielo e l'attimo dopo affondò i suoi denti nel collo della ragazza. Era un istinto così naturale, profondo e animalesco che lei non si mosse, e tutto ciò che fece fu affondare le dita nei capelli corvini di quell'essere che le stava togliendo la vita a poco a poco. Sentiva il suo battito svanire: ormai il dolore insopportabile delle due punture aveva permeato tutto il suo corpo, diventando quasi insensibile come quando si tiene troppo a lungo la neve tra le mani. L'unica cosa che le ricordava ancora per poco di essere viva era il contatto con la creatura sovrannaturale; aveva il suo viso affondato tra il  collo e la clavicola, freddo ma allo stesso tempo morbido che si muoveva seguendo il movimento dei suoi canini. Poi le sue dita si staccarono e caddero insieme alle braccia mettendosi lungo i fianchi. Aveva perso conoscenza. Intanto come in lontananza si riusciva ancora ad udire della musica.

 

<< Lovely girl you're the murder in my world 

Dressing coffins for the souls I've left behind in time 

We must never be apart… >>

 

 

Un fruscìo si mosse veloce tra gli alberi e una figura nera si avventò sul vampiro separandolo dalla sua preda. Ringhiò contro il suo avversario e poi ritrasse i denti sorridendo.

" Mi hai già trovato, fratellino " 

L'altro lo guardò in cagnesco e mantenendo quel contatto visivo si morse ferendosi il polso, lo avvicinò alla ragazza chinandosi verso il basso, portandoglielo tra le labbra.

La giovane, pallida ed esanime iniziò a mandarlo giù finchè riaprì gli occhi. 

" Mi rovini sempre il divertimento Stefan. Sono contento di vederti anch'io ! "

" Questo… era proprio necessario? "

Damon alzò gli occhi al cielo pensandoci sù e poi disse:

" Uhm, si "

" Uhm, no. Allora adesso passa alla parte 'noiosa' e cancellale il tuo brutto ricordo dalla mente "

" Sai, avrei potuto anche offendermi se fossi stato un altro "

Con disinvoltura andò verso la ragazza, ancora confusa sul marciapiede. La tirò su per le braccia e iniziò a soggiogarla.

" Sei svenuta, è per questo che ti sentirai debole nei prossimi giorni. Per tua sfortuna la tua richiesta di una morte veloce e felice non è stata accettata, ma rimedieremo prima o poi, ok? - no, questo cancellalo. - Dunque, ora và a casa e non parlare con gli sconosciuti. Dimenticati di noi, dimentica la mia faccia. Tu non mi hai mai conosciuto. "

 

Allora la ragazza si alzò traballante e senza neanche guardarli ritornò sulla sua strada, si rimise le cuffie e si allontanò. 

 

" Dove sei stato? "

" Non sei felice di rivedermi? Insomma, mi hai assillato per due interi anni con telefonate, sms e email che ho pensato che almeno tu fossi contento del mio arrivo "

" Ed è così, Damon. Certo, avrei preferito che non insanguinassi il pavimento di questo vialetto un secondo dopo essere entrato in città, ma nessuno è perfetto, giusto? "

" Ti sbagli, qualcuno c'è " sorrise ammiccando.

" Mi sei mancato, fratello " Stefan lo abbracciò all'improvviso, e Damon ricambiò il suo abbraccio nonostante lo stupore di quella confessione.

" Pensavo che queste cose smielate le conservassi per le tue pretendenti per farle cadere ai tuoi piedi, nel caso in cui agitare il tuo bel ciuffo non funzionasse "

" Ah-ah divertente, ma non hai risposto alla mia domanda "

" Te lo dirò, forse. Ora andiamo a casa, ho disperatamente bisogno di Bourbon nel mio stomaco "

" Come vuoi " sorrise Stefan. Sotto quel velato buon umore per il ritorno di suo fratello si celavano preoccupazioni che non volevano andarsene. 

" Allora Mystic Falls, ti sono mancato? " Damon sorrise a mò di ghigno, prima di sparire nella notte.

 

 

 

 

***

 

Più tardi, quella stessa notte a casa Salvatore, i due fratelli si ritrovarono davanti al vecchio camino centrale parlando di quello che era successo negli anni, degli avvenimenti degni di nota e di come tutti si fossero chiesti dove fosse finito uno dei due fratelli. Stefan era rimasto in città, aveva conosciuto una vampira tempo prima ed ora stavano insieme. Damon, conoscendo suo fratello e il modo in cui i suoi occhi si comportavano parlando di lei, capì che lui non ne fosse davvero preso. Erano passati molti giorni dal momento in cui lo aveva visto felice, con gli occhi brillanti di luce propria, una luce che gli veniva da dentro, e che gli era stata infusa da una semplice umana, la sua parte complementare, una doppelgänger. Non avevano ancora sfiorato l'argomento, né parlato di lei o di dove fosse.

 

" Quindi hai vagato libero e incondizionato tutto questo tempo, vorresti davvero farmi credere che è così? "

" Cosa avrei dovuto fare? Capisco di dover soddisfare delle aspettative ma, cosa vuoi che ti racconti? "

" È solo che mi sembra strano che mio fratello se ne sia stato calmo e buono "

" Beh.. Questo non lo saprai mai " disse sorridendo, alzando gli occhi dal suo bicchiere quasi vuoto. Ne accarezzò i bordi e poi ci ricadde con lo sguardo. Ci fu un attimo di silenzio. Era arrivato il momento.

" So che stai aspettando che io ti chieda informazioni su di lei, ma non lo farò .. " disse risoluto Damon.

" Pensavo solo che volessi sapere dov'è, cosa fa.. se è felice… " a quell'aggettivo alzò repentinamente gli occhi. La sua fu una richiesta muta, che suo fratello accettò.

" Si, lo è… - Sorvolò su quel versante e cambiò argomento. - Non vive più qui a Mystic Falls; l'ultima volta che l'ho sentita era ad Atlanta, però parliamo di tanto in tanto. È finalmente diventata un medico, come voleva, ma purtroppo deve spostarsi spesso. Non mi ha detto perché, ma credo che le sia difficile controllarsi, a volte" appena si accorse di aver di nuovo toccato un tasto che non doveva toccare, continuò veloce, facendo finta di niente.

" Mi ha.. mi ha chiesto tante volte di te, di come stavi, ma onestamente non sapevo cosa dirle. Ed ecco che mi sorge una domanda che ti avrei voluto fare tante e tante volte Damon, perché non hai mai risposto alle mie telefonate? "

" Non c'era campo fratellino, scusa "

" Sul serio Damon, per un po' ho perfino pensato di venirti a cercare ma poi ho capito che eri vivo quando un giorno mi hai attaccato la segreteria telefonica. Ne ho dedotto che non volevi essere disturbato "

"Eeesatto!" disse, scolandosi l'ultimo sorso dal bicchiere.

" Già - Constatò Stefan. - Sai, più ti guardo e più vedo che non sei cambiato affatto ".

 

Ci fu di nuovo una pausa. Ora entrambi osservavano le fiamme danzare.

 

" Sta con qualcuno ? " il soggetto di quella frase era alquanto scontato, nonostante la conversazione si fosse ormai spostata su un altro argomento. Dal modo in cui lo disse, Stefan capì che suo fratello non aveva ancora dimenticato quella ragazza, un tempo così indifesa. 

" Non lo so "

" Oh, andiamo Stefan, perché ostinarsi a provare a mentire quando entrambi sappiamo che lo fai da schifo? "

" Senti io non lo so, forse, è possibile, ma sono solo mie supposizioni. Potrei anche sbagliarmi "

" Tanto non ha alcuna importanza. Può farsi una vita con chi vuole, non sono venuto per lei. Anzi, sono felice che lei non si trovi qui a Mystic Falls. Avevo bisogno di tornare in questo posto, senza nessuna fottuta ex o stronza bugiarda manipolatrice tra i piedi ad infestare la mia casa. "

" Allora resterai "

" Forse. Ho solo detto che avevo bisogno di tornare, non che metterò radici Stefan "

" Mi fa strano dirlo ma, a volte sei più ingenuo di quanto pensi "

" Che vuoi dire? " disse Damon alzandosi per versare dell'altro Bourbon. Stefan guardò il soffitto.

" Le tue radici sono già qui, Damon, pensaci. Questa è la tua casa, dopotutto" 

Stefan a volte rappresentava la vocina buona di suo fratello, quella che gli mostrava cose che senza di essa non avrebbe mai visto.

Damon guardò il vuoto, pensando a quanto infondo fosse vera quell'affermazione. 

Quel posto era quello in cui tornava tutte le volte; come se fosse la fine e l'inizio di un'altra avventura. Il punto di origine di ogni cosa. Ciò che le persone normali avrebbero chiamato 'casa'. Ma dentro di sé, sapeva che per uno come lui, tutto ciò significava molto di più. 

" Già … " disse sospirando. Poi tornò al suo bicchiere e se lo portò alla bocca. 

Ne bevve tutto il contenuto e poi guardò suo fratello, il suo viso dai tratti sporgenti, la mandibola squadrata e lo sguardo fisso di fronte a sé, che in tutti quegli anni non erano mai mutati. Nonostante la sua avversione verso i sentimenti e la sua ancor più rara manifestazione di questi ultimi, avrebbe sacrificato la sua stessa vita per suo fratello e lo sapeva. Lo sapevano entrambi, ed entrambi lo avrebbero fatto per l'altro senza alcun tentennamento. Nonostante il loro amore-odio. Nonostante tutto.

 

' Mi sei mancato anche tu, Stefan '

 

 

 

**********************

 

 

 

Si librava tra gli alberi ad una velocità impressionante, facendo svolazzare le foglie secche ai loro piedi e agitando le fronde più basse. 

Gli era davvero mancato quel posto, fare passeggiate notturne nel cimitero, gare di bevute con Alaric …. Alaric, chissà dov'era finito, pensò. L'unica persona che poteva definirsi un amico. Dopo la sua morte era stato difficile: era forse la prima volta che la morte, onnipresente nel suo quotidiano, gli avesse fatto tanta paura. Non l'aveva ancora accettato, aveva continuato a chiacchierare da solo in compagnia del suo bicchiere, nella speranza che lui potesse sentirlo dall'altra parte; non sapeva come lasciarlo andare. Quando lo ritrovò, miracolosamente, fu il suo turno di scomparire e per un motivo o per un altro, quando tornò non fu più la stessa cosa. Poi successe, e Damon andò via da questo posto, lasciando qui se stesso, o gran parte di esso. 

 

Damon camminava nel cimitero, tra le tombe alte e le lapidi ormai illeggibili, il tempo che gravava su di loro lasciando visibili crepe. 

Quel luogo evocava molti ricordi, la morte di Alaric, il momento in cui rimase intrappolato con Bonnie dall'altra parte, il ricongiungimento con Stefan grazie a Bon-Bon, sacrificatasi per lui. Paradossalmente quel luogo tanto tetro gli ricordava che nel bene e nel male, c'era stato qualcuno che aveva tenuto a lui. Allora si rese conto ancor più di quanto le parole di Stefan fossero autentiche quando affermava che quella era la sua casa. E lo era davvero, poteva sentirlo.

 

Respirò profondamente guardando il sole filtrare tra gli aghi e le foglie degli alberi; gli erano sempre piaciuti i boschi, lontani dal frastuono e dal caos. Lì poteva pensare, quello era un posto in cui suo fratello non poteva disturbarlo, o almeno così sperava.

 

Gli aveva detto che lei non c'era, se n'era andata: era restio ad essere onesto con se stesso, per questo non voleva ammettere di essere tornato a casa con la speranza di rivederla. Non riusciva proprio a smettere di pensarci.

Erano passati dieci anni. Dieci anni in cui Damon aveva disperatamente cercato di dimenticarla e di dimenticare tutto ciò che c'era stato. Si era detto che se c'era riuscita lei con un battito di ciglia, allora anche lui ne sarebbe stato capace. Aveva anche provato a spegnere i sentimenti per un po', ma sembrava come se il senso d'abbandono e di mancanza di lei fosse più forte dell' annichilimento di sè. 

Elena era stata una medicina per lui ma allo stesso tempo un veleno, perché quello stesso amore così forte da renderlo migliore e guarirlo, poteva anche distruggerlo e portarlo a fare cose orribili. Era un'arma a doppio taglio, e non poteva più sopportarlo.

Più volte nei momenti più bui aveva pensato di farsi soggiogare, fare della sua mente tabula rasa ed iniziare di nuovo, avendo di nuovo il 'per sempre' davanti. Ma poi si rese conto di andare contro se stesso e ciò in cui credeva: il suo cuore si era spezzato quando aveva saputo che Elena lo aveva cancellato dalla sua mente e dalla sua vita, sapeva che i ricordi erano l'unica cosa che gli rimaneva, di cui nessuno poteva privarlo. Ricordare, era una cosa che poteva fare in silenzio e al buio, con nessuno a giudicarlo. Poteva ancora guardarla negli occhi e dolcemente accarezzarle i capelli, osservarla mentre si vestiva dopo aver fatto l'amore, stringerla al suo petto fino all'alba di un nuovo giorno, dirle quanto la amava e non venire respinto dalla sua mente che non aveva più il ricordo di ciò che erano stati. Lui non avrebbe mai cancellato i propri ricordi, perché consapevole del fatto che erano proprio quelli che lo tenevano in vita.

In dieci lunghi anni aveva lavorato molto su se stesso, ma con scarsi risultati. Aveva sbranato letteralmente qualche povero malcapitato, avuto crisi così profonde da rimanere rintanato in un appartamento con le finestre buie lasciandosi morire di fame, dimenticandosi di mangiare. Nemmeno il richiamo del sangue paradossalmente poteva salvarlo. Nei suoi pensieri c'era solo lei, le sue labbra, il suo profumo… Non c'era, ma era così presente ai suoi occhi, tutto ciò che doveva fare era chiuderli e poteva essere di nuovo felice. Illudersi. 

Tornare, a quel punto, gli era sembrata l'unica cosa sensata da fare. Aveva allontanato ogni persona che aveva tentato di stargli dietro, Stefan più di tutti, di nuovo. Se aveva imparato qualcosa da tutti i problemi e i disastri a cui aveva assistito, era che suo fratello poteva realmente essere qualcuno su cui contare a volte. C'era qualcosa, nel profondo del suo animo, che lo spingeva a mantenere il controllo, forse qualche rimasuglio della presenza di lei, ma tutto ciò che sapeva era di dover tornare lì, dove era cresciuto, dove aveva amato con tutto il cuore donne che glie lo avevano strappato dal petto, e dove era morto. Dove aveva abbandonato la sua anima.

 

Chissà se tra quelle tombe in mezzo alle quali camminava, non ci fosse stata anch'essa, profondamente radicata nel terreno e tenuta ancorata ad esso dalle radici del tempo.

 

 

 

 

------

 

 

Damon entrò al Mystic Grill spavaldo e con il petto gonfio come al suo solito, dando un'occhiata qua e là velocemente e catturando l'attenzione di qualche ragazza naturalmente prima di dirigersi al bancone dove vide Matt di spalle che riponeva una bottiglia di Bourbon nello scaffale.

 

" Risparmiati la fatica e versamene un pò, atleta "

Matt riconobbe la sua voce e ancor prima di voltarsi disse:

" Cha diavolo ci fai qui, Damon? "

" Lieto di rivederti anch'io giocatore di football, non sei cambiato affatto "

" Neanche tu se è per questo. Cosa sei venuto a fare? "

" Hai paura che ti rubi la fidanzata, tranquillo. Ah, giusto, lo ha fatto Stefan " sorrise beffardo e si portò alla bocca il bicchiere che intanto Matt gli aveva versato.

" Molto divertente. Continua a farti servire da Rob, il barista, io non ho tempo per te "

" Oh oh oh. Non dirmi che… hai comprato il locale non è vero? Non ci posso credere, chi lo avrebbe mai detto "

" Già, è voglio che qui ci sia più tranquillità possibile, quindi niente stronzate "

" Ehi, ora non esagerare biondino, resti sempre il giocatore di football sfigato " disse sporgendosi all'indietro con aria di superiorità.

" E tu il solito stronzo. Ti saluto " il ragazzo si voltò caricandosi una cassa di bottiglie di vetro vuote e uscendo dalla porta di servizio. 

" Il solito coglione " sospirò Damon mandando giù l'ultimo sorso. 

Si guardò intorno e poi lasciò alcuni dollari sul bancone. Si alzò e si diresse verso l'uscita.

' Questo posto una volta era molto più divertente ' pensò.

 

 

 

Nella piazza centrale della cittadina splendeva il sole, espandendo la sua luce attraverso le foglie degli alberi. Era un mattino di fine marzo e il polline era nell'aria, generando quasi impercettibilmente dei piccoli vortici. Damon inspirò quell'aria assolata a pieni polmoni, ma non sentiva niente, nessun sollievo.

Aveva parcheggiato sul lato destro ma molto infondo alla strada, quindi si apprestò a riprendere il controllo della sua amata auto per gironzolare un po' dopo tanto tempo. Aveva in mente di rivedere qualche posto, un ponte in particolare… 

In quell'attimo stesso si maledisse per averlo pensato, per aver fatto piani su una cosa ormai trapassata. 

 

Il suo problema era sempre stato riuscire a staccarsi dalle cose, cosa in cui lui evidentemente non eccelleva. Nonostante quella muraglia impenetrabile costruita da maschere che lo ricopriva interamente, non era capace ad andare d'accordo con questa sua debolezza, il suo non riuscire a darci un taglio, a dimenticare. Ed anche quando sembrava a tutti che fosse passato oltre, dentro di lui il mare nero si ritirava dentro un vortice che scavava proprio tra le costole nel suo petto, dove avrebbe dovuto esserci il suo cuore. E Damon era stato sempre molto bravo in questo, a nascondersi agli occhi del mondo, proprio sotto il suo naso. È un po' come mettere la polvere sotto il tappeto: nascosta ma sotto gli occhi di tutti. E c'erano davvero poche persone che riuscivano a penetrare sotto la sua corazza, sotto i suoi ghigni e il suo umorismo macabro ed egoista che lo contraddistingueva da sempre. 

 

Arrivò finalmente all'auto scrollando leggermente il capo come a togliersi tutti quei pensieri dalla testa, pur sapendo che non ci sarebbe riuscito. 

La sua auto era magnifica, splendeva sotto quei raggi in tutta la sua perfezione, merito anche della lucidatura che le aveva fatto quella stessa mattina dopo averla ripescata dal garage polveroso dove Stefan teneva i suoi maleodoranti pezzi di ricambio per la moto.

Proprio mentre stava accarezzando la fiancata soddisfatto del proprio lavoro, gli si avvicinò un grande cane nero. Quando Damon si fermò ad osservarlo meglio si accorse dei suoi occhi grigi, quasi bianchi, assolutamente metallici, incorniciati dalla forma dell'occhio tipica dei lupi. L'animale si avvicinò all'estraneo e gli si accucciò davanti, guardandolo dritto negli occhi.

" Se non fossi immortale avrei paura di te, sai? " gli sussurrò piegandosi su un ginocchio e iniziando ad accarezzarlo sul collo.

" Damon, non infastidire il signore " una voce giunse da dietro le sue spalle, facendolo voltare immediatamente. 

Il cane si mosse subito e corse verso la sua padrona, obbediente.

 

Una figura longilinea si apprestava a chiudere a chiave la porta di un negozio e lui pensò subito che razza di persona avesse mai dato il suo nome ad un cane. 

Mentre si avvicinò poté vederne il volto: zigomi alti e occhi molto espressivi, di un verde cinabro brillante e profondo, costellato di screziature più scure verso l'esterno dell'iride. Il vampiro smise di acuire la vista appena ella gli fu davanti.

" Mi dispiace signore, spero che il mio cane non l'abbia infastidita "

" Non si preoccupi - disse, pensando alla sua voce familiare - Mi piacciono gli animali, specialmente quelli che hanno dentro di sé ancora qualcosa di selvaggio. Sembra più un lupo che un cane "

" Ormai sono tanti anni che io e questo piccolino passiamo insieme e a volte me ne dimentico, ma è proprio un lupo "

" Complimenti, è davvero stupendo "

" Grazie "

 

Damon continuava a studiarla: le sue mani erano piene di anelli, alcuni con pietre grezze ma la maggior parte di argento puro e massiccio. Portava i lunghi capelli neri dal lato, arrivandogli sino a sotto il seno. Vestiva un jeans scuro e una vecchia maglietta logora con scritto "Die, die, die my darling" e lui si ricordò immediatamente dei bei tempi, del suo periodo punk e di New York. Era una ragazza semplice ai suoi occhi, troppo semplice per suscitare un qualsiasi interesse nel suo mondo perverso. Ma per qualche strano motivo continuò a parlarle.

 

" Allora, è tuo il negozio ? Posso darti del tu, vero?" disse indicando dietro di lei.

" Certo! Sì, beh era di una mia zia e me lo ha lasciato. Infondo io non vedevo l'ora di trasferirmi qui, a Mystic Falls " disse, suonando un bel po' sarcastica.

Damon annuì, aspettando che lei continuasse.

" Vengo da Atlanta. Lo so, non è uno splendore ma ormai mi ci ero abituata. Venire qui è stato traumatico i primi tempi.. "

" Sei  qui da molto quindi. La vecchia e cara Mystic Falls dovrà sembrarti l'inferno. Qui ci si annoia, molto spesso. "

" Ormai mi ritengo uscita dalla fase di negazione assoluta e di voler fare le valigie e tornare indietro. Dopotutto qui non è poi così male, è tranquillo. Anche se la gente a volte è.. strana"

" Credo sia l'eufemismo giusto, sì "

" E tu, sei del posto? "

" Si e no "

Lei lo guardò con aria spavaldamente insistente: a quanto pare Damon non era l'unico a curiosare nella vita degli altri.

" Nato e cresciuto qui, ma appena posso abbandono la madre terra e puff " disse mimando il gesto con il palmo.

Lei percepì la nota di cinismo, onnipresente nella sua voce.

" Troppi ricordi? " si azzardò a dire.

Lo sguardo di Damon schizzò subito nel suo e prima di potersene accorgere guardò con estremo odio quella sconosciuta. Poi si ricompose.

" Pardon - fece lei con un cenno del capo - Comunque se può essere d'aiuto anche io lo faccio "

" Cosa? "

" Scappare " sussurrò, con un filo di voce come se fosse la cosa più ovvia.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, e intanto Damon si chinò ad accarezzare il suo compare.

" Devo andare - disse alzandosi - Ah, e comunque io sono Damon " 

La ragazza scoppiò a ridere imbarazzata.

" Beh, è un bellissimo nome, accidenti ! Molto piacere Damon, io sono Danaë (Danái) "

" Anche tu hai un bellissimo nome - sorrise - credo che ci chiamerò il mio cane se mai ne dovessi avere uno "

La ragazza si scusò più volte ma nonostante ciò non smise per un attimo di sorridere. 

" Allora ci si vede Danaë "

" Sì. Vieni a trovarmi al negozio. Non sei un tipo che legge molto secondo me ma.. potrei trovare il libro giusto per te "

' La ragazza è speranzosa. Ma non sa quanto si sbaglia. Questa è roba da Stefan. Anzi, mi chiedo come mai non le abbia già messo gli occhi addosso. Che la nuova fiamma vampira sia un'ennesima sosia della cara vecchia Kat?' pensò.

  

" Ci vediamo "

 

Salì in auto e partì velocemente, simulando un impegno urgentissimo. Quella ragazza riusciva a metterlo in soggezione - forse erano i suoi occhi, o il modo calmo e sicuro con cui parlava degli altri senza conoscerli - e questo fatto non gli faceva piacere, ma poteva giocare a fare l'invadente anche lui si disse, in mancanza d'altro. 

In quella città non c'era davvero nulla da fare, era solo, semplicemente 'casa'.

 

 

Note:

Come ho detto, gli eventi sono databili fino alla sesta stagione, sia la settima che l'ottava sono state ignorate. 

Inoltre, Damon ed Elena si sono lasciati, Kai non ha indotto a quest'ultima il famoso sonno e sono passati dieci anni dalla mia ipotetica sesta stagione. 

Danaë si pronuncia "Danai".

Questo primo capitolo è stato leggermente rivisto, ma potete trovarlo anche come una singola one-shot con il medesimo titolo. 

Ho deciso di prendere spunto dalle idee che avevo dalla one-shot per trasformarla in una long.

Grazie a chi legge e a chi recensirà.

Buona lettura.


 
  
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