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Autore: blu992    20/02/2017    6 recensioni
[Sterek] [4+1]
Quattro volte in cui Stiles si accorge di un gesto di Derek e non ne comprende il motivo, più una in cui finalmente capisce, perché è lui a farlo.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Millecinquecentosessanta parole semplici semplici. Una cosa che mi è venuta in mente stanotte e chi ero io per non svilupparla?
 
 
#1
 
La prima volta in cui noti qualcosa di strano, te ne accorgi solo a posteriori, al momento ti era sembrato solo un gesto come altri. Eri nel giardino di casa Hale, durante un allenamento, e te ne stavi seduto sulle scale per metà integre del portico, con il libro di matematica sulle ginocchia. Eri, ovviamente, distratto dai combattimenti che si stavano svolgendo davanti ai tuoi occhi: Isaac le stava prendendo di santa ragione da Erica, mentre Boyd aspettava il suo turno, e Scott era in netta difficoltà contro Derek. Quest'ultimo stava girando intorno al tuo amico, piano, come se stesse studiando la sua prossima mossa e, mentre si muoveva in cerchio, le sue mani erano lungo il suo busto. Il tuo sguardo cadde proprio sui suoi arti: La mano destra stretta a pugno, con la sinistra, invece, stava tamburellando con le dita contro la coscia. Ricordi di aver contato quei colpi, ventidue, prima che Derek attaccasse Scott e lo mettesse al tappeto.
 
#2
 
Anche la seconda volta non ti era sembrata una cosa strana, al momento. Sembrava solo una coincidenza. Eri appena uscito da scuola, stavi parlando dell'ultima lezione con Lydia, quando Scott ti afferrò un braccio e ti bisbigliò “Amico, c'è Derek, credo voglia parlarci, andiamo”. Seguisti Scott fino al mannaro che se ne stava appoggiato alla sua Camaro, con le braccia incrociate sul petto. Ascoltasti distrattamente le sue chiacchiere su un qualche tipo di strega, ma la tua attenzione era tutta per il suo piede destro. Sì, strano, ma quel battere ritmico sul terreno aveva monopolizzato quel briciolo di concentrazione che ti era rimasta dopo sei ore di scuola. Derek parlava e, contemporaneamente, muoveva l’arto ad un ritmo che sembrava esistere solo nella sua testa.
 
#3
 
Fu la terza volta che successe, quella in qui ti accorgesti che le prime due non erano state un caso o una coincidenza, ma che si trattava di uno schema o… o boh, che era comunque strano. Eri appena entrato, in compagnia di Isaac, nel loft del suo Alpha, e stavi cercando la figura del padrone di casa. Lo trovasti seduto al grande tavolo di fronte alla vetrata e ti avvicinasti sedendoti sopra la superfice con i piedi penzoloni. Isaac era andato in cucina, perché aveva fame, ma tu eri rimasto lì, stranamente in silenzio, a guardare fuori. Derek, che non ti aveva nemmeno salutato e non aveva alzato la testa da quello che stava leggendo, aveva, però, iniziato a tamburellare le dita sul libro aperto. Fu in quel momento che ti ritornarono in mente le due volte precedenti e ti invase la testa l'idea che non si trattasse di un gesto qualsiasi, ma che un qualche significato doveva pur avercelo.
Isaac si sedette sul divano a sgranocchiare le sue patatine, per poi annunciare che aveva sonno e spostarsi al piano di sopra, tu rimanesti in silenzio, un silenzio piacevole, interrotto solo dal ticchettio delle dita di Derek.
Ti alzasti un'ora più tardi e ti allontanasti senza salutare, così come quando eri arrivato, ma con una strana sensazione nello stomaco mentre le dita di Derek avevano aumentato il ritmo dei colpi.
 
#4
 
La quarta volta, in realtà, era probabilmente la centesima, ma te la ricordi perché quel giorno, forse, non lo dimenticherai mai. Erano passati tre mesi dal pomeriggio silenzioso al loft, tre mesi in cui avevi ripetuto quella che era diventata una strana routine. Uscivi da scuola, andavi da Derek e stavi con lui in silenzio, almeno per il primo mese. Ogni giorno lo sentivi tamburellare quel ritmo. Una volta contro un mobile della cucina mentre preparava il caffè, un'altra era il piede contro il tavolino basso che Lydia aveva messo davanti al divano, mentre tu guardavi una puntata di Supernatural, un'altra ancora era contro la tua testa, mentre una sua mano era tra i tuoi capelli e tu stavi quasi per addormentarti appoggiato alla sua spalla.
La cosa strana era che non riuscivi a capire se fosse il ritmo di una canzone, di uno strano motivetto, perché cambiava ogni volta. C’erano giorni in cui era lento e cadenzato, quasi regolare, altri, invece, era un tocco frenetico, quasi agitato, e la cosa ti stava facendo impazzire.
La quarta volta che ricordi bene era proprio uno dei casi in cui il ritmo era veloce e martellante. Eravate, insieme a tutto il branco, fuori le mura di un edificio abbandonato in cui, secondo voi, si nascondevano le streghe di cui Derek aveva parlato mesi prima. Non sembravano molto amichevoli, soprattutto perché avevano quasi tranciato di netto un braccio ad Erica con una trappola invisibile, ma tu avevi insistito per essere presente. Eri appoggiato alla parete, stretto tra la spalla di Scott e quella di Derek, mentre intorno a voi c’era solo silenzio. Avevi paura? Ovvio. Avevi paura per te stesso? Certo che no, ce l'avevi per i tuoi amici. Ricordi che, al suono di qualcosa di metallo che batté forte contro qualcos'altro, avevi iniziato quasi ad iperventilare, perché i rumori improvvisi non ti erano mai piaciuti. Ma la cosa che ricordi di più è la stretta di Derek intorno al tuo polso e il suo polpastrello che tamburella velocemente sulla tua pelle, come se anche lui fosse stato agitato. Ricordi di esserti girato nella sua direzione, incontrando i suoi occhi accesi di rosso ed aver iniziato a respirare seguendo il ritmo del suo respiro calmo, ma poi il lupo aveva sciolto la presa e si era lanciato in avanti verso un’ombra nera, atterrando una delle streghe che pensava di non essere stata vista.
 
+1
 
La volta in cui capisci tutto, ti dai del deficiente per non averlo capito prima.
“Ehi, Sourwolf!” trilli entrando nel loft e vedendo il padrone di casa che sta camminando verso il tavolo reggendo una tazza di caffè.
“Stiles, sono le dieci di domenica mattina.”
“Non sono venuto qui per l’ora esatta” gli dici avvicinandoti, “ma per farti leggere questa!” continui tirando fuori dalla tasca un foglio bianco e sbattendoglielo quasi in faccia. Derek lo afferra, scorrendo lo sguardo sulle parole che vi sono stampate sopra e, ormai non te ne stupisci più anche se sei ancora curioso, tamburellando con il piede destro, scalzo, contro il pavimento.
“Ti hanno accettato, congratulazioni” ti dice dopo aver finito, ripassandoti il foglio sfiorandoti le dita nel gesto.
“Già già già! Ho anche ottenuto la borsa di studio, visto?”
“Sì, tuo padre dev'essere fiero di te.”
Ti passi una mano tra i capelli, imbarazzato, perché tu quella lettera l'hai letta solo mentre raggiungevi il loft e non l'hai ancora detto a nessuno. Hai agito di istinto, ma sai perché l'hai fatto: Ti sei semplicemente e assurdamente innamorato di Derek. Ti sei innamorato dei suoi silenzi che, piano, sono stati riempiti da parole e, soprattutto, compensati da gesti. Ti sei innamorato del fatto che non ti scaccia più, che, invece, ti chiede a che ora andrai quel pomeriggio, se gli capita di avere qualche impegno. Ti sei innamorato quando ti sei addormentato con la testa sul tavolo mentre studiavi e ti sei risvegliato sotto una coperta,  sdraiato sul suo letto che, per inciso, non avevi mai visto. Ti sei innamorato quando il tamburellare delle sue dita ti ha aiutato a concentrarti, ma anche quando ti ha innervosito e non sei riuscito a studiare perché eri già incazzato con Harris e i suoi compiti extra ; così come ti sei innamorato quella mattina appena l'hai visto, ancora con i capelli spettinati e una tuta logora che sai che usa per dormire.
E ancora una volta non pensi, fai un passo lento, poi un altro e sei così vicino a lui da sentire quasi il calore del suo corpo. Mandi la lentezza a farsi fottere quando, alzandoti sulle punte, ti dai quasi uno slancio e premi le labbra contro le sue, appoggiando le mani sul suo petto. Non ti aspetti di essere respinto, sei una persona intelligente e sai cosa prova Derek per te, non sai come mai sei così fortunato, ma lo sei e Derek ti ama. E non ti delude. Ti stringe le mani intorno alla vita e ti si preme addosso e tu sorridi nel bacio perché senti il suo dito colpirti freneticamente il fianco destro.
Quando vi staccate, quando non riesci più nemmeno a respirare, non sciogliete l’abbraccio, ma appoggi la testa sul suo petto, contro cui tieni ancora aperti i palmi delle mani. Te ne rendi conto solo dopo qualche secondo che lo stai facendo, che un tuo polpastrello sta ticchettando contro l'uomo che ti sta abbracciando, al ritmo che ti rimbomba nell’orecchio, contro la guancia.
Bum. Bum. Bum.
È lento, è rilassante.  Segui il battito del cuore di Derek come se fosse quello a dare ritmo alla tua esistenza. Una parte del tuo cervello sta già pensando che ha risolto il dilemma, che lui, semplicemente ascolta il proprio cuore e ne suona il ritmo, ma le dita contro i tuoi fianchi non sono per niente  calme all'inizio. Le senti rallentare solo quando il tuo respiro si calma e, di scatto, riapri gli occhi, alzi la testa dal suo petto e il ritmo aumenta di nuovo.
Bu-bum. Bu-bum. Bu-bum.
“Perché?” chiedi solo.
“Perché il mio lupo si calma, io mi calmo e sto bene.”
Annuisci e riappoggi la testa al suo petto, stringendogli le braccia intorno alla vita. Derek ricambia la stretta e affonda il viso nel tuo collo.
Le vostre dita, ora, tamburellano allo stesso ritmo.
   
 
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