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Autore: darkhunter    20/02/2017    0 recensioni
Grazia si trasferisce con suo padre in un'isola poco distante dalle coste del Portogallo, circondata dall'oceano Atlantico. a regnare sull'isola è il nonno della protagonista, affiancato dal principe Umberto, secondogenito del re e zio della nostra protagonista. La popolazione di questo luogo si vanta di essere propensa all'evoluzione dei costumi e della cultura, ma quando Grazia arriverà tutto il mondo si stravolgerà...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

3 mesi prima…

La mia bella città si fa sempre più lontana, è brutto fare un salto nel vuoto, non so dove sto andando, ma so che sarà bello, o almeno spero. Papà continua a ripetermi che lì avremo una vita più agiata, che vivremo con lo zio Umberto e con la sua nuova compagna e staremo bene. Il cambio di lavoro non lo entusiasmava particolarmente, ma quando ha scoperto che avrebbe guadagnato circa tre volte quello che guadagna ora, è stato così contento che mi ha comprato una miriade di regali. Sono felice per lui, lo sono un po’ meno io però, sto lasciando casa mia e i miei amici per un qualcosa che ancora non conosco. Ma amo rischiare.
<< Papà, secondo te come sarà vivere con lo zio e con tutti i suoi figli? Infondo siamo semore stati solo io e te. >>
<< E non ti fa piacere che presto avrai anche altre persone con cui stare, oltre al tuo vecchio e noioso padre? >>
<< Non sei così vecchio, e per quello che vale, sei forte! >>
<< Come mai così tanti complimenti? >>
<< Sai, ogni tanto si può essere sinceri. >>
<< Ma non è questo il caso scommetto! >> aveva il sorriso dipinto sulle labbra, illuminato dal sole sembrava un dio greco, paragonabile quasi a Zeus, era, è e sarà sempre la mia roccia, lo sapevo. Era così tanto tempo che eravamo solo io e lui. Per così tanto tempo avevo sofferto di bullismo per i miei problemi di alimentazione. Il tempo mi ha cambiata, mi ha resa forte, o almeno così voglio sperare.
<< Infatti no, non è questo il caso! >> amo ridere con mio padre, perché quando scoppiamo a ridere, insieme, sembra che le nostre voci si fondano in una sola, ricordo che quando ero bambina, e scoppiavo a piangere perché vedevo tutti i miei amici correre ad abbracciare le loro madri, chiedevo sempre al mio papà come fosse la risata sua risata, e non dimenticherò mai le parole che mio padre mi diceva: “Hai presente quando ti senti triste e senti in lontananza la musichetta del carretto dei gelati? Ecco, la sua risata era un po’ come quella musichetta; riusciva a rallegrare anche la più cupa delle tue giornate, e farti vedere uno spiraglio di luce in un mare di oscurità. E se non ho reso bene l’idea, pensa a quando io e te scoppiamo a ridere, ecco, proprio in quel momento, quando le nostre risate si fondono, e quando sembra che diventino una sola, quella è la tua mamma che ride con noi.”
Quando guardo mio padre in lui non vedo mai me, la sua pelle, rosea come le pesche a primavera è in netto contrasto con la mia, che assomiglia di più al colore del cappuccino caldo che lui beve la mattina; i suoi occhi poi sono due pozze di azzurro, come due lapislazzuli costantemente illuminati dalla fredda luce del mattino, glaciali e caldi allo stesso tempo, sinceri, stupendi. Amo guardare mio padre, ogni volta che lo osservo capisco perché mia madre si sia innamorata di lui, è semplicemente fantastico.
<< Papà, io assomiglio molto alla mamma? >> Riesco ad avvertire la tensione che si è creata tra di noi subito dopo questa domanda, è come una lama che pende sulle nostre teste, pronta ad affondare se la discussine andasse avanti. Era sempre così, io cercavo di scoprire qualcosa, qualunque cosa, su di lei, e mio padre mi tagliava immediatamente fuori dai suoi ricordi, quasi come se facesse male pensarla. Sapevo già quale era la risposta a quella domanda, porla non serviva a nulla, avevo una foto di mia madre con me sempre, ma inconsciamente volevo sentire qulla risposta da mio padre, volevo che parlasse con me anche di questo argomento, proprio come io ho sempre fatto con lui. Il silenzio stava diventando assordante, non giungeva nessuna risposta finché
<< In realtà, si. Ogni volta che ti guardo, vedo un pezzo di lei. >> era giunta quasi come un sibilo questa frase, così scontata ma così maledettamente importante per me. Devo trovare il modo di farmi dire altro, magari per una volta potremo davvero parlare di lei senza che nulla succeda, senza che nessuno pianga.
<< Era molto bella? >>
<< La più bella donna che io abbia mai conosciuto...> Ogni volta che parlava di lei sorrideva, la amava e si vedeva. Non potevo chiedere altro, lo sapevo; era già stato per lui uno sforzo immenso pronunciare queste de semplici frasi.
<< Papà, quanto è lontana casa di zio? >>
<< Sono circa 20 ore da casa. >>
<< Cosa?! Ma sarebbe un'altra nazione! >>
<< Ti ho già spiegato come funziona Grazia... >>
<< No invece! >>
<È una cittadina molto bella e ricca, ti piacerà fidati. >>
<< Papà ma è un'altra nazione >>
<< Grazia... >>
<< Non mi avevi detto ch avremmo dovuto cambiare anche nazione... >>
<< Tesoro, cosa cambia? >>
<< Non bastava una nuova scuola da frequentaree nuove persone da conoscere, ma anche una nuova lingua, nuove leggi, nuovi usi! >>
<< Non cambia molto a dire la verità, solo che ora a scuola studierai oltre la tua lingua, che anche qui è quella nazionale, anche altre due lingue. >>
<< E tutto il resto? Che mi dici di leggie e usi? >>
<< Queste cose non sono cose che riguardano te per ora, magari quando sarai più grande ti potranno interessare. >>
<< Ma papà! >> tentavo un ultimo gesto disperato, eravamo arrivati fino a qui, e solo ora mi rendevo conto di quante cose lui mi avesse nascosto anche riguardo il trasferimento.
<< Cosa c'è? >>
<< Nulla... >> non serviva ragionare in certi casi, lo sapevo troppo bene, ma infondo aveva ragione, non sarebbe cambiato molto se ci fossimo spostati solo di una città o una regione, alla fine era sempre un drastico cambiamento, in ogni caso.
<< So a cosa stai pensando. >>
<< Davvero? Perchè io sto pensando di avere tanta, tanta fame. >>
<< Ma non possiamo già fermarci, non sono nemmeno due ore che simo partiti! >> sorrideva di nuovo, e il suo sorriso era contagioso. È un bravo padre, alle volte testardo, forse, ma oltre lui io non ho nessuno, quindi sono felice di saperlo con me.

Dopo la bellezza di cinque soste, ci mancavano ancora tre ore d’auto ed un traghetto da prendere. Erano circa 25 ore che viaggiavamo, con solo una sosta per dormire un po’. Ora siamo fermi al sesto autogrill della giornata, e sono le 7.00 del mattino.
<< Cosa vuoi per colazone, tesoro? >>
<< Una razione di pancake e una spremuta d'arance >>
<< Aggiunga un cappuccino ed un cornetto alla crema, grazie. >> La cassiera non parla, mi fissa tutto il tempo, non capisco davvero perché.
Papà paga, prende lo scontrino che questa le porge, e le lancia un’occhiataccia. Non penso di avere nulla che non vada, forse la stanchezza però mi si legge in volto. Fisso la mia immagine riflessa nello specchio dietro il bancone, nonostante sia stato mio padre quello a non dormire proprio, lui sembra essersi appena alzato, pronto e carico di energie, e poi guardo me. Non sembro nemmeno più un sedicenne, assomiglio più ad una novantenne dagli occhi gonfi e stanchi, con le occhiaie che si intravedono appena. Però vicino a mio padre sembro così piccola, gli arrivo quasi all’altezza degli occhi, contando anche la mia capigliatura riccia e scomposta; il viso di mio adre è raggiante, la mascella scolpita in questo momento è rilassta mentre osserva le notizie sul suo cellulare, mentre il mio viso scavato, che si ritrae nello specchio è un disastro in questo momento, ma a chi importa. Nel frattempo noto che il ragazzo che serve al bancone mi rivolge uno sguardo bieco, nella mia mente sorgono sempre più punti interrogativi, cos’ho di così strano che tutti mi guardano così male? Sono troppo stanca per pensare a ciò in questo momento, quindi non ci dò tanto peso, prendo le mie cose e mi vado a sedere ad un tavolo. Mio padre mi segue subito dopo.
<< Ho qualcosa di strano in faccia? >>
<< No! Perché me lo chiedi? >> e mi accenna un sorriso, come se io lo stessi prendendo in giro, e lui debba stare al gioco.
<< Sia il barista che la cassiera mi hanno guardata come se fossi un'aliena >> non ottengo risposta, tutto tace, papà non parla. << Ti ho chiesto una cosa, potresti per favore rispondermi? >>
<< Cosa vuoi che ti dica, non hai nulla di strano, sei stupenda. >> il suo tono era radicalmente cambiato, non aveva più il sorriso dipinto sulle labbra, ora stava osservando le sue mani, strette attorno alla tazza di cappuccino, come se temesse ad alzare lo sguardo.
<< Stupendamente stanca! >>
<< Non hai voluto dormire nemmeno un po' durante il viaggio >> la sua voce si era rasserenata, ora stava di nuovo sorridendo, non capisco cosa dell’argomento precedente potesse mai averlo messo in difficoltà.
<< Se ti veniva un colpo di sonno mentre guidavi, e io non ero sveglia, potremmo non essere qui. >>
<< Quanto pessimismo! >> ora stavamo finalmente ridendo, il viaggio era stato molto stressante, ma eravamo quasi giunti alla meta.

   
 
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