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Autore: Hoi    24/02/2017    2 recensioni
In questa storia troverete un Killian Jones che è appena diventato capitano, anche se non come avrebbe voluto. Vedrete un ragazzo ferito dalla perdita di suo fratello, insicuro della fedeltà dei suoi uomini, in bilico tra la giusta maniera e la vita del pirata, che comunque mantiene il suo carisma. Il tutto sarà condito dall'incontro con una fiaba classica in pieno stile OUAT.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Denaro


Erano trascorsi un paio di giorni da quando Caterine era stata scoperta. La ciurma aveva ricominciato a comportarsi con lei come se non fosse mai successo nulla, anche se forse erano un po’ più volgari di prima quando si prendevano gioco di lei. Caterine cercava di non far notare quanto tutta quella situazione la disorientasse, con scarsi risultati. Aveva creduto che una volta approdati sarebbe stata libera di andarsene e ricominciare da capo, dimenticando ogni cosa del suo passato, adesso non era più certa di quello che sarebbe successo. Aveva accarezzato l’idea di scappare appena le fosse stato possibile, ma il fianco le faceva ancora male e non era pronta a rischiare di nuovo una passeggiata sull’asse. Quando la terra venne avvistata la felicità che credeva avrebbe provato nel vederla non si fece sentire. Gli uomini al contrario gioirono e si prepararono all’approdo con un entusiasmo incredibile. Il ponte si riempì di battute volgari e fantasie su cosa avrebbero fatto una vota a terra. In tutte le storie c’era almeno una donna di facili costumi. Killian diresse le operazioni con un sorriso raggiate e uno sguardo bramoso, che nonostante il suo silenzio in merito, lasciava intuire come in realtà condividesse le aspettative dei suoi uomini. Quando la nave in fine attraccò, nessuno si lanciò sul molo come Caterine si sarebbe aspettata. Gli uomini, nonostante trasudassero impazienza non tentarono nemmeno di lasciare il ponte o di proporre di farlo. Caterine non comprese cosa fosse preso a tutti, finché i forzieri non furono portati in bella vista. Gli occhi della ciurma si illuminarono vedendo l’oro, ma prima che qualcuno potesse avere idee stupide, Killian si sedette sui forzieri ed aprì il grande libro contabile. Gli uomini allungarono il collo per intravedere cosa gli sarebbe spettato, anche Caterine ci provò, ma non riuscì a intuire nulla da quello che per lei era solo un complesso incolonnamento di numeri. Killian sembrava al contrario orientarsi perfettamente tra i numeri e le lettere elegantemente vergati. Normalmente non era il capitano a tenere la contabilità della nave, c’era un marinaio scelto appositamente per questo, ma il primo capitano dell’imbarcazione non amava pesi morti sulle nevi e aveva insistito per accollarsi lui stesso questo compito. Killian non amava affatto quel tipo di mansione, calcolare e stimare i danni lo annoiava, per questo durate i primi tempi in carica aveva seriamente considerato di delegare quel compito, ma non avrebbe mai potuto. Liam era riuscito a gestire con grande responsabilità quell’incarico e non sarebbe stato Killian ad abbandonarlo. Adesso, dopo l’ennesimo arrembaggio, il capitano iniziava a capire quali fossero i vantaggi di quell’incarico. Gestire il denaro significava avere presa maggiore sugli uomini. Sulle altre navi il bottino veniva spartito appena dopo il saccheggio, ma Killian temeva che questo avrebbe creato disordini. Non gli importava che si giocassero tutto a dadi prima di toccare terra, ma quando gli uomini perdevano diventavano aggressivi ed era chiaro a tutti che sulla Jolly Roger non ci fosse un buon medico. Inoltre gli uomini iniziavano a diventare distratti una volta che avevano la paga in tasca e questo Killian non poteva permetterlo.
Dopo una serie infinita di indicazioni organizzative, che definivano chiaramente chi sarebbe rimasto sulla nave e per quanto, Killian finalmente abbassò lo sguardo sul tomo e scorse il dito sul foglio, scorrendo i calcoli un’ultima volta. Lo fece molto più lentamente di quanto avrebbe potuto, per godersi ancora un po’ la smania dei suoi uomini. Quando parlò, il bofonchiare della ciurma scomparve all’istante.
“Le riparazioni della nave potrebbero costare più del previsto, quindi ne terremo un po’ di più da parte per sicurezza –un sottile brusio iniziò ad alzarsi e Killian sorrise sentendolo- se dovessero avanzarne li spartiremo, ma penso che avere una nave che stia a galla sia un po’ più importante di un boccale in più. Tutto considerato, comprese le spese per le scorte e gli armamenti che ovviamente saranno più del solito visto che dobbiamo prepararci ad uno scontro diretto, spetteranno venti dobloni a testa.”
Il brusio divenne un ululato di gioia. Alcuni batterono i piedi a terra in segno d’esultanza. Forse se non fosse stato per le pessime premesse del capitano, venti dobloni sarebbero sembrati pochi, ma adesso sembravano più di ogni aspettativa. Gli uomini sapevano che sarebbero stati chiamati per ordine di grado, avrebbero ricevuto la loro parte e sarebbero stati immediatamente congedati. Caterine questo non lo sapeva, l’unica cosa che voleva era poter scendere dalla nave e fingere almeno per qualche giorno di non dover tornarci. Quando gli uomini la videro avanzare scoppiarono a ridere. Con un sorriso irriverente Killian alzò un sopracciglio, falsamente sorpreso. Era chiaro che avesse sulla punta della lingua una battuta pronta a farla tornare al suo posto, ma non fece in tempo, perché dalla ciurma si alzò una voce di scherno.
“Che ti sei messa in testa dolcezza? Non c’è niente per te”
Caterine non riuscì a capire a chi appartenesse quella voce, ma si voltò ugualmente con sguardo torvo, pronta a fronteggiarlo.
“Siete stati voi a decidere che lavorassi”
“Ha ragione. Ora fa parte della ciurma, quindi è giusto che abbia la sua parte.” La voce di Killian suonò chiara e sentendola Caterine non poté fare a meno di voltarsi a guardarlo con gli occhi sgranati. Non si era aspettata solidarietà da parte sua, non dopo tutto quello che era successo. Killian scorse lentamente il libro contabile fino all’ultima pagina e la strappò, con altrettanta calma tornò alla pagina dei conti e impugnò la penna, intingendola nel calamaio.
“Rifarò i calcoli tenendo conto anche di lei…” La penna scivolò sul bordo della boccetta piena di china, poi la mano la portò sul foglio e iniziò a graffiare la carta. La calligrafia elegante di Killian iniziò a vergare numeri fino ad arrivare alla quota a persona, tra il brusio contrariato dei marinai. La penna si soffermò qualche momento appena sopra a quel numero, poi Killian parlò, senza alzare lo sguardo dalla carta.
“Questa dovrebbe essere la quota, ma… a questa vanno sottratte le spese di vitto e alloggio…”
“Ma io sto lavorando…” la voce contrariata di Caterine si alzò sulle risate che iniziavano a passare sulle bocche dei pirati. Gli occhi di Killian si alzarono dal foglio per piantarsi in quelli di lei. C’era un’aria di beffarda innocenza nel sorrisetto che il Capitano aveva stampato in faccia.
“Per risarcirci del riscatto che non riceveremo, non per poterti fare un viaggetto dolcezza.” Senza smettere di sorridere il capitano tornò a guardare i numeri ed elegantemente segnò un meno accanto a quello che sarebbe potuto essere il suo compenso.
“Partiamo dall’alloggio. Pernotti nella camera del capitano e questo ha un costo importante.” Le unghie di Caterine le affondarono nelle mani, ma non parlò, ormai le era chiaro che ogni cosa che faceva serviva solo a peggiorare la sua situazione.
“Poi ci sono le spese mediche naturalmente. Quanto saresti stato pagato per il tuo lavoro?”
Il medico fece un passo avanti quando fu nominato dal capitano. Fissando la sua mano l’uomo aggrottò la fronte, come se stesse facendo uno sforzo immane.
“Tutto considerato… Sia la prima che la seconda volta che l’ho rattoppata intendo… Venti pezzi d’argento a notte credo”
Killian fece un cenno d’assenso e annotò il prezzo sotto alla relativa colonna, accanto alla dicitura “Spese mediche”. Caterine serrò la mascella, cercando di non parlare, ma la voce le sibilò tra i denti.
“Questo è ridicolo. Se mi avesse ricucita bene non si sarebbero strappati e punti, e comunque non serve un medico per capire che questo è un lavoro fatto da schifo” Caterine si tirò su la camicia quel tanto che bastava a mettere in mostra i punti irregolari che le segnavano il fianco. Killian fissò la sua pelle chiara per qualche istante. Gli uomini fischiarono e qualcuno propose di farle togliere la maglietta per poter controllare meglio, ma le battute volgari non nascondevano quanto il filo nero affondasse nella pelle in maniera disordinata.
“D’accordo, allora facciamo dieci pezzi d’argento” la penna tracciò una linea netta sul vecchio numero e segnò il nuovo appena sotto. Intuendo che Catrine avrebbe protestato ancora Killian intervenne.
“Saresti morta senza le sue cure, quindi accontentati. Ora, è tempo di passare al vitto… Mettew tu quanto proporresti?”
Il cuoco si impettì, sorridendo.
“Un argento a pasto, signore.”
“Un argento per quella sbobba?” Lo stupore parlò prima del cervello e Caterine non poté che maledirsi per aver dato fiato alla bocca. Inimicarsi il cuoco era davvero una pessima idea, ora innanzi le si prospettava un futuro pieno di avanzi e sputi nel piatto.
“È vero! fa schifo!” Bobby parlò con una spontaneità disarmante, mentre un brusio d’assenso si alzava tra la ciurma. Nel sentirli Killian trattenne a stento una risata, mentre guardava il volto del cuoco che diventava rosso.
“Faccio quello che posso con quello che c’è… non è colpa mia se sulla nave possiamo portare solo roba che non deperisce.” Bofonchiò l’uomo.
Ancora ridacchiando Killian riprese la parola, facendo scemare il vociare che stava lentamente aumentando di tono.
“È una nave questa, non la cucina di una reggia. Quindi per quanto la cucina possa lasciar a desiderare, il valore delle provviste qui è più alto. Un argento a pasto, è confermato.”
La penna del Capitano ricominciò a scorrere sul foglio moltiplicando velocemente la quota per i giorni di viaggio. Quando ebbe finito di annotare Killian cerchiò il numero risultatogli ed alzò lo sguardo ad incontrare quello di Caterine.
“Oh… si dà il caso che sei in negativo di due argenti. Non preoccuparti però, due miseri argenti non fanno molta differenza sull’enorme debito che hai con noi.” Con un sorriso beffardo il Capitano dichiarò chiusa la conversazione e procedette alla distribuzione del denaro.
  
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