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Autore: Biceportinari03    24/02/2017    3 recensioni
Dante ha sopportato più di vent'anni anni di non poter più abbracciare il suo caro maestro, non poter più sentire il suo profumo, non poter più ascoltare le sue precise spiegazioni. Ma poi arrivi ad un certo punto in cui una persona, anche se sai di non essere destinato a possederla, ti manca più dell' aria che respiri.
Per lui era così. Gli mancava davvero tanto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Dante Alighieri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si, aveva molto per cui essere felice il nostro caro poeta.
È stato l'unico umano a vedere i tre Regni divini da vivo, è stato uno dei pochissimi a uscire dall' inferno, è stato l'unico ancora in vita che abbia avuto la fortuna di vedere il Signore.

Aveva davvero molto per cui essere felice.
Eppure, un solo pensiero gli martellava in testa ormai da troppo tempo.

Virgilio, Virgilio, Virgilio.

Era stato incaricato di mettere per iscritto ciò che aveva visto, aveva un dovere. Ma in quel momento riusciva a pensare solo ad una persona.

Virgilio, Virgilio, Virgilio.

Aveva preso l'abitudine di dormire con la sua copia dell'Eneide, da qualche tempo. Era l'unica cosa che riusciva a farlo stare meglio, come se Virgilio ci fosse davvero stato in quel momento. A volte poteva risentire il suo profumo.

Ma lui non c'era.

Virgilio, Virgilio, Virgilio.

L'aveva abbandonato, era tornato nel grigiore eterno del Limbo, e presto l'avrebbe dimenticato.

Virgilio, Virgilio, Virgilio.

Che si aspettavano, tutti? Che si sarebbe dimenticato in fretta del suo maestro? Per Beatrice era stato solo uno strumento, solo un' anima che non essendo degna di stare in Paradiso perché non cristiano, era benissimo in grado di condurre il fiorentino nei due regni del peccato.
Eh no, le cose per Dante non funzionavano così. Come avrebbe potuto dimenticare il suo maestro, la sua guida, quello che per lui era stato un padre?
Eppure, tutti si aspettavano questo da lui.

Passarono gli anni, e come come accade a tutti prima o poi, Dante morì.
Nemmeno da morto Dante poté tornare alla sua amata Firenze.
La sua famiglia era distrutta.
Subito dopo i funerali, Gemma entrò in camera del marito, in punta di piedi, quasi non volesse disturbare il suo spirito.
La prima cosa che notò il suo occhio attento fu l'Eneide.
-Dante caro, quante volte avrai letto questo libro?-
Lo aprì e l'odore di carta antica e inchiostro le invase le narici.
All' interno trovò un foglio sul quale Dante aveva scritto, una specie di lettera. A chi mai poteva essere indirizzata?



Tanti anni son passati, e ancora non mi sei uscito dalla testa.
Sono sdraiato sul letto, prossimo alla morte.
So che non potrò entrare nel Limbo, ma troveremo un modo per rivederci.
Te lo prometto.

A meno che tu non mi abbia dimenticato...

Aspettami, sto arrivando.

Tuo per sempre,
Dante
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