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Autore: kiddoB    25/02/2017    7 recensioni
Una sera al pub, due sguardi che si incrociano, scuse e promesse.
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I hope I don't fall in love with you




Il pub era la sintesi perfetta di tutto ciò che Draco Malfoy detestava: chiassoso, accecante, rumoroso, puzzolente, confuso, pieno di gente e di fumo. Sarebbe andato via più che volentieri, ma Pansy l'aveva letteralmente implorato di farsi offrire qualcosa insieme agli altri per festeggiare la sua promozione e non era stato capace di dirle di no: sapeva essere fastidiosamente insistente, quando voleva, e piuttosto che farsi rinfacciare per i prossimi mesi la sua manchevolezza Draco aveva preferito accondiscendere. 
Gregory, tornato in patria per un paio di settimane, levò in alto la sua terza pinta di Burrobirra, con lo sguardo appannato e la voce leggermente impastata.
- Alla nostra amica Pansy per il suo nuovo successo professionale... sperando per lei che passare dal letto di Shackebolt sia stato quantomeno piacevole!
Anche il biondo scoppiò a ridere insieme agli altri, mentre la festeggiata esplodeva in improperi molto fantasiosi e minacciava ritorsioni orribili. Draco le fece l'occhiolino: era ovvio che stessero scherzando. Ci era affezionato, in fondo era stata la sua prima cotta, sostegno sempre presente dopo la guerra e dopo... dopo il resto, quando aveva dovuto lottare con le unghie e con i denti per restare a galla e farsi ammettere al concorso per diventare ricercatore di pozioni. Si era presa una bella soddisfazione, ottenendo uno dei cinque posti disponibili su più di seicento partecipanti. Ancora se la ricordava, la faccia di uno dei Weasley – quale fosse proprio non lo sapeva, ma il colore dei capelli era un orrendo marchio di fabbrica –, quando scorrendo l'elenco aveva trovato il suo nome sottolineato e aveva iniziato a balbettare "ma no, impossibile, c'è un equivoco...", e ancora maggiore era stata la soddisfazione quando il Ministro, con espressione un po' seccata, aveva confermato che tutto si era svolto nella norma e che proprio quel Draco Lucius Malfoy aveva avuto diritto a un ottimo stipendio e ad un lavoro stimolante.
La ruota gira, infine, per tutti. Ed era anche ora che il vento soffiasse nelle sue vele.
Rise forte per un aneddoto di Daphne, ritrovandosi a doversi stringere i fianchi. In fin dei conti aveva fatto bene a non rintanarsi in casa: aveva ventidue anni, per la miseria, e tutto il diritto di passare del tempo con qualche faccia amica, anche se stipati in un buco puzzolente che serviva patate fritte unte e mollicce.
- Allora Pan, su, raccontaci le mirabolanti prestazioni del grande capo.
- Vaffanculo, Goyle!
 In quel momento Draco non si unì al boato che di nuovo scosse il tavolo, troppo concentrato sull'angolo in fondo a sinistra della sala, dove aveva appena scorto delle facce a lui fin troppo note. Istintivamente, senza nemmeno rendersene conto, si spostò sulla sinistra con la sedia per essere quasi completamente coperto dalla mastodontica figura dell'amico di fronte a lui.
C'era da aspettarselo: per una volta che usciva, su un milione di locali in giro per la città doveva ritrovarsi proprio nello stesso pub con... loro. Con lei. 
Non la vedeva da un sacco di tempo. Tentava spesso di fare di tutto per evitarla (a volte con successo, a volte autosabotandosi), ma evidentemente al caso piaceva immensamente prendersi gioco di lui.
Il mondo accanto a lui sfumò in una indistinta massa informe di colori e suoni, attutiti dalla spasmodica – ed inopportuna – concentrazione che le stava dedicando, studiando quegli strani capelli pazzi che si ritrovava, fermati alla bell'e meglio con una stecca di legno, un paio di orecchini di perla piccoli e delicati, uno sbaffo di inchiostro sull'indice destro, un lato del colletto della camicetta bianca sollevato, la catenina d'argento che portava al collo e che si inabissava proprio in mezzo a....
Smettila!
Scosse la testa strizzando gli occhi e tentò di concentrarsi sugli sproloqui di Zabini riguardo all'ultima sua vacanza a Ibiza.

 
Well I hope that I don't fall in love with you 
‘Cause falling in love just makes me blue…
Well the music plays and you display your heart for me to see, 
I had a beer and now I hear you calling out for me…
And I hope I don't fall in love with you.

 
Com'era da aspettarsi, la sua concentrazione durò sei secondi netti. Magneticamente, il suo sguardo fu richiamato sul tavolo nell'angolo, dove la Granger si stava portando una tartina alla bocca, mordendone un'estremità con attenzione analitica, come a voler capire precisamente cosa stesse mangiando.
Era così... c'era, l'aggettivo adatto, ma proprio non se la sentiva di usarlo. Per il momento si limitava ad un strana.
Al lavoro era osannata per la sua competenza e prontezza, tutti si complimentavano, la riempivano di gentilezze, gli scapoli facevano a gara per ingraziarsela con mille favori e attenzioni, benvoluta da tutti; non aveva un brutto carattere, a parte quella sua odiosissima saccenza e mania di perfezione in tutto ciò che faceva sapeva essere abbastanza simpatica e cordiale, Draco l'aveva vista ridere con altre donne vicino alla fontana di caffè, aveva sempre una buona parola anche per la portinaia; in quel preciso momento era in mezzo a quelli che indubbiamente erano i suoi amici di una vita, si stavano divertendo, parlavano di facezie e scherzavano e mangiavano cose buone e bevevano.
E sembrava così tremendamente sola.
Come me, pensò prima di filtrare quel pensiero dal setaccio della razionalità. Glielo dicevano di continuo, Greg e Blaise, che ovunque si trovasse sembrava sempre perso in un'altra dimensione; Zabini, con la sua proverbiale delicatezza e ricercatezza lessicale, sosteneva che anche se si fosse trovato le tette di una spogliarellista in faccia avrebbe continuato ad avere quell'espressione da vermicolo. La gentilezza fatta persona.
Perché sempre quegli occhi asettici, quel sorriso tirato che non saliva al di sopra degli angoli della bocca? Non doveva essere infelice. Perché mai? Cosa le mancava? Ammirata, rispettata, benestante, abbastanza carina, circondata dall'affetto.... cosa cercava, cosa desiderava? Forse l'amore? Draco non avrebbe saputo dire se stesse o meno con il pezzente. Parlavano tranquillamente, ridevano, lei non sembrava affatto imbarazzata o a disagio, lui l'aveva accanto e ad un certo punto le passò anche il braccio intorno alle spalle per qualche secondo: lei non sussultò, non ne sembrò infastidita, anzi pareva stare bene in quella stretta. Tuttavia non c'era nemmeno quella sottile complicità, quello scambio di sguardi intensi, quel cercarsi le punte delle dita o quel fare assaggiare un boccone prelibato all'altro che è tipico delle coppie, anche di quelle più ritrose che non amano smancerie e sceneggiate pubbliche. Draco non aveva dubbi che la Granger non fosse un'esibizionista, ma di certo, a colpo d'occhio, non si sarebbe detto che fossero fidanzati.
Seriamente, Draco, davvero ti stai facendo domande sulla vita sentimentale della Mezzosangue?
Stava raschiando il fondo del barile, a quanto pareva. E non a partire da quella sera. Forse a partire da quando aveva cominciato a esaminare gli orari di servizio degli Auror, in modo da andare a farsi dare i moduli sulla sicurezza o i permessi per i corridoi proibiti solo quando lei era l'unica disponibile.
La scusa ufficiale era che la Granger non perdeva tempo in inutili chiacchiere o ancor peggio insulti.
Ma no, forse da quando aveva iniziato a fare la pausa caffè nello stesso orario in cui la faceva lei.
La scusa ufficiale era che quello era un orario poco frequentato e non avrebbe dovuto fare la fila alla magica fontana di caffè, solitamente presa d'assalto.
Ancora prima, probabilmente, da quando una volta le era caduto un elastico per capelli dal polso e lui l'aveva raccolto, ma non gliel'aveva restituito.
La scusa ufficiale era che non avrebbe mai fatto un favore alla Mezzosangue.
In tutto questo aveva guadagnato una trafila infinita di scuse ufficiali e un elastico per capelli femminile appeso alla testiera del letto.
- E quindi eravamo in spiaggia, e sapete no, in spiaggia, d'estate... tequila e rum.... 
Due elementi che non si dovrebbero mai combinare sono l'alcol e gli infiniti monologhi superomistici di Zabini. Draco lo ricordò con dolorosa sicurezza, accorgendosi che la Granger lo stava fissando dritta negli occhi da venti secondi buoni e lui stava facendo altrettanto, ma in realtà senza vederla. Quando si riscosse lei abbozzò uno dei suoi strani sorrisi spenti e sillabò un "ciao".
Draco prese un profondo respiro che gli gonfiò il petto e distolse lo sguardo leggermente verso l'alto, con un'espressione che lui credette essere altezzosa.
Quando, con la coda dell'occhio, la vide ridacchiare, furono due i pensieri che gli fulminarono le tempie quasi dolorosamente.
Il primo, che invece aveva fatto la figura della vanitosa primadonna.
Il secondo, che lui era riuscito a farla ridacchiare. Ridacchiare. Quasi ridere. Ridere sul serio, non quelle smorfie di sghimbescio che le vedeva sempre addosso.
La guardò di nuovo e dovette serrare le labbra per non sorridere, ma si vide benissimo che era proprio quello che stava per fare.
- E questa mi fa: vediamo se sei bravo anche coi fatti ... e io, certo, bambina, lo zio Blaise adesso ti fa vedere il grande drago...
Da quando Zabini si interessa ai draghi?
Che importanza aveva. La Granger stava sorridendo per merito suo. Che magia meravigliosa. Draco Malfoy ex Mangiamorte sapeva far sorridere una ragazza.
Beccati questa, San Potter da Fessolandia.
Subito dopo uno strano prurito gli risalì lungo l'avambraccio sinistro. Lo fissò intensamente, come se volesse far prendere fuoco a quel brutto tatuaggio attraverso la manica della camicia che lo celava così bene.
Doveva finire lì, quell'assurda situazione. Anzi, niente. Non c'era una situazione, perché non c'era niente che fosse cominciato.
Pose la mano destra proprio su quel punto continuando a guardare in basso; era un messaggio, un monito per lei. Il modo più semplice e diretto per ricordarle chi fosse lui, che passato avesse, con che ideali e convinzioni fosse cresciuto. Non certo con quello di sorridere alle Mezzosangue.
Carine, gentili, simpatiche, intelligenti, tenere e tutti i melensi aggettivi da storiella diabetica di questo mondo, ma sempre Mezzosangue.
Rialzando lo sguardo era fermamente convinto di vederla assorta nella conversazione, dimentica di lui, distratta, persino forse spaventata da quel segnale in codice.
Invece i suoi occhi erano sempre lì, a fissarlo e a sorridergli davvero.
Spero che quella stupida non si sia infatuata...
Nemmeno si rese conto di quanto suonasse adolescenziale ed affettuoso quello "stupida".

 

I can see that you are lonesome just like me,
and it being late, you'd like some company.
Well I turned around and look at you, and you look back to me,
the guy you're with has up and split, the chair next you is free...
And I hope that you don't fall in love with me.


Improvvisamente la compagnia dei magici paladini della giustizia si alzò e iniziò a infilare i cappotti.
Qualcosa di acido, molto, molto, troppo simile al dispiacere si insinuò nel petto di Draco.
- E questa urlava, urlava, urlava come una Banshee... nemmeno la stessi picchiando! Insomma, ci ha sentiti la polizia....
Paciock, la Lovegood e uno dei Weasley uscirono insieme per primi. Due ex Tassorosso andarono a pagare il conto, mentre Lenticchia aiutava la Granger ad infilare il cappotto, tirandole poi delicatamente i capelli fuori dal bavero.
Draco non si perse un passaggio di tutta la scena. Ma alla fine anche lui la salutò con due casti baci sulle guance ed uscì.
La Mezzosangue discusse un po' con l'idiota occhialuto, che all'ultimo fu convinto e la lasciò lì, seduta al tavolo.
Da sola.
Perché era rimasta lì? Sola?
No, Mezzosangue, ti prego... non farmi questo... come faccio...
- Ho dovuto schiantarli! Ero lì, con la mercanzia al vento, e questi che mi dicevano "lascia la ragazza, lascia la ragazza!". Semmai era lei che doveva lasciare me!
Maledetto Zabini e le sue storie inventate! Aveva bisogno di silenzio, in quel momento. Doveva riflettere.
Lei stava facendo finta di frugare nella borsa, come se non stesse trovando qualcosa, ma Draco aveva capito perfettamente.
Come avrebbe fatto a spiegare la cosa ai suoi amici? Non che dovesse alcuna giustificazione, ma insomma, sarebbe stato quantomeno insolito che lui fosse andato a sedere accanto alla Granger così, di punto in bianco, o ancor peggio se l’avesse invitata al loro tavolo.
Però... magari avrebbe potuto dire di stare andando in bagno e fermarsi in piedi un minuto lì vicino... se gli avessero chiesto qualcosa avrebbe potuto dire che la stava prendendo in giro, come sempre...
Lei gli lanciò uno sguardo fugace, talmente rapido che quasi gli parve di esserselo immaginato.
Ma come faccio, Merlino benedetto... Sei... sei tu! Sono io!
Non era così semplice. Se fossero stati un ragazzo e una ragazza qualsiasi sarebbe stato un altro paio di maniche, ma c'era talmente tanto in sospeso fra loro, così tanto male, odio, offese... c'era un passato incancellabile, una impalcatura di ricordi dolorosi e di pregiudizi...
Cos'erano l'uno per l'altra? Nemici? Certo, lo erano stati. Opposti? Senza dubbio. Rivali? A scuola, di sicuro.... 
Forse era questo l'errore più grande: pensare per schemi imposti loro quando erano ancora degli adolescenti confusi e duttili. 
Ma una cosa, più di tutte, era chiara, limpida e cristallina senza possibilità di contraddizione: l'uno per l'altra erano una intricata matassa di significati. Significati che andavano esplicitati, chiariti, risolti, sviscerati, prima di tutto affinché Draco riuscisse a vivere in pace con se stesso e a chiudersi definitivamente un passato cupo alle spalle.
E lui aveva proprio bisogno di fare luce in quella confusione mentale che gli attanagliava il cervello, voleva ordine, voleva capire. Era un curioso per natura. 
Come lei. Primo punto in comune.
Oh, maledizione, al diavolo. Al diavolo sangue e scuse ufficiali. E al diavolo Zabini che parlava di carcere babbano.
Un ultimo sorso. Il sorso del coraggio e poi vado.
Si portò il bicchiere alle labbra, ma proprio in quell'istante Gregory, come congedo, gli diede una pacca sulle spalle che lo fece quasi schiantare con la faccia sul tavolo. Non riuscì a reprimere l'istinto di girarsi verso l'amico e dirgliene quattro, tamponandosi i pantaloni macchiati di birra.
Chissà che figura da idiota aveva appena fatto!
Gli altri, come se si fossero accordati apposta per fargli saltare i nervi, lo circondarono in massa e lo salutarono; quando, tremendamente infastidito, si voltò di nuovo verso l'angolo della sala, scoprì che non aveva nulla di cui preoccuparsi.
Lei non c'era più. Aveva fatto troppo tardi.
Era ovvio che fosse andata via: che ci stava a fare una ragazza tutta sola in un locale? La figura della stupida, o ancora peggio.
Le persone non ti aspettano per sempre.
La delusione gli serpeggiò lenta e inesorabile tra i muscoli, afflosciandogli le spalle e il capo in avanti.
- Malfoy, che ti prende? - gli domandò Pansy, con quel suo insopportabile tono ironicamente retorico.
- Niente.
- Noi andiamo.
- Io resto un altro po'.
- Che resti a fare hic da solo come hic gli scemi? - bofonchiò un definitivamente perso Nott, con una bandierina decorativa delle olive infilata nei capelli.
- Andiamo, Nott, ormai tu non sei più in grado di ragionare - ridacchiò Pansy, spingendolo fuori dal locale. Poi tornò e abbracciò da dietro il collo di Draco.
- Dopo di me hai sempre avuto gusti plebei - gli sussurrò divertita all'orecchio.
- Che stai blaterando? - sbottò lui, diviso tra il seccato e l'addolcito per quella stretta affettuosa.
- Niente, niente, come dici tu.
Gli scompigliò i capelli e, augurandogli la buona notte, andò via anche lei.
- Una birra - ordinò bruscamente al ragazzo al bancone che stava già iniziando a riporre i bicchieri.
Quando il poveraccio, contrariato e morto di stanchezza, sbatté il boccale sul tavolo, Draco rimase per qualche secondo a fissare il liquido ambrato, il modo in cui le luci soffuse del locale si riflettevano sulla superficie, i giochi di scintilla e riflesso che creavano, la morbidezza della schiuma rimasta ai lati, sulle pareti del bicchiere.
La birra chiara aveva la stessa sfumatura color miele di alcune ciocche dei capelli di Hermione Granger.
Chissà se sarebbe stato un bel complimento da farle, la volta che si fosse deciso a invitarla a uscire.

 

Now it's closing time, the music's fading out
last call for drinks, I'll have another stout.
Turn around to look at you, you're nowhere to be found,
I search a place for your lost face, guess I'll have another round....
And I think I just fell in love with you.


 
Chi non muore si rivede, giusto?
La canzone è questa.
Grazie a tutt* coloro che leggeranno.
 
  
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